Mondiali 1986: ARGENTINA

Bearzot al capolinea

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Platini mette fine alle illusioni azzurre

Bearzot per primo, probabilmente, non crede alla squadra che ha per le mani. Non ne è mai stato entusiasta e le prime prove al Mundial devono aver alimentato il suo scetticismo. Così, in vista degli ottavi con la Francia, decide di cambiare le carte in tavola, rinunciando al regista Di Gennaro, una costante delle ultime stagioni, per inserire il “martello” Beppe Baresi a guardia di Platini, apparso peraltro in disarmo nelle prime uscite. Il destino azzurro è segnato. Baresi non ha piedi sapienti ed è come se il suo innesto trasmettesse alla squadra il senso di impotenza ispiratore della scelta del Ct. I francesi, che vantano raffinati palleggiatori, prendono a menare la danza senza correre il minimo rischio di adeguate risposte.

Al primo errore, l’Italia cade ed è proprio Baresi ad aprire la ferita: partito inopinatamente in avanscoperta, viene facilmente fermato da Fernandez che, rapidissimo, dà a Rocheteau, altrettanto lesto a offrire la palla a Platini, rimasto senza guardiano. Il re è un pò svogliato, ma non abbastanza da rifiutare simili omaggi: un passo, poi un sontuoso pallonetto a scavalcare l’uscita di Galli per finire docile in fondo al sacco. Gli azzurri hanno un sussulto, su una furiosa mischia sotto la porta francese un tiro di Vierchowod viene sventato sulla linea da Fernandez. Poi, è solo Francia: Galli deve inarcarsi per alzare oltre la traversa una sventola di Platini servito da Rocheteau e pochi minuti dopo, alla mezz’ora, solo la traversa lo salva da un siluro dalla lunga distanza di Fernandez. Pentito, Bearzot tenta di incollare i cocci nell’intervallo, mandando sotto la doccia il disastroso Baresi per ripristinare Di Gennaro.

Di ben altre scosse avrebbe bisogno la sua squadra, che subisce anche nella ripresa l’iniziativa transalpina senza riuscire a opporre efficaci contromanovre. Inevitabile il raddoppio, quando una bella azione Tigana-Rocheteau-Stopyra si chiude con un tiro teso che non dà scampo a Galli. Inesistente a centrocampo, dove il fantasma di Conti ha fatto compagnia al declinante podismo dei mediani, menomata in attacco dall’infelice giornata di Altobelli, la Nazionale campione del mondo esce di scena malinconicamente, con la consapevolezza di aver perduto da un’avversaria tutt’altro che irresistibile. Per Bearzot si chiude ingloriosamente un lungo e fortunato ciclo, sull’onda di scelte incomprensibili. Prima tra tutte, la rinuncia ai “vecchi califfi”, Tardelli e Rossi, pur inseriti in rosa a dispetto del disarmo tecnico nell’ultima stagione.

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Brasile-Polonia: Zico e Tarasiewicz

Quante illusioni, ha dispensato la prima fase! E quanto ormai il Mondiale si gioca sulla fortuna negli accoppiamenti e sulla razionale gestione delle trappole della formula. Le allegre cicale della prima fase, Danimarca e Urss, cadono fragorosamente al secondo colpo, lasciando il passo a rappresentative meno attrezzate qualitativamente, destinate ad abbassare il livello tecnico della manifestazione. Il Messico affonda la deludente Bulgaria del fantasma Getov (stella mancata del Mundial), infiorando l’impresa con un gol in semirovesciata volante dell’estroso Negrete che manda in visibilio l’Azteca.

L’imprevedibile accade a Leon, dove il calcio a tutto campo di Lobanovski rimbalza contro il muro del coriaceo Belgio (deludentissimo nella prima fase) dello stratega Guy Thys, in gol in contropiede (e in fuorigioco, colpevolmente ignorato da Fredriksson) ogni volta che il calcio da laboratorio lo infilza col piccolo e rapidissimo Belanov. Fino a prendere confidenza e il largo nei supplementari, quando i russi appaiono sfiancati dal troppo correre e non proteggono più la vulnerabile difesa. E’ il trionfo dell’astuzia e della praticità di un calcio implacabile nel far leva sulle debolezze dell’avversario tecnicamente superiore.

Il Brasile a Guadalajara riesce a compitare qualche scampolo di calcio solo dopo un nuovo aiuto arbitrale, un rigore concesso per uno spettacolare tuffo di Careca in area. La Polonia non ha nerbo né idee, i verdeoro vanno spesso in tilt, poi il flessuoso Josimar, terzino destro di strepitosi mezzi (titolare solo per la defezione di Leandro), indovina un gol quasi dalla linea di fondo e per i maestri del futebol è goleada.

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La Spagna schianta la Danimarca, Butragueno realizza una quaterna