DALGLISH Kenneth: King Kenny

Sulle questioni calcistiche Bill Shankly raramente sbagliava, ma quando un biondo scozzese quindicenne si presentò ad Anfield per un provino, il manager si lasciò sfuggire dalle mani quello che secondo molti divenne poi il più grande giocatore britannico di sempre.

Era l’agosto del 1966, l’Inghilterra era fresca di titolo mondiale e Shankly stava forgiando la squadra che sarebbe presto diventata la più vincente della storia del calcio inglese. Il biondino quel giorno giocò per la squadra B del Liverpool contro le riserve del Southport. Vinsero i primi per 1-0, ma il giovane scozzese non venne più ricontattato. Anni dopo Shankly lo rivide giocare e montò su tutte le furie. Mai errore venne pagato a prezzo così alto dal Liverpool. Bob Paisley dovette sborsare la cifra (record per il calcio inglese) di 440.000 sterline per assicurarsene le prestazioni nel 1977, dopo l’addio di Kevin Keegan.

Il biondino si chiamava Kenneth Mathieson Dalglish, per tutti Kenny. Nato a Dalmarnock (zona est di Glasgow) il 4 marzo 1951, Dalglish crebbe nella zona del porto di Govan, a due passi da Ibrox Park. Il tifo per i Rangers fu una logica conseguenza. Il primo goal lo realizzò per la squadra della sua primary school, la Milton Bank. Poco dopo venne convocato per una selezione scolastica under 15 scozzese, segnando una doppietta al debutto nella vittoria per 4-3 contro una pari selezione nordirlandese. L’apparizione successiva avvenne contro l’Inghilterra e sul quotidiano “People” apparve un articolo dedicato alla partita in cui Kenny venne definito “un brillante giocatore”.

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Sul fatto che Dalglish sarebbe diventato un professionista nessuno nell’ambiente ebbe mai alcun dubbio. La domanda era: per chi avrebbe giocato? Egli avrebbe fatto carte false per indossare la maglia blu dei Rangers, dai quali pero’ non venne mai chiamato. Dopo infruttuosi provini con il Liverpool (come abbiamo visto) ed il West Ham, Dalglish – figlio di un ingegnere protestante – si ritrovò alla fine ad indossare la maglia bianco verde del Celtic Glasgow. La firma del contratto avvenne nel luglio 1967, non senza un episodio divertente. Sean Fallon, assistente del manager Jock Stein, raggiunse la casa dei Dalglish in auto insieme alla moglie Myra ed ai tre figli. Una volta arrivato, convinto di non impiegare molto tempo per la firma del contratto, pregò la famiglia di attenderlo in auto. Senonché il povero Fallon ritornò con il contratto firmato solo dopo 3 ore, dovendo a quel punto fare i conti con il pianto dei figli affamati e con l’ira della moglie: quel giorno era il loro anniversario di matrimonio!

Dopo un primo anno passato in una squadra satellite, il Cumbernauld United, Dalglish divenne definitivamente professionista nel 1968, quando iniziò a giocare nelle riserve del Celtic, in un team di tale cifra tecnica da essere soprannominato “Quality Street Gang”. Tre anni dopo arrivò la promozione in prima squadra. A quei tempi il Celtic dettava legge, non solo in Scozia ma anche in Europa (nel 1967 fu la prima squadra britannica a laurearsi campione d’Europa, ai danni della favoritissima Inter e con una squadra composta solo di ragazzi nati a meno di 40 km dal centro della città). Stein aveva sempre avuto un occhio di riguardo per il giovane Kenny. Alla fine gli concesse una chance schierandolo in un’amichevole contro il Kilmarnock. Il risultato finale di 7-2 non rappresentò certo una novità per il calcio scozzese, non fosse per il fatto che Dalglish segnò 6 goal!

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Il 1971 fu un anno di soddisfazioni sportive, ma non solo: Kenny fu testimone della prima delle tre grandi tragedie che segnarono la sua carriera di giocatore e poi di manager. Durante un “Old Firm” in cui Dalglish era in panchina, la vecchia Stairway 13 di Ibrox crollò, causando la morte di 66 tifosi. Nel 1972/73 Dalglish, ormai titolare fisso, fu il miglior marcatore della squadra con 41 goal stagionali, iniziando a manifestare il suo marchio di fabbrica: la capacità di difendere palla spalle alla porta. Nel 1975/76 venne promosso capitano. Nonostante la personale soddisfazione per l’investitura, quello fu un anno da dimenticare: Stein rimase gravemente ferito in un incidente stradale ed il Celtic non portò a casa trofei per la prima volta dopo 12 anni.

La stagione successiva Stein ritornò al timone ed i biancoverdi conquistarono il double Campionato-Coppa di Scozia. Dalglish stava però meditando l’addio: i giorni in cui il Celtic era competitivo anche fuori dalla Scozia erano finiti da tempo e Kenny aveva voglia di misurarsi con nuove sfide, possibilmente in una piazza dove poter lottare per la Coppa dei Campioni.

Nel frattempo aveva esordito anche con la maglia della nazionale. Il debutto avvenne nel novembre del 1971 in una vittoria per 1-0 contro il Belgio. Partecipò ai mondiali del 1974 in Germania, fornendo prestazioni sicuramente al di sotto dei suoi standard ed assistendo all’eliminazione della pur imbattuta Scozia al primo turno. Nell’estate del 1977 arrivò l’immensa soddisfazione di un goal a Wembley, goal che contribuì ad una storica vittoria sull’Inghilterra. Quella fu anche l’estate dell’addio alla sua terra: dopo aver vinto cinque campionati, quattro Coppe di Scozia, una Coppa di Lega Scozzese ed aver segnato 167 goal, Dalglish, ambizioso ed alla ricerca di nuove sfide, fece i bagagli e partì in direzione Merseyside.

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Il Liverpool aveva appena vinto la sua prima Coppa dei Campioni, battendo il Borussia Mönchengladbach per 3-1 a Roma, in una finale in cui aveva indossato per l’ultima volta la maglia rossa il grande Kevin Keegan. Dalglish venne scelto da Bob Paisley per prenderne il posto, tra le perplessità di una tifoseria che in Keegan adorava un idolo assoluto e che vedeva come una sorta di usurpazione il fatto che il neo-arrivato scozzese indossasse proprio la maglia numero 7. Un goal a Middlesbrough dopo sette minuti nella prima partita di campionato ed uno contro il Newcastle all’esordio ad Anfield fecero sparire ogni perplessità.

L’incontro di Supercoppa Europea tra Liverpool ed Amburgo, nuova squadra di King Kevin, segnò l’ideale passaggio di consegne: Dalglish giocò da protagonista una partita in cui il Liverpool stracciò i tedeschi con il punteggio di 6-0. Un nuovo amore, destinato a durare più di vent’anni, era nato.

La prima stagione fu un trionfo per Kenny, che mise a segno ben 30 goal, compreso quello che stese il Bruges a Wembley nella finale che regalò ai Reds la seconda Coppa dei Campioni consecutiva ed a Dalglish la realizzazione, pressoché immediata, del suo più grande sogno professionale. Il dibattito su chi fosse meglio tra Dalglish e Keegan era più attuale che mai. Tommy Smith, vecchio capitano dei Reds, e Bob Paisley non nascosero le loro certezze: lo scozzese era il miglior giocatore che Anfield avesse mai visto. Lo stesso talento non venne invece mai espresso con la maglia della nazionale scozzese. Sia nel 1974 che nel 1978 Dalglish giocò i campionati del mondo ad un livello nemmeno paragonabile a quello espresso in maglia rossa.

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Dopo la Coppa del Mondo in Argentina lo scozzese contribuì con 25 goal alla conquista del titolo, ottenuto dopo aver conquistato 68 punti (record per l’era dei 2 punti a vittoria) ed aver concesso la miseria di 16 goal. Ciliegina sulla torta, il premio di Calciatore dell’Anno. Erano anni di gloria ad Anfield: il Liverpool si confermò campione nel 1979/80, vinse quattro Coppe di Lega consecutive tra il 1981 ed il 1984, portò a casa altri 3 campionati consecutivi tra il 1982 ed il 1984 e soprattutto altre due Coppe dei Campioni, conquistate a Parigi contro il Real Madrid ed a Roma contro i giallorossi padroni di casa. L’unica conquista mancata fu quella del double campionato-FA Cup. Dalglish fu uno dei maggiori protagonisti in queste conquiste. A suggello di ciò arrivò un secondo titolo di Calciatore dell’Anno nel 1983.

La stagione 1983/84 fu la più fruttuosa in assoluto: nel giro di poche settimane arrivarono ad Anfield lo Shield di campioni d’Inghilterra, la Coppa di Lega e, come detto, la Coppa dei Campioni. La stagione successiva era destinata a rappresentare un punto di svolta per Dalglish: alla vigilia della finale di Bruxelles contro la Juventus gli venne comunicato che il board del club aveva intenzione di assegnare a lui l’incarico di player manager, in conseguenza dell’annunciato ritiro di Joe Fagan. Abbandonerà definitivamente il calcio giocato il primo maggio 1990, sostituendo il nordico Jan Mølby in una gara casalinga contro il Derby County, vinta 1-0.

All’indomani della chiusura di quella lunga parentesi, Kenny cercherà nuove sfide. Era infatti arrivato il momento di misurarsi con un ambiente diverso e con il futuro. Il calcio inglese stava già mutando pelle e fisionomia ma c’era ancora spazio per raccontare qualche bella favola. Dalglish si trasferisce così a Blackburn. Sarà lì che troverà le energie e la forza per compiere il miracolo più grande conquistando con i Rovers uno spettacolare titolo nel 1995. Il nome di Dalglish passerà così per sempre alla storia entrando nel ristrettissimo novero degli allenatori ad aver vinto il campionato alla guida di due squadre diverse. Ci sarà infine spazio anche per ulteriori brevi parentesi sulle panchine di Newcastle e Celtic. Poi, nel 2011, la storia di divertirà a rimescolare le carte. Per placare gli umori della piazza, la contestata presidenza del club del Mersey lo invita ad accomodarsi nuovamente sul primo gradino di Anfield per ridare entusiasmo e ossigeno ad un ambiente in grossa difficoltà. Ancora una volta, Kenny risolleverà le sorti della squadra conquistando la Coppa di Lega.