Mondiali 1938: ITALIA

La Finale, una classica centro-europea

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Il presidente francese Le Brun con gli azzurri prima della finale

Italia e Ungheria nuovamente di fronte. Una sfida che si ripeteva da anni, una classica del calcio centro-europeo. Da quella famosa partita di Budapest dell’11 maggio 1930 quando gli azzurri andarono a conquistare la Coppa Inter-nazionale e Meazza attinse le vette della celebrità europea, i magiari erano riusciti a pareggiare due sole volte perdendo i rimanenti incontri sia a Budapest che in Italia. Ma ora guardavano alla finalissima con una certa fiducia in virtù delle individualità di spicco che caratterizzavano ogni reparto della squadra. Gyula Lazar, grande laterale idolo delle folle ungheresi, Zsengeller tecnico e opportunista, e soprattutto Giorgio Sarosi, centravanti, erede diretto di Schaffer, Schlosser e Orth, gli antichi condottieri del passato, infondevano fiducia a Karol Dietz, ai tifosi magiari e anche agli sportivi cosiddetti neutrali che mal sopportavano le imprese degli azzurri e lo avevano dimostrato ad ogni occasione.

Questa barriera di impopolarità dovuta principalmente a ragioni politiche, circondava gli italiani dall’inizio della manifestazione e Vittorio Pozzo abile psicologo seppe approfittare della situazione con la dovuta misura solleticando l’orgoglio di ognuno. Le squadre scesero in campo al meglio della loro inquadratura: azzurri al completo nella medesima formazione che già aveva affrontato Francia e Brasile, magiari con: Szabo; Polgar Biro; Szalay Szucs Lazar; Sas Vincze Sarosi Zsengeller Titkos. Arbitrava il francese Capdeville davanti a quasi sessantamila spettatori accorsi al Parco dei Principi il 19 giugno 1938.

La partita si svolse nei canoni caratteristici delle due scuole. Ungheresi subito in avanti con trame fitte ed eleganti, ma già al 6′ la manovra azzurra apre ampi squarci nella difesa granata. Andreolo interviene su un corner dei magiari ed allunga sulla fascia destra a Serantoni, che fa viaggiare Biavati. Rincorsa e centro per Piola che fa proseguire la palla verso Colaussi. Il triestino irrompe in velocità e scaraventa in rete. Gioco di prima in velocità, tre passaggi e gol. Sembra facile… Un minuto più tardi pareggiano i magiari con Titkos. Il tiro incrociato dell’ala inganna Olivieri e termina in rete. Gli azzurri riprendono le fila del gioco senza tentennamenti e dopo aver colpito i legni Piola raccoglie un magico allungo di Meazza e batte imparabilmente Szabo. Ancora Meazza al 35′ fa viaggiare Colaussi sulla sinistra: breve rincorsa, diagonale incrociato e gol.

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Il triestino Colaussi, inaspettato protagonista della Finale

Nei venti minuti fra le due segnature azzurre i danubiani hanno attaccato generosamente, ma la difesa orchestrata da Andreolo ha ristretto gli spazi, Sarosi e C. conservavano la palla, ma erano costretti a lunghi fraseggi inefficaci sulla trequarti azzurra. Era fatta per i nostri. Al 70′ Sarosi concluse a rete una manovra Titkos-Zsengeller riaprendo il cuore alle speranze ungheresi, ma ai nostri bastò un sussulto per ristabilire le distanze. Ferrari a Biavati, centrata bassa, Piola al volo in velocità. Gol: 4-2.

E’ il trionfo, la folla piegata dalla superiorità italiana, scioglie finalmente un lungo applauso che sanziona i meriti di una grande squadra. Una squadra che ha avuto in Meazza e Andreolo gli architetti sublimi della vittoria, in Ferrari il lavoratore inesauribile. Ogni reparto era composto da autentici campioni. Alfredo Foni e Pietro Rava difensori perfetti, efficaci in ogni frangente del gioco, Serantoni instancabile rifornitore e marcatore attento e deciso, Locatelli elegante e tecnico. In avanti un trio caratterizzato dai cambi di velocità di Biavati e dalla potenza di Colaussi, ma soprattutto dalla grande energia di Silvio Piola, formidabile cacciatore di reti, abile in acrobazia, dalla falcata imperiosa e dal tiro folgorante. Zsengeller non aveva segnato nella finalissima, la corona di massimo goleador finì sulla testa di Leonidas da Silva, che con la doppietta inflitta alla Svezia nella finale per il terzo posto (3-1) operò il sorpasso definitivo nei confronti dell’ungherese.

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