Mondiali 1954: GERMANIA OVEST

Deutschland über alles

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Germania-Turchia 4-1: i capitani Turgay e Fritz Walter entrano in campo

Devastata dalle rovine della guerra, con gli eserciti d’occupazione che stazionavano nelle quattro zone in cui era stata divisa, con una economia che era totalmente in mano agli occupanti in seguito agli accordi di capitolazione, la Germania prese lentamente a rivivere, ma nei primi anni del dopoguerra non c’era spazio per lo sport in un popolo che pagava duramente la sconfitta. Si riprese a parlare di calcio solamente nel ’48, quando la rinnovata federazione tedesca riorganizzò il campionato nelle tre zone d’occupazione delle potenze occidentali. Otto gironi espressero ognuno una vincente che si affrontarono in partite ad eliminazione diretta. Vincitore del primo campionato tedesco del dopoguerra si laureò il Nurnberg FC di Morlock che sconfisse a Colonia il Kaiserslautern dei fratelli Walter, di Kohlmeyer, Liebrich ed Eckel. Al congresso che si era tenuto al Lussemburgo nel ’46, la FIFA aveva sanzionato l’ostracismo vietando ogni contatto degli affiliati con il calcio tedesco. Agli inizi del ’48 l’iniqua barriera era caduta e ripresero i contatti internazionali con squadre di club austriache, italiane, svizzere, spagnole che si recarono in Germania a giocarvi diverse partite, ricavando impressioni stupefacenti sulla adesione popolare e l’entusiasmo che albergava nel rinnovato ambiente calcistico tedesco. Già nel ’49 giocavano il «fussball» più di un milione di praticanti ed il pubblico accorreva numeroso agli incontri; alla finale del ’48 assistettero 75.000 spettatori e l’anno successivo, quando fu il Mannheim a battere il Borussia dì Dortmund per 3-2 a Stoccarda, ne erano presenti 92.000.

Il tempo era ormai maturo per riprendere l’attività della rappresentativa nazionale e il 22 novembre del ’50, a Stoccarda, davanti a 100.000 tedeschi (vittoria sulla Svizzera 1-0), scendeva in campo una formazione composita priva dell’infortunato Fritz Walter, dove i reduci d’anteguerra erano i due terzini Burdenski e Streitle e il laterale Kupfer, per il resto da Turek a Ottmar Walter, Barufka e Morlock, Sepp Herberger s’era affidato al sangue giovane per rilanciare il calcio tedesco. Nel 1950 la Germania non aveva partecipato al mondiale di Rio, poiché la federazione non si sentiva pronta ad allestire una spedizione del genere e l’attività nei quattro anni che precedevano la V Coppa del Mondo, si limitò a numerosi incontri amichevoli con alcune vittorie significative a Zurigo con la Svizzera (3-2) nel ’51 e a Vienna sull’Austria (2-0) seconda vittoria tedesca di tutti i tempi in terra austriaca, mentre si andava formando una squadra in cui la forza e la combattività, la decisione nei tackles e la capacità di tiro venivano esaltate dal «sistema» di stretta osservanza inglese, che era stato introdotto obbligatoriamente nel ’40 per volere del partito nazista.

Inserita nel primo gruppo Europeo con Norvegia e Saar, per la qualificazione alla fase finale, la Germania si sbarazzò disinvoltamente degli avversari, concedendo un solo punto ai norvegesi nella partita di Oslo. Herberger aveva trovato una inquadratura base forte in difesa, efficace nel quadrilatero centrale e dalle doti realizzative non comuni. Fra i pali Toni Turek, già avanti con gli anni, ma senz’altro il miglior portiere di quel periodo, Posipal e Kohlmeyer difensori esterni e Liebrich terzino centrale, il quadrilatero era formato da Eckel e Mai quali laterali a sostegno e dagli interni Morlock e Fritz Walter, il regista della squadra dotato di classe cristallina; in avanti Rahn, un carro armato dal tiro possente, Ottman Walter realizzatore puntuale, anche se la sua presenza nel «Nationalmannshaft» veniva malignamente accreditata ai voleri del fratello Fritz e Schaffer un estrema capace di andare in gol con velocità e forza.

La rappresentativa germanica era nata da un piccolo blocco del Kaiserslautern (Kohlmeyer, Eckel, Liébrich, e i due Walter), gli altri erano tutti di provenienza composita e purtuttavia la formazione non presentava punti deboli e sul piano del gioco sciorinava una manovra omogenea senza fronzoli, tutta forza ed efficacia. Inserita nel secondo girone con Turchia, Corea del Sud e Ungheria, battè agevolmente i turchi per 4-1 con reti ai Morlock, Schaffer, O. Walter e Klodt e con l’Ungheria Sepp Herberger, mandò in campo 5 riserve sicuro che il passaggio ai «quarti» sarebbe stato deciso da un ulteriore incontro di spareggio con la Turchia, sicura vincitrice della Corea. Con i magiari furono pesantemente sconfitti per 3-8, ma nello spareggio di Zurigo tutto il potenziale tedesco si scaricò nuovamente sui turchi e Morlock con 3 reti, Schaffer con 2, Ottmar e Fritz Walter con una ciascuno fissarono il punteggio sul 7-2 che valeva il passaggio ai «quarti».

Fritz Walter batte il portiere austriaco Zeman nel corso della semifinale Germania Austria 6-1

L’incedere dei tedeschi incontrò rilevanti difficoltà nell’incontro con la Jugoslavia. Ci vollero un’ autorete clamorosa di Horvath, un incidente a Vukas, un’infinità di occasioni fallite dagli attaccanti slavi ed un gol in fuorigioco di Rahn non rilevato dall’arbitro, per piegare la resistenza di Bobek e compagni. La critica non rilevò null’altro che forza, potenza e fortuna, ma intanto lo squadrone era arrivato in semifinale e pur se veniva accreditata di poche chances nell’incontro con l’Austria, Hergerger giocava sapientemente le sue carte in grazia della stupefacente condizione atletica dei suoi uomini. L’Austria aveva eliminato nei quarti gli svizzeri (7-5) dopo una rocambolesca partita che aveva visto i padroni di casa segnare 3 reti in 3 minuti e i bianchi rispondere con 5 in 9 minuti. Si delineava all’orizzonte una finale tutta danubiana fra Ungheria ed Austria, ma quest’ultima che proprio nel corso del mondiale s’era votata al «sistema» secondo i voleri dell’allenatore Josef Molzer e che in grazia della grande personalità di Happel e Hanappi, Stojaspal e Ocwirck esibiva gli ultimi bagliori di una grande scuola, fu inaspettatamente battuta ed umiliata per 1-6, complice la giornata del tutto negativa del portiere Zeman e dal crollo psicologico di tutta la squadra di fronte alla possanza atletica dei tedeschi. Ancora una volta le stupefacenti capacità di recupero avevano prevalso sulla tecnica e i tedeschi dimostrarono di essere tagliati per le competizioni raccolte in breve periodo di tempo. L’Austria riuscì comunque a raccogliere l’alloro della terza poltrona battendo un Uruguay spento e deluso.