Mondiali 1994: Italia-Spagna 2-1

Giancarlo Padovan – Il Corriere della Sera del 10/07/1994

Spagna Adios, l’Italia avanza

Puro spirito e purissimo genio. Ha vinto l’Italia e ha perso il demone spaventoso che per tre volte ci aveva alitato in faccia il fiato di un orribile, invevitabile mattanza. Contro Norvegia e Nigeria, l’istinto di sopravvivenza aveva avuto il sopravvento su un destino già scritto, ribaltandolo. Ieri, nulla sembrava arginare il corso degli avvenimenti. Il pari della Spagna, su autorete ad inizio di ripresa; il tracollo prossimo, imminente. L’Italia era un vescica d’aria sballottata da mani sconosciute. Ci voleva il genio, oltre che lo spirito. E arrivato a due minuti dalla fine, come con la Nigeria. Allora ci rianimò, adesso ci sospinge. Ha segnato Roberto Baggio, naturalmente. Prima aveva segnato Dino Baggio, ovviamente. Nei loro nomi c’e la decalcomania dell’Italia che da stasera è in semifinale.

Non era stato difficile capire attraverso quali arterie sarebbe corso il flusso vitale della partita. Italia a cercare il gol attraverso una manovra elaborata e un pò troppo lenta, Spagna dedita a un possesso scientifico del pallone, esplicitamente sotterrato a ritmo infimo. Clemente impania le punte azzurre con una difesa a cinque, incluso il libero Nadal, l’Italia ci mette ferrea attenzione nel non sguarnirsi, per evitare di concedere agli spagnoli il contropiede, materia in cui sembrano particolarmente ferrati, soprattutto con l’ausilio delle due fasce, dove potrebbero distinguersi Ferrer a destra e, a sinistra, Otero.

Si gioca inguainati nella nebbia, i riflettori dello stadio sono accesi per aiutare la visibilità. Quel che si vede bene è la decisione degli spagnoli nel puntare Baggio (Alkorta a uomo) e nel frenarlo prima che si muova (Alkorta ammonito). La prima palla che avvicina l’Italia al vantaggio la trascina Massaro da metà campo al limite dell’ area avversaria, batte in velocità Nadal e piazza un cross sul quale Roberto Baggio cerca il diagonale forbito, il difensore Nadal rimedia in angolo. La Spagna presidia, però sembra piu’ statica degli azzurri. Manca dinamismo non solo sulle fasce, dove di solito abbonda, ma anche nell’ articolazione dei passaggi.

L’unica risorsa è il tiro da lontano (Caminero al 20′ ) centrale per Pagliuca. Forse un caso, forse è spirito di emulazione, però cinque minuti dopo, Dino Baggio prova anche lui, dai venti metri leggermente defilato a sinistra. Il suo destro, preparato da un’ abilissima opera di conservazione di palla di Donadoni, si staglia a mezza altezza, nell’angolo a destra di Zubizarreta. Aspettavamo il gol per condurre la partita se non a piacimento, certo seguendo canoni privilegiati. Invece, per tre minuti, l’Italia sbanda per propria immaturità. Palle perse a centrocampo, una regalata da Maldini, un’altra servita da Pagliuca riconsegnano l’iniziativa alla Spagna che la usa per due soluzioni aeree (entrambe di Caminero). L’Italia capisce che è il contropiede in velocità lo strumento di precisione, anche se quest’ultima difetta a Conte, dopo la solita interferenza di Dino Baggio sull’avversario e lo scambio stretto con Roberto Baggio.

Il suo momento sembra tornare al 43′, su punizione, ma il tiro esce di un metro. E’ una discreta Italia che dovrebbe solamente applicarsi con intelligenza nella ripresa, quando entra Signori, che va a sinistra, ed esce Albertini (in debito d’ossigeno) sostituito nel ruolo di centrale di centrocampo da Donadoni. Ma si nota immobilità , se non proprio attendismo. Stanchezza? Forse. Imprudenza sicuramente. Perchè la Spagna trova il pareggio al 13′ e solo al culmine di troppe disattenzioni azzurre (Conte e Signori), di un buco in mezzo all’area e di un tiro di Caminero, beffardamente deviato da Benarrivo. Se alla modestia si accoppia la sfortuna difficile salvarsi.

Così l’Italia, per dieci minuti almeno, resta nei pugni dell’ avversario: Conte smarrisce ancora una pericolosissima palla in area, Pagliuca deve deviare un diagonale sinistro di Goicoechea. Giocano gli allenatori, adesso: Clemente inserisce Julio Salinas, una punta, per vincere. Poi Hierro per Bakero. Sacchi replica con Berti al posto di Conte. E proprio Berti ha due occasioni: la seconda, in girata vede la deviazione di Zubizarreta (31′). Dino Baggio è sempre l’uomo che si carica l’Italia in spalla: sue le iniziative che scuotono la squadra dal torpore. Purtroppo, cominciano a vacillare le gambe: di Benarrivo, di Tassotti, di Donadoni. Al 37′, non scatta il fuorigioco per un colpevole ritardo di Maldini, Pagliuca esce, si ferma, rincula, si fa sotto di nuovo quando ormai Julio Salinas batte sicuro: salva di piede, il portiere.

Prova Hierro dai trenta metri e ancora Pagliuca vola a deviare. Sempre piu’ Spagna: è angolo, sul quale Costacurta rimedia a Pagliuca battuto. Sommersi dagli spagnoli, aggrappati al caso per la prima volta davvero favorevole, gli italiani danno una sola impressione: approdare ai supplementari. Ma poi per fare cosa? Per arrivare dove, visto che gli avversari sono un’onda che ci investe e noi altro non sembriamo che un detrito? Fermate il cronometro di questo benedettissimo stadio Foxboro, fermate Boston e il mondo.

E’ l’88’, il minuto di Roberto Baggio. Fermate tutto e guardatelo, anche se la televisione vi ha già detto ogni cosa: Berti che prende palla a centrocampo, Signori che la gira sopra uno spagnolo malfermo e il campo che sul tocco si apre ampio alla falcata di Roberto. L’area, il portiere Zubizarreta gli si para di fronte e lo fa virare a destra. Troppo, sembra. Sembra, però: perchè Baggio si lascia cullare come un sughero e asseconda la traiettoria. Dribbla il portiere, intanto. Si decentra, è vero, riduce la luce della porta a uno spicchio sghembo, mentre rinvengono ringhiosi i difensori spagnoli ad appostarsi, sgomenti, sulla linea. Da quell’angolo senza luce lo spirito non basta, ci vuole il genio. E il punto di chiusura: Baggio batte arcuando il destro. Centra l’angolo. E’ tutto, perchè è il massimo. Sei minuti di recupero con gli spagnoli schiumanti non intaccano nulla. Avanti ancora, adesso sì.

9-7-1994, Boston (MO)
Italia-Spagna 2-1
Reti: 25’ D. Baggio, 58’ aut. Benarrivo, 88’ R. Baggio
Italia: Pagliuca, Tassotti, Benarrivo, Albertini (46’ Signori), P. Maldini, Costacurta, Conte (66’ Berti), D. Baggio, Massaro, R. Baggio, Donadoni. Ct: A. Sacchi.
Spagna: Zubizarreta, Alcorta, Otero, Baquero (64’ Hierro), Abelardo, Nadal, Ferrer, Goicoechea, Luis Enrique, Caminero, Sergi (60’ Salinas). Ct: J. Clemente.
Arbitro: Puhl (Ungheria).

LE PAGELLE

PAGLIUCA 7,5
Il ritorno è un altro schiaffo del soldato, preso di spalle. E’ Benarrivo, involontariamente, a ingannarlo sul tiro di Caminero che costa l’ 1-1. Lui si fa giustizia da solo, con il miracolo su Salinas che fa scendere di nuovo l’Italia dall’ aereo del ritorno.
TASSOTTI 6,5
Torna a destra dopo l’incidente Irlanda che aveva fatto del Mondiale il passo dello Stelvio.

Controlla la sua fascia e controlla se stesso perchè a 34 anni devi far correre più l’esperienza che le gambe. Nel finale rischia guai seri con l’arbitro per uno scontro galeotto in area con Luis Enrique.
BENARRIVO 6,5
Trova ancora l’ avversario peggiore, Goicoechea, e non può inseguire anche la sfortuna in occasione dell’ autogol. Quando può ripartire, però , è spesso il punto di rottura nella diga avversaria. E’ il prodotto perfezionato dei laboratori Carminati e Pincolini (Parma più nazionale).
COSTACURTA 7
Primo tempo di controllo, perchè Luis Enrique, da unica punta, è un cactus nel deserto. Ripresa nei problemi, perchè Maldini aiuta meno e Clemente prova a vincere inserendo anche il peso di Salinas. Salva sulla riga un’ incornata di Nadal, quando l’Italia è un Titanic nel mare verde.
MALDINI 6
Dà alla difesa, da centrale, quella velocità nel far ripartire l’ azione che Sacchi va cercando. Semina però anche qualche sbavatura in disimpegno, provando la giocata a liberare il compagno, come si trovasse ancora sulla fascia.
CONTE 5,5
L’inizio è un cammino sul sentiero dei rovi. Tanta, troppa attenzione a non farsi male. Spreca il k.o. chiudendo male un suo triangolo con Roberto Baggio (29′ p.t), divide con Signori l’esitazione a centrocampo che costa il pareggio.
ALBERTINI 6
Gioca solo il primo tempo, sbagliando il facile e mai provando il rischioso. La sua partita è un sandwich, di quelli che piacciono agli americani: pieno di cose, non tutte buone. L’ordine c’è, ma anche gli spazi per le incursioni centrali di Caminero.
D. BAGGIO 8
Immenso. Prende in spalla l’Italia e il gol, anche nella sua importanza, non è che la punta dell’ iceberg. Batte le piste del centrocampo, contrasta tutti, dà fiato all’ azione. L’ inserimento nell’ azione del gol è perfetto, il tiro squaderna la porta di Zubizarreta.
DONADONI 6,5
Partita di sostanza e sofferenza. Nel primo tempo, a sinistra, innesca il gol di Dino Baggio e subisce la pressione di Ferrer. Nella ripresa, spostato a centrale, subisce anche lui Caminero, ingigantito pure dalle tossine ereditate dalla partita con la Nigeria.
R. BAGGIO 7,5
E’ ancora lui, il Romario italiano. Capace di bordeggiare tutta la partita sotto costa, con Alkorta che si preoccupa solo di lui, e infilare la Spagna quando l’Italia è senza piu’ forze. Uno scatto, il portiere dribblato, il gol che ci apre davanti la terra d’ America.
MASSARO 6
Cristallizza il primo tempo in una fuga da centrocampo, con assist che Roberto Baggio banalizza piano su Ferrer, a portiere battuto. Il resto è trepestio di una vasta area di campo, senza brillare, ma senza neppure preoccuparsi di svuotare il serbatoio delle energie.
SIGNORI 6,5
Entra nel secondo tempo, al posto di Albertini, per confermare che questo Mondiale non gli vuol bene. Non sbaglia la sua rivincita, quando decide lui il destino: è l’assist vittoria.
BERTI 6
Riproposto quando l’Italia è in balia della Spagna, soffre ogni minuto. Ma proprio dalla sua voglia immensa di giocare nasce l’azione decisiva. Premio al coraggio, dimostrato per guarire a tempo di record dall’infortunio al ginocchio, che lo aveva tenuto lontano dal campo per otto mesi.