CARLO MURARO – gennaio 1977

Sette gol in tre partite: Carlo Muraro – gioiello interista ripescato in extremis da un Chiappella che gli preferiva Libera e Anastasi – si presenta da solo. Adesso dicono di lui che è il salvatore dell’Inter, i critici son pronti a proiettarlo nella Nazionale, ma il «Carletto» di Gazzo Padovano resta con i piedi in terra.

Intervista Guerin Sportivo, gennaio 1977


MILANO. Adesso, dopo la doppietta di Bologna che segue a ruota la tripletta di San Siro contro la Roma e quella precedente a Napoli, gli elogi si sprecano e «Jair bianco» deve faticare per mostrare umiltà e buon senso. Altrimenti verrebbe a trovarsi di nuovo nell’occhio delle critiche. Lo paragonano addirittura a Stefano Nyers per cui Carletto Muraro deve fare salti mortali per ricordarsi di questo calciatore del nome straniero. Però, ora, anche Chiappella dice di lui che è un formidabile «bomber», anche se fino a ieri gli preferiva Libera e Anastasi. Muraro veniva gettato in campo come ultima speranza, specie se la partita volgeva al peggio (vedi Budapest nell’UEFA).
Pace fatta, dunque, tra l’Inter e Muraro: è costato appena un milione ma segna a mitraglia. Ha rischiato comunque d’indossare (nello scorso campionato) la maglia della Juventus. Boniperti ha corteggiato Fraizzoli, l’ha inseguito per mezza Italia e come contropartita gli ha offerto Anastasi. Niente da fare, Muraro è rimasto a Milano (grazie, si dice, all’energia di Mazzola che ha caldeggiato il rientro dei «varesini» dalla squadra di Borghi) e la classifica nerazzurra parla chiaro.

Per la verità, tra i due presidenti le cose stavano così: Fraizzoli voleva Capello e Anastasi e offriva come contropartita Muraro, Boninsegna più 600 milioni. Poi qualcuno gli disse che tra Capello e Anastasi non correva buon sangue e l’affare andò a monte. Molti tecnici hanno creduto in Muraro ma forse il più convinto è stato Helenio Herrera.

E l’avallo viene dal diretto interessato: «Mi trattava davvero come un figlio. Mi ha insegnato tante cose. Per abituarmi maggiormente nei contrasti e a rincorrere l’avversario, mi fece giocare anche da terzino nella Formazione under 23. Poi mi fece esordire in Serie A: contro il Cagliari a San Siro con le gambe che mi tremavano. Purtroppo Herrera si ammalò e cambiò la direzione tecnica. Giocare una volta tanto non serve, è un palliativo».

– Ma il primo vero allenatore di Muraro chi è stato?
«Il signor Pinoccheri quando giocavo nella periferia milanese nel Villapizzone. Ero appena arrivato in Lombardia assieme alla mia famiglia. Siamo originari di Gazzo Padovano dove sono nato il primo giugno 1955. Quando avevo dodici anni la mia famiglia si è trasferita a Milano ed io ho dato i primi calci nel Villapizzone. I miei si chiamano Antero e Olga. Ho due fratelli: Giovanna che lavora come segretaria in un’azienda milanese e Graziano che vive in Venezuela e mi ha fatto diventare zio di Luca, un bel marmocchio di nove mesi. Ebbene Pinoccheri ebbe subito fiducia in me: diceva che non avevo un tiro ma una revolverata. Ed io cominciai a credergli. Poi finii nei babies dell’Inter dove mi prese in “cura” Venturi. Un buon allenatore, un ottimo preparatore. Poi il periodo varesino dove oltre a Maroso ho conosciuto Dazzi, un ex attaccante, al quale devo molto: è stato lui ad insegnarmi i trucchi del mestiere. Ha rifinito certe mie caratteristiche che con l’andare del tempo avrebbero perso in efficacia. Gli devo molto veramente».

DICONO GLI ALTRI
Maroso, dunque, gli ha dato mordente e fiducia. «L’avrei tenuto volentieri in squadra per tutta la vita – dice il tecnico del Varese – con lui i gol sono assicurati. Muraro ha tutte le doti per diventare uno dei nostri migliori attaccanti. Ha velocità, tiro, elevazione. Gli mancava soltanto la convinzione dei propri mezzi. Un anno a Varese ha contribuito a dargliela. Non lo paragonerei a nessuno. Io Jair l’ho incontrato. Era bravo, finte, controfinte, velocità. Però rispetto a Muraro non aveva potenza, elevazione, due piedi. Per me, come caratteristiche potenziali, è meglio Muraro. Mi auguro solo che non vada fuori strada, con tutti questi elogi dopo sette gol in tre partite. Muraro è un ragazzo quadrato, serio, però è giovane e il rischio di montarsi c’è sempre».

L’interessato, però, lo esclude: «Vorrei avere la forza di non pensare a questa improvvisa popolarità. Per me quello che è successo con la Roma e coi Bologna non deve essere un traguardo ma un punto di partenza. In serie A d’altronde la musica è diversa rispetto alla B, occorre stare sempre all’erta. Altro che montarsi la testa. Si hanno di fronte giocatori esperti, veri marpioni».

Anche le vecchie glorie dell’Inter, a cominciare da Meazza, per finire a Lorenzi (responsabile delle formazioni primavera e juniores assieme a Cella) sono convinte che Muraro diventerà un glosso bomber. L’ex balilla del nostro calcio, il formidabile fromboliere della Nazionale che per due volte vinse il titolo mondiale, ha così definito il nuovo «balilla» nerazzurro: «Ho avuto occasione di vederlo all’opera a San Siro in diverse circostanze e mi ha fatto una notevole impressione. E’ dotato di scatto, colpisce bene di testa, con tempismo. E’ ancora acerbo, migliorerà giocando e imparerà di più. Sembra che non tema l’avversario ed è deciso sulla palla. Se mantiene le promesse, sulla scorta di quanto ha dimostrato contro la Roma, il Napoli e il Bologna, sarà ben degno di diventare un titolare fisso dell’Inter».

Lorenzi va oltre. Muraro è meglio di Jair e di Boninsegna. Come spiega questa sua clamorosa affermazione? Così: «L’ho visto mezzo tempo contro il Napoli e mi sono piaciute due sue volate alla Jair. Ha la falcata lunga e mi sembra tempista eccezionale. Ha un buon stacco di testa, Sotto questo aspetto è migliore di Boninsegna. Sono però restio a elogiarlo troppo avendolo conosciuto da ragazzo negli ultimi tempi di Herrera all’Inter. Per un motivo di scaramanzia: tutte le volte che si parla bene di un giovane che fa dei gol, questi finisce per non farne più. Mi auguro di sfatare questa storia. Muraro è ragazzo sincero, schietto e bravo. Merita fortuna anche se continuando così avrà tre o quattro avversari a marcarlo. Ma saranno gli altri dell’Inter a segnare».

Chiappella è stato forse l’ultimo a scoprirlo. Anche se ora il buon Beppe afferma il contrario. In realtà non si azzardava a togliere di squadra due pezzi da un miliardo come Libera ed Anastasi, Molti altri tecnici forse avrebbero fatto come lui. Ora comunque ne è entusiasta: «Le caratteristiche principali di Carletto – dice – sono velocità e tiro. E’ elemento classico da contropiede. Ora ha rotto il ghiaccio, è esploso. Sta maturando. Ha rapidità di esecuzione, è difficile tenerlo. E’ un uomo-gol e per la velocità può davvero essere paragonato a Jair».

A proposito della sua velocità, sul Corriere della Sera è apparso un interessante «corsivo» del professor Enrico Arcelli, il medico che l’ebbe in «cura» a Varese: «E’ il calciatore più veloce fra quelli in circolazione in Serie A. A scanso di equivoci devo precisare subito che di sicuro ci sono in Italia alcuni giocatori più scattanti di Muraro, cioè capaci di compiere tratti molto brevi – per esempio di cinque o dieci metri – partendo da fermi in una piccola frazione di tempo inferiore a quella dell’interista. Qualcuno insomma è più forte di lui nella fase di accelerazione. Ma sono sicuro che nessuno è in grado di arrivare alle punte di velocità di cui Muraro è capace quando è lanciato. In un’ideale gara di 50 o 100 metri per calciatori professionisti, i suoi rivali più temibili potrebbero essere forse il genoano Damiani e una volta che sia guarito e in forma, il romanista Rocca. Ma credo che il nerazzurro batterebbe entrambi».

IL FUTURO
Fidanzato con una ragazza di Milano, Miriam (ma in famiglia la cosa non è ufficiale), Muraro sta completando il servizio militare. «Adesso – confessa – mi sento davvero un professionista. Ho completato la prima parte degli studi con la maturità tecnica, ho messo insomma la coscienza a posto. Poi, forse, verrà anche il matrimonio».
All’Inter guadagna quasi due milioni al mese: li versa in famiglia. «Ci mancherebbe altro che non lo facesse – commenta mamma Olga – Io sono la sua amministratrice. Carlo è un ragazzo semplice. I suoi hobby sono la caccia e la fotografia. E’ un giovane che ama la riservatezza. Ha preso proprio da me. Forse in casa, essendo l’ultimo nato, l’abbiamo coccolato un poco ma non gli abbiamo dato sicuramente dei vizi. Io e suo padre siamo orgogliosi di lui».

Muraro si giudica un attaccante che deve ancora migliorare. Il calcio lo diverte anche se in campo sente la responsabilità di dover indossare una maglia così importante. Anastasi spera di ricreare con lui un tandem esplosivo tipo quello formato ai bei tempi bianconeri con Bettega: «Io che faccio i cross – dice “Pietruzzo” – e lui che segna. Ora che gli è passata la paura di San Siro e gioca più sciolto, può fare molto. E’ importante questa tranquillità interna, ne so qualcosa. Il mio gioco di movimento lo avvantaggia»
Fraizzoli ovviamente è entusiasta di lui e forse pensa con un brivido a quando glielo chiese ufficialmente Boniperti in cambio di Anastasi. Pensate cosa sarebbe successo nell’ambiente nerazzurro se il Carletto fosse esploso con la maglia bianconera? «A me piacciono – ha detto il Presidente – i ragazzi che sanno sacrificarsi e Muraro è uno di questi. I fatti stanno parlando meglio di qualsiasi commento. Se continua così avremo un “bomber” ed un grosso talento per il calcio italiano Cosa volete di più da questa Inter così maltrattata?».