Mondiali 1974: GERMANIA OVEST

La Rivoluzione olandese

olanda-team-1974-cvmn883kd-wp

Fin dalla VI Coppa del Mondo, l’Olanda partecipava regolarmente alle qualificazioni per la fase finale, ma non era mai riuscita ad entrare nel numero delle elette. Inserita nel gruppo tre Europeo per le eliminatorie della X Coppa con i tradizionali avversari del Belgio, con la Norvegia e l’Islanda, il paese dei tulipani era finalmente riuscito a qualificarsi grazie alla migliore differenza reti nei confronti dei belgi: 24-2 contro 12-0, con grande scorno degli avversari che si vedevano esclusi dalla Coppa del Mondo senza aver mai perduto una partita e subita una sola rete. L’Olanda tornava così sulla grande ribalta del calcio internazionale, e vi tornava non con le vesti di «cenerentola» come era accaduto nel ’34 e nel ’38, ma con il passo della protagonista assoluta, con il peso del pronostico sulle spalle, per quanto di buono avevano fatto le sue squadre di club nelle massime competizioni Europee. I natali del calcio in Olanda sono identificabili nell’ultimo ventennio del secolo scorso. La prima società calcistica nasce a Deventer nel 1875 come emanazione» di un club che si occupava di cricket. Ma un centro importante del calcio olandese dei primordi è Haarlem, sul Mare del Nord, con le navi inglesi alla fonda nel porto e le partite improvvisate sugli spiazzi erbosi. Il primo campionato è vinto dal RAP di Apeldoorn, che nella finale sconfigge per 4-2 il Vitesse di Arnhem e conquista il titolo 1897-98.

La selezione nazionale nasce nei primi mesi del 1905 e l’incontro che dà inizio al libro d’oro della nazionale arancione si gioca ad Anversa il 30 aprile, quando i tulipani sono sconfitti 1-4 dal Belgio. Ma appena 14 giorni dopo i tempi sono già maturi per la vendetta, a Rotterdam gli olandesi restituiscono un pesante 4-0 ai «rossi» di Bruxelles. I primi anni di atti­vità riguardano unicamente incontri con i vicini di casa, solo ogni tanto i «maestri» attraversano la Manica per venire a dare lezione. Come all’Aja nel 1907, pesante sconfitta dagli inglesi per 1-8, oppure sono i tulipani che vanno a farsi esaminare a Darlington, il 21-12-1907, contro la rappresentativa «amateur», ma il risultato è ugualmente catastrofico 2-12. L’attività calcistica olandese è improntata al più puro dilettantismo e anche nel ’34 e nel ’38 la rappresentativa nazionale che partecipa alla Coppa del Mondo non ha conosciuto i conflitti sullo «status» dei calciatori. Negli anni il «voetbal» ha prodotto campioni di buon livello come Bakhuys, nazionale nel ’34, 28 gol nelle 23 partite disputate, Lenstra, cannoniere degli anni quaranta 33 reti in 47 partite e ancora oggi un fuoriclasse come Cruijff, non è riuscito ad eguagliare il primato di Stan Wilkes, un giramondo olandese che ha giocato anche in Italia (Inter) e in Spagna (Valencia), 35 reti in 38 incontri, il grande Johann s’è fermato a 33.

olanda-team-1974-cwed-wp

A metà degli anni sessanta viene introdotto in Olanda il professionismo e i risultati della prima generazione che collauda il nuovo ordinamento del calcio olandese si fanno di anno in anno sempre più lusinghieri. L’Ajax, una squadra di Amsterdam, fondata nel 1900, che aveva fatto qualche fugace apparizione in Coppa Campioni senza lasciar tracce di prestigio (1957-58 e 1960-1961), balza agli onori delle cronache il 7 dicembre del 1966. Il Liverpool Campione d’Inghilterra è sconfitto sul campo dei «lancieri» 1-5, i cronisti inglesi solitamente attenti all’affermarsi delle nuove «stelle» football, prendono a parlare con rispettoso interesse di un diciannovenne sottile come una pertica che sembra temprato nell’acciaio, è il figlio della lavandaia del club di Amsterdam, si chiama Johann Cruijff.

L’Ajax rincorre il titolo prestigioso di Campione d’Euro­pa con scarsa fortuna. Nel ’67 arriva ai «quarti» ed è sconfitto dal Dukla di Praga; l’anno dopo disavventura nei «sedicesi­mi» con il Real; nel 1968-69, at­tinge la finale ma trova il Milan di Rivera e Prati che a Madrid gli impone il pedaggio dell’espe­rienza, imponendogli un pesante 4-1. L’avversario più irriducibile dell’Ajax è il Fejenoord di Rot­terdam di Van Hanegem e dello svedese Kindvall, che arriva al titolo continentale battendo in finale il Celtic di Glasgow. L’escalation olandese è fondata sulla rivoluzione della concezio­ne dei ruoli; non più specialisti dell’attaccare o del difendere, ma calciatori versatili, capaci dell’eclettismo che permette ad un terzino o ad uno stopper di an­dare a segnare il gol o parteci­pare alla costruzione del gioco. Il tutto è poi corroborato da una manovra a fisarmonica che ri­chiede un grande dispendio fisi­co, poiché gli olandesi si servo­no di ogni zona del campo per la loro manovra, ma la fatica è suddivisa in parti eguali fra tut­ti i componenti la squadra, com­prese le «vedette» che sono par­ticolarmente Cruijff e Keizer.

Il dominio delle squadre olandesi sulla Coppa Campioni si prolun­ga per un quadriennio. Rotto il ghiaccio con il Feyenoord nel ’70, l’Ajax si impone nelle tre edi­zioni successive regolando in fi­nale il Panathinaikos del tecnico Ferenc Puskas e del cannoniere Antoniadis, l’Inter che tenta di rinverdire gli allori passati e la Juventus, giunta finalmente alla finale ma battuta a Belgrado da una rete di Rep. Il successo dei clubs derivava anche dalla pre­senza di giocatori provenienti da altre federazioni, come Vasovic e Blankenburg nell’Ajax e Kind­vall nel Feyenoord, ma i buoni risultati cominciarono ad arriva­re anche con la rappresentativa nazionale arancione. Nel Campio­nato Europeo 1970-72 era stata eliminata dalla Jugoslavia, ma a parziale scusante occorre ricor­dare che il «professionista» Cruijff, accettò di giocare sola­mente un paio di partite.

Il gran­de Johann aveva debuttato con la maglia della nazionale il 7 set­tembre 1966, quando aveva com­piuto da poco i 19 anni, contro l’Ungheria a Rotterdam ed ave­va festeggiato l’avvenimento con una rete del 2-2 finale, ma co­mincia ad apparirvi con una cer­ta regolarità solamente a comin­ciare dalla stagione sportiva 1971-1972 ed allora i buoni risultati prendono ad abbellire le pagine del libro d’oro della nazionale «orange». 2-1 alla Scozia, 5-0 alla Grecia ad Atene, 3-0 al Perù, 2-1 alla Cecoslovacchia a Praga, 3-2 alla Spagna, il créscendo dei risultati impone anche la squa­dra nazionale all’attenzione dei critici e Cruijff che è stato pro­mosso capitano della formazio­ne, onora il suo ruolo apparendo sovente nel tabellino dei marca­tori.

L’Olanda ha quindi impo­sto la propria candidatura al ti­tolo del «Weltmeistershaft» 1974 ed i risultati delle prime partite confermano il momento di grazia dello squadrone arancione. 2-0 all’Uruguay e 4-1 alla Bulgaria, solamente la Svezia del grande Hellstrom, riesce a fermare Cru­ijff e compagni. Anche se i rap­porti in seno alla squadra non sono idilliaci, poiché Johann è già al Barcellona da quasi un an­no e i suoi vecchi compagni, Keizer in testa, non accettano i «diktat» tecnici del biondo capitano. E il Dottor Fadrhonc, re­sponsabile della formazione non ha la personalità sufficiente a domare la rivolta, arriva quindi Rinus Michels, dal pugno di fer­ro, che ha costruito l’Ajax Euro­peo dalle fondamenta ed ha se­guito Cruijff al Barcellona, e met­te subito a tacere le assurde re­sistenze relegando il biondo Kei­zer fra le riserve e promuovendo Rensenbrink, una estrema dal tiro proibito. Assieme all’Olanda passa al turno successivo anche la Svezia, che si è presentata in Germania con un lotto di ottimi giocatori come Hellstrom, Kindvall, Edstrom, Magnusson, Sandberg, Bo Larsson che riescono ad imporre il pareggio a Bulgaria e Olanda e nell’incontro decisivo con l’Uruguay si sbarazzano con un perentorio 3-0 della resistenza di una «celeste» non certo all’altezza del prestigioso passato.

olanda-bulgaria-1974-cwed-wp
L’Olanda impressiona nel primo turno: la Bulgaria viene liquidata per 4-1. Nella foto il rigore di Neeskens