Manchester City F.C.

Il tutto ha inizio nel 1880 con il West Gorton St. Marks che gioca le sue prime partite al “Clowes Street” per poi spostarsi sul campo di cricket di Kirksmanshulme. Nel 1884 si fonde col West Gorton Athletic per dare vita al Gorton, il “Pink Bank Line” è il nuovo palcoscenico. Nel 1887 la società prende in affitto un terreno vicino alla ferrovia, cambiando ancora una volta nome: nasce l’Ardwick. La squadra però non ha fortuna, iscritta al campionato di Seconda divisione inglese vive una grave crisi finanziaria con i creditori che bussano quotidianamente alla porta. E’ arrivata l’ora del Manchester City, questo è infatti il nome che il manager Josh Parlby da al rinato sodalizio con una rosa nuova di zecca, è il 1892.

La prima grande stella a vestire la maglia blu cielo è Billy Meredith, un gallese dal dribbling ubriacante e dai grandi baffi. E’ lui che nel 1904 segna il gol che regala al City l’FA Cup, il primo grande trofeo da mettere in bacheca, uno dei pochi. Tocca al Bolton per il momento mordere la polvere, ma al Manchester serviranno ben trent’anni prima di tornare a vincere; un’altra FA Cup grazie alla doppietta di Fred Tilson contro il Portsmouth, è il 1934 e tre anni più tardi arriva anche il primo titolo, vinto con tre punti di vantaggio sul Charlton Athletic.

Il Manchester City con la sua prima FA Cup: siamo nel 1904

Questi sono gli anni di una delle figure leggendarie del Manchester City, sicuramente la più leggendaria: il portiere Frank Swift. A 17 anni era già in squadra pur continuando a lavorare nell’azienda del gas di Blackpool, a 18 si recò a vedere la finale di FA Cup da Manchester a Londra come passeggero di un sidecar, pioveva e uscì una “sola” volta di strada. A 19 giocò la sua prima finale di FA Cup, una serata indimenticabile: Frank, infatti, si riteneva troppo giovane per un evento di così grande spessore e quando vide il suo nome sul foglio dei titolari si agitò, fu tenuto sveglio tutta la notte della vigilia dal capitano Sam Cowan che doveva fare un pediluvio medico e si calmò un po’, ma quando nello spogliatoio vide un compagno che dal nervoso non riusciva ad allacciarsi le scarpe entrò in crisi, l’allenatore lo portò al bagno, gli diede due schiaffoni e un bicchiere di whiskey. Dopo il fischio d’inizio il suo terzino destro, un certo Matt Busby, gli passò la palla per farlo entrare in partita. Prese un gol, ma il compagno di squadra Tilson ne fece due, e al fischio finale Frank svenne, tanto che i compagni lo dovettero aiutare per salire i 39 gradini di Wembley e ricevere la medaglia da re Giorgio V, che nei giorni successivi s’informò delle sue condizioni.

Trent’anni dopo, 1934. arriva la seconda FA Cup

Swift dimostrò poi di avere una grande personalità: parlava con la folla, la salutava, era spettacolare, anche troppo. Infatti, dopo aver guidato l’Inghilterra nel ’49 al 4-0 di Torino contro la Nazionale italiana ed essere diventato un eroe fu escluso dalla rappresentativa inglese. Era famoso per i suoi lanci lunghi con le mani e per essersi battuto per i diritti dei giocatori. Una volta finita la carriera diventò rappresentante di dolci e infine giornalista. il destino ha voluto che Frank Swift, mito del City, morisse nel disastro aereo di Monaco in cui perì il Manchester United. Ha creato un mito, tanto che i tifosi di ogni portiere si sono sempre chiesti se potesse fare “like Frank could”.

Con questa rete in rovesciata Dennis Tueart regalò al City la Coppa di Lega 1976 (2-1 al Newscastle)

Nel ’55 il Manchester City perde la finale di FA Cup per 3-1 contro il Newcastle Utd, l’anno dopo invece vince la sua terza Coppa d’Inghilterra battendo il Birmingham con identico punteggio. Gli anni più belli, però, devono ancora arrivare. Nel 1968, infatti, il City vince il campionato con due punti di vantaggio sullo United, che però si rifà con la sua prima Coppa dei Campioni. Ma nel ’69 arriva la quarta (e ultima) FA Cup e l’anno dopo la Coppa di Lega e la Coppa delle Coppe, l’unico trofeo continentale che fa bella mostra di sé nella bacheca del “Maine Road”. Corrigan, Book, Pardoe, Doyle, Booth, Oakes, Heslop, Belle, Lee, Young e Towers sono gli undici eroi che a Vienna hanno avuto ragione dei polacchi del Gornik Zabrze, grazie alle reti di Young e Lee.

Poi, dopo un’interminabile serie di retrocessioni, di comparsate nella Premiership e repentine ricadute, agli inizi degli anni 2010, grazie anche agli investimenti della nuova proprietà emiratina facente capo allo sceicco Mansur bin Zayd Al Nahyan, la squadra torna al successo in ambito nazionale e internazionale.