Paolo Monelli: Monelli si nasce

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«E’ rimasto nella storia un gol da 65 metri nel gennaio 1987, contro il Napoli. Scoccava l’ultimo minuto e con Garella che uscì fino a tre quarti di campo tentai una soluzione incredibile, e andò bene»

Claudio Sala: il poeta del gol

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«Un rammarico è quello di aver avuto poco spazio in Nazionale perché un po’ prima avevo davanti Rivera e Mazzola, poi, Franco Causio. Da lì sono nate le difficoltà a far sì che potessi trovare un po’ più di posto in azzurro»

Bobo Gori: l’uomo degli scudetti

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«A Cagliari mi ricordo che alla fine di quell’anno, quando vincemmo lo scudetto, telefonai a casa e dissi “Ce l’ho fatta!”. Forse è una frase scontata, retorica, che però per me valeva molto»

Claudio Merlo: fosforo viola

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«A Milano c’era Mazzola e i problemi sono sorti proprio perché lui era intoccabile, inamovibile. Io potevo andare d’accordo con tutti gli altri, ma, essere la sua alternativa fu devastante per il mio destino e prosieguo all’Inter»

Eraldo Mancin: l’uomo dei record

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«Dal calcio ho avuto tanto e non ho chiesto più di tanto. L’unico rammarico è quello di non aver voluto fare l’allenatore a certi livelli»

Ernesto Castano: il terzino di ferro

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«Ho parecchi rammarichi perché era dura giocare tutti quegli anni con le ginocchia senza menischi e senza tendini. Era dura. Ed oltretutto sui campi fatti di fango, di croste di ghiaccio, stando sempre attento a girarmi, a come mettere giù il piede»

Alessandro Scanziani: Cuor di Leone

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«La gioia più grande è stata quella di aver prima riportato la Samp in serie A e poi di aver vinto la prima Coppa Italia con la maglia blucerchiata»

Alviero Chiorri: l’ultimo dei romantici

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«Giocavo per il pubblico, solo per il pubblico. Godevo quando riuscivo a far divertire la gente, a stupire i tifosi con la giocata più difficile, quasi impossibile»

Giampiero Ceccarelli: una bandiera in campo

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«A dieci anni i miei genitori presero casa dietro la curva dello stadio. Per la mia famiglia essere sempre lì al campo a giocare era sinonimo di sicurezza: sapevano dov’ero» «Bagnoli tatticamente era il numero uno»

Giacomo Libera: il Riva dell’Inter

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Fraizzoli lo soffiò al Milan ma lui si godeva la vita: «La sera andavo al night» «Più avanti mi spaccai i legamenti di un ginocchio, venni operato a Saint Etienne dal professor Bosquet, ma la gamba non la piego neppure oggi»