La presidentessa dell’Inter, che dopo un lungo silenzio apre al cronista un cuore pieno di tristezza, ce l’ha col destino ma sopratutto con la stampa che ha demolito le squadre milanesi e in particolare la sua
Lady Renata: la signora canta il blues
SANTA MARGHERITA – E’ di nuovo pimpante, Lady Renata Fraizzoli, Nostra Signora di San Siro. La presidentessa dell’Inter. I giornalisti l’hanno paragonata a una modella di Tiffany per i preziosi gioielli che sfoggia con disinvoltura. Accetta il complimento ma rifiuta l’intervista.
« Guardi — dice cortese ma gelida — che se è venuto qui con la speranza di farmi parlare perde il suo tempo. Io con i giornalisti non parlo da mesi anche se continuo a leggere il mio nome sul giornale ».
— Dispiaciuta signora?
« Senta, quando incontro Alberto Zardin della “Gazzetta” gli chiedo cosa ho detto a mia madre mercoledì scorso ».
— Non capisco signora.
« Ebbene sulla “Gazzetta dello sport” ho letto che io avrei detto a Mariolìno Corso di non impegnarsi con nessuno perché l’ Inter è a sua disposizione ».
— Tutti sanno che lei ha un debole per Mariolino. Non aveva forse detto al Circolo dell’Inter che vale più un quarto d’ora di Corso di un’ora e mezza di Domenghini?
« Ma sulla “rosea” c’era pure scritto che io avevo incontrato i coniugi Corso alle “Colline Pistoiesi” ».
— Da Pietro Gori si mangia bene…
« Ma io non vado alle “Colline” da parecchio tempo, e non vedo Corso dal maggio dell’anno scorso. Mi sembra di averlo incontrato a San Siro in occasione di una partita di Coppa Italia. Ho rivisto di recente la signora Enrica e a momenti nemmeno la riconoscevo perché dopo l’operazione è diventata bruna e le hanno tagliato pure i capelli».
– Dire che lei rivorrebbe Corso nello staff dell’Inter non è certo un’offesa.
« Ma scrivere che io l’ho incontrato alle “Colline Pistoiesi”, non è scrivere la verità. Una volta ì giornalisti prima di pubblicare una notizia la controllavano, oggi non succede più. E a me questo genere di giornalismo non piace. Per questo da tempo non rilascio più dichiarazioni ai giornali. Così non ho da pentirmene».
Interviene il dottor Ivanhoe: «E’ vero, cara, che dopo ogni intervista ti sei dovuta pentire di averla rilasciata perché il tuo pensiero è stato travisato. Però Domeniconi è un amico, ti prego Nana, digli qualcosa».
Lady Renata scatta come se fosse Boninsegna: «Un amico Domeniconi? Non ti ricordi, Ivanhoe, che ti avevo ritagliato un suo articolo che aveva come titolo: “Fraizzoli è un pollo!”. Ti avevo pure detto: Ivanhoe perché non vai a San Siro con un pollo al guinzaglio? ».
Cerco di difendermi:
– Non potete negare che in passato qualche volta avete sbagliato gli acquisti…
«Ne abbiamo sbagliati tanti, tantissimi – ribatte il presidente -. Ma lei non ha mai sbagliato un articolo?».
– Tanti, presidente, tantissimi…
« Di noi però si ricordano solo gli acquisti sbagliati, mai quelli indovinati. Non mi sembra giusto ».
– Avete dato via Bellugi che a Bologna è tornato in Nazionale e ora dovete arrangiarvi con Gasparini che sembra più un hippy che uno stopper.
Riprende la Lady: «Mio marito ha spiegato tante volte che Bellugi non è stato ceduto per motivi tecnici. Come giocatore non è mai stato discusso. A volte il matrimonio guasta un uomo».
– Cosa intende dire, gentile signora?
«Lui forse si era un po’ montata la testa! Aveva accanto una bella donna, ma poco chic. Ricordo che una sera l’ho conosciuta al Circolo. D’accordo la gioventù, ma a una signora non si addice la minigonna, insomma è un abbigliamento da ragazzina».
– Qual è la moglie che preferisce?
«La signora Bordon. Che ragazza fine e di classe!».
– Forse per questo Bordon è tornato titolare…
La Lady non raccoglie. Ivanhoe cerca un’automobile per andare sul lungomare a fare la passeggiata del convalescente: «Il dottore – spiega – mi aveva ordinato un po’ di riposo dopo l’operazione di ernia. Ma per le feste sono rimasto a Milano perché mio padre mi ha insegnato che bisogna dare l’esempio agli operai».
– Anche gli operai adesso hanno diritto alle vacanze invernali.
«Ma noi a fine anno abbiamo i bilanci. La mia presenza era indispensabile, così sono rimasto a Milano. Ma ora voglio godermi un po’ questo bel sole della riviera ligure».
Il cavalier Franco Manni fa il gioco del cronista: «Domeniconi ha la macchina, vi accompagna lui».
Così Ivanhoe Renata e Lady Fraizzoli prendono posto sull’automobile del «Guerino». Scendiamo nel viale e il presidente propone: «Andiamo a mangiare la focaccia. Conosco un prestinaio in un vicoletto».
Va a far spesa, la signora Renata. Mentre la aspettiamo passa un signore distinto che non ci degna di uno sguardo.
«Non mi ha riconosciuto – fa Ivanhoe – eppure eravamo molto amici. Come è cambiato e come è invecchiato. Quando incontro qualcuno e lo trovo invecchiato poi penso: chissà lui come avrà trovato cambiato me. Perché purtroppo si cambia, si invecchia».
– E’ la legge della vita, presidente.
«Che brutto, invecchiare. Quando ero giovane venivo qui a Santa Margherita e facevo pesca subacquea. Sono stato uno dei primi sub: è un’esperienza bellissima. Il mondo sommerso è un mondo fantastico. Compravo la focaccia e andavo in barca con la tuta e le pinne ».
Arriva la signora con la focaccia: «Adesso la fanno anche a Milano, ma questa è diversa. A Milano la fanno troppo alta e con poco olio. Per mangiare la vera focaccia bisogna venire qui. A me piace pure andare a mangiare la pizza da Alfonso, anche se la vera pizza si mangia a Napoli».
Andiamo a prendere l’aperitivo da “Colombo”: «E’ il bar più antico di Santa Margherita» spiega il presidente. Il dottor Ivanhoe pensa al fegato e sceglie l’Aperol. La Lady chiede un “Carpano”, si vede versare un “Punt e Mes” e commenta: «Evidentemente non sanno che tra il Carpano e il Punt e Mes c’è una certa differenza. Mescolando Carpano e Punt e Mes si forma un aperitivo squisito che si chiama Milano-Torino».
Il cameriere ha udito tutto. Toglie il Punt e Mes e versa il Carpano gradito alla signora.
«Molto gentile, ribatte, ma non era il caso. Andava bene anche il Punt e Mes».
L’aperitivo fa riprendere la conversazione:
– Signora, perché le squadre milanesi non vanno più bene come una volta?
«Perché anche nel calcio ci sono i cicli e perché è difficile lavorare a Milano. Comunque l’ultimo scudetto l’abbiamo vinto noi dell’Inter».
– Quando l’avvocato Peppino Prisco fece mandar via Heriberto per la lite della sigaretta. A proposito: perché l’avvocato segue meno l’Inter che in passato? Ha perso la fiducia pure lui?
«Ha il figlio militare negli alpini. E dice che forse sarà un padre all’antica ma se il ragazzo non viene in licenza a Milano va lui a trovarlo in caserma».
– Torniamo allo scudetto. Avete lasciato Invernizzi però in seguito il “mago di Abbiategrasso” non si era comportato bene con voi. Adesso ho letto che ha rifiutato l’Avellino perché suo marito l’avrebbe pregato di tenersi pronto per l’Inter.
Spiega Manni: «Il presidente dell’Avellino Japicca ha parlato proprio dell’Inter e forse Invernizzi gliel’ha detto davvero, ma era solo per trovare una scusa. Invernizzi è l’unico allenatore libero, è sicuro di sistemarsi presto in serie A, non gli conveniva accettare l’Avellino e così ha tirato in ballo l’Inter. Ma non c’è nulla di vero».
– E sul ritorno di Corso, cosa può dire, presidente?
Fraizzoli è preciso: «Le giuro che tutto quello che so l’ho appreso dai giornali. Sui giornali ho letto che Corso vorrebbe tornare all’Inter per insegnare il calcio ai giovani. Se è così Mariolino non ha che da dirmelo e lo accolgo a braccia aperte. Un posto nel settore giovanile glielo trovo subito. Del resto è tradizione dell’Inter tenere nel proprio seno i giocatori-bandiera».
– Mazzola farà il presidente?
«Per ora Sandrino ci serve come giocatore».
– Da quanto tempo non vede Herrera?
«Dall’anno scorso a Venezia quando giocammo in amichevole a Treviso».
– Non lo sente nemmeno a Radio Montecarlo?
«Parla troppo presto. Non mi sveglio certo alle 7,30 per sentire il “Mago” che commenta il campionato di calcio».
– Masiero dimostrò di saper sostituire degnamente Herrera. Perché è tornato a fare l’allenatore in seconda?
«Bisognerebbe chiederlo a lui».
– Lei cosa dice?
«A me sembra che Masiero sia troppo grasso anche se mi è simpatico proprio perché è pacioccone. Era robusto anche quando giocava ma Manni mi ha detto che adesso l’Enea è capace di mangiarsi tre piatti di pastasciutta. Al Miramare l’altro ieri sera ha protestato con il cameriere dicendo che la porzione di pesce era troppo piccola. Eppure pare che gli avessero portato una cernia gigante… ».
Si torna a parlare di giornali. E Fraizzoli la pensa come il «Guerino»: le gazzette milanesi hanno contribuito ad affossare il Milan e l’Inter.
«Non sai più come comportarti. – si sfoga il presidente – Se parli con uno, si offende l’altro. Se poi parli anche con l’altro si offende il primo che sperava nell’esclusiva. Ricorda l’attacco di Ormezzano su “Tuttosport” quando sono stato intervistato in “Gazzetta”? Ma io mica ero andato alla “Gazzetta” per mettermi in vetrina. Un giorno mi aveva telefonato il direttore Griglie supplicandomi di dire qualcosa sull’Inter perché il Tour era finito e non sapeva come riempire il giornale».
– E lei milanese col «coeur in man»…
«Io ho risposto: direttore, sto uscendo di casa perché devo andare da un avvocato che ha lo studio nei pressi di Piazza Cavour. Poi posso fare un salto da lei così ci conosciamo visto che ci siamo sentiti solo per telefono. Sono andato mi ha fatto intervistare da Maurizio Mosca (che ora a quanto mi risulta potrebbe anche diventare direttore) e gli altri si sono offesi, a cominciare dal “Corriere della sera” ».
– Presidente qual è il giornale che preferisce?
Interviene Lady Renata: «Glielo dico io: il “Giornale” di Montanelli perché ha solo una pagina di sport».
– Comunque poi avete rinunciato a querelare il « Corriere di informazione »…
«Perché dopo la lettera dell’avvocato hanno pubblicato la lettera di rettifica. Io quella frase (“Oh la Madona” dopo un ennesimo errore di Libera n.d.r.) non l’avevo mai pronunciata. Non fa parte del mio linguaggio».
– La frase di Gian Antonio Stella voleva solo essere una battuta.
«Comunque io non l’avevo nemmeno letta, perché quel giornale lo apro solo per leggere l’ultima pagina, quella della televisione e del cinema. Il resto non lo guardo nemmeno».
– Speriamo che lo guardi suo marito. Ci sono tante belle ragazze… Tornando a bomba, se lei ricevesse con più frequenza la stampa certi equivoci non sorgerebbero. Ad esempio Edgarda Ferri…
«Non mi ricordi quell’articolo su “La Stampa”. Per fortuna mia madre non l’ha Ietto. Se l’immagina cosa avrebbe potuto pensare leggendo la storiella dei quadri che vanno e vengono in occasione delle campagne acquisti dell’Inter?».
– Non avete più fatto pace?
«Mi ha scritto una lunga lettera, – interviene il marito – e mi ha spiegato che era scocciata perché non l’avevamo ricevuta. Ero stato io comunque a scriverle, perché dal fratello di latte di mio padre che è di Mantova (e io sono legato alla città di Virgilio, i primi monumenti che ho visto li ho visti a Mantova) mi aveva mandato un libro su Mantova dove ci diceva che quella mantovana era una razza gagliarda e onesta».
– Ebbene?
«La prefazione era firmata proprio da Edgarda Ferri che, l’ho saputo dopo, è di Goito. Allora ho scritto alla Ferri dicendo che prima di conoscere lei anch’io la pensavo così sui mantovani, ma dopo avevo dovuto cambiare idea. Secondo me non si possono scrivere cose del genere con tanta leggerezza. Invece non si controllano le notizie proprio perché tutto serve a creare polemiche e quindi a far vendere giornali ».
– Parliamo di calcio, signora. Chi vincerà lo scudetto?
«Il Napoli a San Siro non mi è sembrato molto forte. Manni che se ne intende dice che alla fine del primo tempo potevamo vincere per tre a zero».
– Qual è l’allenatore che compiange di più?
«Mazzone. Poteva rimanersene tranquillo ad Ascoli Piceno. Chi gliel’ha fatto fare di andare a Firenze dove era fallita tanta gente più famosa di lui».
– Qual è secondo lei la squadra-rivelazione del campionato?
«Il Cesena. Ma i risultati devono stupire sino a un certo punto. II Cesena ha il grande Frustalupi».
– Prima l’aveva l’Inter…
«E con noi Frustalupi ha sbagliato una sola partita, quella di Rotterdam».
– Allora perché l’avete dato via?
«Perché a volte una cessione è indispensabile per avere un certo giocatore».
– Lo so, la Lazio non vi avrebbe dato Massa. Ma Peppiniello Massa a Milano ha fatto ridere i polli. Gianni Brera era stato costretto a consigliargli di tornare a Napoli a fare il pizzaiolo…
«E io le dico invece che a Milano Massa è stato distrutto dalla stampa. Ricordo che non aveva più il coraggio di aprire i giornali. Se li faceva leggere dalla moglie. Ragazzo sensibile era come traumatizzato».
– Dunque questa stampa è proprio così cattiva?
«Glielo dirò quando avrò letto quello che scriverà di me. Anzi la prego di non scrivere niente!»