SANDRO MAZZOLA – Intervista luglio 1973

Nella nuova Inter del “mago”, Sandro Mazzola torna alle origini: giocherà da mezza punta – “Senza Corso avrò delle responsabilità in più, ma non mi spavento” – Il sogno dei mondiali

Mazzola torna alle origini

— Signor Mazzola, è vero che lei vuole essere il Cruyff della nuova Inter tipo Ajax? La domanda non piace al «baffo» ma non lo coglie impreparato. Il paragone con Cruyff poi non lo lusinga. Replica:
«Finora questo l’hanno scritto i giornali. Caso mai, nell’Inter, sarò me stesso, ossia il Mazzola d’inizio carriera. E ciò significa che, se ricomincio da capo, ho ancora dodici anni di attività agonistica».

— Tornerà al vecchio ruolo di mezza punta accantonando cosi la regia a tutto campo cui pareva destinato: è soddisfatto?
«Herrera mi ha assicurato che potrò svolgere un gioco adatto alle mie caratteristiche, per il resto non conosco a fondo le intenzioni del “mago”. Questo è un po’ un mistero per tutti. Ho l’impressione che molti abbiano equivocato sul nuovo modulo dell’Inter. Una cosa è certa: ci sarà da correre con o senza pallone e gli avversari a correrci dietro, magari fino alla fine del torneo».

— In quest’Inter di «pedalatori» non c’era più posto per Corso (che è pure participio passato del verbo correre). Adesso che Mariolino è stato ceduto al Genoa, tutti parlano dell’Inter di Mazzola…
«L’Inter è di nessuno e di tutti. E’ una squadra ricca di campioni dotati d| forte personalità, che vanno soltanto amalgamati sia tecnicamente che tatticamente».

— Ha visto il calendario: Mazzola contro Corso alla prima giornata. Curioso, non le pare?
«Già, curioso davvero. Però la cosa mi lascia indifferente».

— Mazzola, sia sincero, sino a che punto Corso la condizionava?
«Nessuno mi ha mai condizionato, neppure Corso. Anche quando tra noi c’è stata qualche discussione in campo abbiamo sempre fatto il nostro dovere».

— La partenza di Corso le giova?
«Caso mai mi accolla delle responsabilità in più. Ne ho sempre avute tante e non mi spavento. Però le responsabilità andrebbero suddivise fra tutti quelli che aspirano seriamente a certi risultati».

— A proposito di risultati, con il ritorno di H.H. I tifosi pretenderanno lo scudetto. Non crede che l’obbligo di raggiungere subito il massimo traguardo possa condizionarvi e trasformarsi In boomerang?
«Le aspirazioni dei tifosi sono anche le nostre. D’altra parte tutte le squadre vorrebbero vincere lo scudetto ogni anno. L’Inter ha un organico, ha una base solida. In queste ultime stagioni il club ha svolto un lavoro intelligente in prospettiva. Bordon, Oriali, Bellugi, Moro, Magistrali!, Bini, Catellanl e Skoglund sono giovani di primissima qualità. Il futuro dell’Inter è roseo, Il futuro immediato ha tinte meno rosee anche perché il livellamento si è allargato a parecchie squadre. Per scaramanzia dico che le favorite per il titolo sono le prime tre classificate della scorsa stagione. Ma in cuor mio sono convinto che l’Inter può dire la sua».

— Tanto più che l’Inter ha il vantaggio di giocare in Coppa Uefa, torneo meno impegnativo di quelli cui partecipano Juventus e Milan.
«Non sono d’accordo. Fuori casa è sempre dura per noi. L’Inter parte alla pari con Juve e Milan in fatto di attività internazionale, anche se riconosco che per i bianconeri e i rossoneri c’è un leggero “stress” in più. Il logorio di qualunque Coppa è determinante e lo dimostra la campagna acquisti condotta dalle grosse società. La Juventus ha arricchito la “rosa”, il Milan ha fatto acquisti validi. Insomma tutti cercano di pagare il meno possibile le conseguenze di questo logorio».

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— La Juventus ha fallito, all’ultimo atto, la conquista della corona europea. Con quali prospettive i campioni affrontano la massima competizione continentale?
«La Juventus non è più un’incognita. Ha già dato una misura della sua forza. Ha acquistato esperienza e può solo migliorare. Naturalmente dovrà fare i conti con gli olandesi e sarà necessario vedere sino a che punto miglioreranno gli avversari di turno. In campo internazionale l’assenza di Haller potrebbe farsi sentire ma la Juventus ha giocatori che, sia pure con caratteristiche diverse da quelle dell’asso tedesco, possono bilanciare questa partenza».

— Il Mllan ripeterà gli errori dell’anno scorso?
«La bellezza ed iI fascino del calcio consistono anche nella assoluta mancanza di risultati scontati. Verona Insegna. Questi risvolti, in fondo, sono un po’ la chiave del successo che ha il football. Auguro al Milan che non capitino altre sorprese e che possa arrivare tranquillamente secondo. A Rocco un sincero “In bocca al lupo”. Se lo merita per la saggezza con cui lavora e per l’abilità che ha nello sdrammatizzare certe situazioni».

— Alcuni indicano nel Torino l’outsider per lo scudetto. Come giudica la campagna acquisti dei granata?
«Ha rischiato, ma è un rischio che anch’io, al posto di Pianelli, avrei corso; mi riferisco a Mascetti ma soprattutto ai giovani. Ha speso e ha fatto bene. I risultati si vedranno. Vernacchia mi piace molto, se mette la testa a posto è un grosso talento. Il problema del Torino è la difesa: se Cereser rimane e iI reparto ottenuto conserva la sua solidità il Torino darà fastidi a chiunque. Non poniamogli traguardi fissi, ma può essere una grossa squadra da scudetto».

— Cambiamo argomento, parliamo di Nazionale. Qual è il suo parere sulla stagione azzurra culminata con le vittorie-festival sul Brasile e sull’Inghilterra?
«Debbo fare una premessa. Così come non erano giustificate certe critiche severe dopo la Turchia, cosi non bisogna esagerare in ottimismo adesso. C’è ancora molto da lavorare. Con serietà, volontà e unità d’intenti si può andare in Germania, se non proprio con iI cipiglio dei conquistatori, sicuramente in grado di farci sentire».

— Secondi in Messico, primi in Germania?
«Nella mia carriera ho vinto tutto. Mi manca solo un ” mondiale ” a livello di Nazionale. Monaco è la mia ultima occasione. O questa o mai più. Non è stato facile arrivare secondi in Messico: la strada si è rivelata lunga e faticosa. Le possibilità di vincere iI titolo ci sono, ma potremmo anche non arrivare alla finale. Nel calcio sui risultati influisce anche l’imponderabile».

— E in certi casi influisce anche il fattore campo: non crede?
«Se allude alla Germania Ovest sono d’accordo. I tedeschi hanno l’enorme vantaggio di giocare in casa, però stanno denunciando limiti che solo un anno fa, quando dominando vinsero il titolo europeo, parevano inimmaginabili. Hanno commesso passi falsi. Wimmer, che considero pedina essenziale, è apparso sotto tono. Ritengo invece che Overath, all’occorrenza, possa sostituire Netzer».

— Esaminando il gruppo delle favorite, come giudica Inghilterra e Brasile alla luce dei recenti risultati?
«L’Inghilterra ha pagato lo scotto del rinnovamento, ma sarà pronta nel ’74. Il Brasile, che abbiamo visto adottare in Germania un gioco difensivo che fa impallidire il nostro catenaccio — noi ci difendiamo in area, loro nella loro metà campo —, ha dimostrato di avere coscienza dei propri mezzi e dei propri difetti. Pertanto ” nasconde ” il pallone per alimentare al massimo i pregi e celare i difetti. Oltre a queste due nazionali, inserirei anche l’Argentina di Omar Sivori. Il “cabezon” sta lavorando con criterio su materiale valido. Gli argentini hanno solo bisogno di essere inquadrati professionalmente. Le rappresentative dell’Europa dell’Est, squadre scorbutiche per noi, non hanno però grossi elementi nelle linee avanzate. Ritengo in definitiva che sarà un mondiale molto interessante ».