Giovanni Arpino: Cronache Messicane

7 giugno: Quando le stelle stanno a guardare

Se Riva non segna, dì chi è la colpa? Gli si è appannato il «genio» del gol, o sono i compagni che lo servono con rari palloni? Il nostro numero uno non è in crisi. E’ cupo, quasi rabbioso in volto, ha i nervi tesissimi, ma è carico di salute, di velocità, la condizione dei suoi riflessi è ottima. Durante l’incontro con l’Uruguay ha avuto pochissimi palloni giocabili (di cui uno su punizione, sparato alto), e ha cercato di sfondare ma senza successo. Il centrocampo italiano era chiuso attorno alla difesa, alle punte si pensava sì e no. — Ogni partita in Messico equivale a cinque — ha confessato Riva — per la scarsità di ossigeno, per gli sforzi che si devono compiere sullo scatto, per la cura con cui si è marcati. E’ stata costruita una squadra su Riva, e questa squadra non sa accendere le micce del suo cannoniere, anzi lo lascia sempre più solo. La colpa non è degli altri, almeno in parte. La colpa è dell’assetto estremamente prudente della squadra (che vuole entrare nei quarti e quindi specula sul punteggio), e più «colpa» hanno gli avversari, che macinando un gioco a passaggi brevi tengono il centrocampo e vengono all’assalto passettino su passettino, come in una guerra manovrata. Riva, abituato a scatti su lanci lunghi, soffre. Spreme il fisico senza riuscire a lanciarsi e far gioco. A vederlo, sembra il guerriero di sempre, ma è come Gulliver, impaniato dai lacci di mille nanerottoli. Lacci esili, ma infiniti. Legami invisibili ma tenacissimi. Prigioniero in questa rete tattica, atmosferica, tecnica, Gigi Riva cerca di scaricarsi con un gol. Ha bisogno di un gol adesso, subito, lui che ne ha segnati tanti, di facili e di impossibili. Ha bisogno di vedere una rete squassata dal suo bazooka sinistro. Ne sta facendo una malattia. Si rode il fegato. Non si diverte. Il sistema nervoso di un campione è la somma di equilibri estremamente delicati. Riva si controlla, sì chiude nel suo mutismo, si dibatte in mille elucubrazioni. Il gol. Quel gol. Deve arrivare. Sembra lì, pronto, sulla punta del suo sinistro, ma ancora non è venuto. Pelé ha segnato, Riva ancora no. Tra le pieghe della Coppa Rimet, che sgrana un rosario ossessivo, c’è anche questo dramma. Non è piccolo, è anzi il segreto di tutta la squadra. O quel sinistro ritrova il suo momento magico o è notte per tutti.