Sandro Ciotti, la voce solista del calcio

Sandro Ciotti è stato «The Voice» versione italiana, non bravo come Sinatra a cantare ma era il massimo per narrare le imprese degli eroi del calcio e non solo…


La sua inconfondibile voce rauca ha scortato per oltre trent’anni ogni sorta di trasmissione radiofonica e televisiva, spaziando dal calcio al ciclismo, dalla musica al cinema. «Quattordici ore di diretta sotto la pioggia all’Olimpiade messicana del ’68 – spiegava Sandro Ciotti – mi sono costati un edema alle corde vocali. Credevo di dover cambiare mestiere, invece Sergio Zavoli e Paolo Rosi mi rassicurarono, spiegandomi che la raucedine sarebbe diventata una specie di marchio di fabbrica».

Una profezia azzeccata: decine di imitatori si sono cimentati nel copiare il suo modo di parlare, segno di un’inossidabile popolarità. Una delle voci più famose della radio e della tv. Ciotti avrebbe compiuto 75 anni nel prossimo novembre e nel ’96, concluso a Cagliari il suo ultimo intervento a «Tutto il calcio minuto per minuto» perché atteso dalla pensione, aveva detto: «Adesso basta lavoro. Voglio sentirmi libero, andare in vacanza quando mi pare, ascoltare un concerto dopo l’altro». Invece aveva accettato di proseguire i suoi interventi radiofonici, specie alla domenica, e s’era pure dedicato a raccontare la propria vita professionale e le proprie molteplici esperienze in una godibile autobiografia intitolata «Quarant’anni di parole», pubblicata nel 1997 dalla Rizzoli.

Romano da generazioni, studi da violinista e passato da calciatore, scapolo incallito, una splendida vecchia casa sul Lungotevere, dove custodiva gelosamente migliaia di dischi ed esibiva orgoglioso un tavolo da biliardo, Ciotti era approdato alla Rai nel 1959, scelto per condurre una trasmissione che mescolava sport e musica, le sue due grandi passioni assieme al cinema.

Era l’inizio di una carriera che avrebbe portato Sandro a raccogliere 14 Olimpiadi (sua la lunga e drammatica radiocronaca in diretta della strage ai Giochi del ’72 a Monaco), 40 Festival di Sanremo, 15 Giri d’ Italia e oltre 2000 partite di calcio, comprese quelle di 8 campionati del mondo. Uno dei suoi vanti, oltre quello di aver conosciuto da vicino i maggiori esponenti della musica leggera, del cinema e dello sport, era una trasmissione di successo da lui ideata e condotta, «Trenta secondi con l’uomo del giorno», che andava in onda la domenica pomeriggio al termine delle partite.

Nel suo libro Ciotti s’era divertito a offrire ai lettori alcune chicche. Una era la scelta di quello che lui considerava, «almeno dal punto di vista strettamente tecnico, il più grande calciatore italiano di tutti i tempi». Gino Capello, centravanti del Bologna nella seconda metà degli anni ’40. Un’altra chicca era il testo integrale di una canzone demenziale, «Veronica», scritta a sei mani con Dario Fo ed Enzo Jannacci. Una terza chicca era rappresentata dalle classifiche assolutamente personali di cantanti, musicisti e attori, capeggiate da Frank Sinatra, Duke Ellington e Gigi Proietti. E ancora lo scherzoso accostamento ai sette peccati capitali di altrettanti personaggi del calcio, dalla superbia di Sacchi all’avarizia di Helenio Herrera e dall’ira di Mazzone alla lussuria di Gascoigne.

Definiva la radiocronaca «un esercizio che rimane più alto della telecronaca. E’ come una splendida amante che però va rispettata come se fosse una moglie. Un esaltante modo di comunicare, in diretta, a milioni di ascoltatori che pendono dalle tue labbra. Ma obbliga a un’attenzione feroce».

La voce rauca di Sandro mancherà ai milioni di ascoltatori che attraverso gli anni avevano imparato a conoscere e apprezzare la sua ironia e la sua competenza, le sue espressioni (come «terzino fluidificante» o «stadio ai limiti della capienza»), la sua arguzia e la sua signorilità, mescolate a una professionalità esemplare.