Mondiali 1934: ITALIA

Dietro le quinte del Mondiale

27 maggio
Torino, ottavi di finale Austria-Francia 3-2 (dopo i tempi supplementari). L’estroso e agile attaccante francese Jean Nicolas, autore del momentaneo vantaggio della Francia, durante un’azione di gioco sulla sinistra del fronte d’attacco transalpino, va a sbattere inavvertitamente contro il roccioso centromediano austriaco Smistik, vera e propria montagna di muscoli, rimanendo a terra svenuto per qualche secondo. La propria panchina consiglia a Nicolas di portare gli attacchi alla porta difesa dal portiere Platzer sulla fascia destra del campo, al fine di evitare Smistik.
28 maggio
Era stata pianificata una visita della squadra italiana allo stadio Berta di Firenze per un allenamento defaticante dopo la larga vittoria azzurra sugli Stati Uniti (7-1) del giorno prima. Gli unici membri della squadra di Pozzo presentatisi al cavalier Baglini, direttore dello stadio, risultano essere Angeli e Bertolotti, vale a dire i due massaggiatori. Il resto della squadra è nel ritiro di Roveta, vicino a Firenze, per una giornata di assoluto riposo.
29 maggio
Arbitri e guardalinee del Mondiale riuniti a Firenze per le designazioni arbitrali delle quattro partite dei quarti di finale. Le operazioni risultano più laboriose e lunghe del previsto, con momenti di accese discussioni, tanto da protrarsi fino alle 2,30 del mattino. Unico momento di quiete: quello della cena protocollare e del brindisi augurale a metà serata.
30 maggio
Visita della stampa al ritiro italiano a Roveta alla vigilia della partita dei quarti di finale contro la Spagna. Serata trascorsa in allegria con i giocatori azzurri, tra i quali si distingue Masetti, portiere della Roma, che servendosi di tegami, pentole e coltelli provenienti dalla cucina dell’albergo, indossando un turbante sulla testa e sfoggiando unghie vistosamente dipinte, s’improvvisa in un’improbabile ed esilarante Salomè.
31 maggio
Bologna, quarti di finale Austria-Ungheria 2-1. Sfida tra le due scuole calcistiche più blasonate in Europa (escludendo l’altezzosa Inghilterra, ostinata nel rifutarsi di confrontarsi con squadre ritenute inferiori rispetto alla classe britannica). Ma anziché a tocchi deliziosi e a raffinati palleggi, in campo si assiste a una vera e propria caccia all’uomo: l’arbitro italiano Mattea è costretto a espellere l’ala destra ungherese Markos (unico espulso dell’intero torneo), mentre viene risparmiato l’austriaco Josef Bican, autore di un’entrata “criminale” sull’ala magiara Toldi, costretto infatti a lasciare il campo.
01 giugno
Firenze, ripetizione dei quarti di finale Italia-Spagna 1-0. L’incontro del giorno prima si era chiuso sull’1-1: non essendo contemplati i calci di rigore ed essendo l’incontro finito in parità anche dopo i supplementari, si rese necessaria la ripetizione della partita. Ciò che appare subito strano è l’assenza, tra la squadra spagnola, del portiere Zamora, vero e proprio fuoriclasse nel suo ruolo, che il giorno precedente aveva salvato il risultato sventando non meno di cinque palle-gol. Il suo posto viene preso dal portiere di riserva Nogues. Neanche a distanza di anni Zamora confessò la verità di quella strana assenza, nascondendosi sempre dietro la versione ufficiale: infortunio.
02 giugno
Parte dalla stazione di Firenze, dopo aver salutato allenatore e compagni della squadra italiana, Mario Pizziolo, infortunatosi a un ginocchio nella prima partita dei quarti di finale pareggiata dall’Italia contro la Spagna. Dopo la conquista della Coppa del Mondo, la federazione italiana gli fece uno sgarbo, non consegnadogli la medaglia d’oro spettante a ciascun vincitore del torneo iridato: tutto questo nonostante il fatto che Pizziolo avesse giocato da titolare nelle prime due partite del torneo iridato e avesse così contribuito al successo della propria squadra. Soltanto nel 1988, due anni prima della scomparsa, l’allora presidente della Fiorentina, Righetti, si premurò di consegnargli una copia in oro della medaglia iridata a nome della FIGC.
03 giugno
Roma, incontro di semifinale Cecoslovacchia-Germania 3-1. Tripletta ceca ad opera di Oldrich Nejedly, capocannoniere del Mondiale 1934. “Olda” era particolarmente abile nel ribadire in rete le respinte corte dei portieri avversari: quando un compagno tirava in porta, Nejedly seguiva l’azione, riuscendo così spesso a deviare in porta, cosa che infatti fece con successo col portiere tedesco Kress.
04 giugno
Malumori della stampa e dell’opinione pubblica austriaca dopo la sconfitta subìta in semifinale contro l’Italia. C’è chi denuncia un arbitraggio un po’ troppo a favore dell’Italia, c’è chi accusa i giocatori austriaci di scarso impegno, c’è chi impreca prendendosela con la malasorte, c’è chi, infine, come il portiere spagnolo Zamora, interrogato sul modo in cui gli austriaci avrebbero potuto sconfiggere l’Italia accedendo così alla finale, afferma: “Semplice, innestando almeno due giocatori spagnoli nel Wunderteam!”
05 giugno
Austriaci e tedeschi, sconfitti in semifinale rispettivamente da Italia e Cecoslovacchia, si apprestano a giocare la finale di consolazione, in programma a Napoli il 7 giugno. La compagine tedesca è in ritiro a Sorrento, in uno dei più confortevoli alberghi cittadini e fa sapere che raggiungerà Napoli soltanto poche ore prima dell’incontro, trovandosi a suo agio nell’amena località di mare. Preoccupazione degli organizzatori: la partita si svolgerà di giovedì, in una giornata lavorativa: si decide così di ridurre il prezzo dei biglietti e, soprattutto, di spostare il fischio d’inizio alle 17.30, allo scopo di consentire a operai e impiegati di assistere alla partita.
06 giugno
Poco prima della finale per il primo posto tra Italia e Cecoslovacchia, l’Associazione Sportiva Ferrovieri di Praga fa recapitare alla propria squadra delle confezioni contenenti knedliky, uno dei piatti nazionali cechi (grossi gnocchi di farina ripieni di ciliege). Nello stesso giorno un parrucchiere praghese telegrafa avvertendo di aver messo a disposizione dei giocatori cecoslovacchi undici abbonamenti per usufruire gratuitamente dei servizi del suo salone per un intero anno.
07 giugno
Napoli, finale per il terzo posto Germania-Austria 3-2. I tedeschi indossano calzoncini neri, maglia bianca con risvolto del collo e delle maniche rosso. Agli austriaci, che solitamente indossano la casacca bianca, vengono fatte indossare le maglie azzurre del Napoli. Non porta fortuna all’ Austria: il terzo posto va alla Germania.
08 giugno
La stampa si reca presso il ritiro della Cecoslovacchia in località Croce, appena fuori Frascati. Dopo l’allenamento mattutino e una veloce doccia effettuata con gli inaffiatori del giardino, gli atleti si recano a tavola per il pranzo. Non si vedono bottiglie di vino in tavola, nonostante vi sia l’ottimo prodotto locale: il suo posto viene preso da acqua minerale e aranciata, che accompagna un lauto pasto costituito da zuppa di verdura, affettati, costolette di vitello con patate e frutta fresca in abbondanza.
09 giugno
Vigilia della finale tra Italia e Cecoslovacchia. Gli atleti italiani, dopo la sveglia, si trasferiscono dall’albergo in cui sono alloggiati (al Pincio) alla stazione Termini e, di qui, raggiungono Ostia. Il primo pomeriggio viene trascorso in pieno relax nella pineta di Castelfusano, mentre nel tardo pomeriggio si recano nuovamente in città, più precisamente al Foro Mussolini, per assistere all’incontro di tennis, valevole per la Coppa Davis, tra Italia e Svizzera: riconosciuti dal pubblico, i giocatori italiani vengono applauditi a lungo dagli spettatori.
10 giugno
Roma, finale Italia-Cecoslovacchia 2-1 (dopo i tempi supplementari). Sul risultato di 0-0, al 70′ i numerosi tifosi cechi giunti da Praga a bordo di due treni speciali esultano al gol di Antonin Puc, che si era appena ripreso da un crampo che lo aveva costretto ad abbandonare il terreno di gioco per qualche minuto. Gli italiani sembrano completamente frastornati e il raddoppio ceco sembra nell’aria quando, qualche minuto dopo l’1-0, Svoboda colpisce il palo, il che non sarebbe cosa di gran conto se non si considerasse trattarsi del terzo legno colpito dalla Cecoslovacchia. Poi Guaita e Schiavio scambiano la loro posizione in attacco, facendo saltare così le marcature e i meccanismi difensivi degli avversari: all’80’ pareggia Orsi, mentre, al 5′ del primo tempo supplementare, Schiavio regala all’Italia il suo primo titolo mondiale.