Analisi linguistica del lessico calcistico italiano


Ancora prima della diffusione del gioco del calcio in Italia, nelle più importanti città del settentrione, nascono i primi giornali sportivi, ispirati dalla fondazione di numerose associazioni sportive e rivolti ad un ristretto numero di persone, perlopiù addetti ai lavori e comunque membri dell’aristocrazia o della borghesia, uniche classi che potevano permettersi di dar spazio ad altre attività che non fossero quelle prettamente lavorative.
Nel 1865 nasce a Torno il “Bollettino trimestrale del Club Alpino”, l’anno successivo “La Ginnastica” vede la luce a Livorno. Nel 1870 a Genova nasce “Lo Sport“, in seno al Regio Yacht Club d’Italia e nel 1875, ancora una volta a Livorno, viene fondata “La rivista degli scacchi”. Tutti questi bollettini avevano una caratteristica comune, facevano capo alle singole associazioni sportive; il primo giornale lontano da questa logica associazionistica fu “Lo Sport Illustrato” nato a Milano nel 1881 e sempre a Milano, il 3 aprile 1896, nacque dalla fusione tra “Il ciclista” e la “Tripletta”, l’allora bisettimanale “La Gazzetta dello Sport”. Il giornale, che dal 1908 divenne l’ente organizzatore del Giro d’Italia, cambiò la cadenza delle uscite da bisettimanale a quotidiana solo nel 1919.
La Gazzetta” trovò un diretto avversario nelle vendite nel “Corriere dello Sport”, nato a Bologna nel 1924. I due giornali, nella loro fase iniziale, avevano un pubblico diverso, la Gazzetta rappresentava i lettori delle principali città del nord Italia mentre il Corriere era il giornale più venduto in tutto il meridione, inoltre si concentravano maggiormente su argomenti differenti, boxe per il Corriere e ciclismo per la Gazzetta.

La Gazzetta dello Sport si interessò subito al nuovo sport arrivato dall’Inghilterra e contribuì in maniera determinante alla nascita del termine calcio. Il termine calcio fu forse inventato da Luigi Bosisio, nel 1907. Prima, il gioco in Italia veniva chiamato foot-ball, come in originale. Nel 1907 Bosisio propose però la sostituzione dell’anglofono foot-ball con l’italico termine calcio, che in età rinascimentale era un gioco con la palla con regole in parte differenti dal calcio moderno.
La proposta ebbe successo e La Gazzetta dello Sport in un articolo del 17 ottobre 1907 dal titolo Foot-ball o calcio? Scriveva: “Una proposta giudiziosissima ci vien posta dal nostro amico Rag.Bosisio il quale… ci consiglia ad iniziare l’invocata italianità del football sostituendo a questo ostico titolo straniero una parola italiana,… quella onde veniva denominato il giuoco nelle sue origini, allorquando la gagliarda gioventù vi si dedicava al tempo dei comuni italici tra una battaglia e l’altra sulle spianate dei dolci colli toscani. Il calcio! Questa proposta probabilmente avrà sapore di “forte agrume” per molti. Ed è per questo motivo che noi,… intitolando “Calcio” la presente rubrica, intendiamo abituare le orecchie ostili e degli ignari alla nostra idea … in modo che il trapasso di abitudini sia automatico e quasi non avvertito. Gli italiani, purtroppo, non si creano d’un tratto.

I risultati delle competizioni calcistiche nazionali venivano pubblicati sui quotidiani sportivi nell’edizione del lunedì mattina, solo in un secondo momento anche le trasmissioni radiofoniche della domenica sera si interessarono dei risultati sportivi. Per ascoltare la prima radiocronaca di una partita di calcio si dovrà attendere il 25 marzo 1928, giorno della partita tra Italia e Ungheria, giocata a Roma e valevole per quello che era il Campionato Europeo dell’epoca, la Coppa Internazionale. Giuseppe Sabelli Fioretti, primo radiocronista italiano, commentò il 4 a 3 in favore dei padroni di casa.
Il successo delle trasmissioni sportive ed in particolar modo calcistiche e l’ampio pubblico che esse raggiungevano, contribuirono alla nascita di una nuova lingua speciale, quella sportiva e, nello specifico, calcistica. Quando parliamo di lingua speciale dobbiamo necessariamente parlare anche di linguaggio settoriale, e il linguaggio settoriale sportivo è ricco di tecnicismi, spesso di origine anglosassone.

Ed è proprio sull’uso dei tecnicismi negli articoli calcistici che tra gli anni ’70 e ’80 è nata una polemica tra due dei più grandi cronisti italiani di questo sport, Gino Palumbo, direttore della Gazzetta dello Sport dal 1976 al 1983, e Gianni Brera. Palumbo era contrario ad un uso eccessivo dei tecnicismi negli articoli pubblicati sul suo giornale, ma alle spalle di questa decisione c’erano anche delle motivazioni economiche. Per Palumbo la prosa doveva risultare accessibile a tutti, al fine di ampliare il più possibile il numero dei probabili lettori, per questi motivi era solito descrivere con estrema precisione gli eventi e spesso accompagnava gli articoli con disegni e illustrazioni per rendere chiaro a tutti il discorso senza ricorrere all’uso dei tecnicismi.
Contrario alle tesi di Gino Palumbo era Gianni Brera. Brera, ritenuto da molti uno dei migliori giornalisti italiani del ventunesimo secolo, era un sostenitore dell’uso dei tecnicismi nei resoconti calcistici. Egli ricordava come la tecnica fosse alla base di ogni sport, e che questa necessariamente influenzava ogni commento o giudizio riguardante un qualsiasi avvenimento sportivo.

L’esigenza di ricorrere all’uso dei tecnicismi quando si parla di sport nasce dalla necessità di indicare con chiarezza oggetti, azioni, eventi e situazioni che sono spesso estranei all’attività quotidiana e alla lingua comune. In alcuni settori si è sviluppato quindi un lessico specifico formato da vocaboli caratteristici di quel determinato ambito. Questi vocaboli, impiegati da ogni lingua speciale, sono chiamati tecnicismi specifici.
Ai tecnicismi specifici si affiancano spesso quelli che sono chiamati tecnicismi collaterali. I tecnicismi collaterali non conferiscono al testo quei caratteri di univocità e denotatività tipici dei tecnicismi specifici ma donano all’articolo maggiore adeguatezza stilistica e il loro uso rende immediatamente riconoscibile l’ambito di provenienza del testo. Spesso i tecnicismi derivano da parole già utilizzate nella lingua comune, che si guadagnano un nuovo significato, in questi casi si parla di tecnificazione di una parola.
I casi più famosi ed eclatanti sono quelli di campo (utilizzato per il terreno di gioco), porta (indica lo spazio delimitato dai pali e dalla traversa all’interno del quale calciare il pallone per ottenere una marcatura valida), curva (i settori dello stadio alle spalle delle due porte solitamente destinati alle tifoserie), buco (usato per indicare una falla in difesa abilmente sfruttata dall’attacco avversario), numero (una finta, un dribbling di particolare bellezza, una grande giocata solitamente individuale), papera (un errore grossolano da parte del portiere), cravatta e cintura (indicano un comportamento falloso da parte di un giocatore che tiene le braccia intorno al collo o alla vita dell’avversario), salire (un verbo del parlato comune che nella lingua del calcio può indicare l’atto di spingersi in attacco da parte di un giocatore).

Da sempre la lingua delle scienze è stata esclusivamente il latino, insieme al greco ma negli ultimi anni e ancor di più nel linguaggio calcistico, grande influenza ha avuto la lingua inglese.
Le lingue speciali, nella continua ricerca di parole nuove che le caratterizzino, ricorrono spesso a procedimenti di affissazione e composizione. Anche la lingua del calcio non fa eccezione ed è caratterizzata dall’utilizzo di neologismi al fine di accrescerne il bagaglio tecnico-specialistico. Queste formazioni, nate dall’associazione di suffissi o prefissi a parole già presenti nel linguaggio quotidiano, hanno un triplice vantaggio: non necessitano di un elevato numero di elementi formativi, hanno la caratteristica di essere molto trasparenti nel significato e infine creano delle classi di vocaboli aperte.
Tra i prefissi più frequenti utilizzati per formare dei tecnicismi legati al mondo del calcio abbiamo:
· retro-: retrocessione indica una squadra che scende di categoria, retroguardia viene usato come sinonimo di reparto difensivo; pre-: prestagione è la fase di preparazione che anticipa l’inizio del campionato, il preliminare è un turno che precede la qualificazione per una competizione, il preritiro precede il ritiro estivo; contro-: quando una squadra trasforma un’azione da difensiva in offensiva si parla di contrattacco o contropiede; in-: quei momenti in cui la palla è sul terreno di gioco ma il gioco è fermo, come calci di punizione o calci d’angolo, sono detti di palla
inattiva;
· s-: spiazzato è il portiere che si è tuffato nella direzione opposta a
quella del tiro; Prefissi come inter- e super- vengono spesso utilizzati per denominare alcune competizioni, ne sono un esempio l’Intertoto, l’Intercontinentale e la Supercoppa Italiana ed Europea.
Al fianco dei prefissi possono essere utilizzati dei prefissoidi, questi differiscono dai primi perché se presi singolarmente mantengono un loro significato logico. Esempi di prefissoidi sono:
· auto-: l’autogol, o autorete, indica una rete segnata nella propria porta; capo-: capolista è la squadra che si trova in cima alla classifica, capocannoniere è il giocatore che segnato di più in un torneo; dopo-: il dopopartita o dopogara sono gli intervalli di tempo che seguono la fine del match; euro-: Euro’68 ad esempio indica il campionato di calcio europeo del 1968 giocato in Italia e vinto proprio dalla nostra nazionale, il termine eurorivale viene usato per identificare le avversarie delle squadre nostrane in campo europeo;
fuori-: il fuoriclasse è un giocatore che si distingue dagli altri per merito della sua straordinaria bravura, il fuorigioco è una condizione nella quale può trovarsi un calciatore durante una partita di
calcio.
Molto utilizzati sono anche i prefissi neo-, ed ex-. Il tecnicismo neopromosse identifica le squadre che nella stagione precedente hanno ottenuto una promozione da una categoria inferiore a quella in cui militano attualmente. Ex può essere affiancato sia ad un sintagma nominale sia ad aggettivi sostantivati, come ad esempio “un ex giocatore del Milan” o “un ex rossonero“. Ex può anche essere usato singolarmente per indicare quei giocatori che si trovano ad affrontare una squadra nelle cui fila hanno precedentemente militato.

Nella lingua del calcio i suffissi mantengono le loro funzioni principali che possono essere valutative, alterative o di transcategorizzazione. Alcuni tecnicismi sono costituiti da falsi alterativi come è il caso di partitella (una gara di allenamento spesso con durata o dimensioni del campo ridotte) o scudetto (un simbolo tricolore a forma di scudo cucito sulle maglie della squadra che vince il campionato). Troviamo anche la categoria dei nomi di agente in -ista, come centrocampista o Interista; quella degli aggettivi in -oso: falloso, imperioso; o dei verbi in -izzare: finalizzare.
Un altro procedimento fondamentale nella formazione di nuove parole e tecnicismi è la composizione, questo procedimento prevede l’unione di due basi per formarne una terza di significato autonomo indicante un concetto unico, come nel caso di guardalinee o radiocronaca.
Sotto l’influenza dei modelli inglesi, negli ultimi anni, grande successo nella composizione di nuove parole ha avuto la riduzione per troncamento. In ambito calcistico è utilizzata abbreviando come spesso accade la prima parola, federazione), nel composto Federcalcio.

Tra gli elementi utilizzati per la formazione di nuove parole, il linguaggio calcistico fa largo uso delle unità polirematiche, serie di parole, presenti in italiano così come nelle altre lingue, percepite come un’unica unità lessicale. L’ordine che le parole assumono nelle unità polirematiche non può essere modificato e non
può essere interrotto da aggettivi, che si posizioneranno quindi all’inizio o alla fine dell’unità ma mai nel mezzo, pena la perdita di significato dell’intera unità polirematica.
Esistono diversi tipi di unità polirematiche, esse si differenziano nel secondo elemento, un aggettivo o un sostantivo preceduto da preposizione, che specifica il lemma di base. Del modello nome + aggettivo (o aggettivo + nome) fanno parte i composti: tempi supplementari, terna arbitrale, quarto uomo e gli anglicismi champions league, golden goal e silver goal; appartengono invece al secondo gruppo composti come: testa a testa e calcio di rigore.

Nel linguaggio del calcio il prestito da lingue straniere rappresenta una delle maggiori modalità di arricchimento del lessico, e non poteva essere altrimenti. Il calcio non nasce in Italia, ci arriva dopo, già sviluppato e già con un suo lessico di base, tutto in lingua straniera, in inglese. I marinai inglesi non esportavano solo regole e moduli ma anche parole; ed è a questo insieme di fattori sociali extralinguistici che dobbiamo la massiccia presenza di anglicismi nella lingua calcistica.
Il calcio dei pionieri è ricco di anglicismi poiché nella nostra lingua vi erano delle carenze linguistiche ed era necessario ricorrere ai termini inglesi. Gli anni del Fascismo influenzarono anche il lessico del calcio che, seguendo gli ideali nazionalistici del regime, sostituì molti termini inglesi con gli equivalenti in italiano, che ebbero il sopravvento sui forestierismi.
Il termine Football fu sostituito da Calcio, Referee da Arbitro, Lines men da Guardalinee, Trainer da Allenatore, Field da Campo di gioco, Goal averange si tramutò in Differenza reti e Goal lines in Linee di fondo, da Score si passò a Punteggio e da Fault a Fallo, i Free-kick divennero le Punizioni, i Goal-kick la Rimessa da fondo e il Goal-off il Calcio d’inizio, il Tiro sostituì lo Shoot mentre Holding si trasformò in Marcare. Anche penalty, offside e team sono stati italianizzati durante gli anni del fascismo, ma dopo un periodo di inutilizzo sono tornati d’attualità quando si parla di calcio.
In altri casi ancora, invece, il termine italiano e quello inglese convivono, accade nei prestiti di lusso quali Goal/ Rete, Corner/Calcio d’angolo, Penalty/Calcio di Rigore, Cross/Traversone, Tackle/Contrasto, Pressing/Pressione, Offside/Fuorigioco, Match/Incontro, Record/Primato, Mister/ Allenatore e Bomber/Cannoniere.

Non sempre gli anglicismi sono traducibili con l’esatto termine in lingua italiana, in questi casi si parla di prestiti di necessità, utilizzati quando ci si trova davanti ad oggetti, situazioni e concetti sconosciuti e non classificabili. Esempi di prestiti di necessità sono:
Assist (il passaggio che permette ad un compagno di segnare una marcatura),
Derby (sfida tra due squadre della stessa città o della stessa provincia, se si verifica in una competizione internazionale può indicare anche un incontro fra due squadre della stessa nazione),
Tunnel (con tunnel degli spogliatoi si identifica l’ingresso che collega il terreno di gioco con i locali interni allo stadio, dove sono presenti anche gli spogliatoi, può indicare anche il gesto tecnico che consiste nel far passare il pallone tra le gambe dell’avversario),
Fair-play (gesto leale e sportivo nei confronti di un avversario),
Stop (il gesto dell’arrestare e controllare il pallone, da questo termine deriva il ruolo dello Stopper),
Leader (il giocatore più forte e carismatico della squadra),
Sponsor (l’azienda che fornisce sostegno economico alla squadra in cambio di pubblicità)
e lo stesso termine Sport.

Nonostante l’uso di tecnicismi e forestierismi la lingua del calcio è caratterizzata da un basso livello di tecnicità ed è molto vicina alla lingua del parlato quotidiano. Indizi del basso livello di specializzazione della lingua del calcio e dello sport sono la tendenza ad utilizzare termini già presenti nella lingua comune, l’utilizzo di termini di origine militare e il fenomeno del transfert, ovvero il passaggio di termini da uno sport ad un altro.
Tuttavia negli ultimi anni, grazie anche all’eccezionale popolarità del gioco del calcio e del suo linguaggio, non è più il calcio che utilizza termini o frasi tipiche del parlato quotidiano ma è proprio la lingua comune ad essere influenzata dal gergo calcistico.
Espressioni come salvarsi in corner (per indicare la soluzione all’ultimo momento di una situazione difficile) essere di serie B (utilizzata quando si vuole identificare qualcosa o qualcuno come una seconda scelta), prendere in contropiede (cioè prendere alla sprovvista), scendere in campo (l’entrare in politica da parte di qualcuno) o utilizzare il termine rosa per indicare i candidati dei gruppi politici, superano i limiti della lingua speciale ed entrano a far parte del linguaggio quotidiano.