In una stagione rimasta leggendaria, il piccolo club fiammingo si ritrovò al vertice del calcio belga, vincendo il campionato e sfiorando la finale di Coppa delle Coppe.
Nel calcio belga, poche storie sono affascinanti quanto quella del SK Beveren. Nato nel 1934 come un semplice club amatoriale nella regione delle Fiandre Orientali, il Beveren ha vissuto un’ascesa straordinaria che lo ha portato dai campi polverosi delle leghe dilettantistiche fino al tetto d’Europa.
Il club nacque in modo quasi casuale, formato da giocatori reclutati per disputare un’amichevole nella vicina città di Temse. L’anno successivo, il Beveren si affiliò alla Royal Belgian Football Association, iniziando così il suo percorso ufficiale. Nel 1938, la squadra si trasferì nel velodromo di proprietà dell’imprenditore birraio Frederik Thielemans, che sarebbe poi diventato lo stadio Freethiel, casa del club per i decenni a venire.
Il percorso di questo piccolo club è stato graduale ma inarrestabile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Beveren iniziò la sua scalata attraverso le divisioni del calcio belga. Nel 1949, la squadra entrò nella quarta divisione nazionale, segnando l’inizio di un’ascesa che avrebbe stupito molti osservatori.
Concentrandosi sullo sviluppo del proprio settore giovanile, il Beveren iniziò a raccogliere i frutti di questa strategia negli anni ’60. Nel 1963 conquistò la promozione dalla quarta divisione, nel 1966 dalla terza e infine, sotto la guida del futuro CT della nazionale Guy Thys, nel 1967 raggiunse per la prima volta la massima serie.
La svolta degli anni ’70
Gli anni ’70 segnarono una svolta cruciale per il club. Dopo una breve parentesi in seconda divisione nel 1972, il Beveren tornò in First Division nel 1973 e iniziò a gettare le basi per futuri successi. La vera svolta arrivò nel 1975 con l’ingaggio dell’allenatore Urbain Braems, proveniente dall’Anderlecht.
Sotto la guida di Braems, il Beveren cominciò a farsi notare nel panorama calcistico belga. Nel 1978 arrivò la prima grande gioia con la vittoria della Coppa del Belgio, battendo in finale il Charleroi per 2-0 nello stadio Heysel di Bruxelles. Quel successo aprì le porte dell’Europa e diede al club una nuova dimensione, permettendogli di qualificarsi per la Coppa delle Coppe.
Nonostante il successo, Braems decise di lasciare il club per accettare l’offerta del rivale Lokeren. La sua partenza avrebbe potuto destabilizzare l’ambiente, ma la dirigenza del Beveren fece una scelta sorprendente che si sarebbe rivelata vincente.
La stagione dei sogni: 1978/79
Per sostituire Braems, il club scelse Robert Goethals, un personaggio atipico nel mondo del calcio. Professore di educazione fisica all’Università di Ghent, Goethals non era un allenatore professionista e non aveva intenzione di abbandonare il suo lavoro accademico. La sua nomina fu quasi casuale, come lui stesso ammise: “Il caso è che Urban Braems ha impiegato molto tempo a decidere se continuare o meno come allenatore della squadra. Quando ha deciso di andarsene, non c’era nessun altro a portata di mano. Così la direzione mi ha contattato… ed eccomi qui“.
Goethals divideva i compiti con l’allenatore di campo Rik Pauwels, creando un tandem insolito ma efficace. Questa soluzione rifletteva lo spirito del club, che ancora contava su molti giocatori semiprofessionisti che dividevano il loro tempo tra il calcio e altri lavori.
In campionato, il Beveren si dimostrò una macchina quasi perfetta. Con una difesa di ferro guidata dal portiere Jean–Marie Pfaff e un attacco letale trascinato dal bomber tedesco Erwin Albert, i gialloblù dominarono la competizione. La squadra iniziò bene, vincendo la prima partita contro il Molenbeek per 3-0, e nonostante una sconfitta contro il Club Brugge alla terza giornata, si riprese immediatamente con una goleada 5-1 contro il Beringen.
Il Beveren mantenne un ritmo costante, vincendo regolarmente in casa e ottenendo pareggi in trasferta. La svolta decisiva arrivò il 25 ottobre, quando sconfisse l’Anderlecht, leader iniziale del campionato, per 2-1 al Freethiel. Un mese dopo, battendo il Charleroi, il Beveren si insediò in testa alla classifica, una posizione che non avrebbe più abbandonato.
Nemmeno la lunga pausa invernale di un mese e mezzo riuscì a spezzare il ritmo della squadra. Al contrario, il Beveren inanellò una serie di sette vittorie consecutive, di cui cinque senza subire gol. Tra i risultati più significativi ci furono la vittoria in trasferta contro lo Standard Liegi (1-0), il trionfo sull’Anversa, uno dei principali contendenti (3-1), e la goleada 5-0 contro il Kortrijk.
Persino i favoriti dell’Anderlecht dovettero inchinarsi, e il 13 maggio 1979 il Beveren poté finalmente festeggiare il suo primo, storico titolo nazionale. La squadra concluse il campionato con 19 vittorie, 11 pareggi e solo 4 sconfitte, segnando 62 gol e subendone appena 24, di gran lunga la miglior difesa del torneo.
L’epopea europea
Ma la vera favola si consumò in Coppa delle Coppe. Il cammino europeo del Beveren iniziò contro i modesti nordirlandesi del Ballymena United. La squadra belga non ebbe difficoltà a superare questo primo ostacolo, vincendo entrambe le partite per 3-0. Nel primo match, i gol furono segnati da Albert, Stevens e Schönberger su rigore, mentre nel ritorno Janssens realizzò una doppietta e ancora Schönberger chiuse i conti.
Il secondo turno vide il Beveren affrontare i jugoslavi del Rijeka, che avevano faticato a eliminare i gallesi del Wrexham. Nonostante il Rijeka fosse considerato la squadra croata più forte della federazione jugoslava, il Beveren riuscì a superare l’ostacolo e dopo un ostico pareggio a reti inviolate in trasferta, vinse 2-0 in casa grazie a una doppietta del terzino Marc Baecke.

Nei quarti di finale, il Beveren si trovò di fronte un ostacolo che sembrava insormontabile: l‘Inter di Beccalossi e Altobelli. I nerazzurri, allenato da Eugenio Bersellini, freschi vincitori della Coppa Italia, e che l’anno dopo avrebbero vinto lo scudetto, potevano contare su una rosa di talento che includeva, oltre ai già citati, anche Oriali, Marini e Bordon, tutti destinati a diventare campioni del mondo con la nazionale italiana.
Ma contro ogni pronostico, la squadra belga riuscì nell’impresa di eliminare i nerazzurri. Dopo lo 0-0 di San Siro, dove Pfaff fu protagonista di una prestazione eccezionale, al Freethiel bastò un gol di Stevens a cinque minuti dalla fine per mandare in delirio i tifosi e scrivere una delle pagine più gloriose della storia del club.
Il sogno infranto a Barcellona
In semifinale, il cammino del Beveren si arrestò di fronte alla corazzata Barcellona. La squadra catalana, pur non potendo più contare su Johan Cruijff, vantava tra le proprie fila ancora giocatori del calibro di Neeskens, Krankl e Rexach.
Nonostante una strenua resistenza, i belgi cedettero di misura sia all’andata che al ritorno, entrambe le volte su rigore non sempre solari. Al Camp Nou, fu Rexach a segnare dal dischetto dopo un fallo contestato su Neeskens. Al Freethiel, nonostante un dominio territoriale del Beveren, fu Krankl a trasformare un penalty negli ultimi minuti, spegnendo definitivamente le speranze belghe.
La delusione fu grande, ma temperata dalla consapevolezza di aver compiuto un’impresa straordinaria. Il Beveren aveva tenuto testa a due giganti del calcio europeo come Inter e Barcellona, dimostrando di poter competere ai massimi livelli continentali.
I protagonisti

Quella squadra del Beveren era un mix unico di talento e spirito operaio. In porta c’era Jean-Marie Pfaff, futuro portiere del Bayern Monaco e della nazionale belga. A soli 26 anni, Pfaff si era già affermato come uno dei migliori estremi difensori del paese, vincendo il premio di miglior giocatore del campionato belga nella stagione precedente.
La difesa era guidata dal veterano Paul Van Genechten, che a 37 anni alternava il calcio al suo lavoro di pompiere. Al suo fianco, il trentenne Freddy Buyl, altro prodotto del vivaio del club. Sulle fasce, i giovani e talentuosi Eddy Jaspers e Marc Baecke, con quest’ultimo destinato a vestire la maglia della nazionale belga nei Mondiali del 1982 e negli Europei del 1984.
A centrocampo spiccavano il giovane olandese Wim Hofkens, arrivato a 18 anni dal Willem II e destinato a una brillante carriera, e il tedesco Heinz Schönberger. Sulle ali, il versatile Albert Cluytens e il capitano Jean Janssens, vincitore del premio di miglior giocatore del campionato belga in quella stagione.
In attacco, oltre al già citato Erwin Albert, capocannoniere del campionato con 28 gol in 33 partite, c’era Bob Stevens, ingegnere industriale fuori dal campo e autore di gol cruciali in maglia gialloblù. I due formavano la coppia soprannominata “le due torri di Beveren” per la loro statura imponente.
L’eredità di una stagione magica
Quella stagione rappresentò l’apice della storia del Beveren. Negli anni successivi il club conquistò un altro titolo nazionale nel 1984 e una Coppa del Belgio nel 1983, ma non riuscì più a replicare le imprese europee del 1978/79.
Il titolo del 1979 permise al Beveren di partecipare per la prima volta alla Coppa dei Campioni, ma l’avventura si concluse prematuramente con l’eliminazione al primo turno per mano dei modesti svizzeri del Servette.
Negli anni ’80, il club continuò a ben figurare nel panorama nazionale, raggiungendo altre tre finali di Coppa del Belgio. Le vittorie in campionato e coppa portarono a nuove partecipazioni alle coppe europee, con tre apparizioni in Coppa UEFA fino alla fine del decennio. Alla fine degli anni ’80, il Beveren entrò in una fase di crisi che si protrasse per tutti gli anni ’90, culminando con due retrocessioni dalla massima serie nel 1990 e nel 1996.
Gli ultimi anni e la fine di un’era
Negli ultimi anni della sua esistenza, il Beveren visse un periodo caratterizzato da partnership internazionali. La collaborazione con l’Arsenal e soprattutto con l’ASEC Mimosas della Costa d’Avorio portò al club molti giovani talenti africani. Giocatori come Yaya Touré, Gervinho, Emmanuel Eboué e Romaric passarono dal Beveren prima di spiccare il volo verso lidi più prestigiosi.
L’ultima apparizione del club in Europa risale al 2004, quando partecipò alla Coppa UEFA grazie al secondo posto in Coppa del Belgio (il vincitore Club Brugge aveva già ottenuto la qualificazione in Champions League). Tuttavia, la campagna europea fu deludente.
Il declino del club era ormai inarrestabile. Nel 2007, il Beveren retrocesse nuovamente in seconda divisione e nel 2010 precipitò addirittura in terza. Fu l’ultimo atto della gloriosa storia del SK Beveren: poco dopo la retrocessione, il club decise di sciogliere la sua squadra maschile, che venne assorbita dal Red Star Waasland, dando vita al nuovo Waasland-Beveren.