GIGI RIVA – LA STORIA DI ROMBO DI TUONO

Capitolo Quattordicesimo


Il «dopo» è triste per il Cagliari. La squadra, a Madrid, va incontro alla disfatta: tre gol di Luis (fatale il nome del cannoniere) fanno fuori i sardi dalla Coppa. Il Cagliari si rende conto che senza Riva ha una squadra normale da centro classifica. Subentra lo scoramento, la rassegnazione. In campionato, in casa con il Foggia, il Cagliari pareggia a stento su rigore trasformato da Domenghini. I rossoblu stanno andando alla deriva. Scopigno fa del suo meglio ma i giocatori non rendono più come prima. L’acquisto di Menichelli dal Brescia non migliora la situazione. E’ la crisi. La fine di un ciclo esaltante.
In quei giorni scoppia uno scandalo. I giornali pubblicano che Riva ha una «dama bianca». Sono notizie che fanno male al campione ferito. Gigi torna in Sardegna e rifiuta ogni intervista, ogni commento. Invano gli inviati speciali dei rotocalchi ed i fotografi gli danno la caccia. Amici fidati proteggono la privacy di Gigi che soffre come un leone in gabbia. Non vuole rendere conto a nessuno di quello che sta facendo ora che non sta giocando al calcio. Sta pagando il pedaggio di una popolarità enorme. Si allinea, senza sapere, con chi lo ha dipinto austero, superbo e selvaggio, solo innamorato del suo lago e di quell’improvviso gonfiarsi della rete dopo il «botto» sulla palla. Invece, dietro la scorza ruvida, c’è un Riva diverso che nasconde un cuore sensibile. E’ un periodo burrascoso ma il tempo aiuta a cauterizzare le ferite più grandi. Quando si «sgela» Riva dice: «Non mi è accaduto niente di speciale e non ho altri interessi che mi abbiano sviato dalla passione per il calcio». I mesi passano. La Nazionale ha già giocato senza di lui a Firenze, l’8 dicembre, con l’Eire e ha vinto facile per 3-0. Reti di De Sisti, Boninsegna e Prati (il sostituto di Gigi). Il 20 febbraio gli azzurri si esibiscono a Cagliari in amichevole con la Spagna. Riva, che sta ormai iniziando la rieducazione del piede destro, si rifiuta di andare a trovare la squadra in ritiro a Santa Margherita di Pula e non va nemmeno allo Stadio. E’ un atteggiamento polemico.
Valcareggi, dimostrando un insolito coraggio, pecca di insensibilità nei confronti della Sardegna, ignora la geopolitica per fare alcuni esperimenti che ritiene indispensabili, e non schiera neppure un cagliaritano. L’Italia perde (1-2) e sul commissario tecnico piovono aranci e mandarini. La gente si sfoga così, quasi fosse Valcareggi il colpevole dell’incidente a Riva. Dopo lunghe cure. Riva torna a giocare.
Il Cagliari è in difficoltà finanziarie. La classifica è modesta e Menichelli non ha segnato neppure un gol. Riva aiuta la società facendo la sua rentrée contro la Juventus. E’ il 14 marzo 1971. Lo marca Spinosi con tutti i riguardi anche se Riva dice al bianconero: «Non ti preoccupare se mi devi dare una botta. Io, se te la devo dare, non mi tiro indietro». Gigi e un po’ patetico. Effettua un solo tiro e, dopo una ventina di minuti, zoppica. Non tocca quasi palla. La partita finisce 1-1.
Salta la trasferta di Firenze e viene impiegato in casa con il Lanerossi Vicenza (1-1) e con la Roma (0-l). E’ sempre un po’ claudicante e sui palloni alti lo stacco è blando. Qualcuno comincia a dubitare che possa tornare come prima. Gioca anche a Bologna (0-0) e contro il Catania (1-1). A Torino, contro i granata, il Cagliari perde (1-2) ma Gigi segna finalmente un gol. Segna anche col Napoli 1-1) e a San Siro, su rigore, con il Milan dove il Cagliari perde (1-2). Fa centro con il Verona (4-1) in casa. Quattro gol nelle ultime quattro partite. Scopigno torna spavaldo anche se il Cagliari finisce settimo.
L’Inter, autrice di uno spettacolare inseguimento sul Milan, si aggiudica lo scudetto e il titolo di capo cannoniere va a Boninsegna. La Nazionale non entusiasma: vince (2-1) a Dublino dove Valcareggi rilancia Corso e conclude la stagione pareggiando (0-0) a Stoccolma dove esordisce Spinosi. L’Inter sarebbe disposta a prendere Riva anche a scatola chiusa. Riva è il grande sogno di Ivanhoe Fraizzoli. «Se Riva lascia la Sardegna si veste di nerazzurro», dice a tutti il presidente dell’Inter e mostra la clausola (che in realtà è un’arma al doppio taglio) sul vecchio contratto dell’«operazione Boninsegna». Arrica fa passerella al «Gallia» e si tiene Riva. Ma anche le altre società non sono più disposte a rinforzare il club isolano. Arrica deve accontentarsi di ingaggiare il terzino Poletti dal Torino e il centravanti Vitali dalla Fiorentina. Entrambi sono reduci da una stagione negativa e cercano un rilancio. Il Cagliari non va più di moda. L’ondata di delirio per Riva sembra passata. Amato, odiato, ora il bomber è seguito con rispetto. Gigi è un lottatore: anche se la fortuna gli ha voltato spesso le spalle, bruscamente, ha sempre reagito da uomo e con le sue forze. Una carriera dapprima sfolgorante, poi travagliata, punteggiata da applausi sfrenati e anche dai fischi. Ma ciò che conta è il dramma della seconda gamba spezzata.
In Riva-uomo c’è una piccola metamorfosi. Capisce che la reazione della gente, che ti innalza ai sette cieli e poi ti tradisce, è normale. Il mondo del calcio è così. Il successo è così. Ora vede con occhio diverso la sua vita. Sta trovando la sua vera identità, il suo profilo umano da collocare in una realtà sociale.
«Nel calcio basta una contrarietà e bisogna ricominciare — filosofeggia — basta una partita sbagliata e si torna indietro. Sono cose che già sapevo e di cui ho avuto conferma. Non ci si può fermare. Non è permesso. Se ci si ferma un solo attimo per riposare, dopo è tardi. Il successo è impostore. Dura pochi anni. E’ destinato a finire. Già adesso devo pensare al giorno in cui dovrò smettere. Penso al momento in cui dovrò lasciare il campo e sarà doloroso. Questo momento mi fa un po’ paura. Ho già scelto. Continuerò a lavorare nell’officina, una concessionaria dell’Alfa Romeo, che ho con un mio socio. Indosserò anche la tuta se sarà necessario. Per il resto non farò né l’allenatore né il presidente, semmai cercherò di scoprire qualche giovane talento calcistico, un altro Riva, insomma, creando un circolo sportivo. Al giorno d’oggi i ragazzi, a Cagliari come altrove: sono costretti a giocare per le strade. Io vorrei dare loro un rifugio sicuro. A fine carriera mi farò promotore di un’iniziativa del genere se troverò l’aiuto necessario».
Gigi ha sempre una grande passione per i motori. Da ragazzo, quando il padrone dell’officina glielo permetteva, si sedeva su una macchina e fingeva di fare un giretto. Gli piacciono le corse (un giorno, sulla pista di Monza, mentre provava un bolide ebbe un incidente ma fortunatamente senza conseguenze) e segue le imprese degli assi del volante. Ogni tanto cambia macchina: prima l’Alfa Romeo 1600, poi la Fiat «Dino» spider, ora una rombante «Montreal». Va forte ma con prudenza. Le strade della Sardegna, tra l’altro, non gli consentono folli velocità. In auto, come a casa, ascolta le canzoni di Fabrizio De André, il cantautore preferito che gli è anche amico: gli ha regalato la chitarra in cambio di una sua maglia azzurra.
C’è chi si chiede se Gigi è innamorato. Lui preferisce sorvolare. Crede però nell’amore. «Non si vive senza amore — afferma —. Qualcosa di buono deve restare nel cuore dell’uomo. Si, qualche volta mi sono innamorato. Chi non è stato innamorato? Non ho mai cercato di reprimere i miei sentimenti. Che mi sposerò è certo, quando non l’ho deciso. Mi piacerebbe molto avere un figlio; i bambini danno un sapore alla vita di un uomo».
Un tempo, Riva si presentava ai raduni degli azzurri a Coverciano, buon ultimo, spesso autorizzato da Valcareggi per le difficoltà di viaggio che doveva incontrare. Amava dormire fino a mezzogiorno e nessuno osava cambiare queste abitudini che contrastavano con certe regole. Quando lo convocano a Firenze, per l’amichevole con il Messico, è il primo ad arrivare. Sente risorgere il calore e la fiducia attorno a lui anche se deve ancora dimostrare di essere il Riva di un tempo.
Il 25 settembre, quasi un anno dopo l’incidente di Vienna, Riva torna a rivestire la maglia azzurra. Sbuca dal sottopassaggio di Marassi con il cuore che gli batte forte. Il pubblico lo accoglie con una lunga ovazione. L’Italia si schiera così: Zoff, Burgnich, Facchetti, Bertini, Spinosi, Cera, Mazzola, Corso, Boninsegna, De Sisti, Riva. E’ sempre la Nazionale degli «equivoci» imperniata sulla vecchia guardia e sui… compromessi.
La folla si aspetta i gol di Riva ma è Boninsegna, in gran forma, a far centro due volte (2-0). Boninsegna, al di là della sportiva rivalità che lo divide da Riva, ha sempre avuto rispetto e ammirazione per Gigi e non ne approfitta per dire: «Visto? Sono il più forte». Capisce che Riva è in rodaggio. Ha già vinto il titolo di cannoniere dimostrando che, come Riva, è votato al gol. Si deve evitare di tornare al brusco raffronto tra prim’attori dove nessuno vuol fare il secondo.
Per Riva la partita di Genova aveva solo lo scopo di sbloccarlo psicologicamente da certe paure. Ora gli manca il gol. Tanto per non perdere l’abitudine ne segna uno al Verona (3-1). Poi c’è una partita importante per la Nazionale, a San Siro, contro la Svezia, il 9 ottobre. E’ decisiva per l’ammissione dell’Italia ai quarti di finale del campionato Europeo. Valcareggi ripresenta Riva e Boninsegna insieme in una formazione che comprende; Zoff; Burgnich, Facchetti; Bertini, Rosato, Cera; Mazzola, Benetti, Boninsegna, Rivera, Riva. L’escluso è De Sisti.
Dopo appena tre minuti su traversone basso di Mazzola — che finalmente si è deciso a fare l’ala tornante — Gigi va in gol. San Siro esplode. Poi è il turno di Boninsegna ed è ancora Riva, con lancio calibrato di Rivera, a segnare la terza rete di un trionfale successo (3-0). Gigi ringrazia Mazzola e Rivera.
In campionato, dopo un promettente avvio, il Cagliari si inceppa a Bergamo: Riva segna un gol ma i rossoblu perdono (1-2). Poi pareggiano in casa con il Catanzaro (0-0) e a Torino vengono sconfitti (0-1) dai granata. La squadra stenta a funzionare. Vitali manca l’intesa con Riva; Domenghini è profondamente turbato da voci scandalistiche che lo riguardano. Scopigno, che era già stato messo sotto accusa, viene confermato dai dirigenti ma la sua posizione non è più solida come un tempo: il «filosofo» ha perso prestigio anche se Riva lo difende. Gigi va in campo deciso ad aiutare Scopigno: segna una rete e il Cagliari piega il Napoli (2-1). La domenica dopo i sardi strappano un prezioso pareggio (0-0) a San Siro con il Milan.
C’è un nuovo impegno azzurro a distogliere l’attenzione di Riva dai problemi del Cagliari. L’Italia gioca il 20 novembre all’Olimpico con l’Austria. E’ l’ultima partita del girone eliminatorio. E’ una semplice formalità: siamo già qualificati, il risultato non conta più. Il motivo di maggior richiamo è costituito dal fatto che Riva incontra Hof (quello di Vienna). L’austriaco ribadisce le sue scuse e Gigi le accetta, senza rancore.
L’attacco a tre punte (Prati, Boninsegna e Riva) è destinato a fallire. Proprio Prati porta in vantaggio gli azzurri tuttavia la manovra balbetta, il centocampo non filtra, gli attaccanti rimangono in attesa di palloni che non arrivano. Jara pareggia. Un autogol dell’esordiente Santarini rende precaria la situazione ma De Sisti, ad un quardo d’ora dalla fine, centra la porta di Antrich: 2-2 e salviamo la faccia ma la soluzione a «rombo», come l’aveva definita Valcareggi, viene accantonata. Queste le formazioni: Italia: Zoff; Roversi, Facchetti; Bertini (Bedin), Bet, Santarini; Prati, Benetti (Sala), Boninsegna, De Sisti, Riva. Austria: Antrich, Sara, Pumm, Eigenstiller, Schmidradner, Hof, Köglberger, Horvath, Pirkner, Ettmayer, Jara.
Riva si sfoga in campionato. Segna due gol al Bologna (2-1) e uno all’Olimpico con la Roma (2-2). A Milano con l’Inter, il Cagliari fa 0-0 e con lo stesso risultato pareggia con la Fiorentina in casa. Con due gol di Riva vince a Vicenza (1-0) e a Varese (2-0) quindi batte la Juventus al Sant’Elia (2-1) grazie ad una colossale «papera» del portiere bianconero Carmignani che si lascia sfuggire un pallone calciato, alla «viva il parroco» e da notevole distanza, da Domenghini. Il Cagliari si riaffaccia nei quartieri alti della classifica anche se poi pareggia (0-0) a Marassi con la Sampdoria. Supera il Mantova (1-0) in casa e consolida il quarto posto. A Verona vince (2-0) e diventa secondo a due punti dalla coppia-guida Milan-Juventus. Gigi realizza un gol e propizia il secondo, con un tiro che va a sbattere sul palo: la palla tornerebbe in campo, ma Colombo, l’ex portiere cagliaritano, in leggero ritardo la riceve sulla schiena e la fa carambolare in rete. E’ autogol di Colombo.
Sentendosi defraudato di un gol, Riva, per tutta risposta, segna una doppieta all’Atalanta negli ultimi dieci minuti (2-0) e raggiunge il Milan, sconfitto. La Juventus rimane sola. Sembra possibile un aggancio ma a Catanzaro il Cagliari vede sfumare la vittoria per un incredibile episodio che ha Niccolai protagonista: lo stopper, nel tentativo di liberarsi del pallone, lo scaraventa verso la propria rete obbligando Brugnera a sostituirsi al portiere per evitare l’autogol. Lo Bello decreta il rigore e i calabresi pareggiano proprio al novantesimo. Delusi per questo mezzo passo falso, i cagliaritani si fanno battere in casa dal Torino. Riva realizza il punto della bandiera dal dischetto. A Napoli fanno 0-0.
C’è ancora un sabato azzurro. L’Italia, il 4 marzo, gioca ad Atene con la Grecia. Rivera dà forfait proprio alla vigilia e al suo posto viene rilanciato Sala. Valcareggi allinea: Zoff; Burgnich, Facchetti; De Sisti, Rosato, Cera; Mazzola, Benetti, Boninsegna, Sala, Riva. Poi sostituisce Benetti con Bertini e Rosato con Bedin. Grecia: Christidis, Dimitriu, Anghelis, Sinetopulos, Toskas, Sarafis , Kudas, Papaioannu I, Antoniadis, Domazos, Pomonis. Perdiamo (1-2). Sala non convince, De Sisti fa il terzino. E’, una squadra slegata. L’esibizione è squallida. Ne fa le spese anche Riva.
Con la vittoria sul Milan (2-1), rete decisiva su rigore di Riva, il Cagliari è nuovamente secondo a tre lunghezze dalla Juventus. C’è un rifiorire di entusiasmi ma è un episodio effimero. A Bologna il Cagliari perde (1-2): Riva acciuffa il pareggio, ma Niccolai con una delle sue classiche autoreti beffa Albertosi. Riva si rimbocca le maniche perché non vuole perdere la sfida con Boninsegna e perché crede ancora nel Cagliari. I sardi riprendono quota vincendo con la Roma (1-0), gol di Riva; sconfìggendo l’Inter (2-1), un gol di Gigi e facendo il tris a Firenze con una rete del bomber di Leggiuno. Il Cagliari tallona, ad un punto di distanza, Juventus e Torino. Poi travolge il Lanerossi Vicenza (3-0), un gol di Riva su rigore e affianca la Juventus. Incespica con il Varese in casa (1-1, gol di Riva) e lascia andare in fuga i bianconeri.
Il campionato si fa incertissimo, ricco di thrilling, come un giallo alla Hitchcock. A spegnere un po’ la tensione e a distogliere l’attenzione dei tifosi ci pensa la Nazionale che il 29 aprile, a Milano, incontra il Belgio di Van Himst nei quarti di finale. La formazione azzurra è questa: Albertosi; Burgnich, Facchetti; . Bedin, Rosato, Cera; Domenghini, Mazzola, Anastasi, De Sisti, Riva. Valcareggi ripropone il tandem Anastasi-Riva dopo gli insuccessi dell’accoppiata Boninsegna-Riva. Il commissario tecnico va dritto per la sua strada e sfida San Siro. Non ha fortuna. Il Belgio si dispone a catenaccio (ha imparato da noi) ed ha un Piot in gran vena che ferma quei pochi palloni insidiosi che riusciamo a spingere verso la sua porta. La sostituzione, nell’intervallo, dello spento Domenghini con il debuttante Causio non modifica la sostanza della partita. Lo 0-0 non ci preclude l’accesso alle semifinali ma ci rendiamo conto che sarà molto difficile riuscire a battere il Belgio in casa. Ricordiamo la formazione belga: Piot, Heylens, Martens, Thissen, Vandendaele, Dockx, Semmeling, Van Moer, Lambert, Van Himst, Verheyen.
A Torino, nel confronto diretto con la Juventus, il Cagliari dà l’addio alle speranze tricolori. Vince la Juventus (2-1). Non certo con il morale alto, Riva prende parte alla trasferta di Bruxelles dove il 13 maggio l’Italia restituisce la visita al Belgio. E’ una data fatidica per gli azzurri la data della disfatta del Pare Astrid. Valcareggi utilizza: Albertosi, Burgnich, Facchetti; Bertini, Spinosi, Cera; Mazzola, Benetti, Boninsegna, De Sisti, Riva. Il Belgio contrappone: Piot, Heylens, Dolmans, Thissen, Vandendaele, Dockx, Semmeling, Van Moer, Lambert, Van Himst, Verheyen.
L’Italia gioca male, il Belgio la sovrasta. Ci troviamo in svantaggio dopo 23′ per una rete segnata da Van Moer. Valcareggi toglie Bertini e mette Capello all’esordio. Non serve. Mazzola è in serata-no e non combina niente di buono. Riva e Boninsegna si annullano a vicenda; la nostra difesa, sempre imperniata sui «messicani», traballa. Anche Spinosi, alla sua terza partita in Nazionale, non rende in quel bailamme e Van Hims piazza la botta del 2-0. E’ il ko. Inutile è il gol su rigore messo a segno da Riva a quattro minuti dal termine.