Mondiali 1982: ITALIA

Italia in difficoltà

Una volta di più, le condizioni climatiche favoriscono gli azzurri, spediti sull’Oceano atlantico, a Vigo, dove il freddo pungente rivitalizza gli atleti. Il girone, non proprio morbido, propone Polonia, Perù e Camerun: si qualificano le prime due. Il tradizionale match di allenamento viene organizzato con i portoghesi del Braga, neopromossi in A, sul loro campo oltreconfine. La prova non felice (eufemismo) degli spenti azzurri, che vincono grazie a un golletto di Graziani, suscita la reazione indignata del presidente federale Sordillo: «Se la Nazionale è questa» detta ai cronisti, «meglio tornare a casa». Rincuorato dalla pacca sulla spalla, Bearzot, sempre più solo, si accinge nel ritiro della “Casa del Baron” di Pontevedra a dar battaglia al mondo.

Per il temutissimo esordio con la forte Polonia del nuovo asso Boniek, appena acquistato dalla Juventus (assieme a Platini) per la stagione successiva, il Ct sceglie di non cambiare. Dunque: Zoff in porta, Gentile e Cabrini terzini, Collovati stopper davanti al libero Scirea; a centrocampo, Marini mediano, Tardelli interno a tutto campo, Antognoni regista avanzato, Bruno Conti a vivacizzare il gioco dalle fasce; in avanti, Rossi e Graziani. Al fischio d’avvio, i più temuti tra gli avversari vengono spenti senza problemi: Tardelli annulla Boniek, Gentile acquieta il velocissimo Smolarek, solo Cabrini ha qualche problema col vecchio Lato. Per il resto, è Italia, con Mlynarczyk costretto agli straordinari su punizione di Antognoni e su tiri di Graziani e Conti. Nel finale, la traversa salva il portiere polacco da una sventola di Tardelli. Italia tecnicamente e atleticamente superiore, con l’unico limite di non essere riuscita a concretizzare.

Quattro giorni dopo, Bearzot conferma gli undici contro il Perù, ricavandone una partita doublé face: buon primo tempo degli azzurri, con gol dal limite dell’indiavolato Conti; ripresa disastrosa, con un rigore negato ai peruviani (atterramento in area di Oblitas da parte di Gentile) e meritato pareggio su tiro di Diaz deviato nella propria porta da Collovati. Nell’intervallo, il Ct ha tolto il fantasma Rossi, sostituendolo con Causio, senza rilevanti risultati. L’onda della critica si risveglia feroce…

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Italia-Camerun 1-1: i capitani N’Kono e Zoff

Al terzo appuntamento, lo scialbo pari con il Camerun distilla la goccia che fa traboccare il vaso dei veleni. Bearzot sostituisce l’acciaccato Marini con Oriali, l’Italia va in campo senza idee e senza nerbo. Solo nella ripresa un cross di Rossi viene raccolto di testa dal vivace Graziani che infila il sorpreso N’Kono. Basta un minuto, però, e su un’esitazione di Scirea Kunde passa a M’Bida che batte Zoff da pochi passi, in sospetto fuorigioco. Il gol non basta al Camerun: le due squadre sono a pari punti e differenza reti, ma l’Italia ha il vantaggio di avere segnato due gol, il doppio degli africani. Ai quali non par vero di potersene andare eliminati sì, ma imbattuti. Finisce dunque in melina e in Italia si scatena la gazzarra.

Alcuni giornali montano una polemica sui premi stratosferici che sarebbero stati promessi agli azzurri: 70 milioni a testa solo per la qualificazione alla seconda fase, ottenuta senza riuscire a vincere neppure una partita. Puntuali, piovono le interrogazioni parlamentari, viatico al proibitivo girone di seconda fase, con i “mostri” Argentina e Brasile (passa solo la prima classificata).
In vista della prevedibile eliminazione azzurra, il fuoco incrociato dei cecchini della critica raggiunge punte di parossismo senza precedenti. Bearzot è stato dipinto come un minus habens:
«Prima di assumere l’alto incarico di Ct, trascorreva le sue giornate seduto sul caffè che dà sulla piazza di Ajello del Friuli e quando passavano gli automobilisti esitanti diretti a Udine o più oltre, e si fermavano per chiedere quale cammino seguire, il futuro Ct si affrettava ad insegnare loro premurosamente la strada giusta, per cui gli fu unanimemente riconosciuta questa sua qualità di insegnante. Poi si sa cosa accade a chi, senza essere dotato di un robusto equilibrio, ha la ventura di percorrere una carriera vertiginosa: perde facilmente la testa». Paolo Rossi gli siede accanto sulla graticola: «È una bestemmia mandarlo in campo. In queste condizioni un atleta si spedisce in montagna. C’è da chiedersi quali conoscenze di sport abbia gente convinta di poter cavare qualcosa da un atleta ridotto nelle condizioni di Rossi».

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Italia-Camerun 1-1: N’Kono in uscita su Graziani