Oreste Del Buono: cronache spagnole

15 giugno 1982: Una brutta, bellissima Italia

Il pareggio di Vigo con la Polonia (0-0) ha rotto il sortilegio azzurro al Mundial
Mai uno zero a zero è stato apprezzato come questo. Quando si dice la paura. Forse non è stata una grande partita. Secondo il punto di vista. Magari secondo quello degli spagnoli di Vigo, che però sono spagnoli di tipo particolare e paiono più inglesi che altro. Comunque è andata. Bisognava che andasse, non se ne poteva più. Gli scontri tra Sordillo e Bearzot, tra i giocatori e i giornalisti italiani, il caos organizzativo, la caccia ai biglietti complicata dalle speculazioni delle agenzie turistiche, l’immaginazione realmente e disastrosamente al potere, ogni illazione autorizzata è vissuta e patita nell’assedio della pioggia, tutto il peggio sospettato di avvenire. E’ scoccato per fortuna il pomeriggio di ieri. Era ora che qualcosa avvenisse, costituisse un punto di riferimento. Dopo aver seguito in televisione Argentina-Belgio Bearzot aveva dichiarato: «L’Argentina ha problemi insuperabili..». E noi, commissario tecnico, non ne avevamo forse? I ragazzi dalla pallida faccia di convalescenti, sempre più pallidi esangui slavati a ogni giorno e a ogni notte passati in più nella Casa del Baron, ritiro che sarebbe riuscito a estirpare qualsiasi residuo di volontà persino a Vittorio Alfieri, chissà se avevano già deciso il proprio comportamento prima di entrare sul bel tappeto verde dello Stadio per superare un problema ci sono almeno due possibilità: provare a imporsi e a vincere o cedere all’iniziativa altrui e perdere. Lo prima possibilità certo non offre un’autentica soluzione. E’ semplicemente un rinvio di soluzione. Vincere una partita non basta: tanto che uno ha cominciato deve continuare a lottare per vincere le partite successive. La seconda possibilità è senz’altro più agevole: accettata la prima sconfitta, continuare a perdere è facile, diventa addirittura naturale. E all’inizio della partita, sebbene una specie di sole accennasse a benedire l’incontro, pareva proprio che gli slavati ragazzi di Bearzot fossero orientati verso la seconda soluzione. C’era una differenza consistente fisica muscolare caratteriale tra loro e i polacchi. Invece non di colpo ma quasi insensibilmente dapprima e poi sempre più insistentemente e vistosamente e indiscutibilmente sulle ali di Conti la squadra azzurra ha preso slancio e la maggior parte del pubblico, ovviamente italiana, ha preso fiato. Lo avessero deciso o non lo avessero deciso prima, gli azzurri si sono trovati a lottare sul serio a dimostrare pur nelle virtù e nel difetti di ognuno l’intenzione di non lasciarsi mettere sotto. Non si sono lasciati mettere sotto. Oh d’accordo non esageriamo non hanno neppure vinto con i polacchi. Hanno impattato zero a zero. Ma con se stessi su se stessi e per se stessi hanno vinto, come no. Andranno avanti. Messa da parte la Polonia è il turno del Perù. Diventerà un incubo anche il Perù? Proviamo a considerarlo una squadra come qualsiasi altra, senza esagerare s’intende, senza sopravvalutarci, senza sentirci invincibili e candidati alla meta suprema. Potremo persino migliorare se Rossi riuscirà a stare un poco più in piedi. I quasi gol che ha sfiorato potranno essere gol effettivi. A ogni modo un grazie anche a lui, reclinante a volte come un fiore troppo presto sciupato. Bearzot che è testardo, insiste a tenerlo in campo e può darsi che abbia ragione. Il sortilegio della Casa del Baron pare sfatato. Certo al momento ha davvero più problemi l’Argentina. Fortunatamente gli azzurri si sono condannati a continuare.