BREHME Andreas: il terzino totale

Dotato di una forza fisica eccezionale, un tiro potente con entrambi i piedi e una precisione fantastica sia in fase difensiva che offensiva, ha segnato un’epoca tra gli anni ’80 e ’90.

Nato ad Amburgo nel 1960, Brehme iniziò la sua carriera nel Barmbek-Uhlenhorst, squadra della sua città natale. Fin da giovane mostrò un talento raro: era in grado di calciare indifferentemente con il destro e con il sinistro, caratteristica che lo rese unico nel suo ruolo. Dopo un breve passaggio al Saarbrücken in seconda divisione, nel 1981 approdò al Kaiserslautern, dove esplose definitivamente.

Nel club della Renania-Palatinato, Brehme si impose subito come titolare inamovibile. La sua abilità nel fornire assist e segnare gol, inusuale per un difensore, lo rese un elemento fondamentale della squadra. Nella stagione 1984-85 realizzò addirittura 11 reti in 33 partite di Bundesliga, numeri da attaccante più che da terzino.

La consacrazione

Le sue prestazioni non passarono inosservate e nel 1984 arrivò la prima convocazione in nazionale maggiore. Brehme partecipò agli Europei di quell’anno, dove fu inserito nella squadra ideale del torneo nonostante l’eliminazione della Germania. Fu l’inizio di una lunga e gloriosa carriera in nazionale.

Nel 1986 il grande salto: Brehme si trasferì al Bayern Monaco, dove vinse subito il campionato tedesco. Con i bavaresi raggiunse anche la finale di Coppa dei Campioni nel 1987, persa contro il Porto. In quel periodo si consolidò il suo sodalizio con Lothar Matthäus, compagno di squadra e grande amico con cui avrebbe condiviso gran parte della carriera.

Brehme nella sfortunata finale di Coppa Campioni 1987, persa contro il Porto

Il Mondiale 1986 in Messico segnò la prima grande esperienza internazionale di Brehme. La Germania Ovest, guidata da Franz Beckenbauer, arrivò fino alla finale, persa contro l’Argentina di Maradona. Brehme fu protagonista soprattutto in semifinale contro la Francia, quando segnò il gol del vantaggio su punizione.

Gli anni all’Inter

Nel 1988, il terzino tedesco si trasferì all’Inter insieme al suo compagno di nazionale Lothar Matthäus. Questo doppio acquisto segnò l’inizio di un periodo d’oro per il club nerazzurro. L’arrivo di Brehme coincise con l’inizio della gestione di Giovanni Trapattoni come allenatore, che avrebbe portato l’Inter a grandi successi.

Brehme si adattò rapidamente al calcio italiano, noto per la sua tattica e difesa più rigide rispetto alla Bundesliga. Il Trap sfruttò al meglio le qualità del terzino tedesco, concedendogli maggiore libertà offensiva rispetto a quanto avesse avuto in precedenza. Libertà che permise al terzino tedesco di mostrare appieno le sue capacità di cross, tiro e inserimento.

Con Lothar Matthäus all’Inter

Nella sua prima stagione all’Inter (1988-89), fu determinante per la conquista dello scudetto. L’Inter vinse il campionato con un margine considerevole, superando il forte Milan di Arrigo Sacchi che in quel periodo dominava in Europa. Brehme formò una spina dorsale solida con Matthäus e altri giocatori chiave come Bergomi, Zenga e Serena. La sua abilità nel calciare con entrambi i piedi lo rendeva una costante minaccia sui calci piazzati e permetteva all’Inter di variare le proprie soluzioni offensive.

Nello stesso anno, l’Inter vinse anche la Supercoppa Italiana, completando un double domestico. Le prestazioni di Brehme in questa stagione furono eccezionali, tanto da farlo considerare uno dei migliori terzini al mondo in quel momento.

La stagione successiva (1989-90) vide l’Inter competere nuovamente ai vertici del campionato, anche se non riuscì a ripetere il successo dell’anno precedente. Tuttavia, il tedesco mantenne un alto livello di prestazioni, consolidando la sua reputazione nell’iper competitivo campionato italiano.

Con la Coppa UEFA 1990/91, vinta nella doppia finale contro la Roma

Il 1990-91 fu un’altra stagione significativa per Brehme e per l’Inter. Il club nerazzurro vinse la Coppa UEFA, con il tedesco che giocò un ruolo chiave nel percorso verso il titolo. La finale, disputata contro la Roma, vide l’Inter trionfare con un risultato complessivo di 2-1 tra andata e ritorno.

Italia 90

Ma il momento più alto della sua carriera arrivò ai Mondiali di Italia ’90. La Germania si presentò come una delle favorite e non deluse le attese. Brehme fu uno dei pilastri della squadra, contribuendo sia in fase difensiva che offensiva. Segnò un gol decisivo agli ottavi contro l’Olanda e aprì le marcature in semifinale contro l’Inghilterra.

La finale contro l’Argentina fu il coronamento di un torneo straordinario. A pochi minuti dalla fine, sul risultato di 0-0, la Germania ottenne un discusso calcio di rigore. Brehme si presentò sul dischetto con la freddezza che lo contraddistingueva. Nonostante la pressione enorme, mantenne la calma e segnò il gol che regalò alla Germania il suo terzo titolo mondiale, il primo dopo la riunificazione.

Brehme realizza freddamente il rigore che regala alla Germania il suo terzo titolo mondiale

Quel rigore trasformato è rimasto nella storia del calcio tedesco. Brehme stesso ha raccontato di aver “svuotato la mente” in quel momento, concentrandosi solo sul mettere la palla in rete. La sua capacità di gestire la pressione in un momento così cruciale dimostra la sua forza mentale oltre che tecnica.

Gli ultimi anni e il Gran Finale

Dopo il trionfo mondiale, Brehme continuò a giocare ad alti livelli. Prima di un breve passaggio al Real Saragozza, nel 1993 tornò al Kaiserslautern, il club che lo aveva lanciato. Qui visse gli ultimi anni di carriera, con un finale da favola.

Nel 1996 il Kaiserslautern retrocesse in seconda divisione. Brehme, ormai 36enne, decise di rimanere per aiutare la squadra a risalire. Non solo venne centrata la promozione immediata, ma l’anno successivo, da neopromossa, il Kaiserslautern vinse incredibilmente la Bundesliga. Fu il primo e finora unico caso in Germania di una squadra capace di centrare il titolo subito dopo la promozione.

Con il Kaiserslautern, Brehme si regala un fantastico finale di carriera

Brehme si ritirò nel 1998, a 38 anni, dopo aver vinto praticamente tutto. In nazionale collezionò 86 presenze e 8 gol, partecipando a tre Mondiali (1986, 1990, 1994) e due Europei (1984, 1992). A livello di club vinse titoli in Germania e Italia, oltre alla Coppa UEFA.

Un giocatore completo

Ciò che ha reso Brehme un giocatore unico è stata la sua versatilità. Era un terzino sinistro completo, capace di difendere con efficacia ma anche di essere decisivo in fase offensiva. La sua abilità nel calciare con entrambi i piedi gli permetteva di essere imprevedibile, alternando cross, tiri e punizioni con il destro o il sinistro.

Lothar Matthäus, suo compagno di squadra in nazionale, Bayern e Inter, in un’intervista rilasciata alla rivista Four Four Two nell’agosto del 2015, quando gli è stato chiesto chi fosse il miglior giocatore con cui avesse mai giocato, ha risposto senza esitazione:

“Andreas Brehme. La sua specialità era che non si sapeva se avrebbe tirato con il piede destro o con il sinistro. Poteva tirare con entrambi i piedi. Normalmente giocava come terzino sinistro, il che significa che tutti pensavano fosse mancino, e lo era. Ma ha tirato il rigore nella finale della Coppa del Mondo del 1990 con il piede destro. Non era il giocatore più veloce, ma era molto intelligente. Ho giocato con lui in nazionale, nel Bayern Monaco e nell’Inter e abbiamo vinto titoli insieme e abbiamo avuto una grande amicizia. È stato il miglior giocatore con cui ho giocato.”

Dopo il ritiro, Brehme ha avuto alcune esperienze come allenatore e dirigente, senza però grandi risultati. Ha vissuto anche momenti difficili dal punto di vista economico, superati grazie all’aiuto di vecchi compagni e amici del mondo del calcio.

Purtroppo, la vita di Andreas Brehme si è interrotta prematuramente nel febbraio 2024, quando è scomparso a 63 anni a causa di un attacco cardiaco. La sua morte ha suscitato grande commozione nel mondo del calcio, con tanti ex compagni e avversari che hanno ricordato le sue gesta in campo e la sua umanità fuori dal terreno di gioco.