DARWIN PASTORIN: Lettera a mio figlio sul calcio

Ciascuno di noi ha nel cuore momenti particolari del passato: un campione, una partita, una vittoria. C’è però una cosa, nel calcio, che non cambia mai: la passione. Una passione che accomuna tutti, uomini e donne.


Ogni figlio che segue lo sport vorrebbe che suo padre scrivesse per lui una cosa di questo genere. Chiunque abbia amato e odiato Maradona, chiunque abbia guardando con occhi sgranati e labbra serrate le prodezze di tanti campioni che hanno schiuso lo scrigno dei sogni riposto nella mente, e soprattutto nel cuore, di tutti gli amanti del calcio, avrebbe voluto sentirsi dire tante di quelle cose che Pastorin dice nel suo piccolo libro.

Darwin Pastorin, figlio di emigranti veronesi, giornalista sportivo (lo ha deciso a 9 anni dice!), ha passato la sua infanzia in Sud-America, Brasile, e dedica questo libro al suo bimbo di 5 anni, Santiago … che “da grande vuol fare il portiere come Buffon” … degno erede del papà che ricorda con gioia nelle pagine del libro di essere stato a tredici anni “Campione d’Italia”. Il calcio moderno non è più quello di una volta … non c’è più umanità nel calcio, forse proprio perché non si crede ci possa ancora essere. Il calcio dei nostri giorni ha preso le distanze dalla vita reale. I giovani sono abituati al calcio-spettacolare che è quello mediatico e non sanno quanto fine e quanto riservato fosse prima.

L’autore traccia un percorso dal Brasile a Torino … tra il paese delle contraddizioni (dove o sei ricco e hai tutto, o sei povero e non hai nulla) e il paese che ti apre ogni porta … dove ci si può realizzare … dove tanti arrivano dal sud per cercare lavoro … dove c’è la Fiat e la Juventus di Agnelli … il Toro. Due poli: in uno, miti come Manuel Francisco Dos Santos, detto Garrincha, il numero 7 del Brasile di Pelè … nell’altro, Boniperti e Anastasi. Ma, l’inclassificabile, il più grande di tutti è MARADONA … non esiste un altro come lui; dice Pastorin: “Ha fatto dell’imperfezione la perfezione. Piccolo, gonfio, dedito ad albe stanche, svogliate e sbagliate, vittima di falsi amici e della volontà di andare oltre ogni regola (pag. 59)”.

Aldilà degli errori di Maradona-Uomo, un mito sportivo come lui può insegnare tanto al piccolo Santiago. Una volta i calciatori giocavano portando in campo una bandiera, quella della propria squadra, quella della propria nazione, è questo che papà-Pastorin racconta in questa lettera … in questo “mitico” intervallo durante una partitella che sta giocando con suo figlio … è questo che vuole che il suo bambino ricordi, vuole che ricordi la storia del calcio … quello vero … quello puro! Non il calcio quotato in borsa … ma la passione per il calcio.

Se anche voi da bambini vi siete addormentati davanti alla Tv ascoltando le discussioni su questa e quell’altra partita … pensate a quante volte adesso restate svegli per aspettarle quelle discussioni … anche questa è passione per il GIOCO del calcio!

DARWIN PASTORIN
LETTERA A MIO FIGLIO SUL CALCIO
Mondadori, 2004 – pp. 126