Champions League 1994/95: AJAX

Nuovo format e nuove sorprese: l’Ajax ritorna sul trono dopo più di vent’anni


La storia

La Coppa dei Campioni (ora Champions League) compie quarant’anni e l’Ajax torna sul tetto d’Europa, vincendo il trofeo per la quarta volta con un gruppo di giovani talenti cresciuti nel suo fertile settore giovanile, all’avanguardia in Europa e inesauribile nella produzione di giocatori di classe. Attorno a questo manipolo di giovani leoni c’è la chioccia Rijkaard, il figliol prodigo tornato all’ovile l’anno prima proprio con l’intento di vincere la Champions League con la squadra del cuore prima di ritirarsi.

La formula del torneo è nuovamente cambiata: si parte con i gironi fin dal primo turno, ma ora ci sono quattro raggruppamenti con quattro formazioni ciascuno: le prime due di ogni girone avanzeranno ai quarti di finale a eliminazione diretta. I campioni d’Olanda finiscono nello stesso gruppo del Milan, che comprende anche Aek Atene e Salisburgo, e non hanno problemi a classificarsi al primo posto battendo per ben due volte i rossoneri, con dimostrazioni di superiorità addirittura disarmanti. Gli uomini di Capello si qualificano con il fiatone anche per via dei due punti di penalizzazione seguiti al lancio della bottiglietta che ha colpito Konrad, il portiere del Salisburgo, nel match di San Siro.

Nei quarti l’avversario è l’Hajduk Spalato. I croati non hanno nè i mezzi tecnici, nè quelli atletici per impensierire l’Ajax, che gestisce a suo piacimento l’incontro in terra straniera e archivia la pratica ad Amsterdam mettendo in evidenza l’ennesimo giovane sfornato dal vivaio: il diciottenne nigeriano Nwankwo Kanu. La semifinale contro il Bayern Monaco è apertissima. Si comincia al-l’Olympiastadion, dove la squadra di Trapattoni deve fare a meno di sei titolari. La partita è spettacolare, l’Ajax meriterebbe la vittoria, la chiusura a reti inviolate lascia grandi rimpianti tra gli olandesi, soprattutto per due occasioni letteralmente divorate da Kanu, elegante nel liberarsi a rete per quanto goffo nel tiro. La partita di ritorno non ha storia: l’Ajax è travolgente, il Bayern è ancora in emergenza. Al gol di Litmanen risponde Witeczek, ma per i tedeschi l’illusione della qualificazione dura solo pochi minuti e già a fine primo tempo, sul 3-1, la finale è prenotata dagli olandesi.

A Vienna si ripropone il duello con il Milan, già battuto due volte in questa edizione. I mesi trascorsi hanno però cambiato scenario. Al Prater l’Ajax non è brillante come al solito, forse la paura affiora in questi giovanotti fin lì capaci di dimostrare carattere ai limiti della faccia tosta. Le due squadre si affrontano con prudenza in un match avaro, in cui il Milan si rende conto che l’Ajax non è irrestibile come nei due precedenti confronti, ma non trova i mezzi per affondare i colpi. Nella ripresa Van Gaal cambia tattica e manda in campo Kanu al posto di Seedorf. Il Milan viene assediato nella propria area di rigore, ma gli olandesi non passano. Van Gaal gioca anche la carta Kluivert al posto dello spento Litmanen ed è proprio il nuovo entrato a decidere la partita nel finale, quando deposita alle spalle di Rossi un lancio di Rijkaard che aveva colto la difesa rossonera troppo avanzata. Capello manda in campo Lentini, ma è troppo tardi, gli olandesi biancorossi vendicano la bruciante sconfitta di Wembley 1969 e si aggiudicano il quarto titolo continentale.

L’uomo-simbolo: Patrick Kluivert

Sono bastati poco più di venti minuti a Patrick Kluivert per lasciare un segno indelebile sulla Champions League ’94-95. Tutti si aspettavano Kanu, altro giovanissimo attaccante della formazione di Van Gaal, invece è stato Kluivert a cogliere impreparata la retroguardia rossonera, trafiggendo Rossi a sei minuti dalla fine. Cresciuto nello Schellingwoude, squadra dilettantistica del suo paese, questo centravanti molto dotato tecnicamente, forte di testa ma forse un po’ lento, ha debuttato nella Serie A olandese con la maglia dell’Ajax nella stagione 1994-95 poco più che diciottenne ed è rimasto ad Amsterdam fino al 1997 quando è passato proprio al Milan. In Italia, nel confronto con il campionato più difficile del mondo, ha però clamorosamente fallito e dopo solo una stagione ha ripiegato su Barcellona, dove si è ricostruito soprattutto a livello psicologico ma senza mai ritornare ad altissimi livelli. Poi il lento ed inesorabile declino.

Le italiane: Milan

Per il sesto anno consecutivo, escludendo quello passato fuori dalle competizioni europee per la squalìfica del dopo-Marsiglia, il Milan partecipa alla più importante manifestazione europea per club. La caccia al sesto titolo continentale parte con un Gullit in più nel motore. Il fuoriclasse olandese però, ritornato a Milano dopo una grande stagione alla Sampdoria, dura poco con Capello e a novembre torna nell’isola felice di Genova. È un’annata in salita per i rossoneri, costretti a inseguire in Europa già dal primo impegno contro l’Ajax ad Amsterdam. Il Milan è in formazione rimaneggiata, Capello rinuncia in partenza alla fantasia di Stroppa e Lentini affidandosi a due onesti gregari come Sordo e Orlando, e viene aggredito fin dall’inizio dai ragazzini scatenati di Van Gaal. Alla fine è 0-2, una sconfitta pesante, ma la formula della Champions League consente ampiamente di porvi rimedio.

La partita di San Siro contro il Salisburgo è l’ideale per rimettersi in marcia. Contro gli austriaci il Milan non è ancora al meglio, ma trova comunque il vantaggio con un bel gol di Stroppa. La partita, per la cronaca, finisce 3-0 per il Milan, ma il Salisburgo sporge reclamo in quanto il portiere Konrad viene colpito una bottiglietta di plastica piena di acqua minerale lanciata da uno spettatore. L’Uefa lo accoglie solo parzialmente, infliggendo al Milan due punti di penalizzazione e due turni di squalifica del campo, ma non accorda la vittoria a tavolino agli austriaci. Il torneo prosegue, il Milan pareggia ad Atene e poi sconfigge gli ellenici a Trieste prima di crollare nuovamente contro l’Ajax nello stadio intitolato a Nereo Rocco.

Milan-Paris St.Germain 2-0
Milan-Paris St.Germain 2-0

La situazione del Milan è a quel punto disperata: serve una vittoria nell’ultima partita contro il Salisburgo a Vienna, mentre agli austriaci basta un pareggio. I rossoneri danno fondo a tutta la loro esperienza e passano con autorità al Prater. L’1-0 finale è forse riduttivo per il Milan, nel quale Capello schiera Savicevic dietro due punte vere come Simone e Massaro. Proprio quest’ultimo segna la rete-qualificazione poi difesa alla grande da Sebastiano Rossi.

Nei quarti l’avversario è il Benfica; i lusitani si presentano a San Siro intenzionati a portare a casa lo 0-0 e si barricano in difesa basando la partita sul possesso di palla. Il Milan però riesce con grande pazienza a scardinare la retroguardia portoghese con una doppietta di Marco Simone, sempre guizzante sotto porta e puntuale all’appuntamento con il gol. A Lisbona il Milan difende il risultato dell’andata senza grossi patemi e si prepara alla sfida contro il Paris Saint Germain pilotato dal centravanti liberiano Weah.

Nell’andata delle semifinali al Parco dei Principi il Milan, alla centesima partita in Coppa dei Campioni, ottiene una vittoria preziosa, maturata in pieno recupero grazie a una rete di Boban. I rossoneri, deludenti in campionato, in Europa non tradiscono mai: soffrono, combattono, si affidano all’esperienza e alla fine riescono sempre a venire a capo delle situazioni intricate. Il ritorno di San Siro è uno show di Savicevic, di gran lunga il migliore in campo non solo per i gol; tutto il Milan però si dimostra ispirato come ai bei tempi del trio olandese. Weah, capocannoniere della Champions League, in procinto di passare proprio al Milan, fa la figura dell’oggetto misterioso e per i rossoneri la finale arriva più facilmente del previsto.

La delusione è però dietro l’angolo: a Vienna il Milan si presenta senza Savicevic, il suo uomo più in forma, e confina in panchina Lentini, preferendo uno schieramento più prudente e coriaceo. Van Gaal si adegua per un tempo, il primo, poi dà libero spazio al potenziale offensivo e il Milan rimane scottato.


IL TABELLONE DELLA CHAMPIONS LEAGUE 1994/95

Rispetto alla precedente edizione della Coppa dei Campioni vennero apportate radicali modifiche alla formula del torneo. Dopo un turno preliminare, iniziava la Champions League vera e propria allargata a sedici squadre suddivise in quattro gironi da disputarsi in autunno. Le prime due di ogni raggruppamento ebbero accesso alla fase primaverile ad eliminazione diretta. La finale fu ridenominata da Finale de la Coupe des Clubs Champions Européens in Uefa Champions League Final.

Turno Preliminare
Avenir Beggen – Galatasaray 1 – 9 (1 – 5; 0 – 4)
Sparta Praga – IFK Göteborg 1 – 2 (1 – 0; 0 – 2)
Silkeborg – Dinamo Kiev 1 – 3 (0 – 0; 1 – 3)
Paris Saint-Germain – Vac FC-Samsung 5 – 1 (3 – 0; 2 – 1)
Steaua Bucarest – Servette 5 – 2 (4 – 1; 1 – 1)
Legia Varsavia – Hajduk Spalato 0 – 5 (0 – 1; 0 – 4)
AEK Atene – Rangers Glasgow 3 – 0 (2 – 0; 1 – 0)
Maccabi Haifa – Salisburgo 2 – 5 (1 – 2; 1 – 3)
Fase a Gironi – GRUPPO A
Barcellona – Galatasaray 2–1
Manchester Utd – IFK Göteborg 4–2
Galatasaray – Manchester Utd 0–0
IFK Göteborg – Barcellona 2–1
IFK Göteborg – Galatasaray 1–0
Manchester Utd – Barcellona 2–2
Galatasaray – IFK Göteborg 0–1
Barcellona – Manchester Utd 4–0
Galatasaray – Barcellona 2–1
IFK Göteborg – Manchester Utd 3–1
Barcellona – IFK Göteborg 1–1
Manchester Utd – Galatasaray 4–0
IFK Göteborg 9
Barcellona 6

Manchester Utd 6
Galatasaray 3
Fase a Gironi – GRUPPO B
Dinamo Kiev – Spartak Mosca 3–2
Paris Saint-Germain – Bayern Monaco 2–0
Bayern Monaco – Dinamo Kiev 1–0
Spartak Mosca – Paris Saint-Germain 1–2
Dinamo Kiev – Paris Saint-Germain 1–2
Spartak Mosca – Bayern Monaco 1–1
Paris Saint-Germain – Dinamo Kiev 1–0
Bayern Monaco – Spartak Mosca 2–2
Bayern Monaco – Paris Saint-Germain 0–1
Spartak Mosca – Dinamo Kiev 1–0
Paris Saint-Germain – Spartak Mosca 4–1
Dinamo Kiev – Bayern Monaco 1–4
Paris Saint-Germain 12
Bayern Monaco 6

Spartak Mosca 4
Dinamo Kiev 2
Fase a Gironi – GRUPPO C
Anderlecht – Steaua Bucarest 0–0
Hajduk Spalato – Benfica 0–0
Benfica – Anderlecht 3–1
Steaua Bucarest – Hajduk Spalato 0–1
Benfica – Steaua Bucarest 2–1
Hajduk Spalato – Anderlecht 2–1
Steaua Bucarest – Benfica 1–1
Anderlecht – Hajduk Spalato 0–0
Benfica – Hajduk Spalato 2–1
Steaua Bucarest – Anderlecht 1–1
Anderlecht – Benfica 1–1
Hajduk Spalato – Steaua Bucarest 1–4
Benfica 9
Hajduk Spalato 6

Steaua Bucarest 5
Anderlecht 4
Fase a Gironi – GRUPPO D
Ajax – Milan 2–0
Salisburgo – AEK Atene 0–0
AEK Atene – Ajax 1–2
Milan – Salisburgo 3–0
AEK Atene – Milan 0–0
Salisburgo – Ajax 0–0
Milan – AEK Atene 2–1
Ajax – Salisburgo 1–1
AEK Atene – Salisburgo 1–3
Milan – Ajax 0–2
Ajax – AEK Atene 2–0
Salisburgo – Milan 0–1
Ajax 10
Milan 5
[1] – due punti di penalizzazione
Salisburgo 5
AEK Atene 2
Quarti di Finale
Bayern Monaco – IFK Göteborg 2-2 (0-0; 2-2)
Hajduk Spalato – Ajax 0-3 (0-0; 0-3)
Barcellona – Paris Saint-Germain 2-3 (1-1; 1-2)
Milan – Benfica 2-0 (2-0; 0-0)
Semifinali
Bayern Monaco – Ajax 2-5 (0-0; 2-5)
Paris Saint-Germain – Milan 0-3 (0-1; 0-2)
FINALE – 24 maggio 1995 – Vienna, Ernst Happel Stadion
AJAX – MILAN 1-0
Reti: 85′ 1-0 Kluivert
AJAX: Van der Sar, Reiziger, Blind, Rijkaard, F. de Boer, Seedorf (53′ Kanu), Finidi, Davids, R. De Boer, Litmanen (68′ Kluivert), Overmars – All.: Van Gaal
MILAN: S. Rossi, Panucci II, P. Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi II, Donadoni, Desailly, Massaro (89′ Eranio), Boban (85′ Lentini I), Simone – All.: Capello
Arbitro: Ion Crăciunescu (Romania)

CLASSIFICA MARCATORI

GolGiocatoreSquadra
7George WeahParis SG
6 Jari LitmanenAjax
4 Magnus ErlingmarkIFK Göteborg
4 Marco SimoneMilan
3 Viktor LeonenkoDinamo Kiev
3 RomárioBarcellona
3 Claudio CaniggiaBenfica
3 José Mari Bakero Barcellona
3 Mehmet SchollBayern Monaco
3 Hristo StoičkovBarcellona
3 Christian NerlingerBayern Monaco