Juary e Avellino, una lunga storia d’amore

Giugno 1980. Il calcio italiano è ancora scosso dal calcioscommesse, nel vortice nero dell’illegalità ci finiscono calciatori e squadre. Lazio e Milan vengono retrocesse in B, mentre Avellino, Perugia e Bologna vengono sentenziate con cinque punti di penalità da scontare nel campionato 1980/81. In Europa le cose non vanno meglio, la Coppa Campioni, infatti, manca dal 1969. Nel giugno del ’80 si decide di riaprire nuovamente il calciomercato degli stranieri chiuso dopo la disfatta con la Corea ai Mondiali inglesi del ’66. Bisogna tornare a competere nelle coppe europee. Dopo la riapertura delle frontiere in Italia sbarcano undici pionieri: Bertoni (Fiorentina), Brady (Juventus), Eneas (Bologna), Falcao (Roma), Fortunato (Perugia), Krol (Napoli), Luis Silvio (Pistoiese), Neumann (Udinese), Prohaska (Inter) e Van de Korput (Torino).

Juary con la maglia del Santos

Anche l’Avellino non si lascia sfuggire l’occasione e sonda il mercato straniero. Fiumicino, 23 giugno. Dopo un volo lunghissimo, Messico-Madrid e poi Roma, sbarca in Italia il nuovo centravanti dell’Avellino: Jorge Dos Santos Filho, in arte Juary. Ad attendere il nuovo attaccante c’è l’allenatore degli irpini Vinicio poi, insieme con un dirigente messicano, si parte in macchina con destinazione Avellino. Juary nasce a João do Meriti (Rio), il 16 giugno del 1959. Attaccante mingherlino (1,68 x 64) fa della velocità la sua arma migliore.

Cresce calcisticamente nel Santos, con l’ex club di Pelé esordisce in massima serie nel 1976 (2 presenze). Nel 1977 entra stabilmente in prima squadra (15 presenze e 4 reti), ma è il 1978 l’anno della consacrazione. Con il Santos vince il campionato Paulista, meglio conosciuto come Paulistão (campionato dello stato di San Paolo, il più “anziano” del Brasile), e firma 14 reti dopo la qualificazione al campionato Brasileiro (i play off per lo scudetto). Il 26 luglio del 1979 arriva anche l’esordio in nazionale, quando il tecnico carioca Coutinho convoca Juary in due gare di Coppa America. Juary entra in gara in corso sia contro la Bolivia sia contro l’Argentina, in quelle che saranno le prime e uniche due apparizioni in nazionale. Il 1979 è anche l’anno dell’addio. Causa una crisi economica della società paulista, Juary lascia il Santos e approda all’Universidad de Guadalajara.

Non sarà una stagione da ricordare sia per il Guadalajara (eliminato subito nella lotta per il titolo) sia per Juary che chiude la stagione con 25 presenze e 5 reti. L’arrivo in Italia, insomma, non rientra nei programmi del minuscolo attaccante: «La stagione era terminata e stavo per andare in vacanza. Mi dicono che dovevo andare in Italia a vedere alcuni giocatori, perché io ho fiuto per i talenti. Sull’aereo mi fanno bere un po’, alla fine sbotto e voglio sapere che succede. Mi rispondono: Ti abbiamo venduto all’Avellino. Mi spiegano che era stato Sergio Clerici a indicarmi a Vinicio e altre storie ma, alla fine, si capisce che era per soldi».

L’Avellino mette sul piatto 700 mila dollari (quasi 590 milioni di lire) per accaparrarsi il minuto attaccante. L’unico a non essere entusiasta dell’affare sembra Sibilia, arrivati in sede per la firma del contratto, Juary e Vinicio vengono subito accolti dal commendatore: «Vinì, io volevo n’attaccante e tu m’ha portato a chist’ cà, secondo te chist’ è nò jocatore?». Immediata la risposta del tecnico: «Presidente, questo è un bravo calciatore, lo metta sotto contratto. Vabbuò, io il contratto glielo faccio, ma se non va buono te ne mann’ prima a te e po’ a iss». Juary così firma un contratto da 20 milioni netti a stagione.

Anche se dopo il suo acquisto sorgono i primi interrogativi. In una squadra lenta e dal gioco manovrato, contro difese granitiche, Juary è la scelta giusta? Chi non la pensa così è l’ex bomber di Milan, Napoli e Juventus, Josè Altafini: «Il suo difetto è la statura ma quando è in giornata è indiavolato e diventa imprendibile. L’ho visto prodursi in spunti eccezionali e dopo ogni gol correre alla bandierina ed improvvisare una sorta di danza indiana. E’ una punta che può provocare rigori, fare assist e segnare».

Già, danza indiana. Il tutto nasce qualche anno prima durante il derby Santos-San Paolo: «Nel ’78 ero al Santos e durante una partita al Morumbi mi chiedono come avrei esultato in caso di un gol. Dopo la prima marcatura anziché alzare le braccia, puntai la bandierina del corner e ci girai attorno. La gente impazzì. Girai attorno alla bandierina al primo, al secondo e al terzo gol. Un gesto spontaneo, non studiato. Poiché piacque tanto e mi portava bene, lo rifeci». Causa problemi burocratici (non arriva il transfert dal Messico) Juary è costretto a saltare le prime due gare di Coppa Italia. Il 31 agosto 1980 arriva il tanto atteso esordio. Contro il Catania Juary segna anche la sua prima rete in biancoverde, con inevitabile primo giro attorno alla bandierina: «Segnai subito al Catania in Coppa Italia: era la mia prima partita. Una gioia immensa, ebbi la fortuna di farmi apprezzare subito».

Ai nastri di partenza stagione 1980/81, l’Avellino si ritrova subito a rincorrere gli avversari, infatti, la squadra di Vinicio inizia il campionato con 5 punti di penalizzazione. Nella gara di esordio ecco arrivare il primo sorriso della stagione: Brescia-Avellino 1-2. Juary gioca solo la prima frazione di gara, giusto il tempo di non vedersi concedere un rigore dall’arbitro Lattanzi, che prima della gara aveva “minacciato” l’attaccante brasiliano tramite il segretario Marino «Avverta Juary di non fare il giri attorno alla bandierina se dovesse segnare. Altrimenti lo espellerò». Per vedere la prima marcatura in campionato bisogna aspettare la quarta giornata. Nella gara interna contro il Cagliari Juary prima si procura un rigore e poi realizza la rete della vittoria. Dopo qualche gara sottotono l’attaccante brasiliano ritorna al gol in quel fatidico Avellino-Ascoli 4-2 (8° giornata, gara che verrà ricordata per il terremoto che in serata sconvolgerà l’Irpinia), contro i marchigiani Juary offre un’altra buona prestazione coronata da una rete e da un rigore propiziato.

Alla 10° arriva anche la prima doppietta italiana (Udinese-Avellino 5-4), con il momento positivo che continua anche la giornata seguente quando Juary è il match winner di Avellino-Catanzaro 1-0. Dopo undici giornate si trova subito dietro ai principali cannonieri del campionato: Pruzzo 9 reti, Altobelli 8, Graziani 7, Juary e Pellegrini 5. «Per lui ho speso settecentomila dollari, ora vale quattro miliardi» dichiara un raggiante Sibilia. Grazie alle reti del folletto biancoverde, l’Avellino impiega solo cinque giornate per cancellare il gap dei 5 punti di penalizzazione, ma la classifica rimane ugualmente deficitaria. Nemmeno il terremoto scalfisce la squadra di Vinicio. Tutto faceva presagire ad una lenta ma inesorabile risalita verso posizioni più tranquille, quando arriva il conto da pagare.

Il 18 gennaio 1981, in uno scontro fortuito con il portiere dell’Inter Bordon, Juary si infortuna gravemente. In un primo consulto effettuato alla clinica Malzoni dal Prof. Cillo si escludono lesioni al menisco, il referto, infatti, parla solo di uno stiramento del collaterale mediale del ginocchio destro. Si parla di tempi di recupero brevi, ma sarà l’inizio del calvario. Juary ritorna ad allenarsi ma dopo un mese il suo ginocchio si ferma nuovamente. Portato a Bologna da uno specialista, il Prof. Trenanni, la diagnosi non lascia scampo: lesione al menisco e ai legamenti del ginocchio destro. Juary deve essere operato: un mese di gesso e tre per il completo recupero. Il campionato del brasiliano è in pratica finito: «Me lo sentivo che il guaio era ormai fatto. Il vostro Juary si è rotto, adesso cerchiamo di aggiustarlo in fretta, ma voi non perdetevi d’animo. Il calcio è importante in questa città, era importante prima, lo è di più adesso. Credo che l’Avellino si salverà anche senza di me. Io non sono mai stato insostituibile».

L’Avellino di Vinicio, costretto a giocare il clou della stagione senza vere e proprie punte, riesce nell’impresa di agguantare la salvezza nonostante la penalizzazione, il terremoto e il grave infortunio occorso a Juary. Il brasiliano chiude la sua prima esperienza in Irpinia con all’attivo 12 presenze e 5 reti, più una rete in Coppa Italia, con una media voto di 6,45. Non male per uno che doveva “soffrire” il campionato italiano.

Ai nastri di partenza della stagione 1981/82, l’Avellino acquista Chimenti in attesa del completo recupero di Juary. Il brasiliano, infatti, ritorna in campo solo nell’ultima gara di Coppa Italia contro l’Inter. Quando tutto sembra passato ecco di nuovo un altro infortunio. Prima di campionato, Juary esce dall’Olimpico dopo appena dieci minuti di gara, è lo stesso medico della Roma, dr. Aliccicco, a tranquillizzare l’attaccante: fortissima distorsione alla caviglia sinistra. Il pianto negli spogliatoi, poi la corsa all’ospedale. Solo dopo un’ora a Juary torna la parola: «E’ stata un’ora di incubo, credevo di essere perseguitato dalla sfortuna. Solo dieci minuti di gioco nel giorno più atteso. Poi il gran dolore per colpa di una maledetta buca. Mi ha chiamato anche Falcao, gli ho detto che tornerò presto in campo».

Passano due mesi e mezzo prima di rivedere Juary sul rettangolo verde. L’Avellino, dopo nove giornate, si trova a metà classifica. Nella gara interna contro il Cesena è proprio Juary ad aprire le marcature, il brasiliano così ritorna a segnare al Partenio dopo più di anno, il guizzo vincente, infatti, mancava dal lontano 23 novembre 1980: «Ora mi sento rinato. E’ come se incominciassi a giocare da oggi». Il brasiliano si ripete alla 12° contro il Milan, la sua rete apre la strada al successo biancoverde: «Sono corso verso il commendatore Sibilia per testimoniargli il mio affetto in questi momenti per lui difficili (Sibilia è accusato di legami con la camorra, ndr). E’ stato un padre per me». La samba intorno alla bandierina non si ferma e continua la giornata seguente, quando Juary firma la rete della vittoria nel blitz irpino in quel di Como (1-0). Dopo due gare a secco contro Cagliari ed Inter, ecco arrivare il quarto sigillo in campionato. Juary firma una rete pesantissima che vale due punti contro la Roma (1-0).

La vittoria ottenuta contro la squadra di Falcao consolida il quinto posto in classifica, in Irpinia si parla addirittura di qualificazione alla Coppa Uefa. Dalla 17° alla 21°, però, arrivano solo due punti. La squadra di Vinicio scivola in classifica ma sempre ben distante dalla zona retrocessione. Accusato di scarsi risultati da Sibilia, Vinicio decide di dimettersi rinunciando anche a 50 milioni di premio salvezza. Dopo cinque gare senza reti Juary ritrova la via del gol nel derby contro il Napoli. Nel roboante 3-0 inflitto ai partenopei Juary segna una doppietta. Con la squadra ormai in salvo già da tempo, su Juary iniziano a circolare le prime voci di mercato. La sua stagione si chiude con altre due marcature contro il Milan e Cagliari, con un bottino personale fatto di 22 presenze e 8 reti, 1.874 minuti giocati ed una media voto di 6,09.

A maggio il trasferimento all’Inter, prezzo del cartellino: 2 miliardi di lire. Nei sue due anni in biancoverde Juary colleziona 34 presenze in campionato con 13 reti all’attivo (0,38 di media), più 3 presenze e una rete in Coppa Italia. Nonostante l’avvento in panchina dell’ex Marchesi, l’avventura in neroazzurro si rivelerà una delusione: «L’Inter in realtà voleva Schachner. Milano era una città troppo grande, mi sentivo solo, mi mancava il calore della gente del Sud. Certo, ad Avellino ero un re, all’Inter uno dei tanti. Non ero pronto al salto, tutto qui: sarei dovuto rimanere un altro anno ad Avellino».

Dopo l’esperienza con la maglia dell’Inter (21 presenze e 2 reti), Juary passa prima all’Ascoli (27/5) e poi alla Cremonese (19/2), senza lasciare mai il segno. La sua carriera sembra in declino, quando nel 1985, per 40 mila dollari, si trasferisce in Portogallo. Nelle fila del Porto rimane due stagioni vincendo un campionato, una coppa di Portogallo e una Coppa Campioni.

E’ proprio grazie ad una sua rete che il Porto batte il Bayern Monaco in finale. Ritorna in Brasile (Portuguesa), poi Boavista, prima del ritorno definitivo in Patria tra le file del Santos prima, Moto Clube e Vitoria Clube poi. Jorge Juary, il primo straniero dell’Avellino in serie A.

Testo di di Stefano D’Argenio (www.avellino-calcio.it)