Mondiali 1938: ITALIA

Il capocannoniere Leonidas Da Silva

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Nacque calcisticamente co­me nascevano (e ancora nascono) i grandi talenti brasiliani del calcio: sulle spiaggie di Rio, dove era nato il 6 set­tembre 1913 nel quartiere di Sao Cristovào. Ma dal futébol da spiaggia, Leonidas da Silva si disimpegnò presto, ovviamente per infinito amore. Si accasò, ancora ragazzino, in una squa­dretta rionale di Fonseca Lima, che giocava a due passi da casa sua, e da lì alle giovanili del Sao Cristovào il passo fu brevissimo, e naturale. Passò da Havanesa, Barroso, Sul Americano e Sirio Libanes, e in quest’ultima so­cietà si distinse anche come gio­catore di pallacanestro, grazie al­le spiccate doti di saltatore, no­nostante il fisico decisamente so­lido (173 centimetri per 75 chili, nei momenti di maggior fulgore e furore agonistico). La grande occasione gli arrivò con l’ingag­gio del Bomsuccesso, e non solo per l’offerta immediata che lo convinse a cambiare nuovamente casacca (due vestiti con due paia di scarpe e di guanti, roba da si­gnori).

Il fatto è che nel frattem­po Leonidas aveva affinato le sue qualità di predatore d’area, che di lì a poco ne avrebbero fat­to il più classico e spettacolare dei centravanti. Nel ’32, due an­ni dopo l’inizio dell’avventura col Bonsuccesso, il ragazzo (di­ciannove anni appena) era in Na­zionale. Debutto con fuochi d’artificio: entrato nella ripresa durante un’amichevole con l’U­ruguay, segnò subito una dop­pietta. Passato al Penarol, dove giocò da maggio a settembre del ’33 (16 partite e 11 reti), rientrò presto in Brasile, al Vasco da Gama. Dopo il successo imme­diato in campionato, e dopo la partecipazione infausta al Mon­diale del ’34 (una sola partita, un suo gol per il Brasile) il globe­trotter del gol cambiò ancora ca­sacca passando al Botafogo nel ’34 e al Flamengo nel ’36. Con la maglia rossonera vinse i titoli del ’36, ’37 e ’39, e la classifica dei marcatori nel ’38, ’39 e ’40, quest’ultimo segnando 43 reti in una sola stagione.

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Al Mondiale di Francia diede spettacolo, an­che se la Selecao non riuscì ad andare oltre la finale di consola­zione: proprio in quell’ultimo at­to, inutile per la squadra, il «Dia­mante nero» alimentò la sua leg­genda con una doppietta che lo portò saldamente (e definitiva­mente) al comando della classi­fica marcatori con otto reti. Pec­cato che in semifinale il Ct Pi­menta avesse deciso di rispar­miarlo contro l’Italia, per averlo fresco in una finale che i verdeoro non raggiunsero mai. Nel ’40 il campione non poté dire di no: fece la valigia e si trasferì al Boca Juniors, dove restò due anni soffrendo di saudade. Riprese al volo il treno per il Brasile e co­nobbe ancora momenti di gloria al San Paolo. Al rientro in patria, regalò alla sua nuova società ot­tomila nuovi abbonati, e un “tut­to esaurito” da 72.218 spettatori in occasione dell’ennesimo de­butto. Si divertì parecchio col San Paolo, vincendo cinque tito­li (nel ’43, ’45, ’46, ’48 e ’49).

LA CLASSIFICA MARCATORI di Francia 1938

8 reti: Leonidas (Brasile);
5 reti: Piola (Italia), Zsengeller (Ungheria);
4 reti: Colaussi (Italia), Wilimowski (Polognia), Wetterström (Svezia), Sarosi I (Ungheria);
3 reti: Romeu (Brasile), Abegglen III (Svizzera), Nyberg (Svezia);
2 reti: Nejedly (Cecoslovacchia, 1 rigore), Peracio (Brasile), Nicolas (Francia, Maquina (Cuba), Dobay (Romania), H. Andersson (Svezia), Titkos e Toldi (Ungheria);
1 rete: Isemborghs (Belgio), Roberto (Brasile), Kopecky, Kostalek e Zeman (Cecoslovacchia), Socorro, Sosa e Tunas (Cuba), Heisserer e Veinante (Francia), Gauchel e Hahnemann (Germania), Ferraris II e Meazza (1) (Italia), Brustad (Norvegia), Scherfke II (Polonia), Covaci e Baratki (Romania), Jonasson e Keller (Svezia), Bickel e Walaschek (Svizzera), Kohut (Ungheria);
Autoreti: Lörtscher (Svizzera) pro Germania, Eriksson (Svezia) pro Ungheria