FOULKE William: Body shaming

Facile prendere in giro uno dei portieri più corpulenti mai apparsi su un campo di calcio, ma un dato è innegabile: con lui tra i pali, lo Sheffield United divenne una squadra vincente. E quanti aneddoti…

  • di MATTIA OTTONI

Nella storia dei portieri inglesi, il più memorabile, forse, è uno che ebbe una sola presenza in nazionale, addirittura nel 1897. Un periodo così lontano che fa quasi impressione anche a chi si è avvicinato al calcio inglese già da alcuni decenni, un periodo quasi inimmaginabile nei suoi dettagli, nelle sue divise, nelle sue regole, nel suo modo di andare allo stadio, nella travolgente, quasi commovente onda di interesse che in quel periodo, e in quella nazione, devono essere stati indimenticabili.

Parliamo di William Foulke, detto Bill, nato a Dawley, nella contea centrale dello Shropshire, il 12 aprile 1874, ma cresciuto a Blackwell, nel Derbyshire, paesino collinare dove all’epoca l’attività principale era l’estrazione del carbone. Accettò un lavoro in miniera al termine della breve carriera scolastica, ma proprio nella squadra dei minatori iniziò a giocare a calcio e la sua statura (1,87), unita all’agilità, lo mise in tale evidenza che nel 1894, quando aveva 20 anni, fu acquistato per 20 sterline dallo Sheffield United. Ovvero, da uno dei club di maggiore importanza di quegli anni, nato solo nel 1889 ma subito ambizioso e dotato di uno dei grandi stadi dell’epoca, Bramall Lane, inaugurato addirittura nel 1862.

È scontato, ma corrispondente alla realtà, dire che grazie a Foulke lo United divenne squadra di grande successo, visto che con lui in porta arrivarono nel 1898 il titolo di campione d’Inghilterra e nel 1899 e 1902 la FA Cup, con l’aggiunta di un’altra finale raggiunta, ma persa, nel 1901, contro il Tottenham. Nel 1895 il giornale Scottish Sport scriveva:

«in Foulke, lo Sheffield United ha un portiere che sarà difficile superare. È uno di quei giocatori alti alti che può andarsi a sedere sulla traversa quando vuole, e mostra poca di quella goffaggine solitamente tipica degli atleti di grande stazza»

Il discorso sulla traversa non era campato per aria: ai suoi tempi, le traverse non erano ancora solide come in seguito, ed una volta ne ruppe una appendendovisi, mentre in più di un’occasione la… abbassò per offrire ai tiri un bersaglio ridotto, comportamento però che secondo alcuni gli costò l’ostilità del selezionatori della Football Association e dunque ulteriori presenze in nazionale oltre a quella di quel 1897, contro il Galles, giocata proprio al Bramall Lane.

Quello che però resta impressa, di Foulke, è la stazza, guardando le fotografie dell’epoca: quando arrivò allo Sheffield United era un ragazzone di corporatura normale per i suoi 187 centimetri, ma il benessere ed i pasti regolari ed abbondanti permessi a chi guadagnava circa il triplo di un normale operaio lo portarono presto ad un aumento di peso incontrollabile, ed a toccare i 145 chili. Quasi grottesco il suo aspetto, con pantaloni lunghi a completare la maglia biancorossa dei Blades, in un’epoca in cui il portiere non indossava una divisa diversa dai compagni di squadra, o i pantaloncini extra-large, dalla cintura che arrivava quasi a metà torso, di una celebre fotografia del giocatore quando era al Chelsea.

La stazza gli portò via un po’ di agilità, ma non tanta quanta si potrebbe immaginare, dato che le cronache dell’epoca riportano della meraviglia di alcuni avversari nel vedere che Foulke parava tiri difficili o risolveva situazioni complicate, come quella volta nella finale di FA Cup del 1902, narrata dal giornale Southern Echo, in cui «compì un assoluto miracolo con quattro o cinque uomini addosso». Ecco, in quegli anni era possibile per gli attaccanti aggredire a spallate il portiere, sbattendolo in porta con la palla se era il caso, ma se questa tattica poteva servire contro estremi difensori mingherlini, con Foulke era destinata a fallire, perché gli si rimbalzava contro, se non si finiva addirittura a terra.

Una caricatura di Foulke risalente al 1902

A carriera finita, Foulke ridimensionò in un’intervista alcuni episodi che a furia di essere raccontati erano diventati quasi leggenda. Non era del tutto vero che nel 1899 aveva sbattuto in porta e appeso a testa in giù l’attaccante del Liverpool George Allan, spaventandolo al punto da farlo ritirare: semplicemente i due si erano scontrati e Allan era volato dentro la porta, ma l’arbitro aveva dato il rigore e per l’indignazione Foulke si era rifiutato di pararlo, rimanendo fermo. Identico atteggiamento alcuni anni dopo, al Chelsea, quando si arrabbiò con l’arbitro al punto da continuare a fissarlo con aria minacciosa mentre l’avversario tirava il rigore.

Foulke era stato soprannominato per contrappasso Little Willie e per amor di verità Fatty, ovvero Ciccio, ma a chi gli chiedeva quale soprannome preferisse rispondeva «chiamatemi come volete, basta che non mi chiamiate tardi per il pranzo», e una volta pare che, entrato in sala prima degli altri compagni di squadra, avesse mangiato la loro colazione, mettendosi poi a dormire in un angolo. Memorabile anche la sua furia al termine di quella finale di FA Cup del 1902, terminata 1-1 evinta poi dallo United nella ripetizione: infuriato perché la rete del pareggio del Southampton era stata a suo avviso convalidata nonostante un fuorigioco, uscì dalla doccia e senza un solo centimetro di stoffa addosso inseguì l’arbitro, Tom Kirkham, che per sfuggire alla rabbia di quel gigante nudo si chiuse in un armadio, di cui Foulke cercò di sradicare un’anta.

Foulke ai tempi del Chelsea

Cresciuto ancora di peso e a volte così bersagliato per la stazza che in una partita alcuni poliziotti si infilarono tra la folla dietro alla sua porta per arrestare chi lo insultava, Foulke passò al Chelsea per 50 sterline nel 1905, chiamato dal club londinese, appena nato, per dare solidità alla difesa, e nella sua prima stagione parò dieci rigori, contribuendo al terzo posto finale, per poi passare ancora, per 50 sterline, al Bradford City e ritirarsi nel 1907.

Gestì assieme alla moglie un pub nei pressi di Bramall Lane, finendo anche nei guai per scommesse clandestine, e morì a Sheffield l’1 maggio 1916, pare di cirrosi. Un giornale in realtà scrisse che la morte era avvenuta a Blackpool, la “Rimini” del nordovest, dove Foulke, in difficoltà economiche, era andato a racimolare qualche scellino offrendo ai villeggianti la possibilità di “tirare un rigore contro il portiere più grande del mondo”, ma la notizia era completamente inventata. Meno male.


William Henry “Fatty” Foulke
(Dawley, 12 aprile 1874 – Sheffield, 1º maggio 1916)

StagioneSquadraPresenze
1894-1905 Sheffield Utd299
1905-1906 Chelsea35
1906-1907 Bradford City22