Il bomber del Mundial di Spagna chiuse la sua carriera calcistica in maglia gialloblù nella stagione 1986/87.
- Testo di Sergio Taccone (autore del libro “Storie di Cuoio. Pezzi scelti di calcio”, prefazione di Darwin Pastorin, Narrazioni Sportive, 2022).
Domenica 1 marzo 1987, giorno dell’ultima rete di Paolo Rossi, l’ottantaduesima segnata in serie A in 215 presenze. Il bomber di Spagna ‘82 realizzava, su rigore, il gol del 3-1 inflitto dal Verona all’Udinese. Dopo la stagione con il Milan, illuminata soltanto dalla doppietta nel derby di San Siro del dicembre ‘85, sufficiente a farlo entrare per sempre nel cuore dei tifosi milanisti, Rossi era passato al Verona, ultima tappa della sua carriera.
Era l’estate del 1986. All’annuncio della società scaligera, inerente l’ingaggio di Pablito, si sprecarono i mugugni dei tifosi. Del Paolo Rossi formato “Mundial spagnolo” non era rimasto quasi nulla e l’aver indossato in carriera le maglie di Vicenza, Juve e Milan lo rendevano già inviso alla tifoseria gialloblù. Dovette intervenire Osvaldo Bagnoli per far capire che su Rossi ci credeva. “E’ un giocatore di alto livello, – disse il tecnico dello scudetto del 1985 – un uomo squadra che può giocare in vari ruoli d’attacco”. Bagnoli lo aveva già allenato al Como quando il futuro Pablito aveva 19 anni. “So che può diventare un valore aggiunto anche nello spogliatoio”, ribadì l’allenatore del Verona agli albori dell’annata 1986/87. Nessun motivo per dubitare.

Sin dal ritiro estivo, l’ex milanista confermò la sua grandissima professionalità, mettendosi a disposizione dell’allenatore e della squadra. A trarne grande giovamento fu lo spogliatoio che mantenne equilibrio anche nei momenti difficili. A conferma delle parole di Bagnoli, Rossi si dimostrò in grado di tenere unito il gruppo. Il rapporto con i tifosi partì subito all’insegna di una grande disponibilità, fatta di sorrisi e ottimismo.
In Coppa Italia, l’ex Pallone d’Oro siglò una doppietta al Campobasso e andò a segno anche contro il Bari. Reti che contribuirono alla conquista del primo posto nel girone da parte del Verona, qualificatosi agli ottavi di finale dopo quattro vittorie e un pareggio. Impiegato da Bagnoli come seconda punta, accanto al danese Elkjaer, Rossi arretrava spesso a centrocampo, andando ad impostare il gioco o spostandosi sulla fascia come ala. Generosità e fragilità furono i tratti principali dell’ultima stagione calcistica di Pablito, contrassegnata da venti presenze e quattro gol realizzati in campionato, di cui tre su calcio di rigore.

Rossi mise a segno la prima segnatura il 19 ottobre ‘86, al Bentegodi, nel 2-2 tra Verona e Avellino, battendo dagli undici metri il portiere irpino Di Leo. Due mesi dopo, sempre in casa e sempre su rigore, l’ex virgulto del Lanerossi Vicenza concesse il bis contro il Como di Mondonico, decidendo l’incontro poco dopo la mezz’ora: nulla da fare per il portiere lariano Paradisi. L’unica marcatura stagionale su azione Rossi la realizzò alla prima di ritorno, nella sfida casalinga contro il Torino di Gigi Radice. Una partita giocata su un terreno pesante e sbloccata da Elkjaer nella ripresa, lesto ad insaccare un cross di Galia. Il portiere granata Lorieri venne graziato da Rossi e Pacione prima del pareggio di Pileggi con una staffilata dal limite dell’area, imparabile per Giuliani. La squadra di Bagnoli trovò il raddoppio nel finale di partita. Azione avviata da calcio d’angolo: traversone di De Agostini a scavalcare Lorieri, stacco di Rossi in anticipo su Francini e palla in fondo al sacco, con lo stadio in tripudio. “Ci siamo resi conto della nostra forza, l’importante è avere la convinzione”, disse negli spogliatoi l’autore del gol della vittoria.
Quella rete venne raccontata in radio da Enrico Ameri, prima voce di Tutto il calcio minuto per minuto: “Rete da parte della formazione veronese … è stato il numero nove Rossi a mettere la palla in rete. Rossi, che stamattina aveva detto di voler segnare un gol su azione”. Ameri concluse così la radiocronaca dal Bentegodi: “Proprio nel finale convulso, era Rossi ad incornare il passaggio da sinistra e a mettere la palla in rete. Vi lascio immaginare cosa è accaduto ai bordi del campo”.

Nel servizio de La Domenica Sportiva, Roberto Reale sottolineò il ritorno al gol del bomber mundial per una vittoria che rilanciava il Verona nella lotta per il primato: quarto posto a quattro punti dal Napoli capolista, Roma e Milan scavalcate in un sol colpo e l’Inter, seconda, distante appena due lunghezze. Galia, De Agostini e Elkjaer furono i migliori in campo contro il Toro. “Mi auguro che il Verona possa andare lontano”, aggiunse Rossi al microfono di Maurizio Busato.
Fu il momento migliore della stagione gialloblù. Quel gol ai granata sarebbe passato alla storia come l’ultima rete su azione di Paolo Rossi. Una prodezza in un campo ai limiti della praticabilità, appesantito dalla neve sciolta, dopo uno stacco assestato con perfetta scelta di tempo. Intuizione e fiuto da fuoriclasse, il rapace d’area di rigore preciso e dalla proverbiale scelta di tempo, muovendosi con la massima velocità nella parte più affollata dell’area di rigore malgrado le quasi trentuno primavere sulle spalle e un fisico indebolito da non pochi infortuni e operazioni subite. L’ultimo gol su azione di Rossi fu un gol alla Pablito.
Nel corso del campionato, l’ex milanista andò a segno una quarta volta, contro l’Udinese, fanalino di coda della stagione. Era l’1 marzo 1987 e si disputava la ventesima giornata. Dopo il vantagigo di Di Gennaro e il pareggio di Edinho (rigore), gli scaligeri tornarono in vantaggio alla mezz’ora della ripresa grazie ad una rete dello stopper Fontolan. A chiudere i conti provvide Rossi nei minuti finali, su rigore, spiazzando Abate, guardiapali della squadra friulana.

L’ultima presenza in campo il vincitore del Pallone d’oro ‘82 la collezionò al Bentegodi poco più di un mese dopo, il 12 aprile, contro il Napoli di Maradona, capolista del campionato. Nel quarto d’ora conclusivo, Bagnoli schierò l’ex juventino al posto di Pacione, autore del primo gol. Quel pomeriggio, il Verona rifilò una sonora lezione alla prima della classe (3-0), riaprendo la lotta scudetto. L’Inter – corsara ad Avellino – si portò a due soli punti dai partenopei, sognando l’aggancio prima dello striscione del traguardo. Alla fine della stagione mancavano quattro giornate. Per Paolo Rossi si trattò della ventesima partita stagionale in campionato.
Il Verona concluse l’annata al quarto posto, alle spalle del Napoli campione e di Juventus e Inter, precedendo Milan e Sampdoria. Il secondo miglior risultato nella storia del club scaligero dopo il tricolore del 1985. I gialloblù staccarono così il pass per la Coppa Uefa 1987/88. Paolo Rossi, ricordando la sua stagione a Verona, dirà: “Sono arrivato all’Hellas a fine carriera quando non avevo molto da dire e con molti problemi fisici. Ma l’esperienza è stata bellissima e in una buona squadra, veramente importante”.
- Testo di Sergio Taccone (autore del libro “Storie di Cuoio. Pezzi scelti di calcio”, prefazione di Darwin Pastorin, Narrazioni Sportive, 2022).
