JAIRZINHO: Samba di stelle

Il grande romanzo del calcio è ricco di pagine bellissime, di storie di campioni che hanno dovuto lottare contro mille avversità e altri nati invece sotto il segno del “predestinato”. Sicuramente un predestinato lo è stato Jair Ventura Filho nato a Rio De Janeiro il 25 dicembre del ’44. Non tanto per la data di nascita, ma per la scelta della famiglia Ventura a inizio anni 50 di trasferirsi dal municipio di Duca de Caxias a Rio de Janeiro in via General Severiano, proprio di fianco alla sede del Botafogo, proprio in quegli anni il Botafogo acquisì la fama di “ò glorioso” per via dei tanti fuoriclasse che giocavano con la maglia bianconera dalla stella solitaria, pensate solo a Manga, Nilton Santos il terzino chiamato enciclopedia del calcio che rivoluzionò il ruolo del terzino fino ad allora poco considerato, a Didi il principe etiope, Zagalo, Amarildo, Quarantinha e sopratutto Manè Garrincha l’allegria del popolo.

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Normale per il giovanissimo Jair, conosciuto dai più come Jairzinho, sognare con le gesta di quei tanti fuoriclasse che poteva ammirare tutti i giorni, nel ’58 entra nel settore giovanile della squadra del cuore, il suo ruolo ovviamente è quello di ala destra, come poteva essere differente avendo l’esempio di Manè sotto gli occhi, contribuisce ad aumentare la gloria del club a livello giovanile vincendo 3 campionati juniores consecutivi dal ’61 al ’63. Proprio nel 63 Jairzinho fa l’esordio in prima squadra, ovviamente non riesce ad entrare in pianta stabile subito ma si rende comunque utile e fa intravedere doti non comuni per un ragazzo, deve cambiare ruolo, ovviamente Garrincha non si può toccare, quindi cambia da prima fascia poi trova la sua collocazione come centravanti dove esibisce un innato senso del gol.

Nel 1965 l’addio di Garrincha al fogao da il là alla carriera del giovane Jairzinho, il compito è dei più terribili, ereditare quella maglia numero 7 senza far rimpiagere Manè, stessa situazione più o meno vissuta a Napoli anni dopo da Zola che fu il primo ad ereditare la maglia di Maradona. Jairzinho però affronta l’impegno senza timori e mostra un calcio diverso dal suo maestro, se Garrincha era tutto genio fantasia e dribbling, Jair Filho invece pur avendo un buon dribbling (anche se non paragonabile a quello di Manè) faceva della potenza fisica e delle accelerazioni il suo cavallo di battaglia, possedeva una grandissima velocità di base, ed una notevole resistenza fisica che gli permetteva di resistere alle cariche più decise grazie anche ai fianchi robusti ed alle ginocchia tese pronte ai contrasti, sicuramente molto più atleta e meno artista, possedeva pure un tiro terrificante che unito al naturale fiuto del gol lo portano a segnare valanghe di reti.

Nel 1967 chiede ed ottiene il cambio della maglia dal mitico numero 7 al numero 10, forse per mostrare di non essere l’erede di Manè ma semplicemente Jairzinho, oltre al cambio di maglia ottiene anche il cambio di ruolo di fatti col tempo passa dalla fascia alla posizione centrale di mezzapunta-trequartista che era di fatti il suo ruolo preferito, anche se spesso per sfruttare il suo potenziale offensivo l’allenatore gli chiedeva di fare il centravanti puro.

Gioca in un Botafogo che pur non avendo più per motivi anagrafici il leggendario telaio di squadra degli anni 50 e inizio 60, è comunque di alto livello, di fatti oltre a Jairzinho poteva contare su Gerson, Alfonsinho sulla forte ala sinistra Paulo Cesar Lima e su Paulo Cesar Cajù; quel Botafogo vincerà la Taça Brasil del 68 (cioè la coppa brasile) che sarà molto più di una coppa nazionale, in quegli anni non esisteva ancora il brasileirao, ma solamente il Rio-Sao Paulo cioè il torneo tra i club dello stato carioca e paulista, mentre la coppa brasil rappresentava l’unico torneo che univa l’intero territorio nazionale. Oltre alla Taça Brasil vincerà due titoli consecuti dello stato di Rio de Janeiro, l’Estadual, nel 67 e nel 68, tra l’altro vincerà sempre nel 67 e nel 68 pure la neo nata Taça Guanabara, una sorta di coppa dello stato di Rio de Janeiro, oltre a vincere pure in quegli pure un Rio-Sao Paulo. Forse la partita che i tifosi del fogao ricordano con maggior piacere è quella del ’72 dove il Botafogo batte l’arcirivale Flamengo per 6-0 con 3 gol di Jairzinho.

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Jairzinho nella breve parentesi francese con il Marsiglia

Nel 1974 Jairzinho pur avendo un ricco contratto lascia il Brasile, vuole fare una esperienza professionale e di vita all’estero, così accetta le lusinghe dei francesi dell’Olympique Marsiglia, dove però fatica ad ambientarsi e si rende protagonista col suo carattere fumantino di uno sgradevole episodio nel quale aggredisce un segnalinee che lo aveva fermato per un fallo inesistente. Così dopo solo un anno fa rientro in Brasile a 31 anni destinazione Belo Horizonte, Cruzeiro con il club degli italiani del Minas Gerais vince un Estadual Mineiro e sopratutto una Libertadores nel ’76.

Dopo 2 anni e 31 gol realizzati lascia la raposa ed ormai verso la fine carriera effettua nuove esperienze all’estero. Da prima in Venezuela col Portuguesa de Acarigua dove arriva sorprendentemente in semifinale di Libertadores e poi in Bolivia nel Wilsterman, prima di avere una parentesi a Sao Paulo nel Noroeste di Baurù. Nel ’81 torna al Botafogo per chiudere definitivamente la carriera: in totale per i bianconeri segnerà 186 gol.

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Mondiali 1974: Jairzinho nel match contro lo Zaire

In nazionale raccoglie oltre 100 presenze di cui 82 in impegni ufficiali, prende parte ai mondiali del 1970, a quei mondiali dovrà però far rientro nel vecchio ruolo di la destra in quanto al centro vi erano già Pelè, Tostao e Gerson, ciò nonostante Jairzinho segna 2 gol nella partita di esordio contro la Cecoslovacchia e poi va in gol in tutte le altre 5 partite del torneo compresa la storica finale contro l’italia finita 4-1 per i brasiliani, anche se la partita più dura fu la semifinale contro l’Uruguay finita 3-1, dove gli uruguayani giocarono non una partita dura ma autenticamente violenta con continui falli cattivi nel tentativo di intimorire i brasiliani: Jairzinho in particolare venne colpito in ripetizione da Mujica, ma sempre grazie alla sua resistenza ed equilibrio riuscì a superarlo oltre che a segnare. In totale realizzerà per il Brasile 7 gol in 6 partite in quel mondiale, guadagnando il sopranome di Furacao ovvero di “uragano”, sempre con la nazionale canarinha vincerà il torneo minicopa del 72 in finale contro il Portogallo realizzando il gol partita.