ENZO BEARZOT – Intervista maggio 1980

Il Ct fa il punto della situazione dopo la prima settimana di preparazione in vista degli Europei. Sulla «nuova» formula offensiva: «Bettega e Graziani offrono buone prospettive» – «L’esperimento di Baresi a centrocampo non avrà un futuro immediato» – «Rossi al telefono mi è parso fiducioso»

«Sarò fedele a questa Nazionale»

Uno squarcio d’azzurro sulla Nazionale a poco più di due settimane dagli «europei». Enzo Bearzot, che ieri ha trascorso in famiglia a Milano la giornata di riposo, tira un sospiro di sollievo dopo la richiesta d’assoluzione per la Juventus che, con sette giocatori, continua ad essere la principale fornitrice del Club Italia. Il terremoto che ha squassato il nostro calcio, aveva fatto tremare il commissario tecnico, privandolo di Rossi e Giordano implicati nella brutta storia delle scommesse e delle partite truccate. Le fondamenta della Nazionale hanno però resistito alla violenta scossa e, anche se c’è ancora la spada di Damocle pendente sul capo di Antognoni (omessa denuncia per il «giallo» della telefonata ricevuta dal capitano dei viola alla vigilia di Pescara-Fiorentina), la seconda fase della preparazione che s’inizierà domani a Pollone dovrebbe avere un andamento più tranquillo. Questo, almeno, è quanto si augura Bearzot.

«La Nazionale ha sempre avuto problemi con la stampa, specie prima del “Mundial” argentino. In questi giorni i juventini apparivano tranquilli: i problemi iniziali non erano tali da turbare. Antognoni? Anche il suo “caso” dovrebbe risolversi per il meglio. Quanto all’impatto con Milano, per il debutto con la Spagna, credo che la gente penserà al gioco e dimenticherà il resto. In ogni caso siamo abituati al pubblico “difficile”», dice Bearzot che venerdì sera aveva ricevuto in albergo la tanto attesa telefonata di Paolo Rossi. Dopo la severa sentenza nei riguardi di «Pablito», Bearzot aveva cercato invano di mettersi in contatto con il giocatore. Non c’era riuscito e, attraverso i giornali, gli aveva fatto sapere che gradiva una sua chiamata. «Mi è parso sereno, fiducioso e ottimista — racconta Bearzot —. Ai suoi auguri gli ho risposto facendogli coraggio ed esprimendogli la solidarietà degli azzurri. Ci risentiremo e può darsi venga a trovarci».

Perso Rossi, Bearzot ha ritrovato Graziani. Il primo collaudo in partita del «tandem» Graziani-Bettega è stato promettente. Sabato il centravanti ha segnato un gol, cercando di sincronizzare i suoi movimenti con quelli di Bettega che, sebbene fosse reduce dal viaggio a Milano, ha dato spettacolo, impegnando in miracolose parate Pasolo e Realini, i due giovani portieri che si erano alternati tra i pali degli «allenatori» prima di cedere il posto a Galli. Nella ripresa, Bettega ha raccolto altri applausi nella parte di rifinitore, con lampi di classe al servizio di Pruzzo e Altobelli.
«Bettega e Graziani mi offrono buone prospettive — assicura Bearzot —. Si sono ritrovati, come mi aspettavo. Non debbono ricominciare da capo ma perfezionare la vecchia intesa.»

bearzot-intervista3-maggio-1980-wp Rispetto a due anni fa, cos’è cambiato in Bettega e Graziani e cosa può cambiare negli schemi della Nazionale?
«Bettega, per necessità di squadra, nella Juventus Ha fatto anche esperienza di regia e quest’anno ha addirittura vinto la classifica dei cannonieri — risponde Bearzot —. Graziani ha aggiunto al suo bagaglio la rabbia che contraddistingue chi vuole restare sulla cresta dell’onda. Ha sofferto e adesso gioca con rinnovato agonismo. Mi ritrovo con due attaccanti più completi i quali non sono neppure anziani. Se cambierà qualcosa nel gioco lo vedremo più avanti. Una cosa è certa: avrò bisogno, rispetto a quando c’era Rossi, dì maggiori alternanze in attacco. Poiché Graziani lavora molto sul piano difensivo ci vorranno inserimenti più imperiosi da parte dei centrocampisti nelle fasi in cui il granata dovrà rifiatare.»

L’alternativa a Graziani è Pruzzo che sabato ha siglato due gol ma, soprattutto, è sembrato più rapido sia nelle conclusioni che nella manovra.
«L’avevo visto bene in campionato — osserva Bearzot —. E’ rinfrancato, snellito nel fisico e, pur essendo il centrattacco più tradizionale a mia disposizione, partecipa con maggior continuità all’azione. Accanto a lui c’era Altobelli, convalescente da un leggero attacco febbrile, con Bettega più arretrato. In quella posizione Bettega può agire solo con due punte e non con una. Bettega vice-Antognoni? Sul piano del gioco sì, ma come interno il dispendio di energie è notevole».

Bearzot aveva già spiegato nei giorni scorsi che Bettega, in caso di necessità o per infortunio di Causio, può sostituire il compagno come «tornante» centrale. Le indicazioni del provino di Biella sono state superiori alle aspettative del responsabile azzurro: «Credevo che la squadra fosse più indietro come corsa e condizione atletica, invece tutti sono andati bene sotto questo aspetto. Ho tenuto Tardelli a riposo precauzionale ma nel collaudo di giovedì prossimo, ancora contro due squadre diverse, conto di schierarlo, soprattutto mi preme averlo in campo domenica sera a Como contro la “Sperimentale” inglese».

Franco Baresi è stato impiegato nell’inedito ruolo di centrocampista. S’intravedono attitudini per questo compito, ma Bearzot ribadisce che, a breve scadenza, resta un «libero» anche se continuerà ad essere provato in mediana. C’è chi lo vedrebbe come sostituto di Oriali che sabato non ha convinto. «Sarebbe assurdo e crudele per tutti gli altri fare un discorso immediato su Baresi centrocampista — replica Bearzot —. Il ragazzo era riluttante ma poi ha accettato l’esperimento e lo farà ancora per prendere confidenza al ruolo».

Qualcuno, propone l’altro Baresi, Giuseppe in alternativa a Cabrini, ma Bearzot puntualizza: «E’ l’alternativa per tutti i difensori. Ha la possibilità di occupare due ruoli, come Gentile, mentre Cabrini e la sua controfigura Maldera ne hanno uno solo». Difficilmente, dunque, si andrà incontro a qualche sorpresa (Franco Baresi?) come accadde a Mar del Plata due anni fa, con il lancio di Cabrini e Rossi, anche se Bearzot sostiene che non manderà in campo «uno straccio». Vuole tutti i «titolari» oltre la sufficienza, altrimenti farà le opportune correzioni. «Se so a priori che qualcuno non è in condizioni di forma tali che il collettivo non ne assorbe gli scompensi, allora sono costretto a cambiare — fa Bearzot a conclusione dell’intervista —. Altrimenti sono fedele a questa Nazionale che mi dà sicurezza».
Una fedeltà che i suoi «fedelissimi» non debbono tradire.