Mondiali 1954: GERMANIA OVEST

Brasile e Uruguay sulla rotta dei magiari

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Nei quarti di finale durissimo scontro tra Brasile e Ungheria

Dopo la delusione di Rio il Brasile era rimasto inattivo fino al 15 aprile del ’52, quando la rappresentativa nazionale fu invitata a Santiago per disputarvi il Campionato Panamericano. Fra gli «auriverdi» cominciavano ad imporsi Dyalma e Nilton Santos, Julinho, Didi e Brandaozinho, che inseriti nel troncone che compren-deva Ademir e Friaca, Baltazar e Bauer ringiovanirono la formazione contribuendo alla vittoria nella manifestazione cilena. Ma l’anno dopo una nuova cocente delusione fece ripiombare nell’amarezza la «torcida» brasiliana. Nel «Sudamericano» che si svolgeva a Lima, sulla retta d’arrivo, quando ormai il titolo sembrava a portata di mano, un Paraguay in vena di prodezza, impose una doppia sconfitta (1-2 e 2-3) che gli valeva il primo titolo continentale della sua storia e ricacciava i brasiliani nella disperazione di sentirsi i più forti del mondo senza riuscire a dimostrarlo. Superato il turno di qualificazione eliminando Paraguay, Cile e Colombia, Zezé Moreira arrivò in Svizzera con una formazione al solito fortissima. Dyalma e Nilton Santos con Brandaozinho erano i pilastri della difesa, Bauer e Baltazar i reduci della grande formazione del ’50, poi in avanti due autentici «cracks» come Didi che stava iniziando la sua grande leggenda di centrocampista principe e Julinho, un’estrema della tradizione brasiliana, veloce, forte nel dribbling, dalla disarmante abilità di palleggio.

Vittoria facile e perentoria sul modesto Messico (5-0) e poi il pareggio con la Jugoslavia che valeva il passaggio ai «quarti» per entrambe ed il Brasile si trovava di fronte alla squadra d’oro priva di Puskas. La difesa dei «rossi» era la stessa che aveva umiliato le velleità offensive degli inglesi, in avanti i due Toth alle estreme e Czibor giocava nel ruolo che era stato del capitano a fianco di Kocsis e Hidegkuti. I brasiliani avevano concesso un turno di riposo a Baltazar e si schieravano con: Castilho; Dyalma e Nilton Santos; Brandaozinho Pinheiro Bauer; Julinho Tozzi (che poi venne in Italia alla Lazio) Indio Didi Maurinho.

Non c’era tipo di difesa che potesse resistere al gioco spumeggiante dei magiari e già al 7′ Hidegkuti e Kocsis avevano siglato il doppio vantaggio. Un rigore di Dyalma Santos, concesso per fallo di Lorant su Indio dimezzava le distanze, ma poi l’immensa classe di Bozsik e compagni rendeva vane le offensive rabbiose e ripetute condotte da Didi, Julinho e Tozzi. Al 16′ della ripresa rigore per i magiari realizzato da Lantos e 5′ dopo rete di Julinho in rapida azione di contropiede. Ogni tentativo degli «auriverdi» per raggiungere il pareggio veniva frustrato con prontezza e un sentimento di impotenza fece saltare i nervi a Nilton Santos e Tozzi che furono mandati anzitempo negli spogliatoi assieme all’onorevole Bozsik. Ad un paio di minuti dalla fine Kocsis fissò il punteggio sul 4-2 e al fischio finale si accese una baruffa con pugni, calci e morsi. Puskas che aveva seguito la partita dai bordi, spaccò una bottiglia in testa a Pinheiro nel sottopassaggio degli spogliatoi. La zuffa finì solamente con l’intervento della polizia e i brasiliani tornarono in patria anticipatamente, come avevano fatto nel ’38, rimuginando assurde vendette. Pur priva di Puskas l’«aranycsapat» aveva trionfato nuovamente e Vittorio Pozzo scrisse: «La battaglia è stata vinta dall’Ungheria e se essa non ha perso questa volta, vuol dire che non perderà proprio mai».

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In semifinale si affrontano Ungheria e Uruguay. A sinistra le due squadre schierate in campo, a destra le seconda rete di Hidekguti

Ancora un impegno durissimo si stagliava davanti ai campioni Olimpici: la «celeste» corsara di Rio che aveva irrobustito le sue fila con sangue giovane ed era arrivata ai limiti della semifinale battendo Cecoslovacchia (2-0) e Scozia (7-0) negli ottavi e in un combattutissimo incontrò a Basilea l’Inghilterra di Mattews e Wright per 4-2. La «celeste» rimaneva fedele al modulo di sempre e si avvaleva ancora di Maspoli fra i pali mentre nuova linfa aveva irrobustito la difesa: Santamaria (che sarà una delle colonne dei Real Madrid leggendario) e Maninez ricoprivano i ruoli di terzini esterni. Andrade e Varela erano ancora sulla breccia e Cruz aveva sostituito Gambetta. In avanti Abbadie nel ruolo dell’emigrante Ghiggia, Miguez ancora al vertice dell’attacco, Schiaffino ed Ambrois ad interni e Borges all’estrema sinistra. Schiaffino era il regista avanzato, giocatore di razza, dal fisico sottile ed elegante, dalia battuta millimetrica e precisa. Contro l’Inghilterra Obdulio Varela s’era infortunato segnando la seconda rete uruguaiana e Juan Lopez era stato costretto a rivoluzionare ia formazione poiché oltre ad Obdulio anche Miguez ed Abbadie s’erano resi indisponibili. La «celeste» schierò: Maspoli; Santamaria Martinez; Andrade Carballo Cruz; Souto Ambrois Schiaffino Hobherg Borges e l’Ungheria confermava il sestetto difensivo e ancor priva di Puskas aveva reinserito Budai e Czibor alle ali, Hidegkuti fungeva da interno sinistro con Palotas centravanti.

Le partenze a spron battuto dei magiari erano proverbiali e anche nell’epica battaglia sotto la pioggia Bozsik e compagni tennero fede al copione. Al 13′ Czibor convertiva in rete un passaggio di Kocsis e poi ai «rossi» bastava controllare il gioco fino all’intervallo. Dopo 60″ della ripresa Hidegkuti batteva in rete da pochi passi una centrata di Budai e il gioco sembrava fatto per i magiari che prendevano a giochicchiare con il chiaro intendimento di far passare il tempo. Ma l’orgogliosa «celeste» non accettò il verdetto. Come un leone ferito ma non domo la formazione uruguagia prese a minacciare le retrovie avversarie e al 30′ saliva in cattedra Hobherg, argentino di nascita, naturalizzato uruguayano, dalla progressione impressionante, che nel giro di 10 conquistò il pareggio rendendo necessari i supplementari. Bozsik e compagni, richiamati brutalmente alla realtà, rischiarono grosso negli ultimi minuti del tempo regolamentare. I sudamericani erano scatenati e Lorant ricacciò lontano dalla linea di porta una palla di Hobherg che aveva battuto Grosics e nel primo tempo supplementare limitarono la loro azione al controllo degli avversari che sembravano aver ritrovato energie inesauribili. Ma nel giro di 5′, nella seconda frazione, Kocsis spedì alle spalle di Maspoli due palloni imparabili.