Mondiali 1998: FRANCIA

La rivelazione è la Croazia

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I quarti si aprono con la delusione di Italia-Francia, già raccontanta nel capitolo III. In serata però gran calcio: il Brasile batte la Danimarca in un match tesissimo e bellissimo. La superiorità dei verdeoro, ancora una volta, oltre a un’ottima tenuta psicofisica, si evidenzia nella capacità individuale di risolvere le situazioni a imbuto, di aggirare gli ostacoli e le insidie con un colpo di genio. E’ un Brasile solido, fortemente “zagalliano”, dove la stella, Ronaldo, riesce a giocare per gli altri, e non per se stesso.

Ed è un Brasile che sa reagire, perchè i suoi “cugini” europei, i danesi meravigliosi giocolieri, spensierati calciatori che si esprimono meglio se non hanno nulla da perdere, hanno un avvio micidiale come contro la Nigeria. Peter Moller conquista una punizione, la batte subito per Brian Laudrup scattato in velocità sulla sinistra: assist a rientrare per il sinistro, senza scampo, di Jorgensen. Un minuto e Danimarca in vantaggio.

Ma la Seleçao reagisce, con Ronaldo nel ruolo di direttore d’orchestra a dettare il tempo e, per ben due volte, l’ultimo passaggio: prima sbilancia la difesa danese e libera un corridoio per Bebeto, puntualmente inseritosi nello spazio aperto per il terzo gol in questo Mondiale (10′); poi sfrutta un errore di Helveg, che tenta un presuntuoso dribbling al limite della sua area, e apre l’inserimento di Rivaldo, abile nel lieve pallonetto che annulla l’uscita di Schmeichel (26′). Se il Brasile è solido, comunque, la Danimarca non scherza. Bo Johansson inserisce Tofting al posto di Nielsen per dare più peso offensivo e ha subito successo. Su un pallone imbizzarrito da un contrasto, Roberto Carlos tenta un’improbabile rovesciata, mancando il controllo che invece riesce a Brian Laudrup, appostato alle sue spalle: il destro violento finisce alle spalle di Taffarel (5′). Schmeichel, però, non è ben piazzato su una conclusione da lontano di Rivaldo, bravo ad angolare, ma aiutato dall’incertezza del portiere. A un terzo del secondo tempo, il Brasile è di nuovo in vantaggio, ma la partita non è chiusa. Helveg porge a Sand il pallone del pareggio, Taffarel salva. Ci crede la Danimarca, fino alla traversa di Rieper. Ma non basta, onore ai nordici ma è il Brasile che va in semifinale.

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Michael Laudrup e Ronaldo, i due veri top-player di Brasile-Danimarca

A Marsiglia è di scena il remake della finale dei Mondiali 1978 tra Olanda e Argentina e l’Arancia Meccanica questa volta riesce a rovesciare quel punteggio. Un altro 2-1 dell’Olanda, dopo quello alla Jugoslavia negli ottavi, raggiunto sull’orlo dei supplementari, stavolta grazie ad una prodezza di Dennis Bergkamp. A dimostrazione che le chiavi della partita le aveva in tasca lui, Bergkamp prima di chiuderla l’aveva anche aperta al minuto 12 con un brillantissimo assist di testa, inginocchiato, che aveva mandato in porta Kluivert per l’1-0 a completare una bella azione avviata da Ronald De Boer.

Il pareggio argentino era stato quasi immediato: palla lunga di Veron per Claudio Lopez. Infilatosi sul filo del fuorigioco (ma in posizione regolarissima) tra i due centrali arancioni, l’argentino fa passare la palla tra le gambe del lungo Van der Sar. Doppia gioia da momento che si trattava del centesimo gol mondiale della Seleccion. Dopo un primo tempo densissimo, la ripresa è un po’ meno eccitante (ma comunque piacevole) anche perché sulle gambe si fa sentire il caldo e il supplementare dei sudamericani con l’Inghilterra. L’Argentina abbandona però il Mondiale al 89′ quando Bergkamp compie uno dei gesti tecnici più pregevoli di questo mondiale stoppando un lungo lancio di Cocu, saltando Ayala con un altro tocchetto e piazzando quindi la palla che vale la semifinale.

Contro la Croazia nell’ultimo quarto di finale finisce il bluff tedesco, ovverosia la polverosa impalcatura messa su da Bertie Vogts con vecchi campioni e nostalgie del calcio che fu, crollata di schianto, rovinosamente, con un punteggio difficile da ricordare, cadendo per il secondo mondiale consecutivo ai quarti. La chiave del match è l’espulsione di Woerns al 39′ del primo tempo, con Vogts che si rifiuta di togliere una punta, come prescrivono i libri di calcio, ed va avanti nello stesso modo, sfiancando i pochi centrocampisti rimasti, fidando nel colpo degli arieti d’attacco.

Sperava la Germania di arrivare indenne al riposo ma al 47′ un violento diagonale di Jarni dalla sinistra dà il senso alla serata. Tedeschi coraggiosi nella ripresa, con un nuovo prodigio di Ladic che deve parare una girata di Bierhoff. Ma la partita finisce lì, il tempo dà sempre più contropiede ai croati, un paio ne sbaglia Boban, poi al 34′ il raddoppio dell’ex scarto del Padova Vlaovic, speculare all’azione di Jarni del primo tempo, che trova l’angolo in fondo con un diagonale dalla destra. Al 39′ va in rete anche Suker, che più di ogni altro aveva dato la temperatura della battaglia, che va in rete dopo un’ennesima scorribanda nell’area piccola.

Croazia-Germania 3-0: la gioia croata dopo la rete di Suker

Ad aprire la prima delle due semifinali ci pesano quindi Brasile e Olanda, due formazioni votate all’attacco e a Marsiglia si pregusta grande spettacolo. Ma il match si trascina per un tempo in un groviglio di tattica e attesa. Altro che idee d’attacco comuni. Il terrore inchioda le gambe, l’unico pensiero è il possesso del pallone che riduce gli azzardi. I pochi ma intensi brividi li guadagna l’Olanda con Kluivert, innescato due volte dal panchinaro Zenden (che sostituisce Overmars a sinistra). Ze Carlos, la riserva di Cafu squalificato, lo patisce. Per il Brasile solo confusione palleggiata che risucchia Ronaldo per non riuscire mai a lanciarlo negli spazi intasati. Il fenomeno deve quasi servire se stesso e non può.

La ripresa cambia marcia: ventidue secondi nella ripresa, quelli delle panchine non si sono neanche seduti tutti e già Ronaldo ha segnato. Il suo primo, vero gol alla Ronaldo in questo Mondiale, più veloce del pensiero e dell’occhio che lo mette a fuoco. Rivaldo lo spara in un corridoio centrale, scappa tra Frank de Boer e Cocu, poi infila la palla tra le gambe del portiere. Ora è l’Olanda che deve cambiare marcia, e il risultato più concreto arriva dopo sette minuti, quando Kluivert dirotta con la fronte un pallone per Zenden, ad un passo da Taffarel che alza d’ istinto in corner. L’Olanda corre rischi, come al28′ quando rischia di vedersi fischiare contro un rigore per un contatto tra Davids e Ronaldo.Il Brasile gestisce con troppa confidenza il gol di Ronaldo e viene punito al 42′ quando Ronald de Boer indovina il traversone preciso per la testa di Kluivert che va a schiacciare in rete i supplementari, che verrebbero evitati se l’arbitro Bujsaim punisse un fallo da rigore di Baiano su Van Hooijdonk.

Ottenuta la salvezza l’Olanda rischia di capitolare su un’incursione di Ronaldo, ma Van der Sar sventa. Risponde ancora Kluivert, scattato su lancio di Stam, ma il sinistro e’ di poco a lato. Pari ancora. L’ultimo tiro di Aldair termina tra le braccia di Van der Sar. Restano solo i rigori, supplizio per l’Olanda, paradiso per il Brasile: nessun brasiliano falisce il proprio penalty, mentre due olandesi, Cocu e Ronald de Boer, sbagliano, anche se va dato merito a Taffarel di aver parato entrambi i tiri: il sinistro di Cocu, debole a mezza altezza alla sinistra del portiere e il destro di de Boer, rasoterra alla destra dell’estremo verdeoro. Per il Brasile è ancora finale

Brasile-Olanda 1-1, 4-2 dcr. Acrobazie aeree tra Dunga e Kluivert

Nell’altra semifinale, la Francia deve passare attraverso l’inferno, concedendo un gol alla Croazia in apertura di ripresa e poi, dopo avere mandato in gol due volte Thuram, giocando l’ultimo quarto d’ ora in dieci, per l’espulsione di Blanc, pescato dall’ arbitro a dare una manata a Bilic. Gli uomini di Blazevic tentano di rifare la partita che avevano fatto con la Germania, cercando di far sfogare la Francia per poi colpirla più avanti. A dir la verità non sembrava differente da quello che aveva tentato l’Italia, con la differenza che l’ Italia è arrivata allo 0-0 e i croati invece alla fine hanno subito l’estro di un attaccante improvvisato come Thuram, in uno schema però che lo prevede sempre in avanti.

La Croazia ha un buon momento alla fine del primo tempo quando sembra che il suo piano possa riuscire, una volta sbollita l’ira francese. Dopo un primo tempo nel quale peraltro le emozioni sono state scarse, in apertura di ripresa un errore dei centrali francesi dà un immediato vantaggio alla Croazia. Sul lancio di Asanovic si avventa Suker che arriva solo davanti a Barthez, il quale incassa il suo primo gol su azione del torneo. Il Saint Denis, con Platini a dividere Chirac da Tudjman, ammutolisce, ma la Croazia perde la chance che si era procurata. Un errore di Boban sul limite dell’area consente a Djorkaeff un assist per Thuram, che equalizza subito. L’immediato pareggio è una droga per i francesi, che a quel punto si sentono all’altezza della missione. Si muove meglio la squadra, ora funziona l’inserimento di Henry che Jacquet aveva voluto alla mezz’ora del primo tempo togliendo Karembeu, uscito zoppicando. Ancora su un’ esitazione croata il gol che vale la finale, con Thuram che presa la palla, tira di sinistro un diagonale terribile nell’angolo lontano di Ladic. La Croazia, che ancora una volta era riuscita a restare con un uomo in più, maestra delle più sottili provocazioni, non ha questa volta l’ energia per approfittarne. Gli ultimi attacchi si fermavano contro la deviazione di Barthez che dà a tutti una ragione per andare sugli Champs-Elysées.

Francia-Croazia 2-1: in adorazione per il match-winner Lilian Thuram