GIGI RIVA – LA STORIA DI ROMBO DI TUONO

Capitolo Undicesimo


Lo scudetto sta per varcare il Tirreno e sbarcare sulla Costa Smeralda ma il cammino, come dice Riva, è ancora lungo. La freschezza e le ambizioni del Cagliari dopo il suo recente inserimento nell’arengo delle firme calcistiche, debbono sostenere altri durissimi esami.
Tutto facile con la Sampdoria (4-0, un gol di Riva) ed entusiasmo per la riduzione della squalifica a Scopigno che potrà tornare in panchina dal 18 aprile. Vittoria anche a Vicenza dove Riva inventa due gol capolavoro — uno in stupenda rovesciata acrobatica — e raggiunge Vitali (autore di una rete) in testa alla classifica cannonieri. Ma il duello a distanza con la Juventus si fa serrato. Il Cagliari surclassa il Brescia (4-0) e Riva, con un gol all’attivo, stacca Vitali. Vince anche a Roma (2-0) con la Lazio. Riva segna un gol. Una grande difesa e un grande Albertosi esaltano le prodezze in serie di Gigi. La Juventus, però, tiene botta. In casa, con la Fiorentina, il Cagliari viene bloccato. Rogora e il vento fermano Riva ed è 0-0. A San Siro il Cagliari soccombe, con l’Inter, per un gol «vendicatore» di Boninsegna.. La classifica: Cagliari punti 31, Juventus 30. Il campionato ricomincia.
Scatta intanto l’«operazione mondiali». Valcareggi, rientrato da un giro d’ispezione in Messico, convoca i suoi azzurri per l’amichevole di Madrid con la Spagna. Riva, «forzato del gol», si presenta al raduno due chili sotto peso ma il ct. non intende rinunciare al cagliaritano. Lascia invece a, casa Mazzola che lamenta una lieve distorsione. Evidentemente vuole insistere su Anastasi a fianco di Riva e Rivera. Il 21 febbraio, allo Stadio Bernabeu, l’Italia utilizza la seguente formazione: Zoff, Burgnich, Facchetti, Cera, Puia, Salvadore, Domenghini, Rivera, Anastasi, De Sisti, Riva. Spagna: Iribar, Sol, Eladio, Costas, Gallego, Uriarte, Lora, Amancio, Garate, Arieta, Rojo. La fulminea partenza dei nostri sorprende le «furie rosse» che s’inchinano ai gol di Anastasi e Riva. Passata la buriana, gli spagnoli si fanno aggressivi e due sfortunate deviazioni di Salvadore mettono fuori causa Zoff. Due autoreti che per Salvadore significano l’addio alla maglia azzurra e per Zoff il declassamento a riserva di Albertosi. Da Madrid, la Nazionale rientra con parecchi problemi. Qualcosa ha smesso di funzionare. I gol di Riva non bastano più.
Nel Cagliari è diverso. I rossoblu passano a mani basse anche in Coppa Italia con la Roma (2-0). Riva sigla un gol e ne ottiene uno in campionato, contro il Napoli (2-0). Tra una partita e l’altra, Riva ha, anche il tempo di inaugurare la sua stazione di servizio: ora Gigi distribuisce gol e benzina ai suoi sostenitori. Poi il Cagliari pareggia (1-1) a Roma e perde Tomasini (menisco).
E viene il giorno dello scontro-scudetto con la Juventus, a Torino. E’ il 15 marzo. Due soli punti dividono il Cagliari dai bianconeri. Lo stadio Comunale è colmo di folla e di bandiere rossoblu. La tensione è enorme. Dirige Concetto Lo Bello. Nella Juventus è assente Morini, lo stopper contro il quale Riva non è mai riuscito a segnare. Tocca a Salvadore il compito di opporsi a Gigi. Un autogol di Niccolai in apertura di gara, con un preciso colpo di testa nel «sette», sembra compromettere tutto. Riva, in forma strepitosa, non si arrende e comanda l’assalto. La difesa bianconera trema: il sinistro di Gigi scaraventa folgori verso la porta del malcapitato Anzolin che resiste ma poi capitola proprio su un’acrobazia del «tamburino sardo». Un Riva cosi non lo ferma nessuno. Non è finita. Lo Bello fischia un rigore in favore della Juventus. Lo batte Haller e Albertosi para. Mentre Ricky è festeggiato dai compagni, Lo Bello fa ripetere la massima punizione perché il portiere si è mosso prima del tiro. Albertosi scoppia in lacrime, è vittima di una crisi nervosa. Tocca ad Anastasi piazzare il pallone sul dischetto: Pietro non fallisce. La reazione del Cagliari è furente. Riva schiuma rabbia. La Juventus si difende con accanimento dai tentativi di sfondamento operati dal saettante ariete rossoblu. In una mischia, sotto porta, Salvadore trattiene per la maglia il bomber. Lo Bello non aspettava altro e decreta il secondo, anzi il terzo, penalty. La stangata di Riva gonfia la rete. Fa 2-2. Il Cagliari supera indenne l’ostacolo più arduo.
Scopigno dice che la Juventus ha perso la grande occasione. Ormai è fatta anche se due punti, a sei giornate dal termine, non bastano ancora. Ma c’è l’inatteso crollo della Juventus, a Firenze, a dare la spinta definitiva al Cagliari. Mentre i bianconeri stanno perdendo a Firenze, Riva si presenta a battere un calcio di rigore. Sugli spalti dell’Amsicora arrivano le notizie che la Juventus è in svantaggio di due gol: un urlo assordante si alza al cielo. Riva capisce: si porta le mani ai capelli, impressionato dalla responsabilità del momento. Per timore di sbagliare prende una lunga rincorsa e poi infila De Min con una «bombetta» nell’angolo. E’ il suo 17° gol e la Juventus, dopo sedici risultati utili, è caduta al diciassettesimo. Il «17» ora porta fortuna a Riva. I punti di vantaggio sono quattro e un pezzetto di scudetto già si disegna sulle maglie dei cagliaritani. Tuttavia il logorio nervoso è enorme: il Cagliari ha nove uomini in «zona squalifica». A Bologna il Cagliari pareggia (0-0). Riva lo considera un punto perso ma i rossoblu sono in perfetta media-scudetto e la domenica dopo liquidano (2-0) il Palermo: Riva sblocca il risultato.
Il 12 aprile il Cagliari si laurea virtualmente campione d’Italia con due giornate di anticipo. E’ un bel pomeriggio di sole. Ospite della capolista c’è il Bari, ultimo in classifica e praticamente condannato alla retrocessione. Riva, prima della partita, getta un mazzo di fiori, beneaugurante. alla folla. La Juventus è impegnata a Roma contro la Lazio. Il Cagliari s’impone con due reti di scarto (una è di Riva, l’altra di Gori).
La Lazio mette ko i bianconeri. Il gol della sicurezza è segnato da Giorgio Chinaglia, ex caporale di Riva, nel primo plotone atleti alla Cecchignola. Chinaglia e Riva sono grandi amici. Gigi lo voleva al Cagliari quando militava ancora nell’lnternapoli. Chinaglia firmò al mattino con la Lazio e dodici ore dopo, da Cagliari, riceveva una telefonata da un esponente rossoblu che voleva proporgli di trasferirsi in Sardegna. Tutto inutile. Chinaglia, riconoscente a Riva, segna su rigore e il campionato finisce.
Ciò che accade negli spogliatoi dell’Amsicora e sugli spalti dopo il trionfo cagliaritano è indescrivibile. C’è chi piange e chi ride. Cagliari è in delirio, la gente è impazzita. Il Cagliari, con lo scudetto, porta al calcio italiano nuovi fermenti; l’ha vinto una città, lo festeggia un’isola. Il presidente Corrias afferma che la conquista del titolo trascende il fatto sportivo: è la conferma della rinascita della Sardegna. Due latitanti, che hanno voluto essere testimoni dell’avvenimento storico, vengono riconosciuti dai carabinieri allo stadio e arrestati: sono felici ugualmente. Riva, negli spogliatoi, ha gli occhi lucidi, è ebbro di gioia. Dice che è il più bel giorno della sua vita. Non ha vinto da solo ma è stato il condottiero, il mattatore e protagonista dello scudetto. La sua feroce sete di vittoria è stata determinante. Per Boniperti, Riva è stato «ultradeterminante».
Riva si concede anche un piccolo sfogo: «Abbiamo vinto contro tutti. Lo dico senza voler fare della polemica. Siamo una famiglia. Forse dipende dal fatto che si arriva in Sardegna e in principio si è un po’ sperduti, malinconici e uno aiuta l’altro. Siamo tutti uniti, tutti veramente amici. Questo è uno dei motivi del nostro successo». Riva però aggiunge che il Cagliari ha sprecato tanta energia quanta ne sarebbe bastata per vincere cinque campionati. E’ vero, purtroppo. Al banchetto ufficiale si fa baldoria. Riva canta e perde la voce. Una tifosa vorrebbe avere le sue tonsille, come ricordo, quando lo opereranno.
Scopigno, felice ma stanco e annoiato, con crampi alle mani a forza di firmare autografi e le braccia rotte a forza di brindisi, non rinuncia alle sue battute: «Il guaio degli scudetti è di vincerli — dice —. L’ho fatto una volta ma giuro che non lo faccio più!». Scherza, naturalmente, e non sa che la sua profezia si avvera.
I tecnici, esaltano Gigi. Perfino Helenio Herrera: «Riva è tra i più forti attaccanti del mondo, forse il più forte del momento, senz’altro il più moderno per potenza fisica, tiro, gioco di testa e coraggio». Scopigno dice che in Messico con il morale-scudetto, Riva, oscurerà Pelé (questa profezia non si avvererà). E aggiunge: «Lo considero il miglior calciatore italiano di tutti i tempi. Meazza e Piola compresi. Piola non valeva la decima parte di Riva. Meazza era un idolo, ma a Milano. Luigi è idolatrato in tutto il mondo».
Celebrato il trionfo, restano da giocare due partite, entrambe in trasferta. La prima a Milano, con il Milan. Scopigno torna in.panchina dopo la lunga squalifica. Finisce 0-0 ma Rocco elogia gli avversari: «Con un Riva, e un Domenghini così si vince in Messico». La seconda partita si gioca a Torino. E’ l’apoteosi, la festa sarda che i granata non intendono affatto guastare e, rispettosi e annichiliti, assistono ammirati alla passerella dei neo campioni e allo «show» di Riva. Il Cagliari vince, (4-0) e Gigi sigla due reti.
L’animo inquieto di Riva è appagato. Ha giocato una sessantina di partite, per la terza volta ha vinto il titolo di cannoniere (21 gol) precedendo Vitali (17) e Anastasi (15). E’ però spremuto come un limone a poco più d’un mese e mezzo dai mondiali. Ma c’è tanto entusiasmo attorno a lui. La Sardegna è in festa: il Cagliari che vince uno scudetto è come la liberazione da un tabù millenario. Forse l’impresa è troppo grande per i reali mezzi della società rossoblu (che ha i giocatori e l’allenatore meglio pagati d’Italia — il club sborsa globalmente, per gli ingaggi, circa 750 milioni all’anno — e si permette il lusso di dare a ciascuno un premio finale di otto milioni) ma è bello che sia successo.
Intanto i lavori per il nuovo stadio Sant’Elia stanno procedendo a ritmo febbrile. Si pensa già alla Coppa dei Campioni, ad un Cagliari europeo. Lo stadio sta sorgendo dove c’erano le saline. E’ un gigante in riva al mare. La gente pregusta le imprese di Riva contro le più famose squadre continentali.
La Sardegna è entrata nella storia del calcio, Glggirriva nella mitologia. E’ un eroe moderno che al posto della spada, usa i piedi. Le sue vittime sono i portieri. Il suo gol è tormentoso, violento. Ora Riva ha tutto (o quasi). Il ragazzo del lago, difficile e scontroso, è diventato famoso e ricco ma continua a condurre una vita solitaria, con pochi amici selezionati: con essi dialoga volentieri, con gli altri è riservato. La sua popolarità ha raggiunto vette altissime. Non può fare un passo senza essere riconosciuto. Se non avesse sfondato in Sardegna avrebbe sfondato da qualsiasi parte ma forse sarebbe durato meno perché la grande città, con i suoi problemi, logora di più. A Cagliari ha sempre condotto una vita sana. Finisce il campionato e Riva è stanco come lo sono i suoi compagni. Ma non è finita la stagione per Riva, anzi è come se ricominciasse.