Mondiali 1938: ITALIA

Il cammino delle altre

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Brasile Cecoslovacchia: durissimo doppio incontro che vede prevalere i brasiliani. Il ceco Nejedly gioca per più di un ora con un piede fratturato

A Bordeaux patria del rugby francese, Brasile e Cecoslovacchia ne combinano di tutti i colori. Difendono ferocemente il loro diritto a proseguire nella competizione anche quando i risvolti della partita si fanno drammatici. Agli ordini del magiaro Hertzke le squadre s’erano così schierate: Walter; Domingos da Guia, Machado; Zezé Procopio, Martim Alfonsinho; Lopez Romeo Leonidas Peracho Hercules, e i cechi: Pianika; Burger Daucik; Kostalek Boucek Kopecky; Riha Simunek; Ludy Neyedly Puc. I sudamericani mal sopportano la stretta guardia cui sono sottoposti dai boemi e le scintille del nervosismo non tardano ad affiorare e a provocare più di una rissa. Al 12′ Zezé Procopio e Machado intervengono duramente su Neyedly e gli procurano una frattura al piede destro. Zezé è richiamato dall’arbitro e perde il controllo dei nervi. Fuori. Al 30′ Leonidas inventa il gol e riesce a portare in vantaggio i suoi, ma pochi minuti prima dell’intervallo Machado e Riha si esibiscono in un lungo pugilato. Espulsi entrambi.

La ripresa è ancora più dura e scorbutica, brasiliani e cechi si affrontano ben al di là del regolamento che l’arbitro è incapace di far rispettare. Leonidas e Peracho risultano lesionati ma possono rimanere in campo, Planika purtroppo deve ricorrere all’ospedale dove gli viene ricomposta una frattura ad un braccio e Neyedly dopo aver resistito stoicamente per quasi un’ora ed aver segnato su rigore il gol del pareggio (63′) guadagna a sua volta la via dell’ospedale. Pur ridotti a sette uomini validi, Kostalek è stato colpito al basso ventre e si regge in piedi a fatica, i cechi riescono a mantenere inalterato il punteggio di fronte ai brasiliani superiori di numero ma ugualmente ridotti a malparato.

Per la ripetizione Ademar Pimenta può agevolmente sostituire nove uomini confermando solamente il portiere Walter ed il fuoriclasse Leonidas. I cechi invece perdono di consistenza e devono rinunciare a uomini come Planika, Neyedly e Puc. Nonostante tutto riescono a passare in vantaggio con una bella rete di Kopecky ma poi nella ripresa sono costretti a cedere alla maggior freschezza dei brasiliani che pervengono al successo con il solito Leonidas e con Roberto. Saranno dunque i brasiliani ad incontrare i campioni del mondo in carica e Pimenta vede già balenare l’oro della Coppa.

Dall’altra parte del tabellone Ungheria e Svezia hanno avuto un cammino più facile e regolare. I magiari si sono sbarazzati agevolmente delle Indie Olandesi e hanno regolato con il classico punteggio (2-0) le velleità degli Svizzeri con una doppietta di Gyula Szengeller. La Svezia superato il primo turno per il «forfait» austriaco ha sbattuto fuori Cuba con un punteggio (8-0) che non ammette discussioni. Italia e Brasile, Ungheria e Svezia si disputeranno dunque l’accesso alla finale. L’attesa è febbrile e i francesi danno prova di una meravigliosa maturità sportiva. La loro rappresentativa è fuori irrimediabilmente battuta ma con spirito sportivo seguono appassionatamente le fasi finali della competizione.

A Marsiglia dove gli azzurri si portano per incontrare il Brasile sono presenti 40.000 spettatori e 5.000 rimangono fuori dai cancelli. Al solito il pubblico parteggia per i sudamericani, si sprecano le urla all’indirizzo dei nostri infiorate di «macaroni» ed altre amenità varie, ma questo vantaggio non basta ai brasiliani. La presunzione gioca un brutto tiro ad Ademar Pimenta. E’ talmente sicuro del fatto suo, che non solo prenota l’unico aereo che da Marsiglia volerà a Parigi in vista della finalissima, ma giudicando l’incontro alla stregua di una formalità decide di concedere un turno di riposo al fuoriclasse Leonidas e al funambolo Tim. E’ una mossa suicida per i gialloverdi che sono scesi in campo con: Walter; Domingos da Guia Machado; Zezé Procopio, Martini, Alfonsinho; Lopez Luisinho Peracho, Romeo Patesko.

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Silvio Piola protagonista nella semifinale di Marsiglia

L’indefinibile gazzarra inscenata all’ingresso degli azzurri non ebbe alcun riscontro sui nervi dei nostri. Confermata la formazione che aveva eliminato i «galli» i nostri mantennero sangue freddo e lucidità, lasciando manovrare i brasiliani con i loro eleganti arabeschi, vuoti dell’efficacia necessaria alla ricerca del vantaggio. Nella prima frazione i «gialloverdi» mantennero l’iniziativa, ma raramente si fecero pericolosi. Per contro gli italiani rispondevano in contropiede, ma le marcature attente dei sudamericani (Domingos su Piola) impedirono ai nostri di passare. In apertura di ripresa il gioco d’attacco dei nostri si fece più preciso ed insistente e nel giro di 4′ gli azzurri riuscirono a scardinare il dispositivo difensivo brasiliano. AI 56′ Colaussi ricevuta la palla da Piola la scaraventò in rete da circa venti metri e al 60′ il centravanti azzurro fu messo a terra senza complimenti dal suo angelo custode ed il successivo rigore fu realizzato freddamente da Meazza. Sul finire Romeo Pellicciari riuscì a dimezzare le distanze sfruttando una mischia in area azzurra ma i nostri non corsero ulteriore pericolo e controllarono agevolmente gli ultimi minuti della partita che assicurava l’accesso alla finale.

L’altra semifinale si giocò a Parigi e la Svezia ancora ricca di energie costituì un banco di prova abbastanza impegnativo per i magiari. Passati in vantaggio con Nyberg gli scandinavi si illusero di avere in mano la partita. Accorciarono gli spazi e pur nei limiti delle concezioni tattiche del tempo cercarono di controllare gli attaccanti ungheresi che apparivano impacciati ed in giornata di scarsa vena. Ci pensò Zsengeller a rimediare le cose. Grande attaccante dell’Ujpest, nato nel 1915, Gyula era allora ventitreenne, stava attraversando il periodo migliore della sua carriera troncata dal quinquennio della guerra. Nel giro di 20′ Zsengeller pareggiò e portò in vantaggio i suoi. Alla fine con un’ altra rete conquistò il comando delia classifica cannonieri e fissò il punteggio della semifinale sul 5-1. Il conflitto mondiale impedì a questo grande campione la completa valorizzazione dei suoi mezzi notevolissimi. Nel campionato magiaro 1938-39 segnò la bellezza di 56 reti nelle 26 partite del torneo ed anche in nazionale avrebbe certamente incrementato il suo record di 32 gei nelle 38 partite disputate. Venne in Italia alla Roma nel ’47 ma i patimenti e i dolori della guerra avevano influito sul suo morale e apparve come una pallida figura del grande atleta che era stato.