Coppa dei Campioni: la nascita

Cronistoria della regina delle coppe europee: dal dominio del Real Madrid al periodo d’oro di Ajax e Bayern, dai fasti inglesi all’imbattibile Milan di Sacchi, dalla Juve lippiana ai Ferguson Boys, e la storia continua…

PROLOGO

Quella volta i francesi proprio non la mandarono giù. Era una fredda mattina di novembre del 1954. Gabriel Hanot, inviato speciale dell'”Equipe”, rigirava tra le mani la copia fresca del “Daily Mail” e decise che un simile affronto alla realtà andava lavato. Sui campi di calcio. Nella pagina sportiva, sotto un sobrio sommario («I Maestri inglesi vincono nel fango»), il titolo annunciava con modestia: «Salutiamo i Wolves, ora ‘Campioni del mondo». L’articolo di David Wynne-Morgan rispecchiava la stessa linea di cauta soddisfazione: «Salutiamo questa mattina i meravigliosi Wolves, per aver dato alla Gran Bretagna la sua più grande vittoria dai tempi della guerra. La scorsa notte, alla luce dei riflettori del Molineux (lo stadio del Wolverhampton, ndr) hanno battuto la Honved, i magici ungheresi, per 3-2, dopo aver chiuso il primo tempo sullo 0-2. L’Inghilterra non ha mai avuto campioni così valorosi. Subito dopo la partita, mentre guidata da Billy Wright la squadra degli eroi coperti di fango rientrava negli spogliatoi, il loro manager, Stanley Cullis, ha detto: «Eccoli, i campioni del mondo». Sono riusciti a trasformare una sconfitta pressoché certa in una vittoria gloriosa e la leggenda dell’imbattibilità ungherese è morta per sempre nella palude del Molineux».
Hanot non credeva ai propri occhi. Era stato presente alla partita, e conosceva tutta la storia. Una storia che partiva da lontano.

Il Wolverhampton 1954

ARRIVANO I “LUPI”

L’amor proprio degli inglesi, la loro stessa ostinazione a chiamarsi “Masters”, maestri del football, erano stati messi a dura prova. Abbandonato il loro splendido isolamento per elargire anche ai parvenu del resto del mondo l’arte suprema del pallone, erano finiti gambe all’aria. Sbattuti fuori dai Mondiali del 1950 al primo turno dai dilettanti degli Stati Uniti, usciti nei quarti di quelli del 1954 a opera dell’Uruguay. In mezzo c’era stato lo shock ungherese: la Grande Ungheria di Puskas gliele aveva suonate 6-3 violando il tempio di Wembley e poi aveva ribadito il concetto, con un 7-1 a Budapest. L’orgoglio nazionale era stato ulteriormente scosso, all’inizio di novembre 1954, quando i sovietici dello Spartak Mosca avevano passeggiato a Highbury, battendo l’Arsenal. A quel punto erano entrati in scena i “Wolves”, i Lupi guidati dal capitano Billy Wright. Che prima avevano rifilato un secco 4-1 allo Spartak (il 16 novembre 1954) e pochi giorni dopo avevano risolto come visto la pratica Honved, la mitica squadra che della Grande Ungheria costituiva l’ossatura. Alla stampa inglese, che già aveva esaltato il successo sui sovietici, non parve vero di poter celebrare il bis anti-magiaro alla stregua di una consacrazione al cospetto del mondo intero.

MA LA FRANCIA NON CI STA…

Gabriel Hanot appoggiò il “Daily Mail” sul tavolo e cominciò a scrivere il “pezzo” per il giorno dopo: «Prima di proclamare l’invincibilità del Wolverhampton, aspettiamo almeno che replichi i suoi successi a Mosca e a Budapest. Ci sono altri grandi club che potrebbero aspirare a quel titolo: come il Milan o il Real Madrid, tanto per citare le prime due che mi vengono alla mente. L’idea di un campionato del mondo (o almeno d’Europa) per club più ampio, più qualificato e meno episodico della Mitropa Cup meriterebbe comunque d’essere lanciata. E noi ci proviamo». Già calciatore di alto livello, Hanot era stato nel 1949 tra gli ideatori della sfortunata Coppa Latina, presto tramontata a causa dei continui forfait. La polemica stimolò il suo istinto organizzativo e il giorno successivo L’Equipe era già in grado di presentare un piano per una nuova competizione, un «Championnat d’Europe interclubs», con «un rappresentante per Federazione, incontri di andata e ritorno nell’arco di una settimana e in notturna, con eventuale patrocinio della Televisione internazionale».

I ricchi clubs di oggi devono il loro successo anche a questo articolo di Gabriel Hanot sull’Equipe…

L’OCCHIO LUNGO DELLA FIFA

La bozza di regolamento fu pubblicata e inviata dal direttore dell’Equipe, Marcel Oger, a tutte le federazioni calcistiche europee, nonché ai vertici della Fifa e dell’Uefa. Le risposte però non furono incoraggianti. Il presidente della Federcalcio francese rispose che le rappresentative nazionali assorbivano già l’impegno dell’ente e che pertanto era «spiacente di non poter esaminare la domanda». Non migliori effetti sortì la perorazione all’Uefa, scarsamente attrezzata per una simile organizzazione e preoccupata per la sorte delle competizioni per squadre nazionali. Invece, il presidente della Fifa, il belga R. W. Seeldrayers, inviò nel febbraio 1955 al direttore dell’Equipe un messaggio incoraggiante: «L’organizzazione di un torneo non è subordinata all’approvazione della Fifa, il cui statuto prevede solo l’organizzazione di competizioni tra squadre nazionali. Ma io non dubito che, ove sia possibile conciliare le date degli incontri dì un simile torneo con i pur densi calendari dei campionati nazionali, una competizione di questo genere possa risultare estremamente interessante e riscuotere un grosso successo».

sporting-partizan1955
Una fase di Sporting-Partizan, il primo match nella storia della Coppa Campioni

IN SEI MESI, PRONTI-VIA

Hanot era un uomo testardo. Il 2 marzo 1955 presentò personalmente il progetto alla prima assemblea plenaria dell’Uefa. Se ne ebbe la conferma che l’Uefa non era competente se non per incontri tra Nazionali, ma anche i segnali di interesse di alcuni delegati. In particolare, il leggendario Gustav Sebes, padre della Grande Ungheria, e Santiago Bernabeu, presidente del Real Madrid, impaziente di regalare ribalte prestigiose alla propria formidabile squadra, cui andavano ormai stretti i confini nazionali. Si giunse così alla convocazione di un meeting tra i vertici di sedici tra i più importanti club del continente, all’Hotel Ambassador a Parigi, per il 2 aprile 1955. Per l’Italia c’era il Milan.
Nel corso della riunione i “carbonari” si trovarono d’accordo nel varare la nuova competizione. Presidente del comitato organizzatore venne eletto il francese Bedrignans, con Bernabeu e Sebes vicepresidenti. Il fatto compiuto convinse la Fifa, che qualche giorno dopo, il 7 maggio, inviò la sua benedizione, subordinandola a tre condizioni: che le squadre partecipanti fossero autorizzate dalle relative Federazioni, che l’organizzazione facesse comunque capo all’Uefa e che la competizione non venisse chiamata “Coppa Europa“, denominazione riservata al torneo tra squadre nazionali. A propria volta l’Uefa, timorosa di essere scavalcata, mutò atteggiamento e il 21 maggio varò la nuova competizione, che si sarebbe chiamata “Coppa dei Club Campioni“. Un paio di Federazioni, quella olandese e quella danese, obiettarono che avrebbero preferito iscrivere, anziché i club più prestigiosi, quelli che avevano vinto l’ultimo titolo nazionale. Mentre il Chelsea, presente alla riunione dei 16, si scontrò contro il divieto della Federcalcio inglese, pare su pressioni della stessa Lega professionistica. In ogni caso, la grande giostra si mise in moto. Venne realizzato il trofeo e il 4 settembre 1955 a Lisbona si giocò Sporting Lisbona-Partizan Belgrado, match inaugurale della competizione.

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Gabriel Hanot

COLPO GROSSO

Il successo fu immediato, nonostante qualche zoppia organizzativa (le date andavano concordate tra i vari club, per questo i primi turni si disputarono nei giorni più disparati). Nella stagione successiva l’invito a partecipare venne rivolto anche a tutti i club dell’Est, mentre la Federcalcio inglese rinunciava al proprio ostracismo. Venne codificato il diritto a partecipare delle squadre vincitrici dei rispettivi campionati e il campo si andò in breve allargando. Confermando la bontà delle aspirazioni del proprio patron, il Real Madrid si aggiudicò le prime cinque edizioni, grazie pure a qualche vantaggio ambientale goduto nel monumentale stadio di Chamartin, che proprio a Bernabeu poi sarebbe stato intitolato. La formula a eliminazione diretta durò fino al 1991, quando l’Uefa avviò una fase sperimentale, con l’obiettivo di ingigantire il business legato alla competizione, aumentando il numero degli incontri ad altissimo livello. Nacque così la Champions League…

I PROMESSI SPONSOR

Nella stagione 1991-92 le semifinali vennero disputate con due gironi di quattro squadre. ‘esperimento riuscì, nel senso che l’idea della gallina dalle uova d’oro fece breccia nel cuore degli sponsor, secondo i desideri dei maggiorenti della Federazione europea.A partire dal sorteggio del 6 novembre 1992, all’indomani della prima fase disputata sotto il nome tradizionale di Coppa dei Campioni, venne codificata la nuova formula. L’idea era suggerita dal nobile ideale di moltiplicare gli incassi: raggruppando ricchi sponsor e gestendo direttamente la vendita dei diritti televisivi, l’Uefa stabiliva un complesso sistema di remunerazione dei club partecipanti, chiamati a dividersi una torta miliardaria in base ai punti conquistati e ai turni superati. Con tali incentivi si sperava di evitare che il passaggio dalla eliminazione diretta al girone all’italiana – condizione indispensabile per aumentare il numero degli incontri – salvasse l’agonismo. Dal 1993/94 i gironi all’italiana vennero portati a livello di quarti di finale e dal 1997 venne violato definitivamente il principio di partecipazione ai soli clubs vincitori del campionato, estendendo la “mensa” anche alle seconde classificate e successivamente, per i paesi con graduatorie più alte, alle prime quattro. Decisamente ormai una Superlega europea e non più la cara e vecchia COPPA DEI CAMPIONI di cui raccontiamo la storia…

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L’ALBO D’ORO DELLA COPPA DEI CAMPIONI/CHAMPIONS LEAGUE

la storia di tutte le edizioni
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