Brasile-Argentina: il Superclásico

Un confronto che trascende il semplice risultato sportivo, incarnando le speranze e l’orgoglio di due paesi che hanno fatto del calcio una ragione di vita.

La rivalità tra Brasile e Argentina affonda le sue radici ben prima della nascita del calcio. Per essere pignoli, tutto ebbe inizio nel lontanissimo 1494 con il Trattato di Tordesillas, quando spagnoli e portoghesi si divisero le terre del Nuovo Mondo. Questa separazione geografica gettò le basi per secoli di competizione tra i due paesi sudamericani.
La tensione tra le due nazioni raggiunse un primo picco nel 1825 con la Guerra della Cisplatina, un conflitto per il controllo di ciò che oggi è l’Uruguay. L’esito non fu favorevole a nessuno dei due contendenti, poiché la regione ottenne l’indipendenza, ma l’episodio contribuì ad alimentare l’ostilità reciproca.

Quando il calcio iniziò a diffondersi in Sudamerica all’inizio del XX secolo, trovò terreno fertile per alimentare ulteriormente questa rivalità storica. Brasiliani e argentini abbracciarono con passione il nuovo sport, trasformandolo in un’espressione della propria identità nazionale.

Il 20 settembre 1914 segnò ufficialmente l’inizio di questa epica sfida calcistica, con la vittoria per 3-0 dell’Argentina sul Brasile a Buenos Aires. Da quel momento, le due nazioni si sono affrontate innumerevoli volte, dando vita a quello che è universalmente riconosciuto come il più grande “clásico” tra nazionali di calcio.

L’epoca d’oro dell’Argentina

Argentina-Brasile 2-0, ottobre 1946

Nei primi decenni del confronto, l’Argentina dominò nettamente. Tra il 1919 e il 1940, la Albiceleste vinse 11 partite, pareggiandone 3 e perdendone solo 3 contro i verdeoro. Il momento più alto di questo periodo fu la storica goleada del 5 marzo 1940, quando l’Argentina sconfisse il Brasile per 6-1 a Buenos Aires.

Stelle come Norberto Méndez, Alfredo Di Stéfano e Omar Sívori resero l’Argentina una potenza calcistica temuta in tutto il mondo. La Selección conquistò tre Coppe America consecutive tra il 1945 e il 1947, affermandosi come la squadra da battere in Sudamerica.

Un episodio che incarnò la tensione di quegli anni fu la “Guerra delle Barracas” del 1925. Durante una partita del Campeonato Sudamericano, una rissa in campo degenerò in una vera e propria battaglia, con lanci di pietre e sacchetti d’acqua da parte dei tifosi argentini contro la delegazione brasiliana. L’incidente fu così grave che il Brasile si ritirò dalle competizioni internazionali per 12 anni, con le sole eccezioni dei Mondiali del 1930 e 1934.

Tuttavia, questa supremazia argentina non era destinata a durare per sempre perché il Brasile stava silenziosamente forgiando una generazione di talenti che avrebbe presto ribaltato gli equilibri continentali.

L’ascesa del Brasile

Pelè a rete in Argentina-Brasile 1-1 del 1959

A partire dalla metà degli anni ’40, il Brasile iniziò a colmare il gap con i rivali. La goleada per 6-2 inflitta all’Argentina nel dicembre 1945 fu un chiaro segnale che i verdeoro non erano più disposti ad accettare un ruolo secondario.

L’esplosione di fenomeni come Zizinho, Ademir e Leônidas da Silva diede al Brasile una nuova consapevolezza. Il secondo posto al Mondiale casalingo del 1950, seppur macchiato dalla sconfitta finale con l’Uruguay, fu un altro passo importante verso l’affermazione internazionale della Seleção.

Ma fu con l’avvento di Pelé che il Brasile raggiunse definitivamente la vetta del calcio mondiale. O Rei fece il suo esordio contro l’Argentina nel 1957, segnando il primo dei suoi 8 gol nel Superclásico. Con Pelé, Garrincha e una squadra stellare, quel Brasile vinse i Mondiali del 1958 e del 1962, superando nettamente i rivali argentini.

Nel 1963, Pelé realizzò una tripletta nella vittoria per 5-2 contro l’Argentina al Maracanã, un risultato che simboleggiò il cambio di guardia nel dominio sudamericano.

Gli anni ’70: tensione alle stelle

Mondiali 1978: l’arbitro Palotai diresse la famosa “Battaglia di Rosario”

Gli anni ’70 videro alcuni degli scontri più tesi e polemici tra le due nazionali. Nel Mondiale 1974, il Brasile sconfisse l’Argentina per 2-1 nel loro primo confronto in una Coppa del Mondo. Ma fu quattro anni dopo, nel Mondiale argentino del 1978, che la rivalità raggiunse livelli di paranoia.

La “Battaglia di Rosario“, terminata 0-0, fu un concentrato di tensione e gioco duro. Già prima della partita, la polizia locale permise ai tifosi argentini di fare rumore tutta la notte davanti all’hotel della nazionale brasiliana. La partita iniziò con un ritmo forsennato di falli: 14 nei primi 12 minuti di gioco.

L’Argentina venne poi accusata di aver manipolato il risultato della partita con il Perù per raggiungere la finale a scapito del Brasile. La vittoria per 6-0 degli argentini sollevò molti sospetti, alimentando teorie del complotto che persistono ancora oggi. Queste polemiche alimentarono ulteriormente l’astio tra le due tifoserie.

Nel 1982, il Brasile si vendicò con una sonora vittoria per 3-1 sulla Albiceleste, in una partita ricordata per l’espulsione di un giovane Diego Maradona. La squadra brasiliana, considerata una delle più talentuose di sempre con giocatori come Zico, Sócrates e Falcão, diede una lezione di calcio ai rivali. Ma El Pibe de Oro si sarebbe presto preso la sua rivincita.

Polemiche a Italia 90

La rete di Caniggia a Italia 90

Il momento più iconico della rivalità argentino-brasiliana negli anni ’80 arrivò ai Mondiali di Italia ’90. Negli ottavi di finale, un’Argentina non brillante affrontò un Brasile favorito. Ma Maradona, con una giocata geniale delle sue, servì l’assist decisivo a Caniggia per l’1-0 che eliminò i verdeoro.

La sconfitta bruciò a lungo nell’orgoglio brasiliano, alimentando il desiderio di rivalsa. Emerse poi la storia della presunta “acqua drogata” offerta al terzino brasiliano Branco, che lo avrebbe debilitato durante la partita. Secondo le testimonianze, il massaggiatore argentino Miguel di Lorenzo avrebbe offerto a Branco una bottiglia d’acqua contenente tranquillanti. Vero o falso che fosse, questo aneddoto contribuì ad aggiungere un’aura di mistero e sospetto attorno agli scontri tra le due nazionali.

Gli anni ’90: dominio Verdeoro

Gli anni ’90 videro un netto predominio brasiliano, culminato con la vittoria dei Mondiali 1994 e 2002. La Seleção poteva contare su fenomeni del calibro di Romário, Ronaldo, Rivaldo e Roberto Carlos.

Un momento chiave fu la semifinale di Copa América del 1995, quando il Brasile eliminò l’Argentina grazie a un gol di Túlio viziato da un fallo di mano non visto dall’arbitro. Questo episodio ricordò agli argentini la “Mano de Dios” di Maradona contro l’Inghilterra, ma questa volta erano loro a subirne le conseguenze.

Nel 1999, un’altra memorabile sfida di Copa América vide il Brasile trionfare per 2-1, con gol di Rivaldo e Ronaldo. La partita fu un concentrato di emozioni, con un rigore parato da Dida ad Ayala che preservò la vittoria verdeoro. Fu l’inizio di un periodo d’oro per i brasiliani nei confronti diretti con i rivali.

Il nuovo millennio: finali amare per l’Argentina

Adriano, dominatore della finale di Copa América 2004

L’inizio degli anni 2000 fu particolarmente doloroso per l’Argentina. Per tre volte consecutive (Copa América 2004 e 2007, Confederations Cup 2005), l’Albiceleste raggiunse la finale solo per essere sconfitta dal Brasile.

Particolarmente drammatica fu la finale di Copa América 2004, quando l’Argentina sembrava ad un passo dalla vittoria prima che un gol di Adriano al 93′ portasse la partita ai rigori, vinti poi dal Brasile. Questa sconfitta fu un vero e proprio trauma per i tifosi argentini, che videro sfumare il titolo proprio all’ultimo respiro.

Nel 2005, la Confederations Cup offrì un’altra opportunità di rivincita all’Argentina, ma il risultato fu ancora più umiliante: un sonoro 4-1 per il Brasile, con una prestazione straripante dei verdeoro che non lasciò scampo ai rivali.

Il periodo d’oro brasiliano culminò con la vittoria per 3-0 nella finale di Copa América 2007, la terza consecutiva contro l’Argentina. Sembrava che la Seleção avesse ormai un dominio psicologico sui rivali, capace di superarli sistematicamente nei momenti decisivi.

Queste sconfitte alimentarono il complesso di inferiorità argentino nei confronti dei rivali e aumentarono la pressione su una generazione di talenti, guidata da Lionel Messi, che faticava a imporsi con la maglia della nazionale.

Messi vs Neymar: il duello del XXI secolo

Messi e Neymar, i dominatori del nuovo millennio

Con l’avvento del nuovo millennio, la rivalità si è incarnata in due fuoriclasse: Lionel Messi e Neymar. I due, compagni di squadra nel Barcellona e poi nel PSG, sono diventati i simboli delle rispettive nazionali.

Messi ha dovuto sopportare per anni le critiche per non riuscire a vincere un trofeo con l’Argentina, mentre Neymar ha raccolto l’eredità di O Fenômeno Ronaldo come nuovo idolo del calcio brasiliano.

Il confronto tra i due ha raggiunto l’apice nella finale di Copa América 2021, giocata al Maracanã. La vittoria dell’Argentina per 1-0 ha finalmente consegnato a Messi il suo primo trofeo con la nazionale, proprio in casa dei rivali storici. Un momento che ha riscritto gli equilibri della rivalità e ha liberato Messi dal peso delle aspettative.

Questa vittoria ha segnato un punto di svolta importante. Dopo anni di dominio brasiliano, l’Argentina è tornata a imporsi nel confronto diretto più importante, aprendo un nuovo capitolo della rivalità.

Il Superclásico de las Américas

Il Brasile vincitore dell’edizione 2014 giocata a Pechino

Dal 2011 al 2019, la rivalità tra Brasile e Argentina ha trovato una nuova espressione nel Superclásico de las Américas, un torneo annuale (con alcune interruzioni) che vede affrontarsi le due nazionali. Questa competizione ha offerto ulteriori occasioni di confronto diretto, alimentando la passione dei tifosi.

Il Brasile ha dominato le prime edizioni, vincendo nel 2011, 2012, 2014 e 2018. L’Argentina è riuscita a imporsi nel 2017 e nel 2019, dimostrando un maggiore equilibrio negli ultimi anni.

Questi incontri, spesso giocati in sedi neutre come Arabia Saudita o Australia, hanno contribuito a globalizzare la rivalità, portandola oltre i confini sudamericani e facendola conoscere a un pubblico sempre più vasto.

Speranza e orgoglio

Nel corso di oltre un secolo di sfide, Brasile e Argentina hanno regalato al mondo del calcio momenti indimenticabili. Dalle goleade degli anni ’40 alle battaglie tattiche degli anni ’70, dalle magie di Maradona alle prodezze di Pelé, ai duelli Neymar-Messi, ogni epoca ha avuto i suoi eroi e le sue partite leggendarie.

Ogni partita tra queste due grandi del calcio mondiale porta con sé il peso della storia e la promessa di nuove emozioni. È un confronto che va oltre il semplice risultato sportivo, incarnando l’orgoglio e le aspirazioni di due nazioni che hanno fatto del calcio una parte fondamentale della propria identità culturale.

Ai giorni nostri, dopo oltre un secolo di sfide, la rivalità tra Brasile e Argentina rimane più viva che mai. Con 110 incontri disputati (dato dicembre 2024), il bilancio vede una perfetta simmetria tra le due contendenti: 42 vittorie a testa e 28 pareggi. Numeri che testimoniano l’equilibrio e l’intensità di questa storica rivalità.