Coppa Intercontinentale 1985: JUVENTUS

LA STORIA

La finale forse più bella di sempre vede protagoniste la Juventus e l’Argentinos Juniors. Forti motivazioni spingono la squadra italiana, nel cui albo d’oro manca ancora la perla della Coppa Intercontinentale.
I bianconeri scendono in campo al completo sul terreno dell’Olimpico di Tokyo, “arato” dal football americano e poi bagnato da una pioggia insistente, su cui «la palla rimbalza come fosse un coniglio», secondo l’efficace immagine di Trapattoni. Al via, argentini di gran carriera, grazie a un collettivo di eccezionale valore: due ali autentiche, Ereros e Castro, un centravanti-ovunque con colpi di gran fantasia. Claudio Borghi, e registi arretrati col radar nei piedi, il lungo Batista e Videla.

Trapattoni risponde con la sua Juve migliore: Tacconi in porta, Favero e Brio mastini d’area, Cabrini terzino d’attacco a sinistra, Scirea libero, centrocampo affidato alla forza di Bonini e Manfredonia e alla regia sontuosa di re Platini; in attacco, supportata dai ricami degli esterni Mauro e Laudrup, opera la torre centrale Serena.
Di fronte alla baldanza avversaria, la Juve si rintana, sperimentando l’efficacia del contropiede con rade ma pericolose sortite. Il gioco è piacevole, ma non produce occasioni clamorose.

Tutt’altra musica nella ripresa: scaldati i ferri, le due potenze si affrontano in un duello apertissimo. La Juve affonda per prima: Scirea sguinzaglia Serena, tocco smarcante di testa per Laudrup che spara in gol, ma l’arbitro Roth annulla per fuorigioco. La scintilla scatena un’eruzione. Commisso sguinzaglia Ereros in contropiede, l’ala in area beffa Tacconi in uscita con un diabolico pallonetto. Pochi minuti e Castro conclude di nuovo in porta un’azione verticale Borghi-Ereros, ma l’arbitro Roth dice nuovamente no. La Juve sembra sotto shock, ma si riprende prontamente quando Platini pennella per Serena, stop a seguire del centravanti, che viene atterrato da Olguin.
È calcio di rigore, re Michel trasforma mandando il pallone a destra e il portiere a sinistra. Ora la Juve manovra sul velluto, rispondendo colpo su colpo ai raffinati fraseggi dell’attacco argentino.


Platini incanta: assolo in area, cambio di piede in palleggio aereo e palla nel sacco di Vidallé. Con un vero e proprio delitto di leso calcio, lo sciagurato arbitro Roth annulla nuovamente, senza un perché. Geloso del francese, sale in scena Borghi, fantasista baciato dalla grazia: inventa un corridoio per il velocissimo Castro che si infila in area, debella Cabrini e fa secco Tacconi. Manca un quarto d’ora alla fine e il destino della Coppa sembra segnato in favore dei “rossi”. Impressione sbagliata: Platini innesca Laudrup, il danese parte in dribbling, aggira il portiere, resta in equilibrio nonostante il tentativo di fallo di Vidallé, approda sul fondo e qui, di pura magia, infila in un pertugio di pochi centimetri. Un gol straordinario, che in pratica chiude la partita, non solo nel senso dei novanta minuti regolamentari.

La girandola di emozioni ha lasciato esausti i giocatori sul fango e i supplementari hanno poco da raccontare. La kermesse dagli undici metri potrebbe favorire gli argentini, vincitori ai penalty della Coppa Libertadores contro l’America Cali. Brio apre la lotteria silurando di destro Vidallé. Pareggia Olguin con identico tiro. Cabrini fa centro di sinistro. Su Batista Tacconi para sulla propria sinistra. Esultano i bianconeri. Serena di sinistro impallina il portiere argentino. Poi Lopez di destro compie il proprio dovere, ma Laudrup angola di destro un tiro non potente e Vidallé ci arriva con un guizzo. Serve ancora Tacconi, che si tuffa sulla destra a neutralizzare il tiro di Pavoni. La tensione è alle stelle, quando re Michel e Vidallé sono di fronte per il tiro decisivo: l’asso francese dissimula la propria emozione, fa qualche passo e invia un impeccabile destro alla sinistra del portiere, mandando quest’ultimo dall’altra parte. E’ il trionfo, dopo un splendido match.

L’UOMO PIU’: Michel Platini

Il gol più bello, degno della cineteca del calcio di tutti i tempi, glielo annulla l’inflessibile tedesco Roth ed è un delitto. Tanto bella è stata, quella realizzazione, col cambio di piede in palleggio aereo, che re Michel si adonta del suo annullamento ed esce in pratica di partita, dopo essersi iscritto tra i grandi protagonisti. Ritorna per il rigore decisivo, quello che chiede nervi saldi e sangue di ghiaccio: portiere da una parte, pallone dall’altra. Così segnano i grandi. In pratica, quello di Tokyo è il suo canto del cigno. Dopo aver vinto tutto, non avrà più stimoli e lascerà nel 1987.

La Finale

8 dicembre 1985 – National Stadium, Tokyo
JUVENTUS – ARGENTINOS 2-2 ; 6-4 d.c.r.
Reti: Ereros (A) al 10′, Platini (J) su rig. al 18′, Castro (A) al 30′, Laudrup (J) al 37′ st
Sequenza Rigori: Brio (J) Gol, Olguin (A) Gol, Cabrini (J) Gol, Batista J. (A) Parato, Serena A. (J) Gol, Lopez A. (A) Gol, Laudrup (J) Parato, Pavoni (A) Parato, Platini (J) Gol
Juventus: Tacconi, Favero, Cabrini (c), Bonini, Brio, Scirea (64′ Pioli), Mauro (78′ Briaschi), Manfredonia, Serena, Platini, Laudrup
Argentinos: Vidallé, Pavoni, Domenech, Villalba, Batista, Olguín, Castro, Videla, Borghi, Commisso (82′ Corsi), Ereros (117′ López)
Arbitro: Roth (Germania Ovest)