Bulgaria 1994: la generazione d’oro

A Usa ’94, la squadra guidata da Stoichkov riusciva a stupire il mondo, raggiungendo le semifinali e regalando al paese il riscatto sportivo nel mezzo di una transizione travagliata e difficile

L’avventura della Bulgaria al mondiale Usa ’94 nasce fin dall’inizio sotto il segno del destino. Il paese stava vivendo un periodo difficile, travagliato, duro. La transizione politica era in stallo, con un governo tecnico (guidato dall’economista Lyuben Berov) incapace di di portare avanti riforme seppur minime. L’economia, poi, era in stato di vera prostrazione, ancora in cerca di una nuova dimensione dopo il crollo del Comecon, minata da privatizzazioni affrettate, scioperi a ripetizione e un’inflazione che, nei primi sei mesi del ’94 aveva toccato il 59,4%. Gli unici ad avere seri motivi per festeggiare nel paese erano i gruppi criminali che, anche grazie agli affari milionari forniti dall’embargo alla vicina Jugoslavia accumulavano ricchezze con il contrabbando e controllavano buona parte del paese, sviluppando i “business” più svariati.

Come talvolta succede, però, proprio ai momenti più difficili si possono accompagnare le soddisfazioni sportive più inaspettate. Tanto più che ai mondiali americani, in realtà, la Bulgaria sembrava destinata a non dover nemmeno partecipare. Con la Svezia già al sicuro, la squadra allenata da Dimitar Penev si gioca infatti tutto nell’ultima gare delle qualificazioni. Una “partita impossibile” da giocare al “Parc des Princes” di Parigi contro la Francia. E’ il 17 novembre 1993. I padroni di casa, manco a dirlo, sono i grandi favoriti e hanno un punto di vantaggio (quindi un pareggio può loro bastare). Come se non bastasse, al ’32 vanno anche in vantaggio con un gol di Cantona.
I bulgari riescono a pareggiare in fretta, ma al ’90 il risultato è ancora bloccato sull’ 1-1.

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Kostadinov castiga la Francia

Si aspetta solo il fischio dell’arbitro. A questo punto, però, succede l’imprevedibile. Nell’ultima azione, con la forza della disperazione, l’attaccante Emil Kostadinov scatta sulla destra, entra in area e, quasi alla cieca, infila con un diagonale fulminante e imprendibile la porta francese. Nikolay Kolev e Petar Vasilev, i due commentatori della televisione nazionale bulgara, al gol letteralmente impazziscono, urlano, manca poco che si mettano a piangere, e quasi all’unisono coniano una frase destinata a passare alla storia e alla cultura popolare di massa: “Questa sera Dio è bulgaro!

Ai mondiali di USA ’94, la nazionale bulgara si presenta con una squadra promettente: stella indiscussa è Hristo Stoichkov, talentuoso attaccante passato dal CSKA Sofia al Barcellona due anni prima e divenuto in fretta idolo della tifoseria catalana. Tra gli altri giocatori di rilievo il centrocampista Yordan Lechkov, allora all’Amburgo, e Krasimir Balakov, perno dello Sporting di Lisbona. Ma anche il barbuto e roccioso Trifun Ivanov, Nasko Sirakov, Ljubo Penev. E’ la “generazione d’oro” del calcio bulgaro.

Le statistiche, comunque, sono tutte contro la squadra. In ben cinque partecipazioni ai mondiali ( ’62, ’66, ’70, ’74 e ’86), infatti, la Bulgaria non è riuscita a vincere una sola partita (17 gli incontri disputati, 6 pareggi, 11 sconfitte). A suo modo un primato, anche se davvero poco invidiabile. E la “maledizione dei mondiali”, sembra colpire ancora quando, al primo scontro contro la Nigeria, Stoichkov e compagni rimediano un secco e inappellabile 3-0. In Bulgaria le critiche sono feroci e già si pronostica un veloce e umiliante ritorno a casa.

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Due immagini di Bulgaria-Grecia 4-0, la prima vittoria ai mondiali dei balcanici. Protagonisti Lechkov e Kostadinov

E invece no. La Bulgaria prima strapazza i vicini della Grecia per 4-0 (doppietta di Stoichkov, bel gol di Lechkov e poker finale di Borimirov), poi, nell’ultima gara della fase a gironi, si permette di sconfiggere 2-0 l’Argentina. Il clima in Bulgaria cambia rapidamente, e i mutevoli umori della tifoseria passano dal pessimismo cupo ad un entusiasmo montante e contagioso.

Agli ottavi, l’avversario è il Messico. La Bulgaria passa subito in vantaggio con un contropiede fulminante di Stoichkov, poi deve subire l’arbitraggio scandaloso del siriano Jamal al Sharif che favorisce spudoratamente il Messico (unica superstite della Concacaf dopo la sconfitta degli Usa con il Brasile) assegnando un rigore inesistente, espellendo senza un valido motivo Kremenliev e negando, sull’1-1, un penalty a Kostadinov. Si va ai rigori. E qui sale in cattedra il portiere (e capitano) Bobi Mihailov, che ne para tre, e porta la squadra ai quarti, contro i campioni in carica della Germania.

La sfida con la Germania, probabilmente, è “la partita” di quei mondiali per la Bulgaria. Di sicuro è il punto più alto mai raggiunto dal calcio bulgaro. Dopo un primo tempo anonimo, nella ripresa al 3′ proprio Matthaeus sblocca il risultato su rigore concesso per un fallo di Letchkov su Klinsmann. La stanchezza pesa sulle gambe dei bulgari e la Germania sfiora il raddoppio al 25′: Voeller di tacco serviva all’indietro Helmer che sbaglia di poco la mira. Ma l’azione più bella del match si snoda alla mezz’ora. Da Haessler a Moeller che cannoneggiava sul montante: sul rimpallo Voeller insaccava e l’arbitro annullava per fuorigioco. E, un minuto più tardi, il pareggio di Stoichkov con una punizione maradoniana. Sotto choc, la Germania incassava il secondo al 34′: cross di lankov e spettacolare tuffo di testa di Letchkov a fil di palo. Due gol imparabili, un ko storico. Per i bulgari è festa grande, si scende nelle piazze, si festeggia fino a notte inoltrata, fino al mattino. E si aspetta la semifinale con l’Italia.

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Bulgaria-Germania 2-1. La rete di Letchkov simboleggia il momento più alto raggiunto dal calcio bulgaro

Nella prima mezz’ora, nel catino rovente del Giants Stadium, fiorisce inaspettatamente la più bella Italia dell’era Sacchi, dal gioco armonico ed efficace. Gli azzurri avanzano a folate, ispirati dalla regia di Albertini e dalle partecipazioni di Dino Baggio e Donadoni. Poi entra in scena Roberto Baggio: prima raccoglie una rimessa laterale di Donadoni, supera in slalom due avversari lungo la linea dell’area grande e incenerisce Mihailov con un chirurgico destro nell’angolino, poi, servito da un assist di Albertini, insacca con un rasoterra nell’angolo alla destra del portiere. Applaudito a scena aperta, “mister Mondiale” poco dopo avverte una trafittura a una coscia e nella ripresa deve abbandonare.

L’efficacia dell’Italia scema a poco a poco; Donadoni e Maldini sfiorano il gol, poi Sirakov si scatena in area, saltando Costacurta che tenta di agganciarlo e finendo steso dall’uscita di Pagliuca. L’arbitro grazia il portiere e concede il rigore, trasformato da Stoichkov. Nella ripresa, il sole a picco e la stanchezza tagliano le gambe agli azzurri, che ripiegano resistendo bene agli assalti bulgari. La corsa della Bulgaria si ferma qui.

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L’Italia e Roberto Baggio sono un ostacolo insormontabile

L’ultimo atto del mondiale americano della Bulgaria, l’inutile finale per il terzo posto contro la Svezia, finisce con una sonora sconfitta per 4-0. In patria però nessuno ci fa caso, e al ritorno a casa, i reduci di Usa ’94 vengono accolti come veri eroi.

La “generazione d’oro” riuscirà ancora a qualificare la Bulgaria agli europei del 1996, sfiorando il passaggio alla fase eliminatoria. Qualcosa, però, intanto si è rotto. La squadra è divisa, si litiga per stipendi e premi partita non pagati, la discordia si insinua nello spogliatoio e finisce per spaccarlo. Alla fine del torneo Dimitar Penev, l’allenatore-guru di Usa ’94, viene messo alla porta.

Due anni dopo il nuovo selezionatore, Hristo Bonev, riesce a portare la squadra ai mondiali di Francia. Ma è il canto del cigno, e stavolta le soddisfazioni raccolte sono ben poche. L’umiliazione del 6-1 subito contro la Spagna rappresenta molto più che l’ultima partita giocata dalla Bulgaria in un mondiale. E’ la fine di un ciclo, forse irripetibile, mai dimenticato. E di una generazione di campioni che ancora aspetta di trovare i propri eredi.

  • Fonte: http://www.balcanicaucaso.org