Paolo Monelli: Monelli si nasce
«E’ rimasto nella storia un gol da 65 metri nel gennaio 1987, contro il Napoli. Scoccava l’ultimo minuto e con Garella che uscì fino a tre quarti di campo tentai una soluzione incredibile, e andò bene»
«E’ rimasto nella storia un gol da 65 metri nel gennaio 1987, contro il Napoli. Scoccava l’ultimo minuto e con Garella che uscì fino a tre quarti di campo tentai una soluzione incredibile, e andò bene»
«Un rammarico è quello di aver avuto poco spazio in Nazionale perché un po’ prima avevo davanti Rivera e Mazzola, poi, Franco Causio. Da lì sono nate le difficoltà a far sì che potessi trovare un po’ più di posto in azzurro»
«A Cagliari mi ricordo che alla fine di quell’anno, quando vincemmo lo scudetto, telefonai a casa e dissi “Ce l’ho fatta!”. Forse è una frase scontata, retorica, che però per me valeva molto»
«A Milano c’era Mazzola e i problemi sono sorti proprio perché lui era intoccabile, inamovibile. Io potevo andare d’accordo con tutti gli altri, ma, essere la sua alternativa fu devastante per il mio destino e prosieguo all’Inter»
«Dal calcio ho avuto tanto e non ho chiesto più di tanto. L’unico rammarico è quello di non aver voluto fare l’allenatore a certi livelli»
«Ho parecchi rammarichi perché era dura giocare tutti quegli anni con le ginocchia senza menischi e senza tendini. Era dura. Ed oltretutto sui campi fatti di fango, di croste di ghiaccio, stando sempre attento a girarmi, a come mettere giù il piede»
«Rivera, senz’altro, è stato uno dei più forti giocatori al mondo e in Italia ritengo non abbia avuto rivali, non abbia temuto paragoni»
«La gioia più grande è stata quella di aver prima riportato la Samp in serie A e poi di aver vinto la prima Coppa Italia con la maglia blucerchiata»
«Giocavo per il pubblico, solo per il pubblico. Godevo quando riuscivo a far divertire la gente, a stupire i tifosi con la giocata più difficile, quasi impossibile»
«A dieci anni i miei genitori presero casa dietro la curva dello stadio. Per la mia famiglia essere sempre lì al campo a giocare era sinonimo di sicurezza: sapevano dov’ero» «Bagnoli tatticamente era il numero uno»
«Savoldi era la mia bestia nera riusciva quasi sempre a beffarmi e a far gol. Con gli altri dove non arrivavo con la tecnica sopperivo con la grinta»
«Quando ripenso al giorno dello scudetto mi emoziono ancora» «Scopigno eran un tipo unico: parlava pochissimo ma con uno sguardo riusciva a dirti tutto» Fa parte, beato lui, del club … Leggi tutto
«I miei idoli erano Pruzzo e Damiani, andavo al Ferraris a vederli, poi sono finito nelle giovanili della Sampdoria» «In rossonero ho giocato poco ma ho fatto la mia parte. … Leggi tutto
Fraizzoli lo soffiò al Milan ma lui si godeva la vita: «La sera andavo al night» «Più avanti mi spaccai i legamenti di un ginocchio, venni operato a Saint Etienne dal professor Bosquet, ma la gamba non la piego neppure oggi»
«Al provino Juve con la maglia di Rivera» «A Udine comprai casa. Volevo fermarmi, ma i Pozzo dopo 4 anni mi mollarono senza contratto»
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