Albertosi: Quella maglia gialla nella stella rossonera

Nella stagione 1978/79, che portò al decimo scudetto del Milan, fu decisivo il portiere Enrico Albertosi, autore di prodezze a ripetizione nel momento cruciale del campionato.

Se si pensa ad una maglia di colore giallo e la si associa ad un portiere viene subito in mente uno dei più grandi numeri 1 della storia del calcio italiano: Enrico Albertosi. L’estremo difensore di Pontremoli, alla sua quinta stagione a difesa della porta del Milan, dopo aver salvato il diavolo da una clamorosa retrocessione (‘76/77), si rivelò decisivo nel momento topico del campionato ‘78/79, quello che diede alla squadra rossonera il diritto di fregiarsi della stella del decimo scudetto. La squadra guidata da Nils Liedholm, impegnata nella sfida al vertice con l’imbattuto Perugia dei miracoli di Ilario Castagner, accusò un momento di flessione nella prima fase del girone di ritorno. Le avvisaglie si ebbero alla 19^ giornata contro l’Atalanta di Titta Rota, squadra impelagata nei bassifondi della classifica ma capace di uscire indenne da San Siro (1-1).

Fu a Firenze, domenica 4 marzo ‘79, contro una delle sue ex squadre, che Albertosi compì il primo capolavoro di un mese indimenticabile, neutralizzando un rigore di Antognoni (che impedì ai viola di pareggiare) e rispondendo da campione ad una conclusione di Pagliari. Strada sbarrata alla Fiorentina di Carosi, bloccata in un’anonima posizione di metà classifica. Interventi strepitosi che diedero al portiere la ribalta nei titoli della carta stampata del giorno dopo. Il Milan vinse 3-2 mantenendo quattro punti di vantaggio sul grifone umbro, corsaro ad Avellino grazie ad una rete di Bagni nel finale. Sette giorni dopo, altre prodezze del portiere milanista nel big-match contro la Juventus, campione in carica ma attardata al quinto posto. Rossoneri in balia dell’avversario per larghi tratti della partita. La Vecchia Signora provò a passare con Bettega, fermato da una parata d’istinto del portiere. L’ex Benetti colpì la traversa, per il resto i bianconeri trovarono una saracinesca in maglia gialla capace di inchiodare il punteggio sullo 0-0. Il Perugia, con un netto 2-0 interno sull’Atalanta, rosicchiava un punto alla capolista. La domenica seguente, il 18 marzo ’79, fu in programma la stracittadina. All’Inter di Eugenio Bersellini rimaneva solo il derby per dare una soddisfazione ai propri tifosi. Accadde tutto nella ripresa. Dopo pochi minuti dal ritorno in campo, per fallo di Franco Baresi su Altobelli, l’arbitro Agnolin decretò il calcio di rigore all’Inter. Dagli undici metri si presentò Spillo, specialista nerazzurro nei penalty. Albertosi, dopo il consueto conciliabolo attorno al direttore di gara, si sistemò sulla linea di porta.

Il giovane attaccante contro l’esperto portiere. Un duello calcistico a colpi di sguardi, impercettibili movimenti, scaramanzie, istinto e scelte immediate. Nugolo di giocatori alle spalle del rigorista. Novellino si abbassò per cercare di captare meglio ogni mossa del suo portiere, l’interista Marini pronto a scattare per l’eventuale tap-in. L’attaccante calciò a mezza altezza alla sinistra del portiere: proprio la direzione scelta dall’estremo difensore che respinse il tiro con la mano destra, quella di richiamo. La deviazione laterale rese impossibile ogni eventuale tentativo di ribattuta in rete. “Il vecchiaccio ha fatto il miracolo”, commentò Enrico Ameri, prima voce radiofonica di Tutto il calcio minuto per minuto. Un capolavoro e proprio nella partita più sentita.

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Quel Milan incerottato del marzo ’79, fisicamente non al meglio, trovò nel suo numero 1, quasi quarantenne, un baluardo insuperabile, capace di tenere in partita i rossoneri con le sue parate, in un derby che l’Inter aveva dominato per larghi tratti per poi farsi rimontare nei minuti finali, marchiati a fuoco dalla doppietta di Walter De Vecchi e dallo sguardo incredulo del portiere interista Bordon. “Albertosi para, De Vecchi spara” fu il titolo di Forza Milan. “Il veterano si è rivelato grande per tutti i primi 45’ ma grandissimo al momento del rigore”, commentò Gian Maria Madella dalle colonne dell’Unità. Una prova superlativa che completò la “trilogia della parata” di Ricky da Pontremoli, datata marzo 1979. Di quel campionato, il tuffo sul rigore di Altobelli del portiere rossonero, in maglia gialla e calzoncini neri, resta uno dei ricordi più belli per tantissimi tifosi milanisti. In quell’annata indimenticabile, Albertosi fu tra i migliori per rendimento, una vera e propria colonna portante della squadra guidata da Liedholm. Fu soprattutto grazie al suo portiere che il Milan uscì indenne da un momento di appannamento che avrebbe potuto compromettere la corsa verso la tanto agognata “Stella”, sfuggita più volte d’un soffio nei primi anni 70.

Intervistato nel 2009 da Massiliano Castellani, per il quotidiano Avvenire, Albertosi elesse la sua parata più bella. La partita è Lanerossi VicenzaMilan del novembre ’78. Poco prima della mezzora, il portiere rossonero compì tre prodezze in cinque secondi: la prima di piede, su tiro ravvicinato di Paolo Rossi, poi con il corpo sul tap-in del futuro Pablito ed infine deviazione in angolo, con volo felino, sul terzo tentativo di Guidetti. “A volte mi agito nel letto ripensando a quella parata”, confessò Albertosi in quella intervista.

Ricky fa parte a pieno titolo della “Hall of Fame Rossonera”, con la sua maglietta gialla ed i baffetti da “trilogia del dollaro” di Sergio Leone. Di Enrico Albertosi possiamo ricordare tanti altri episodi della sua sconfinata carriera, un “cursus honorum” da vero campione. Un portiere che, come il capitano di una canzone di De Gregori, non ha mai avuto paura. “In campo ho preso le stesse botte di un pugile… Ho perso cinque denti, rotto due dita e due volte il setto nasale, ma fa parte del ruolo”. Del resto, nel rettangolo di gioco pensare non sempre serve … i “cervelluti” si affidano all’ispirazione.

  • di Sergio Taccone
    Autore dei libri “Milan Story” (2013), “Quando il Milan era un piccolo diavolo” (2009) e “La Mitropa Cup del Milan” (2012)