EDWARDS DUNCAN: il golden boy di Manchester

Duncan Edwards nasce il 1º ottobre 1936 a Woodside, quartiere di Dudley, allora facente parte della contea del Worcestershire. E’ il primo figlio di Gladstone e Sarah Anne Edwards, e l’unico a sopravvivere sino all’età adulta, giacché la sorella minore Carol Anne muore nel 1947 a 14 settimane dalla nascita. La famiglia più tardi si trasferisce al 31 di Elm Road, nel complesso residenziale Priory Estate, sempre a Dudley. Edwards frequenta dal 1941 al 1948 la scuola primaria Priory Primary School e, dal 1948 al 1952, la scuola secondaria Wolverhampton Street Secondary School.

Oltre che con le squadre scolastiche di Dudley, nell’infanzia si avvicina al calcio con le squadre giovanili del Worcestershire e del Birmingham and District. I suoi interessi calcistici, tuttavia, si scontrano ben presto con un altro impegno che lo ha portato a gareggiare a livello nazionale, il ballo del Morris. Infatti quando Edwards si qualifica per il National Morris and Sword Dancing Festival, decide di non parteciparvi per presenziare ai provini con la squadra under-14 dell’English Schools Football Association.

A tredici anni, il 1º aprile 1950, gioca il suo primo incontro con la Selezione scolastica nazionale (in inglese English Schools XI) a Wembley, contro i pari età del Galles. In quella circostanza viene anche nominato capitano della squadra, carica che avrebbe ricoperto per altri due anni. I maggiori club inglesi si muovono per avere il giovane; tra questi figura il Manchester United, che ha inviato lo scout Jack O’Brien affinché ne seguisse le prestazioni. Ritornato a Manchester, O’Brien riferisce a Matt Busby: «Oggi ho visto uno studente di dodici anni che merita un’attenzione particolare. Il suo nome è Duncan Edwards, di Dudley». E’ l’allora allenatore della squadra delle scuole inglesi Joe Mercer a raccomandare a Busby l’acquisto di Edwards, richiesto anche da Wolverhampton Wanderers e Aston Villa.

Il 2 giugno 1952 Edwards firma per entrare nelle giovanili del Manchester, ma, per quanto riguarda il contratto professionistico che lo avrebbe legato ai Red Devils, non tutte le cronache riportano la stessa data: c’è chi sostiene che il contratto sia arrivato il giorno del 17º compleanno di Edwards nell’ottobre 1953, e c’è chi afferma che esattamente un anno prima un emissario del club, Busby o il suo vice Bert Whalley, giunse a casa Edwards poco dopo la mezzanotte per assicurarsi il giovane il più presto possibile; altri ancora, infine, reputano che quest’ultima situazione si fosse verificata già ai tempi della firma per le giovanili.

L’allenatore del Wolverhampton Stan Cullis resta amareggiato per aver perso un giovane tanto promettente e accusa il Manchester United di aver impropriamente offerto al giocatore o alla sua famiglia del denaro supplementare, benché lo stesso Edwards avesse dichiarato che il suo desiderio sia sempre stato quello di giocare con il club del Lancashire. Nel frattempo, per cautelarsi da un eventuale fallimento nel mondo del calcio, Edwards lavora da apprendista carpentiere.

L’esordio di Edwards con la prima squadra del Manchester avviene il 4 aprile 1953, nella gara di First Division a Wembley contro il Cardiff City conclusasi sul punteggio di 1-4: a sedici anni e 185 giorni diviene il più giovane calciatore ad essere sceso in campo nella massima divisione inglese. Il Guardian, riesaminando la partita d’esordio, commenta che «Edwards aveva mostrato buoni numeri nei passaggi e nel tiro, ma avrebbe dovuto sveltire il proprio gioco nel ruolo di mezz’ala».

Nel frattempo prosegue l’impegno con le giovanili, e dopo il debutto nel Campionato l’inglese partecipa alla prima edizione assoluta di FA Youth Cup, vinta dallo United sempre nel 1953 in finale contro il Wolverhampton. Consapevole di avere in rosa diversi giocatori relativamente anziani, Matt Busby inizia ad arruolare dal settore giovanile gli elementi più validi. Vengono quindi promossi stabilmente in prima squadra calciatori come Edwards, Dennis Viollet e Jackie Blanchflower, che già dal 1953 costituiscono il nucleo dei futuri Busby Babes.

La stagione seguente Edwards trova una maggiore continuità e si inserisce definitivamente nel gruppo di Busby. Dopo aver ben figurato in un’amichevole contro il Kilmarnock, viene proposto dal tecnico come sostituto di Henry Cockburn il 31 ottobre contro l’Huddersfield Town, e al termine del Campionato raccoglie 24 presenze totali, cui, più in generale, si aggiunge quella che costa l’eliminazione del Manchester United in FA Cup ad opera del Burnley. Ciò nonostante, viene preso nuovamente in considerazione dalla squadra delle giovanili per la Youth Cup che, grazie al successo del Manchester, lo vedono protagonista per il secondo anno consecutivo.

Le 36 partite e il primo gol nel professionismo (sei sono le marcature complessive a fine stagione) registrati nel corso dell’annata 1954-1955 fanno di Edwards una pedina fondamentale del Manchester di Busby. Tre settimane dopo la prima convocazione in Nazionale avvenuta nell’aprile del 1955, lo United, avvalendosi dell’età ancora non sufficientemente matura del calciatore di Dudley, lo inserisce ancora una volta nella formazione che avrebbe disputato la finale della Youth Cup, scatenando conseguenti polemiche dovute al fatto che si riteneva scorretto far disputare a un già nazionale inglese di fama internazionale una competizione del genere.

Di ritorno da un incontro amichevole disputato a Oporto contro la Nazionale portoghese, Edwards è reclutato dall’esercito per una leva di due anni prevista dalla Coscrizione militare, obbligatoria fino al 1960 per tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 51 anni. E’ di servizio a Nesscliffe, villaggio tra le città di Oswestry e Shrewsbury, e, assieme al compagno Bobby Charlton, ha il permesso per giocare con il Manchester. In questo periodo Edwards collezziona circa cento presenze con la squadra dell’esercito nella stagione sportiva 1956-1957.

Nel corso del 1955-1956 un violento attacco di influenza allontana il giocatore del Manchester per due mesi dai campi da gioco. Lo United può comunque contare sul suo apporto per gran parte della stagione, e conseguire con 11 punti di vantaggio sulla seconda classificata Blackpool il primo Campionato dell’era-Busby. I Red Devils fanno il bis un anno più tardi, quando Edwards ha già raggiunto il traguardo delle cento presenze in First Division, ma vengono sconfitti per 1-2 nella finale di FA Cup dall’Aston Villa, fallendo il “double”.

A settembre il calciatore britannico debutta in uno scontro ufficiale di livello internazionale con il suo club. Delle sette presenze fatte registrare nell’edizione citata, tre sono per Edwards tra le più rilevanti della carriera: la vittoria al Maine Road per 10-0 sull’Anderlecht datata 26 settembre (tutt’oggi il risultato più largo con cui lo United si sia mai imposto) e i due match in semifinale contro il Real Madrid (5-3 a favore delle Merengues il risultato tra andata e ritorno). Intanto la sempre crescente forma di Edwards alimenta, specie in apertura della stagione calcistica 1957-1958, le voci su un suo possibile futuro in un club italiano.

Inizialmente controverso è il suo rapporto con la Nazionale. Dopo la positiva prima uscita del 20 gennaio 1954 con la Selezione inglese Under-23 per un incontro in Italia, viene considerato già pronto al passaggio in Nazionale maggiore. La partita decisiva per la convocazione si tiene tre mesi dopo, il 27 marzo contro l’Arsenal. La non eccellente prestazione di Edwards spinge tuttavia il tecnico Winterbottom a posticipare la chiamata. Sebbene altri osservatori dell’Inghilterra siano giunti il 18 settembre per visionare la sua prova in First Division contro l’Huddersfield Town, per quell’anno Edwards deve accontentarsi della convocazione nella Football League XI che si esibisce in un’amichevole contro una rappresentativa del Campionato scozzese.

Il successivo passo compiuto dal centrocampista di Dudley è la terza e penultima chiamata in Nazionale B a marzo contro l’equivalente Selezione tedesca. La performance ancora una volta sotto tono (la stampa parlerà di una «brutta figura» di Edwards) non gli impedisce infatti di poter rispondere positivamente alla chiamata del CT, che arriva dopo una settimana. Il 2 aprile 1955 la partita contro la Scozia al Torneo Interbritannico fa di lui il più giovane debuttante della Nazionale inglese nel periodo post-seconda guerra mondiale (18 anni e 183 giorni); primato, quest’ultimo, superato solo nel 1998 da Michael Owen. A maggio prende parte, disputando tutte le partite, al tour europeo dell’Inghilterra che prevede incontri con Francia, Spagna e Portogallo.

Dal 1956 è presente in ogni lista diramata dal commissario tecnico: nei quattro match per la qualificazione ai Mondiali 1958 scende in campo quattro volte segnando due reti, entrambe nell’incontro inaugurale contro la Danimarca conclusosi sul punteggio di 5-2. Edwards avrebbe dovuto essere uno dei giocatori chiave per l’Inghilterra nella fase finale della Coppa del Mondo, e in molti ritengono che sarà proprio lui il successore di Billy Wright come capitano della squadra.

L’ultima partita in Inghilterra e l’ultima marcatura in assoluto del britannico sono riconducibili alla medesima partita: il 5-4 del 1º febbraio 1958 con cui il suo Manchester supera l’Arsenal in Campionato. In quest’ultima occasione viene criticato dalla stampa, in particolare dal corrispondente del Sunday Pictorial che di lui scrisse: «Una prova convincente in un incontro tanto emozionante avrebbe colpito il commissario tecnico della Nazionale inglese Walter Winterbottom, presente in tribuna. Invece Edwards ha commesso un grave errore sulla quarta rete dell’Arsenal, tergiversando con la palla tra i piedi anziché allontanare il pericolo con un veloce rilancio».

Dopo quattro giorni gioca invece l’ultimo match della carriera, in trasferta contro la Stella Rossa Belgrado per il ritorno dei quarti di finale della Coppa dei Campioni; il 3-3 qualifica alla fase successiva i Red Devils in virtù del 2-1 dell’andata. Di ritorno dalla capitale jugoslava l’aereo che trasportava Edwards e i compagni di squadra si schianta in fase di decollo, dopo aver rifornito a Monaco di Baviera, in Germania. Muoiono 21 passeggeri, tra cui sette giocatori; Edwards viene trasportato d’urgenza al Krankenhaus Rechts der Isar con diverse fratture alle gambe e alle costole e con i reni seriamente danneggiati.

Il giorno seguente i dottori tentano di salvarlo con l’ausilio di un rene artificiale; tuttavia il nuovo organo riduce la capacità del sangue di coagularsi, e il calciatore inizia a sanguinare internamente. Ciò nonostante, si dice che Edwards abbia chiesto al collaboratore di Matt Busby Jimmy Murphy: «A che ora inizia la partita contro i Wolves, Jimmy? Non devo saltare quell’incontro», suscitando nei presenti commozzione ed ammirazione. Ma a circa due settimane dall’incidente Edwards deve arrendersi e morire il 21 febbraio 1958 per insufficienza renale acuta.

Verrà sepolto al cimitero di Dudley cinque giorni più tardi accanto alla sorella Carol Anne. Durante la cerimonia funebre più di 5000 persone affollano le strade di Manchester. La tomba, tutt’oggi visitata regolarmente dai tifosi, ha un’iscrizione che recita:
« A day of memory, Sad to recall, Without farewell, He left us all »
« Un giorno di memoria, Triste da ricordare, Senza alcun congedo, Ha lasciato tutti noi »

Sebbene sia ricordato come centrocampista difensivo, le sue capacità gli hanno consentito di ricoprire praticamente qualsiasi ruolo in campo. La sua versatilità è stata tale che in una partita fu impiegato inizialmente nella posizione di prima punta in sostituzione di Tommy Taylor, per poi venire spostato da Busby al centro della linea difensiva a causa dell’infortunio di Mark Jones. Le sue qualità principali sono state la forza fisica, la forte personalità dimostrata in campo (dote notevole e rara in un giocatore giovane) e l’alto grado di resistenza. Stanley Matthews lo descrisse come «una roccia in mezzo al mare in tempesta», mentre Bobby Moore lo paragonò nella difesa alla «Rocca di Gibilterra», elogiando anche la sua apprezzabile e costante propensione offensiva.

I contemporanei hanno più volte espresso la loro ammirazione per il talento del calciatore britannico. Per Bobby Charlton è stato «l’unico giocatore che lo ha fatto sentire inferiore», e la sua morte è stata «la più grave tragedia della storia del Manchester United e dell’intero calcio inglese». Secondo Terry Venables, commissario tecnico della Nazionale inglese agli Europei del 1996, se Edwards avesse continuato a giocare, sarebbe arrivato ad alzare la Coppa del Mondo da capitano ai Mondiali del 1966 al posto di Bobby Moore. Significative infine le parole di Tommy Docherty: «Non ho alcun dubbio nella mia mente che Duncan sarebbe diventato il più grande calciatore di sempre. Non solo il numero uno del calcio britannico, ma di tutto il mondo. George Best è stato qualcosa di speciale, come del resto Pelé e Diego Armando Maradona, ma a mio avviso Duncan era superiore per la sua completezza». Edwards è presente nella Hall of Fame del calcio inglese sin dalla sua inaugurazione, datata 2002.