LATO Grzegorz: la freccia dell’est

Giocatore tanto imprevedibile quanto indisciplinato. Scatto bruciante, artista del dribbling, aveva il gol nel sangue.

Nato nel 1950 nei pressi di Danzica, Gregorz si appassiona molto presto al football. Rimasto precocemente orfano di padre, a 12 anni partecipa ad un provino per lo Stal Mielec. La velocità ed il senso del gol del ragazzo non lasciano indifferenti i responsabili del club che reclutano Gregorz e suo fratello Ryszard.

Dopo una lunga trafila nelle giovanili, dove agli allenamenti affianca lo studio conquistandosi un titolo di perito meccanico, Lato viene integrato in prima squadra già a 19 anni. Lo Stal Mielec riesce in quella stagione (siamo nel 1969/70) a conquistare la promozione nella massima serie al termine di un brillante campionato classificandosi secondo dentro il Rybnik. Con la maglia biancoblu Lato è accompagnato da due futuri compagni di Nazionale, Domarski e Kasperczak.

Le prime due stagioni in prima divisione servono da rodaggio e i frutti vengono raccolti nel 1972/73 quando lo Stal Mielec conquista a sorpresa il titolo arrivando tre punti davanti al Ruch Chorzow grazie soprattutto alle 13 reti di Lato che si porta a casa il titolo di capocannoniere.
Nel frattempo la Nazionale si accorge di lui e il 17 novembre 1971 il CT Gorski lo chiama facendolo debuttare ad Amburgo in Germania Ovest-Polonia 0-0 valida per il Campionato Europeo delle Nazioni. L’anno successivo partecipa alla fortunata spedizione che vale l’oro olimpico a Monaco in quell’autentica fucina di campioni che è la Polonia anni 70.

Lo Stal Mielec campione di Polonia 1972/73

Le qualificazioni per il successivo mondiale di Monaco 74 vedono ben presto un testa a testa con l’Inghilterra di Alf Ramsey. Nel match d’andata i polacchi surclassano gli (ex) maestri per 2-0 e nel ritorno a Wembley è proprio Lato che si rende protagonista quando, scattando sulla fascia destra ed evitando in dribbling Hunter, converge al centro e appoggia rasoterra verso l’accorrente Domarski che controlla e batte in rete. L’inutile pareggio inglese non serve, la Polonia vola a Monaco.
Un brutto incidente a Lubanski, il centravanti titolare, arriverà però a  complicare il lavoro di Gorski  e la squadra perso il cannoniere, difetta di efficacia in zona gol. Per rimediare alla grave mancanza Gorski ricorre a Szarmach e ed è costretto suo malgrado a concedere piena fiducia a Lato, scatto bruciante da centometrista, ma indisciplinato. Gorski lo impiega di malavoglia soprattutto perché sul giocatore, abbastanza lunatico, ritiene non si possa fare un affidamento certo. Se in buona giornata può spaccare il mondo, ma se la vena non lo sostiene, Lato girovaga per il campo come un fantasma, più di danno che d’aiuto ai compagni.
Ma per l’irrinunciabile traguardo del mondiale Grzegorz si sottopone a  sacrifici notevoli, accettando senza battere ciglio la pesantissima preparazione imposta da Gorski e mettendo da parte le velleità di primadonna.

Nella partita della Polonia con l’Argentina che apre le ostilità del gruppo quattro, Lato esplode in tutta la sua giovanile irruenza. Estro, fantasia, buon controllo di palla in velocità e soprattutto una forma fisica eccezionale permettono al biondo artista dello Stal Mielec di travolgere la difesa argentina. In quell’incontro terminato per 3-2 In favore dei polacchi e che serve a dare la misura di quanto gli uomini di Gorski avrebbero potuto fare nel mondiale, Lato è l’elemento decisivo che determina il risultato favorevole. Al 6′ Carnevali, portiere argentino, ferma un tiro di Szarmach ma la palla gli scivola a terra. Lato è nei pressi e prima che il portiere intuisca il pericolo la palla è già in fondo alla rete. Ancora al 62′ tiro da fuori di Gorgon, Carnevali intercetta la palla ma non riesce a bloccarla e Lato la spedisce nuovamente in rete. Fra i due episodi Lato aveva servito a Szarmach la palla del secondo gol dopo averla carpita ad un difensore argentino.

Opportunismo, genio, imprevedibilità ed efficacia: queste le virtù di Lato in quel mondiale accompagnate da una lucidità che gli permette di segnare (all’infuori che con l’Italia) tutte le reti decisive per la sua squadra. Una doppietta all’Argentina, un’altra ad Haiti, poi tre reti che fanno il risultato con Svezia (di testa), Jugoslavia (ancora di testa) e Brasile nella finale per il terzo posto dopo aver evitato in slalom Francisco Marinho e Alfredo.
Al loro ritorno in patria i polacchi sono accolti come eroi. Vengono premiati dalle autorità, con premi ridicoli per i calciatori occidentali (200 mila zloty, circa 3000 dollari), ma che rappresentano una fortuna nel contesto economico polacco del tempo (circa sei anni di salario medio). Per Lato nessuna possibilità di un trasferimento all’estero: ha solo 24 anni e a quell’età in Polonia non è consentito espatriare.

Lato vanamente inseguito da Heredia in Polonia-Argentina 3-2

Dopo la festa mondiale, Grzegorz riprende quindi la strada di Mielec. Senza pensarci due volte, perché ci si sente bene e soprattutto perché il club preme per tenerlo. Un appartamento di sei stanze e una macchina sono in questo momento in Polonia privilegi indiscutibili. Nella stagione 1974/75 il club polacco è arrivato secondo in campionato e Lato è stato incoronato nuovo capocannoniere. La stagione successiva lo Stal si rafforza con l’arrivo di Szarmach, il gemello di Grzegorz in nazionale. Con i due marcatori (e senza dimenticare Kasperczak a centrocampo) il club arriva ai quarti di finale della Coppa UEFA e si laurea Campione Polacco 1975/76. In estate arriva anche una medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Montreal, ma questo risultato non è sufficiente per le autorità che cacciano Kazimierz Gorski ritenendolo complice del fallimento. Il padre spirituale di Grzegorz, uno che aveva preso il posto di suo padre, che morì molto giovane, non è più così al comando della Reprezentacja.

Ma il viaggio di Lato con la maglia polacca non si ferma. La Polonia (seppur opaca copia di Monaco 74) è di nuovo presente alla Coppa del Mondo nel 1978 dove Grzegorz segnerà altri due gol contro la Tunisia e il Brasile classificandosi al quinto posto.

E siamo al 1980, Lato ha 30 anni e a quell’età le autorità polacche possono concedere il trasferimento dei calciatori all’estero. L’attaccante sogna Real o Barcellona, Pelé lo ha anche contattato per aggregarsi ai Cosmos New York, ma il viaggio di Grzegorz sarà più breve: Lokeren, un paesotto di 40000 abitanti nelle Fiandre Orientali, Belgio.
Lato se ne fa subito una ragione, in fondo gli ricorda Mielec e oltretutto si ricongiungerà con il suo connazionale Lubanski. E, particolare da non sottovalutare, potrà continuare ad indulgere nel suo passatempo preferito: la pesca. In Belgio trascorre due altalenanti stagioni (64 partite e solo 12 reti) prima di lasciare l’Europa.

Lato
Ultimo palcoscenico mondiale nel 1982

Ma il 1982 è anche l’anno della sua terza Coppa del Mondo. In Spagna Lato scende in campo in tutti i match portando i polacchi ad un insperato terzo posto dopo aver ceduto all’Italia di Paolo Rossi in semifinale e battuto la Francia 3-2 nella finale di consolazione. Viene riconvertito dal tecnico Antoni Piechniczek a trequartista diventando l’ispiratore delle sgroppate degli attaccanti Boniek e Smolarek (bellissimo l’assist per Zibì contro il Belgio) andando anche a segno nella goleada contro il Perù.

Dopo i mondiali spagnoli si aggrega ai messicani dell’Atlante F.C. dove rimarrà per due stagioni La prima è trionfale: non è raro vedere l’Azteca zeppo come un uovo per vedere all’opera l’”esotico” campione polacco che porta i suoi ad aggiudicarsi la Concacaf Champions Cup nel 1983. Durante la seconda stagione un grave infortunio al tendine di Achille ne limita le prestazioni mettendo praticamente fine alla sua carriera professionistica.
Nel 1984 si sposta in Canada, Hamilton, vicino a Toronto dove risiede una comunità ad alta concentrazione di immigrati polacchi. Qui trascorrerà 7 anni giocando in una Lega amatoriale della zona.

L’idea di un definitivo ritorno in Polonia però  è sempre più forte ed assieme alla moglie, nel 1991, stacca il biglietto verso Mielec. In patria il primo club ad offrirgli la panchina è proprio lo Stal, cui seguiranno l’Olimpia Poznan, il Widzew Lodz e l’Amica Wronki, senza peraltro ottenere grosse soddisfazioni.

Nel 2000 inizia la sua avventura politica: si presenta alle elezioni dove viene eletto senatore. Il suo mandato non viene rinnovato ma è servito per farlo rientrare nel calcio dalla porta principale: entrato nel giro della Federazione calcistica polacca, il 30 ottobre 2008 viene eletto presidente della Federazione, carica che mantiene fino al 2012, l’anno degli europei disputati dalla Polonia in coabitazione con l’Ucraina.