Olimpiadi 1952 – HELSINKI

Medaglia d’Oro: UNGHERIA

Si sta ancora combattendo in Corea, la guerra fredda è al suo apice con il terrore della minaccia atomica. Nel villaggio olimpico i paesi dell’est si “trincerano” dietro al filo spinato per evitare il contatto con le altre nazioni. L’Ungheria, che dominerà anche nel calcio, è la sorpresa dell’edizione, raccogliendo ben 42 medaglie, 16 delle quali d’oro. Il simbolo invece è il cecoslovacco Emil Zatopek, dominatore del fondo, triplo oro ineguagliato nel gran fondo: 5.000, 10.000 e addirittura la maratona.

L’Italia del calcio è sempre formata esclusivamente da giovani promesse, diplomati o universitari, in ottemperanza formale alle leggi sul dilettantismo. Il professionismo ormai è dichiarato (Pandolfini, il capitano, proprio in quei giorni viene acquistato dalla Roma per 40 milioni!) ma non regolamentato. Come giocatore-studente partecipa anche Boniperti, che però non gioca a causa di un infortunio. La squadra, oltre che piuttosto inesperta, ha pochi elementi di spicco: tutti ingenuamente ci sperano ancora, ma si conferma impossibile ripetere il cammino del ’36. E infatti dopo l’ormai abituale abbuffata con gli Stati Uniti (8-0, tripletta di Gimona), vittima predestinata, gli azzurri, guidati in panchina da Berretta e Foni, sono eliminati, sempre negli ottavi, dall’irresistibile Ungheria con un inappellabile 3-0. Doppietta di Palotas (2-0 già dopo 20′) e gol di Kocsis.

I magiari sono lanciatissimi verso la medaglia d’oro, che ottengono grazie a un secco 2-0 nei confronti della Jugoslavia, dei bomber Mitic e Zebec (7 reti a testa), dopo aver travolto in semifinale i padroni di casa e i campioni uscenti della Svezia (8-0), che riusciranno comunque a prendere il bronzo. L’Ungheria è l'”Aranycsapat”, la squadra d’oro che negli anni successivi reciterà il ruolo di prima protagonista sulla scena mondiale. Puskas, Kocsis e Hidegkuti sono tra le stelle di uno squadrone che domina senza fatica in lungo e in largo il torneo, mostrando una qualità decisamente superiore agli avversari. Tanta forza però non basterà per vincere il titolo mondiale in Svizzera nel 1954. Non evita invece un’umiliazione la Gran Bretagna, estromessa a sorpresa già nei sedicesimi dal piccolo Lussemburgo, che le rifila un sonoro 5-3. Uno schiaffo umiliante sulla pelle dei Maestri.

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A Helsinki nasce la Grande Ungheria

IL MEDAGLIERE

Turno di qualificazione

PoloniaFrancia2:1
UngheriaRomania2:1
JugoslaviaIndia10:1
DanimarcaGrecia2:1
URSSBulgaria2:1  dts
LussemburgoGran Bretagna5:3  dts
OlandaBrasile1:5
ItaliaUSA8:0
EgittoCile5:4

Ottavi di finale

FinlandiaAustria3:4
GermaniaEgitto3:1
BrasileLussemburgo2:1
JugoslaviaURSS5:5  dts
DanimarcaPolonia2:0
SveziaNorvegia4:1
UngheriaItalia3:0
TurchiaAntille Olandesi2:1
   
JugoslaviaURSS3:1

Quarti di finale

SveziaAustria3:1
GermaniaBrasile4:2  dts
UngheriaTurchia7:1
JugoslaviaDanimarca5:3

Semifinali

UngheriaSvezia6:0
JugoslaviaGermania3:1

Finale per il 3° posto

SveziaGermania2:0

Finale per il 1° posto

UngheriaJugoslavia2:0

IL MEDAGLIERE

PosFormazione
Gold medal.svg UNGHERIA: János Börzsei, József Bozsik, László Budai, Jenő Buzánszky, Lajos Csordás, Zoltán Czibor, Jenő Dálnoki, Sándor Gellér, Gyula Grosics, Géza Henni,Nándor Hidegkuti, Sándor Kocsis, Imre Kovács, Mihály Lantos, Gyula Lóránt, Péter Palotás, Ferenc Puskás, Ferenc Szojka, János Varga, József Zakariás.
All. Gusztáv Sebes.
Silver medal.svg JUGOSLAVIA: Vladimir Beara, Stjepan Bobek, Vujadin Boškov, Božo Broketa, Zlatko Čajkovski, Ratko Čolić, Vladimir Čonč, Tomislav Crnković, Dušan Cvetković, Milorad Diskić, Vladimir Firm, Ivan Horvat, Branko Kralj, Slavko Luštica, Rajko Mitić, Tihomir Ognjanov, Zdravko Rajkov, Branko Stanković, Bernard Vukas, Branko Zebec.
All. Milorad Arsenijević.
Bronze medal.svg SVEZIA: Olle Åhlund, Karl-Erik Andersson, Sylve Bengtsson, Yngve Brodd, Lars Carlsson, Lars Eriksson, Bengt Gustavsson, Holger Hansson, Sven Hjertsson, Åke Jönsson, Egon Jönsson, Gösta Lindh, Gösta Löfgren, Erik Nilsson, Ingvar Rydell, Lennart Samuelsson, Gösta Sandberg, Nils-Åke Sandell, Kalle Svensson, Tore Svensson.
All. George Raynor.