CZIBOR Zoltan: l’ala della libertà

Estro, rapidità e fantasia erano le qualità di questa imprevedibile estrema ungherese dalla vita tumultuosa. Un uomo e un calciatore generoso, che non si è mai risparmiato, in campo come fuori

Non tutti i giovani ne sono a conoscenza ma accanto al leggendario Ferenc Puskas la grande Ungheria allenata da Gustav Sebes allineava altri straordinari campioni. Fra questi Zoltan Czibor, nato il 23 agosto del 1929 a Komarom, figlio di Laszlo ed Elizabeth, terzo di sei fratelli. Suo padre era ferroviere, macchinista, e la famiglia poteva vivere in modo decisamente confortevole. Fu così fino all’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, che stravolse il normale volgere della vita. Durante il conflitto il giovane Zoltan dovette maneggiare persino un cannone antiaereo, ma finita la guerra ebbe poi la possibilità di coltivare l’attività per cui era maggiormente portato: il calcio.

Czibor impiegò poco per mettere in luce per le sue innate qualità, soprattutto l’estro, la fantasia e la rapidità che in seguito ne avrebbero fatto una grande ala. A 18 anni conquistò la seconda divisione magiara con il Komarom, attirando l’attenzione di varie squadre della capitale. Scelse il glorioso Ferencvaros con cui vinse il titolo nazionale nel ’48-49 ma quando i sindacati entrarono prepotentemente nella vita del club firmò per il Csepel, società del Ministero delle Finanze, salvo poi approdare nel 1953 alla Honved, dove si ritrovò con Puskas, Bozsik, Kocsis e molti altri dei migliori calciatori ungheresi del momento. Gli eventi politici iniziarono a marchiare la carriera di questa brillante ala che sapeva destreggiarsi su entrambe le fasce. Nell’Ungheria debuttò nel 1949, partecipando nel 1952 ai Giochi di Helsinki dove i magiari conquistarono l’oro. Tuttavia, prima dovette giurare che non sarebbe fuggito dal paese, condizione necessaria per poter scendere in campo con la nazionale.

Czibor faceva parte anche di quel fantastico gruppo che nel 1953 sconfisse a Wembley in amichevole l’Inghilterra imbattuta in casa e che due anni dopo sarebbe stato protagonista al Mondiale di Svizzera. L’Ungheria si presentò da grande favorita visto che non perdeva da ben 32 gare, serie iniziata nel 1950.

La squadra di Sebes confermò durante il torneo di essere la migliore sia per la straordinaria organizzazione di gioco sia per il sublime talento e l’universalità dei suoi solisti. I magiari imposero la loro legge infliggendo un perentorio 9-0 alla Corea del Sud e un 8-3 alla Gennania Ovest. Poi liquidarono con un 4-2 nei quarti di finale il Brasile, riservando in semifinale lo stesso trattamento all’Uruguay campione uscente.

In finale, nello stadio Wankdorf di Berna davanti a 60.000 spettatori, l’Ungheria si portò in fretta sul 2-0 grazie ai gol di Puskas e dello stesso Czibor ma sotto una pioggia battente i grandi favoriti scaricarono presto la loro energia fino ad allora inesauribile, cadendo poco a poco sotto i colpi di un’indomita Germania che dopo aver accorciato con Max Morlock e pareggiato con Helmut Rahn, conquistò gara e titolo con un acuto dello stesso Rahn.

Quel giorno a Berna davanti a un pubblico incredulo per quanto era accaduto si sgretolò una delle più grandi leggende narrate dalla letteratura calcistica. Czibor fu protagonista di quel torneo con tre gol, con la velocità e con i pennellati cross che consentirono a Kocsis di laurearsi capocannoniere con 11 reti. Se Puskas era il “cannoncino Pum” per la potenza del suo piede mancino che però sapeva usare anche come un guanto, Kocsis, anche per merito di Czibor, venne soprannominato “testina d’oro”, e a quel tempo si diceva che la sua testa era la migliore d’Europa dopo quella di Churchill.

Kocsis, Kubala e Czibor: di nuovo riuniti con la maglia del Barcellona

Zoltan Czibor giocò con l’Ungheria fino al 1956, onorando la maglia del suo paese in 43 circostanze (con 17 reti) e cioè fino a quando i carrarmati sovietici non invasero il suo Paese. All’epoca l’Honved era all’estero per preparare la sfida di Coppa dei Campioni con l’Athletic Bilbao, vincitore 3-2 del match di andata in casa. Il ritorno, non potendosi giocare a Budapest, occupata dai sovietici, si giocò a Bruxelles. L’infortunio del portiere nel corso della gara costrinse Czibor ad andare fra i pali nonostante fosse alto solo 1,69 medi. La gara fini 3-3 e l’Honved fu eliminata.

Per aver abbandonato l’Ungheria e per aver chiesto asilo politico a Vienna, Czibor subì più di un anno di sospensione dalla Fifa. Ciò gli impedì di giocare con la Roma, con la quale si era accordato, ma poi si consolò con l’affetto che trovò al Camp Noti di Barcellona. Con il club catalano firmò per tre anni a 1.250.000 pesetas a stagione, convinto dalla maestosità del campo e dal fatto che in quella squadra militava il suo grande amico Ladislao Kubala.

Coi primi soldi guadagnati, Zoltan fece arrivare la famiglia a Barcellona attraverso alcuni contrabbandieri che riuscirono a far fuggire dall’Ungheria i suoi cari attraverso i boschi in una gelida notte. A Barcellona Czibor vinse due titoli nazionali, una Coppa di Spagna e due Coppe delle Fiere, formando negli anni una spettacolare linea offensiva insieme a gente come Tejada, lo stesso Kocsis, Kubala, Evaristo, Martinez e Luis Suarez.

Berna proprio non portava fortuna all’ala ungherese, perché dopo avervi perso il titolo mondiale nel 1954 Czibor uscì nuovamente sconfitto dal Wankdorf nel 1961, quando con il Barcellona perse sempre 2-3 dal Benfica la finale della Coppa dei Campioni. Anche in questa occasione mise a segno una rete, ancora una volta inutile.

Czibor nella finale dei Mondiali 1954

Una volta scaduto il contratto con i blaugrana Czibor firmò con l’altra squadra di Barcellona, l’Espanol (denominazione dell’epoca franchista) continuando così a vivere alla Ciudad Condal che adorava. Nella fase discendente della carriera giocò anche col Basilea in Svizzera, con l’Austria Vienna e con l’Hamilton in Canada.

Appesi gli scarpini al chiodo il “passerotto pazzo”, come venne soprannominato per la sua taglia minuta e per la sua eccentricità, tornò a vivere a Barcellona dove aprì un bar che chiamò “Danubio Azzurro”. Zoltan divorziò dalla prima moglie Iris che gli aveva regalato cinque figli nel 1966 e nel 1995 si sposò con la cognata Erika più giovane di lui di 30 anni.

Nel 1996 abbandonò definitivamente Barcellona, che a parte i litigi con Helenio Herrera gli aveva dato gioie e quattrini e tornò nella natia Komarom dove si prese cura della squadra in cui aveva iniziato. Schiavo dell’alcol, del tabacco (fumava da quando aveva 6 anni) e della solitudine, negli ultimi mesi di vita si rifugiò nella religione, prima di spegnersi l’1 settembre 1997 all’età di 68 anni.

Andrea Colacione

Zoltán Czibor (Kaposvár, 23 agosto 1929 – Győr, 1º settembre 1997)

StagioneSquadraPres. (Reti)
1942-1948 Komarom FC? (?)
1948-1950 Ferencváros70 (33)
1951-1952 Csepel51 (17)
1953-1956 Honvéd80 (58)
1956 Roma0 (0)
1958-1961 Barcellona76 (25)
1961-1962 Espanyol10 (2)
1962 Basilea? (?)
1962 Austria Vienna? (?)
1962-1963 Hamilton Steelers? (?)
1965 Toronto City? (?)