Mondiali 1978: ARGENTINA

La vergogna peruviana e Zoff

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Argentina-Perù 6-0: i biancocelesti affondano i colpi nella “marmellata peruviana”

I dirigenti brasiliani cercano in ogni modo di correggere la di­sposizione che permette all’Ar­gentina di giocare un paio d’ore dopo conoscendo il risultato suf­ficiente per accedere alla fina­lissima. Ma non c’è nulla da fare, i vantaggi di cui aveva usufruìto il Cile nel ’62, l’Inghilterra nel ’66 ed in pratica di tutte le nazioni che hanno ospitato la Coppa del Mondo, vengono riven­dicati anche dagli Argentini, e la disposizione resta immutata. Il Brasile compie appieno il suo dovere in grazia di una ritrovata efficienza scaturita dalla regia di Dirceu, dalle qualità di canno­niere di Roberto, e dall’estro di Mendonca, un elemento sempre positivo che Coutinho stranamen­te non utilizza per intero. Vince 3-1 il Brasile con le reti di Nelinho e Roberto (2) e si piazza da­vanti al televisore per assistere alla partita decisiva fra argentini e peruviani.

Gli uomini del messicano Calderon, nel 70 difendeva la rete del Messico al mondiale, cominciano al gran galoppo con­quistando due preziosissime pal­le gol: una neutralizzata da Fillol, l’altra finita sul palo dopo che Munante ha «bevuto» l’in­tera difesa argentina. La diana del risveglio la suona comunque Kempes, che arretrato all’altez­za dei centrocampisti riesce me­glio ad impostare le azioni ed arrivare all’appuntamento con il gol lanciato in piena velocità, come preferisce. Apre le marca­ture al 20′ e Tarantini raddoppia al 43′ ed è dopo la rete del ter­zino che il Perù scade a livelli vergognosi, concedendo ai padro­ni di casa quattro gol in 24′, di Kempes al 48′, Luque al 49′, Houseman al 66′ e ancora Luque al 72′. A parità di punteggio l’Argentina si qualifica per la fina­lissima grazie alla migliore dif­ferenza reti, 8-0 contro 7-1 ed è estremamente discutibile che una formazione che non ha mai per­duto venga condannata a gioca­re per il terzo posto.

Olanda – Italia 2-1: Krol in elevazione anticipa Paolo Rossi

Italia e Olanda si incontrano a Buenos Aires mentre l’Austria contemporaneamente cerca di sbarrare la strada alla Germania per lasciare un buon ricordo di sé in questo mondiale. All’Olanda basta il pareggio per disputare la finalissima in grazia della migliore differenza reti ed infatti gioca chiusa, contratta ed i no­stri esaltano nuovamente il gio­co d’attacco, come hanno fatto durante il girone di qualificazio­ne. Al culmine di una pressione di 20′, i nostri passano in van­taggio con una autorete di Brandts che toglie il pallone dai piedi di Bettega, mentre sta per tirare ed infila Schrijvers in uscita. Il vantaggio è meritato ma non rispecchia fedelmente l’an­damento dell’incontro, perché Benetti, Causio, Cabrini e ancora Causio hanno sprecato quattro possibili palle gol e Jongbloed appena entrato a rilevare Schrij­vers ha fermato un violento e difficile tiro di Benetti. Al ripo­so Bearzot sostituisce Causio con Claudio Sala per concedere re­spiro allo juventino e Happel, allenatore degli olandesi, che si era privato dell’energia di Neeskens sacrificandolo su Paolo Ros­si, lo riporta alle sue mansioni abituali e consiglia ai suoi di at­tuare il «pressing» a tutto cam­po.

Ma durante il primo tempo c’è stato un episodio che ha in­fluito enormemente sul rendi­mento dei nostri. Lo spagnolo Martinez, arbitro della contesa, ha permesso agli olandesi un gioco intimidatorio ai limiti del regolamento ed ha cominciato ad ammonire i nostri che vistosi fatti bersaglio di colpi proibiti hanno pensato bene di risponde­re per le rime. Il primo a finire sul cartellino giallo di Martinez è Benetti, verso il 25′ del primo tempo e l’episodio manda in bar­ca il buon Romeo che già colpito da una ammonizione nell’incontro con l’Argentina, sa che non potrà giocare nessuna finale per l’automatica squalifica. All’inizio della ripresa i nostri cercano di controllare il gioco, ma il ritmo degli olandesi straripa e al 5′ gli «orange» pareggiano con un ti­ro della domenica scagliato da Brandts da una ventina di metri mentre stava cadendo. Nell’azio­ne precedente il gol c’è il sospet­to di un pugno in viso a Zoff non rilevato dal solito Martinez, che visto Zoff scagliare la palla in fallo laterale e lamentarsi per la carezza ricevuta, non ha fatto altro che concedere agli arancio­ni la rimessa laterale.

Con il pa­reggio la forza della squadra olandese cresce, finalmente si af­fida al gioco e alle manovre abi­tuali, sfiora ancora il gol con una azione da manuale, i nostri non ci sono né psicologicamente né fisicamente, solamente Rossi e Cabrini cercano di imbastire una qualche reazione, ma al 77′ un altro gol della domenica ci condanna definitivamente. Su una palla contestata a metà cam­po da Benetti e da due olandesi interviene l’arbitro Martinez con­cedendo la punizione agli aran­cioni. La batte Krol che appoggia su Haan, due passi in corsa e gran botta da quaranta metri, la palla schizza sul palo alla sini­stra di Zoff e finisce in rete. Si perde (1-2), ma si disputerà ugualmente la finale per il terzo posto perché inaspettatamente a Cordoba l’Austria di Krankl ha battuto la Germania 3-2. Un suc­cesso notevole viste le condizio­ni di partenza, ma l’occasione è troppo ghiotta per i necrofori che per lungo tempo sono stati costretti a tacere e saltano fuori i processi a Zoff.

Brasile-Italia 2-1: così Dirceu piega le speranze di un’Italia ampiamente rimaneggiata

Per la quinta volta l’Italia arriva ad una finale mondiale. Le altre quattro erano state per il titolo, questa è per il terzo posto ma è ugualmente una conquista di prestigio. Le squalifiche di Benetti e Tardelli e l’indisposizione di Zaccarelli, hanno costretto Bearzot a rivoluzionare la formazio­ne inserendo Patrizio Sala, Maldera ed Antognoni e pur tuttavia i nostri giocano un primo tempo da manuale passando in vantag­gio al 39′ con Causio che trasforma una centrata successiva ad un formidabile spunto in area di Paolo Rossi, colpendo tre vol­te i legni e fallendo come al so­lito troppe occasioni da rete. Nel­la ripresa ci condannano altri due gol della domenica di Nelinho e Dirceu, quattro tiri da fuori, quattro gol e sul finire, colmo della disdetta, Bettega si eleva alla perfezione, colpisce, si urla al gol ma la palla incoccia la traversa e scivola oltre il fon­do. Siamo quarti, siamo ugual­mente felici, ma il massimo quotidiano sportivo titola a tutta pagina «Zoff ci condanna». In­credibile! La ricerca del capro espiatorio è un vizio di sempre tra noi, ma in questa occasione guasta l’atmosfera. Si temono gesti inconsulti al ritorno dei no­stri, ma l’aeroporto di Roma è strapieno di gente che accoglie gli azzurri come vincitori.