Il balletto ungherese e il Brasile azzoppato
Le sedici finaliste erano state suddivise con il criterio di garantire alle nazioni calcisticamente evolute, la possibilità di progredire almeno fino ai «quarti». Così nel primo gruppo Inghilterra ed Uruguay raccoglievano il favore dei pronostici ai danni di Francia e Messico e Italia e URSS nel quarto gruppo erano accre ditate di maggiori possibilità di Cile e Corea del Nord. Più equilibrati apparivano gli altri gruppi dove, nel secondo Argentina, Germania Ovest e Spagna erano destinate a duri duelli per guadagnare la promozione e nel terzo all’infuori del Brasile di Pelè, Ungheria, Bulgaria e Portogallo apparivano sullo stesso piano potenziale. Ma il calcio si sa è imprevedibile e anche nel mondiale inglese questo assunto trovò larga cittadinanza. Nel gruppo tre il Brasile partiva con il chiaro ruolo di favorito d’obbligo in virtù del titolo mondiale che ormai deteneva da otto anni e dalla presenza fra gli «auriverdi» di Pelé, il migliore in assoluto, nel pieno della sua maturità.
Alla guida della «selecao» era tornato Vicente Feola, che aveva confermato oltre all’inamovibile Pelé, Gylmar, Dyalma Santos, Bellini, Garrincha, Brito e Orlando attorniati da un gruppo di giovani talenti come Gerson, Alcindo, Lima, Tostao, Jairzinho e Paulo Henrique. La squadra si rivelò logora nei suoi anziani campioni, ma Pelé era là per vanificare ogni debolezza, al 14′ dell’incontro con la Bulgaria «O Rey» guadagnava il vantaggio. Ma non ci fu fortuna per i sudamericani in quel mondiale e lo si intuì da questo primo incontro. Dopo che Garrincha aveva segnato la seconda rete, il difensore bulgaro Zechev aggredì Pelé con chiara volontarietà e l’arbitro tedesco Tschenscher non ritenne doverosa l’espulsione. Con un ginocchio a pezzi Pelé uscì dal campo; la prognosi prevedeva almeno quattro giorni di immobilità.
Contemporaneamente a Manchester l’Ungheria affronta il Portogallo ed è sconfitta 1-3 complice la giornata infelice di Szentmihaly, brasiliani e magiari sono già al passo decisivo, una sconfitta significherebbe eliminazione. Mentre il Portogallo regola la Bulgaria (3-1), la partita di Liverpool è senza dubbio la più spettacolare di quella Coppa del Mondo. Le formazioni meritano di essere citate. Ungheria: Gelei; Kaposzta, Matrai, Szepesi; Meszoly, Sipos; Bene, Mathesz, Albert, Farkas, Rakosi. Brasile: Gylmar; Dyalma Santos, Bellini, Altair, Paulo Henrique; Gerson, Lima; Garrincha, Alcindo, Tostao, Jairzinho. Le due squadre hanno eguali esigenze, assente Pelé è Florian Albert ad assumere le sembianze della grande «vedette». Bene, la stella dell’Ujpest, apre le marcature al 3′ e Tostao poco dopo pareggia. Albert comanda gli attacchi dei «rossi» con grande maestria, l’incontro raggiunge attimi di autentica esaltazione con spettacoli di alta arte calcistica e le emozioni si susseguono dalle due parti ma al 64′ la bilancia indica nei magiari i favoriti dalla sorte: Albert scende a grandi falcate sulla verticale centrale e lancia sulla destra per Bene che è rapido a centrare, Farkas si avventa sulla palla in velocità e Gylmar è battuto. Spettacoloso! E’ il gol più bello del mondiale. Sul finire Meszoly arrotonda il punteggio: 3-1 per gli ungheresi che guadagnano il pas-saggio ai «quarti» battendo la Bulgaria con identico «score».
L’Ungheria che ha ripreso a salire la scala dei valori internazionali vincendo le Olimpiadi di Tokio del ’64 con il capocannoniere Ferenc Bene ed un gruppo di giovani fra i quali eccelle Farkas, non riuscirà comunque a superare i «quarti» per l’assoluta inadeguatezza dei portieri che la rappresentano in Inghilterra: Szentmihaly era stato alla base della sconfitta con il Portogallo e gli errori di Gelei, furono fatali nell’incontro con l’URSS, quando si fece sorprendere piuttosto ingenuamente da Cislenko e Porkujan (1-2). Il Brasile esce dal mondiale in sede di ottavi, non succedeva da 32 anni ed è la sorpresa più eclatante dei turni eliminatori. Dopo la sconfitta bruciante con l’Ungheria, Pelè, l’orgoglioso campione di sempre, accetta di essere presente nell’incontro con il Portogallo che potrebbe rimettere in carreggiata le cose. Entra in campo con il ginocchio destro bendato, ma vi resterà per poco: Morais s’incarica di colpire forte e preciso nel punto dolente. Per l’arbitro inglese Mac Cabe è tutto regolare, ma per quanti hanno assistito alla vera e propria «esecuzione» è scandaloso il comportamento degli arbitri nei confronti dei sudamericani, poiché questo non è che un episodio della persecuzione cui furono sottoposti. Il Brasile con Pelé a pezzi non riesce a combinare niente di buono: Eusebio due volte e Simoes segnano per i lusitani, Rildo accorcia le distanze ed i campioni del mondo in carica sono fuori.