Al-Ahly Sporting Club

La storia dell’al-Ahly ha le sue radici nell’Egitto coloniale del 1907, all’apice della tensione tra egiziani e britannici. Prima di quell’anno tutti i club sportivi e locali erano appannaggio degli stranieri e ammettevano solo una ristretta élite locale, vietando l’ingresso a tutti gli altri egiziani. Fu per questo motivo che Omar Lofti Bek, presidente del Club degli Studenti, un’associazione nazionalista nata due anni prima, riunì il 24 aprile 1907 un gruppo di esponenti della classe media egiziana con lo scopo di creare un club sportivo per gli egiziani. Ironicamente, il primo presidente del club fu un britannico, consulente del Ministero delle Finanze, di nome Mitchell Ince: la sua presenza in qualità di presidente permise alla squadra di acquistare la terra necessaria per un campo.

Kingfut racconta che quel giorno, “Entro le cinque e mezzo del pomeriggio furono firmati dieci emendamenti, fu scattata una foto di gruppo e fu fondato l’al-Ahly Sporting Club”. Nonostante la squadra fosse presieduta da un inglese, il nome lasciava pochi dubbi sulle intenzioni dei suoi fondatori: “al-Ahly” significa “Club Nazionale”. I colori stessi del club e il suo emblema, un’aquila, richiamavano la bandiera del Khedivato d’Egitto, uno stato tributario all’interno dell’Impero Ottomano, rimasto autonomo dal 1867 al 1882, anno dell’occupazione coloniale. L’al-Ahly era divenuto ormai una bandiera della ribellione egiziana al giogo britannico, tanto che spesso le celebrazioni delle vittorie si trasformavano in dimostrazioni di massa contro il governo coloniale.

Il primo presidente della “House of Commons” dell’al-Ahly sarebbe stato Saʿd Zaghlūl, leader della rivoluzione del 1919 e in seguito Primo Ministro dell’Egitto indipendente. Kingfut racconta un aneddoto sul suo coinvolgimento nell’educazione della gioventù egiziana e nel calcio: quando l’Egitto partecipò alle Olimpiadi del 1924, diversi giocatori dell’al-Ahly, tra cui la leggenda Mahmoud Mokhtar el-Tetsh, furono convocati nella nazionale. Per el-Tetsh il problema era che la spedizione olimpica coincideva con gli esami di diploma.

Saʿd Zaghlūl, allora ministro dell’Educazione, ricompose il contrasto tra el-Tetsh, intenzionato a rappresentare il suo paese alle Olimpiadi, e suo padre, preoccupato che il figlio prendesse il diploma. El-Tetsh viaggiò a Parigi per i Giochi Olimpici, ma il testo del suo esame di diploma venne trasmesso all’ambasciata, in modo che potesse sostenere l’esame dalla Francia. El-Tetsh sarebbe stato capitano della nazionale tra il 1930 e il 1940, anno del suo ritiro, e sarebbe poi divenuto segretario generale del Comitato Olimpico egiziano: l’al-Ahly decise di battezzare in suo nome uno stadio, per commemorare il suo contributo all’affermazione della squadra.

Fondazione Al-Ahly
I membri fondatori dell’Al-Ahly

Il club del secolo

Quando il campionato egiziano cominciò nella stagione 1948/49, trovò l’al-Ahly pronto a prenderlo alla gola: tutte e nove le prime edizioni furono vinte dalla squadra, che dominò la lega fino alla fine degli anni ’50. Attualmente la squadra è arrivata a quota 38 titoli, vincendo undici campionati su quindici tra il 1974 e il 1989 e infilando una striscia di sette titoli consecutivi tra il 1993 e il 2000. Nella stagione 2013/14, nel primo campionato terminato dopo lo scoppio della Primavera Araba nel 2012, l’al-Ahly ha inanellato l’ottavo titolo consecutivo prima di cedere lo scettro allo Zamalek: l’ultima vittoria di un altro club risaliva al 2004. Il club vanta ben 110 trofei domestici, che comprendono anche 35 coppe nazionali (due delle quali in coabitazione con i rivali dello Zamalek) e otto Supercoppe.

Il successo dell’al-Ahly non si è limitato al solo Egitto: nel febbraio 2014, battendo il CS Sfaxien in Supercoppa Africana, la squadra egiziana ha superato Milan e Boca Juniors, divenendo la squadra con più trofei internazionali in bacheca. Sono ben 19 le competizioni internazionali vinte dall’al-Ahly, che è il dominatore assoluto della CAF Champions League: dieci volte finalista, l’al-Ahly ha vinto il titolo otto volte tra il 1982 e il 2013. La squadra ha vinto anche quattro Coppe delle Coppe africane (tre delle quali consecutive) e sei titoli continentali di Supercoppa. Nel 2000 la squadra venne nominata dal CAF il “Club Africano del Secolo”, mentre tra 2005 e 2006 visse due stagioni splendide. Nel 2006 la squadra vinse cinque trofei (campionato e coppa egiziana, CAF Champions League, Supercoppa egiziana e africana) e arrivò terza nella Coppa del Mondo per club. L’anno prima l’al-Ahly aveva giocato 46 partite in quattro competizioni diverse (campionato, coppa e Supercoppa egiziana, CAF Champions League), restando imbattuto e vincendo tutti e quattro i trofei.

Zamalek, piazza Taḥrīr, Port Sa’īd

Non si può raccontare l’al-Ahly senza raccontare la rivalità stracittadina con lo Zamalek, la seconda squadra del Cairo. Una disputa che non mette contro solo due rivali cittadine e le due squadre di maggior successo dell’Egitto (lo Zamalek ha vinto 11 campionati e 23 coppe), ma anche due superpotenze del calcio africano. Se l’al-Ahly è la squadra con più titoli di CAF Champions League, lo Zamalek è secondo con cinque titoli su sei finali disputate. Le due squadre si sono incontrate in 197 incontri ufficiali, risultati in 83 vittorie dell’al-Ahly, 68 pareggi e 46 vittorie dello Zamalek. Lo Zamalek non è mai riuscito a vincere in nessuno degli otto scontri avvenuti in CAF Champions League, ma in compenso ha portato a casa l’unico scontro in finale di Supercoppa Africana nel 1994 a Johannesburg. Mattatore assoluto della disfida è Mohamed Aboutrika, autore di tredici gol in diverse gare del derby del Cairo e personaggio famoso per il suo impegno politico e umanitario.

La rivalità tra al-Ahly e Zamalek è però soprattutto una storia di curve torride: da diversi anni lo scontro si tiene in campo neutro e viene officiato da un arbitro straniero per garantire la neutralità del direttore di gara. Negli anni ’70 in un’occasione la violenza del derby portò alla cancellazione dell’intero campionato. La rivalità tra Ahly e Zamalek affonda le sue radici proprio nell’identità nazionalistica dei primi, che non vedevano di buon occhio la vicinanza all’establishment dello Zamalek, fondato da stranieri e considerato vicino prima all’occupante britannico, poi alla monarchia di re Fārūq, il cui nome divenne il nome della squadra fino alla rivoluzione del 1952. Se da una parte l’al-Ahly rappresentava le fasce più popolari, lo Zamalek aveva uno status più aristocratico. Una divisione ancora sentita e così descritta dal giornalista britannico James Montague: “Nell’angolo rosso ci sono il devoto, il povero e l’orgoglioso; nell’angolo bianco la classe media, liberale e borghese”.

La rivalità tra le due squadre è stata momentaneamente messa a tacere nel 2012 dallo scoppio della Primavera Araba. In piazza Taḥrīr i rivali storici si erano uniti nell’opposizione al regime di Hosni Mubarak. L’ambiente politicizzato e violento delle curve si era dimostrato un efficace polo organizzativo per le proteste e aveva contribuito al rovesciamento del regime, continuando poi a contestare l’influenza dei militari nella vita politica del paese. L’opposizione alle forze dell’ordine costò all’al-Ahly un salatissimo tributo di sangue.

Il primo febbraio 2012 a Port Sa’īd i tifosi dell’al-Masry, armati, attaccarono al termine di una partita gli Ahlawy, la curva politicizzata dell’al-Ahly. Furono 74 le vittime tra gli Ahlawy, e ben presto venne messa alla luce la responsabilità delle forze dell’ordine, che avevano cercato una resa dei conti lasciando entrare le armi nello stadio e facendosi da parte, senza contrastare in alcun modo la carica mortale dei tifosi dell’al-Masry. Un giovane tifoso morì tra le braccia di Aboutrika, dicendo al capitano quanto avesse desiderato conoscerlo. Gli Ahlawy, dopo la tragedia, non si arresero, cercando di far sentire la solidarietà del gruppo alle famiglie delle 74 vittime e chiedendo giustizia per i loro compagni morti a Port Sa’īd.