Olimpiadi 1936: BERLINO

Medaglia d’Oro: ITALIA

Adolf Hitler vuole che le Olimpiadi di Berlino colpiscano il mondo con forza, come strumento eccezionale di propaganda. E così è. L’organizzazione e gli impianti sono monumentali. Ma la scena la ruba decisamente Jesse Owens, al secolo James Cleveland, ventitreenne freccia d’ebano dell’Alabama, che vince l’oro di 100, 200, salto in lungo e staffetta, umiliando le teorie ariane.

Nel calcio, incastonato tra i due Mondiali del ’34 e del ’38, arriva, inatteso, il trionfo dell’Italia, allenata da Pozzo, che ai suoi ordini ha giocatori iscritti ufficialmente a Università (Foni, Negro, Scarabello, Bertoni e Frossi in seguito conseguiranno il dottorato) oppure Istituti Superiori. Non è la migliore selezione possibile, non ci sono figure di primissimo piano, nessun olimpionico fino a quel momento aveva giocato nella Nazionale maggiore. Gli stipendi dei giocatori, ormai però tutti professionisti, vengono definiti assegni di studio, per mantenere lo spirito dilettantistico, almeno nelle forma: non si gioca per lucro, ma per diporto. Nella sostanza si aggira l’ostacolo, anche se in Italia il professionismo non è stato ancora dichiarato. Si tratta comunque sempre di atleti lautamente ricompensati, come Foni e Rava, che negli anni a venire saranno i grandi terzini della Juventus. Foni vincerà il Mondiale del 1938 e come allenatore si aggiudicherà due scudetti con l’Inter nel dopoguerra.

L’Olimpiade calcistica di Berlino è di livello alto, ma non assoluto: mancano l’Uruguay, il Belgio e la Cecoslovacchia, protagoniste su tutti i gradini del podio delle prime edizioni. L’Italia svolge una minuziosa preparazione a Merano, dove Pozzo ha convocato la rosa da lui personalmente scelta.
Che però non riscuote una grande fiducia, a causa della scarsa esperienza dei suoi elementi, tutti esordienti. E infatti la partenza è sotto tono. La Nazionale inizia facendo fatica contro i non irresistibili Stati Uniti (1-0, rete di Frossi al 58′, espulso per scorrettezze cinque minuti prima Rava) in un match che prevede l’eliminazione diretta e che quindi crea apprensione per tutti i 90′.
Preoccupato, Pozzo striglia i suoi e nei quarti arriva una travolgente grandinata nei confronti del Giappone (8-0, 4 reti di Biagi, 3 di Frossi e una di Cappelli), rivelatosi molto meno pericoloso del previsto, nonostante la sua precedente impresa con la quotata Svezia (3-2).

In semifinale, davanti ai novantamila spettatori dell’Olympiastadion, l’Italia doma la favorita Norvegia (2-1), che presenta una vera e propria Nazionale maggiore, reduce dall’aver estromesso la Germania padrona di casa. Il sofferto successo arriva ai supplementari, con una rete decisiva di Annibale Frossi, che riprende al 96′ una conclusione di Bertoni. Neri al 15′ aveva portato in vantaggio gli azzurri, prima del pareggio di Brustad al 57′.
L’incontro sul campo è duro, e l’Italia, provata, è costretta a chiudersi in difesa negli ultimi minuti. Una battaglia fisica, ma non c’è astio tra le due antagoniste: già il giorno dopo Pozzo offre un passaggio sul proprio pullman agli scandinavi, che lo accettano volentieri, nonostante i timori della polizia tedesca sulla possibilità dello scoppio di una rissa, rivelatisi infondati.

L’ultimo atto, il 15 agosto, è con l’Austria che viene piegata sempre solo ai supplementari (2-1). La squadra austriaca aveva eliminato nei quarti il forte Perù (in semifinale la Polonia per 3-1) pur uscendo sconfitta nettamente dal campo (2-4). Infatti gli organizzatori avevano ordinato la ripetizione della partita perché alcuni sostenitori sudamericani avevano invaso il campo dopo il terzo gol della loro squadra. Il Perù, offeso per quella che ritenne una prevaricazione, preferì ritirarsi. L’Italia, davanti a un pubblico schierato con l’Austria, prossima all’Anschluss, si prende l’oro grazie a una doppietta del solito Frossi. La prima gemma al 70′, approfittando di una mischia in area, la seconda, l’ennesima decisiva, al 92′ su azione manovrata, dopo il pareggio di Kainberger, giunto all’80’. Ci vogliono quindi 120′ di sofferenza anche in finale e l’eroe è sempre lo stesso. Appena acquistato dall’Ambrosiana-Inter, capocannoniere del torneo, 7 pesantissimi gol per lui alla fine, Frossi, friulano, ala destra, gioca con un paio di occhiali dotati di lenti infrangibili, procuratigli dallo stesso Pozzo, fissati dietro alle orecchie da un elastico. Diventeranno immediatamente il suo marchio di fabbrica e lui, che sarà anni più tardi un allenatore di successo (con il modulo a M), verrà chiamato “il dottor sottile”, per le sue originali intuizioni tattiche.

Un’impresa quella dell’Italia: doveroso ricordare l’undici schierato da Pozzo che ha preso l’oro. Venturini, Foni, (capitano) Rava, Baldo, Piccini, Locatelli, Frossi, Marchini, Bertoni I, Biagi, Gabriotti.
Foni sarebbe diventato un campione, sul campo e in panchina, ma molti dei quattordici olimpionici rimasero nell’oscurità dopo i lampi d’oro di Berlino: Scarabello addirittura si sarebbe dedicato alla carriera cinematografica.

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L’Italia di Vittorio Pozzo

I RISULTATI

OTTAVI DI FINALE
Italia – USA 1:0
Turchia – Norvegia 0:4
Giappone – Svezia 3:2
Germania – Lussemburgo 9:0
Polonia – Ungheria 3:0
Austria – Egitto 3:1
Peru – Finlandia 7:3
Gran Bretagna – Cina 2:0
QUARTI DI FINALE
Italia – Giappone 8:0
Germania – Norvegia 0:2
Polonia – Gran Bretagna 5:4
Peru – Austria 4:2 dts
SEMIFINALI
Italia – Norvegia 2:1 dts
Polonia – Austria 1:3
FINALE TERZO POSTO
Norvegia – Polonia 3:2
FINALE PRIMO POSTO
Italia – Austria 2:1 dts
IL MEDAGLIERE
ORO: ITALIA
Giuseppe Baldo, Sergio Bertoni, Carlo Biagi, Giulio Cappelli, Alfredo Foni, Annibale Frossi, Francesco Gabriotti, Mario Giani, Carlo Girometta, Adolfo Giuntoli, Ugo Locatelli, Libero Marchini, Alfonso Negro, Mario Nicolini, Lamberto Petri, Achille Piccini, Sandro Puppo, Pietro Rava, Luigi Scarabello,Corrado Tamietti, Paolo Vannucci, Bruno Venturini.
All.  Vittorio Pozzo.
ARGENTO: AUSTRIA
Ernst Bacher, Franz Fuchsberger, Max Hofmeister, Eduard Kainberger, Karl Kainberger, Martin Kargl, Anton Kleindienst, Josef Kitzmüller, Anton Krenn,Josef Ksander, Ernst Künz, Adolf Laudon, Josef Logofsky, Franz Mandl, Alois Romschak, Leo Schaffelhofer, Karl Schreiber, Klement Steinmetz, Karl Wahlmüller, Walter Werginz.
All.  Jimmy Hogan —  Hugo Meisl.
BRONZO: NORVEGIA
Arne Brustad, Nils Eriksen, Odd Frantzen, Håkon Gundersen, Sverre Hansen, Kristian Henriksen, Rolf Holmberg, Øivind Holmsen, Fredrik Horn, Arne Ileby, Magnar Isaksen, Rolf Johannessen, Henry Johansen, Jørgen Juve, Kjeld Kjos, Reidar Kvammen, Sverre Kvammen, Alf Martinsen, Magdalon Monsen, Birger Pedersen, Peter Svennungsen, Frithjof Ulleberg.
All.  Asbjørn Halvorsen.