BONINSEGNA Roberto: le cannonate di Bonimba

Potente nei colpi di testa, veloce e dalla buona tecnica, una furia in aria di rigore. Poi una grande continuità di gioco, mai una partita in fase calante, novanta minuti sempre la massimo.

La prima immagine che abbiamo quando sentiamo il suo nome è quella di vederlo in azione con la maglia nerazzurra. Del resto lui è nato a Mantova ma con l’Inter sempre nel cuore. Da ragazzo segue le trafile nella squadra nerazzurra. Arriva il giorno con il provino con Herrera, ma lui lo boccia; grande la delusione per il giovane Roberto che incomincia la sua carriera in squadre minori. Prato e poi Potenza in serie B fino ad arrivare al Varese, società di grandi ambizioni e dai giovani validi. Per uno scherzo del destino il suo debutto in serie A avviene proprio nella “sua” S.Siro e contro l’Inter il 4 settembre 1965, contro la squadra che al momento è la più forte del mondo. Finirà 5 a 2, con Boninsegna costretto a guaradare con rammarico la panchina dove vi è quell’uomo che gli ha negato di giocare nel club dei suo sogni; collezionerà 28 presenze con 5 reti ma il suo Varese termina all’ultimo posto in classifica.

Roberto comunque comincia ad interessare a diversi club e a fine stagione arriva il passaggio al Cagliari. Il tecnico della squadra sarda si chiama Puricelli e di giocatori validi nei colpi di testa se ne intende e vuole che Roberto formi un micidiale tandem d’attacco con un giovane ma già forte Gigi Riva. I due sono molto simili tecnicamente, ma la coppia macina gol e i due diventano grandi amici. Valcareggi lo prova anche in nazionale; debutto contro la Svizzera il 18 novembre 1967 in una partita per le qualificazione per la Coppa Europa. Quella partita rimase un evento isolato. Una lunga squalifica di ben nove turni (inizialmente la Lega lo squalificò per undici partite), a causa di una sua irruenza nella partita Varese-Cagliari lo allontanò dagli occhi dei tecnici della nazionale e condizionò non poco il campionato della sua squadra. Roberto non viene più convocato in azzurro e per lui solo la tv per assistere alla vittoria in Coppa Europa.

Nel club sardo giocherà tre campionati, tornei dove diventerà protagonista in una squadra che nella stagione 68-69 giungerà ad un passo della scudetto. Nel Cagliari arriva Scopigno che vuole ampliare la rosa della sua squadra per lui giudicata troppo esigua e gli unici giocatori che sono richiesti da grandi club sono lui e Gigi Riva. Scontata quindi la sua partenza. Roberto impone una condizione; lascerà il Cagliari solo per andare all’Inter.

Si scioglie il binomio Boninsegna-Riva, ma solo per poco visto che lo ritroveremo presto nei mondiali messicani. L’affare alla fine viene fatto con il club nerazzurro alla ricerca di una nuova punta. Nell’Inter di quel periodo infatti Mazzola abbandona il ruolo di centravanti per quello di mezzala offensiva e serve un uomo da area di rigore. Arrivano ben tre giocatori di livello in cambio delle sue future prodezze con i neroazzurri: i loro nomi sono quelli del Cagliari dello scudetto: Domenghini, Gori e Poli.

Il sogno di Boninsegna finalmente si realizza. Primo campionato all’Inter e anche per quest’anno scudetto perso di un soffio; tutte le partite come centravanti e 13 reti per vedere lo scudetto vinto dal suo amico Gigi Riva. Viene convocato fra i 40 pronti per il mondiale messicano ma non fa parte dei definitivi 22; poi ecco l’infortunio ad Anastasi e la richiesta di due punte al posto di Lodetti. Lui e Prati si aggiungono alla schiera azzurra poi la scelta di Valcareggi quella di presentarlo in coppia con Riva, una copia inedita ma solo in nazionale. La storia la conoscete tutti; Boninsegna torna ormai protagonista del nostro calcio e sta per iniziare una grande campionato, quello della stagione 1970-71.

La stagione dopo il mondiale messicano vede subito Boninsegna fra i protagonisti; da riserva a titolare azzurro a uomo gol nelle finali e l’Inter ha l’ambizioso compito di superare il Cagliari di Gigi Riva, grande favorito. Il club neroazzurro torna ad essere la squadra di sempre grazie ad il nuovo allenatore Giovanni Invernizzi, che subentra alla sesta giornata ad Heriberto Herrera e riprende una squadra sotto tono e la rilancia in classifica. I neroazzurri sembrano tornare quelli delle stagioni mitiche di qualche anno prima; del resto gli uomini di classe sono sempre quelli e in più c’è Boninsegna. Arriva lo scudetto tanto sospirato grazie anche ai suoi gol che sono ben 24 e vince il titolo dei cannonieri.

Nella stagione successive l’Inter gioca la Coppa Campioni e Roberto è protagonista della strana ed epica partita contro i campioni di Germania del Borussia; nella semifinale in terra tedesca una lattina lo colpisce alla testa lasciandolo tramortito. Dopo una lite colossale la partita vede l’Inter arrendevole perdere nettamente. Subito l’avvocato Prisco presenta ricorso all’UEFA e da il meglio di se nel successivo “processo”; la partita non viene data vinta a tavolino ma ripetuta. Solo un pareggio per 0 a 0 e l’Inter, grazie alla vittoria all’andata per 4 a 2, arriva alla finale contro l’Ajax di Cruijff e la sfortuna, specialmente nel primo gol, e la classe dell’Ajax surclassano Mazzola e compagni.

In campionato solo il quinto posto per i campioni d’Italia, con lui sempre primo nella classifica dei marcatori pronto a far valere la sua grinta e testardaggine in area avversaria con ben 22 reti. Seguono anni dove Boninsegna è protagonista con i suoi gol della classifica cannonieri ed è un rigorista infallibile; suo il record tuttora imbattuto di ben diciannove calci di rigore consecutivamente realizzati ma la squadra non torna ai livelli della felice gestione Invernizzi.

In nazionale il rapporto con Valcareggi non è dei più felici, preferendogli più di una volta Anastasi. Nella squadra nerazzurra torna il mago Herrera alla ricerca di non facili miracoli e lo vuole subito accantonare ma sul campo Roberto dimostra sempre di essere fra i migliori attaccanti in circolazione e realizza 23 reti. Partecipa come riserva ai mondiali del 1974, per lui solo il secondo tempo con la Polonia, e viene rilanciato in azzurro giocando anche nella nazionale di Fulvio Bernardini. Saranno solo tre partite, contro la Jugoslavia, l’Olanda, dove realizza la rete del momentaneo vantaggio, e la successiva amichevole sperimentale con la Bulgaria.

Lascia la nazionale con 22 presenze e nove reti, per un calciatore che forse meritava più attenzione. Mentre nei campionati successivi l’Inter parte sempre favorita per concludere sempre e solo in zona UEFA, il presidente Fraizzoli vede Boninsegna responsabile della crisi interista; nel campionato 74-75 solo nove reti e dieci nel torneo successivo pochi per un centravanti di una squadra che lotta per lo scudetto.

Nel 1976 arriva lo scambio fra due protagonisti del calcio, sicuramente non più giovanissimi. La Juventus lo vuole ed in cambio offre Anastasi… Sembra un affare per l’Inter, considerando l’età dei due bomber; Roberto ha già 33 anni, mentre Anastasi ben cinque di meno! Scambio fatto ma nel tempo il vero affare lo fa la società bianconera. Con cuore sempre nerazzurro lascia Milano con grande amarezza ma lo aspettano anni ricchi di soddisfazione.

La Juventus di Trapattoni è infatti un meccanismo quasi perfetto e Boninsegna s’inserisce alla perfezione. Non una delle sue qualità sembra appannata: lo sviluppato senso tattico, la grande capacità combattiva, il tiro forte e preciso, soprattutto il fiuto del goal molto spiccato. Il bilancio di tre stagioni è lusinghiero: 93 partite e 35 goal un concreto contributo alla conquista del 17° e del 18° scudetto bianconero.

Troverà il modo di farsi ammirare anche in campo europeo, risultando protagonista nella conquista della Coppa Uefa: «Quando sono arrivato a Torino, non avrei mai pensato di vincere due scudetti, una Coppa Uefa ed una Coppa Italia; ero però conscio del mio ottimo stato fisico e del fatto che, dovendo sostituire un beniamino della tifoseria come Anastasi, avevo il dovere di dare sempre il massimo. Le cose, soprattutto nelle due prime stagioni, andarono davvero bene, tant’è che Boniperti mi offrì la possibilità di un quarto anno di contratto, a quasi trentasette anni. Ma, a quella veneranda età, preferì la sicurezza di un posto al Verona, in serie B, alla certezza di un impiego part-time con i bianconeri».

Nel campionato 1979-80 gioca il suo ultimo campionato con la casacca del Verona in serie B, lasciando il calcio giocato ancora come un protagonista. Boninsegna rimane l’immagine del bomber buono ma scorbutico, completo e forte anche di testa, falloso quanto basta e comunque grande personaggio del favoloso calcio degli anni 60/70.