Eduard Streltsov, la triste storia del “Best russo”

Considerato uno dei più grandi talenti del calcio russo, fu condannato per un presunto stupro con conseguente pena di 7 anni. Morì nel 1990 di cancro, probabilmente causato dal lavoro in miniera negli anni del gulag.

Difficile parlare di certe storie di calcio. Difficile pensare che non avremo mai più l’occasione di vedere all’opera un talento di simili proporzioni. Un calciatore di cui non sapremo mai la grandezza: Eduard Streltsov. Un talento straordinario che nelle menti “piccole piccole” dei comunisti dell’URSS degli anni ’50 sarebbe dovuto servire solo a dare lustro alla società sovietica: a diventare il simbolo dello sport comunista.

Cosi le alte sfere di quelle mummie ingessate, che dicono di governare “in nome del popolo”, decidono di rovinargli la carriera e la vita. Devono solo trovare la “scusa”: delle ”prove” non c’è bisogno. La trovano in una frase pronunciata da Eduard alla persona sbagliata nel posto sbagliato. Secondo molti così si spiega la triste vicenda di Eduard Streltsov, che all’epoca dei fatti ha 21 anni e ha vinto un oro olimpico arrivando settimo nella classifica del “Pallone d’Oro”.

Attaccante tecnicamente dotato ma anche alto e potente, gioca nella Torpedo, squadra dell’industria ZIL, una delle piccole di Mosca dietro le grandi CSKA, Spartak e Dinamo. A Melbourne vince da solo la semifinale con la Bulgaria ai supplementari, e però non gioca la finale perché il CT preferisce una coppia d’attacco composta da giocatori dello stesso club e il suo compagno di squadra Ivanov è out. Per questo non riceve la medaglia d’oro che il regime aveva voluto riservare solo ai titolari della finale: rifiutando, poi, di prendere quella del suo sostituto poichè – dice – avrà tempo per vincere ancora.

Eduard Streltsov

Non sarà così. Il 25 maggio del 1958 lascia il ritiro premondiale per andare a una festa alla dacia di Eduard Karakhanov: un militare appena tornato dall’Estremo Oriente. Il giorno dopo lo arrestano con un’accusa tremenda: stupro. Durante la festa, Streltsov avrebbe abusato di una giovane: Marina Lebedeva. Quelli del KGB lo interrogano nel carcere della Butirka, gli fanno credere che se confessa andrà alla Coppa del Mondo in Svezia, lui ci casca e finisce invece in un Gulag, dove lavorerà in una miniera che gli risulterà fatale. Condannato a 12 anni, ne sconterà 7.
L’Unione Sovietica, senza il suo attaccante più pericoloso, con il solo Jascin, ai mondiali di Svezia esce ai quarti perdendo 2-0 proprio con la squadra di casa che, con Eduard Streltsov in campo, era stata battuta 6-0.

Cosa è successo davvero nella dacia moscovita quella sera di maggio? Le versioni sono innumerevoli: quasi tutte innocentiste. Anche se alcuni recenti articoli hanno ipotizzato la colpevolezza di Streltsov. La vulgata principale parla di uno Streltsov che rivolge un insulto alla figlia di Yekaterina Furtseva: l’unica donna del Politburo di quegli anni. La giovane ha sedici anni ed è infatuata del giocatore. “Sposerebbe mia figlia?” gli chiede la donna. “Ho già una fidanzata, non la sposerò”. Pare che poi qualcuno lo abbia ascoltato mentre dice a un amico: “Non sposerei mai quella scimmia”. L’offesa, nell’URSS di quegli anni, è grande e può valere l’imprigionamento del ragazzo e di conseguenza anche la soppressione di un talento calcistico assoluto.

Secondo altri, invece, Streltsov viene incastrato perché rifiuta l’ingaggio nella squadra del KGB (la Dinamo) o in quella dell’esercito (il CSKA). Non è dato sapere quel che è accaduto realmente: Streltsov scrive alla madre che sta pagando per colpe altrui. Il suo coach cerca di fare carte false per averlo ai mondiali ma gli viene detto che il caso è giunto sino a Kruscev e non cè nulla da fare.

Eduard Streltsov

Torna nel 1965: non ha più il passo dei vent’anni ma la tecnica è ancora sopraffina tanto che il colpo di tacco in Russia ancora oggi lo chiamano “lo streltsov”. È ancora tesserato per la Torpedo, che vince il suo primo titolo proprio nel 1965: viene eletto miglior giocatore sovietico nel 1967 e 1968. Chiude la carriera nel 1970: il “Best russo”, così viene soprannominato, gioca 222 partite con i bianconeri di Mosca, segnando 99 reti. In nazionale invece il bottino è di ben 25 gol in 38 partite: quarto nella classifica “all time” dei marcatori sovietici dietro Blokhin, Protasov e il compagno di squadra Ivanov.

Colpito da un tumore alla gola, causato sicuramente dagli anni trascorsi in miniera, Eduard Streltsov muore a Mosca il 20 luglio del 1990: il giorno dopo avrebbe compiuto 53 anni. Non potremo mai sapere se il Best russo era colpevole o è stato veramente incastrato e, se sì, perché. Qualcuno però giura di avere avvistato davanti alla sua tomba niente meno che Marina Lebedeva: la vittima del presunto stupro di cui fu accusato. Era il 1997: da allora la Lebedeva sembra svanita… Come svanì velocemente il talento di Eduard Streltsov: soppresso dalla follia politica di un regime che in quegli anni era più forte anche degli Dei del Calcio.