FRANKLIN Neil: un futuro dietro le spalle

Sir Tom Finney lo definì “il miglior difensore centrale con cui abbia mai giocato o contro cui mi sia mai trovato”, e tuttavia la sua carriera nella serie A e con la nazionale inglese durò lo spazio di appena quattro anni.

Nato a Shelton, nello Staffordshire, il 24 gennaio 1922, Franklin entrò nelle giovanili dello Stoke, gli “Stoke Old Boys”, dove le sue abilità furono presto notate. Come terzino destro, a 17 anni firmò il suo primo contratto professionistico con lo Stoke City. Nonostante la sua giovane età, debuttò nella stagione 1939/40, ma disputò solo poche partite prima che scoppiasse la guerra e il campionato fosse interrotto. Si arruolò volontario nella Royal Air Force, dove fu assegnato a Blackpool e dove poté comunque continuare a giocare a calcio con regolarità.

Dopo la fine della guerra, cambiò ruolo, diventando un difensore centrale, dove poteva esprimere al meglio le sue doti difensive. Oltre ad essere bravo nei duelli, Franklin si distingueva dagli altri per la sua tecnica con la palla. Più simile a Beckenbauer, il giovane centrale amava impostare il gioco da dietro e non esitava a saltare l’uomo e a tentare passaggi difficili. In un’epoca in cui i difensori dovevano limitarsi a respingere gli attacchi avversari, lo stile di Franklin appariva insolito a molti, anche ai suoi stessi compagni di squadra.

Nella prima stagione dello Stoke dopo la guerra, nel 1946/47, divenne capitano del club. Con Stanley Matthews e Freddie Steele in attacco e Franklin al centro della difesa, lo Stoke puntò al titolo. Arrivò all’ultima partita contro lo Sheffield United sapendo di dover vincere, ma perse malamente 2-1, finendo quarto a due punti dai campioni del Liverpool. Con il trasferimento di Matthews al Blackpool, la squadra iniziò a perdere colpi. Franklin entrò in conflitto con l’allenatore Bob McGrory, che gli tolse la fascia di capitano e nel 1949 comunicò alla società la sua volontà di lasciare lo Stoke.

Nello stesso anno, il club di seconda divisione dell’Hull City offrì 30.000 sterline per il difensore, cifra che lo avrebbe fatto diventare il calciatore più pagato al mondo in quel momento. Lo Stoke respinse l’offerta e chiese a Franklin di rinnovare il contratto ottenendo in cambio un netto rifiuto. In vista dei Mondiali del 1950, Neil era uno dei migliori giocatori del paese, ma come un fulmine a ciel sereno annunciò a sorpresa che non avrebbe partecipato alla competizione.

In un primo momento sembrò che la ragione della sua scelta fosse la gravidanza di sua moglie e la nascita imminente del loro figlio, ma poche settimane dopo volò a Bogotà, in Colombia, dove firmò per l’Independiente Santa Fe.

Come tutti i grandi calciatori inglesi dell’epoca, Franklin guadagnava il salario massimo di 12 sterline a settimana durante la stagione, 10 sterline a settimana in estate, con un premio di 2 sterline per ogni vittoria, uno di una sterlina per ogni pareggio e 20 sterline per ogni presenza in nazionale. Molti giocatori erano frustrati da questo sistema ritenuto ingiusto e superato.

Anche Franklin era di questo avviso e una volta confidò all’amico e compagno di squadra Tom Finney: “Sai, Tom, siamo i migliori e il club incassa una fortuna dalle persone che vengono a vederci giocare. Dovrebbero darci più soldi. È uno scandalo”.

Inghilterra-Scozia 1-1, aprile 1947: Franklin affronta lo scozzese Delaney

Nel 1950, quando Franklin si trasferì a sorpresa in Colombia, andò a giocare in uno dei pochi paesi senza limite salariale. A Santa Fe, Franklin ricevette un bonus di 3.400 sterline per la firma, 170 sterline a partita e alloggio gratis. Solo il bonus per la firma era circa quanto avrebbe guadagnato in quattro anni in Inghilterra.

Dopo essere stata esclusa dalla FIFA, la Colombia non si era sentita più vincolata dalle norme internazionali e iniziò a ingaggiare stelle di tutto il mondo. Questi “giocatori ribelli” furono puniti dalle autorità calcistiche e banditi dalla FIFA. Walter Winterbottom tentò di dissuadere Franklin dal trasferirsi al Santa Fe, ma invano. Ogni squadra colombiana si formò attorno a un gruppo di campioni provenienti da una certi paesi e il Santa Fe scelse la Gran Bretagna. Ingaggiarono Charlie Mitten del Manchester United, Billy Higgins dell’Everton, Bobby Flavell degli Hearts e il compagno di squadra di Franklin allo Stoke George Mountford. Al loro arrivo, un Franklin esultante dichiarò: “Vivremo meglio di tutti i calciatori del mondo!

Franklin resistette solo sei partite. Mitten durò una stagione e Mountford pochi mesi. I giocatori erano partiti per la Colombia con scarsa conoscenza del calcio sudamericano e della turbolenta situazione politica del paese. Le famiglie dei giocatori si sentivano a rischio e il coprifuoco alle 18:30 rendeva difficile avere una minima vita sociale. Il bonus promesso non fu mai pagato e Franklin, che era rimasto due mesi in Colombia, ricevette solo una settimana di stipendio. Tutti i “transfughi” tornarono in Inghilterra con la coda tra le gambe. Franklin fu sospeso dalla FA per 4 mesi e Mitten fu messo fuori rosa da Sir Matt Busby per 6 mesi. Parlando del trasferimento molti anni dopo, Neil ammise ai media locali: “È stata una scelta sbagliata, ovviamente, e l’ho pagata cara”.

8 luglio 1950: il mesto ritorno in Inghilterra di Neil Franklin

Lo Stoke fece sapere di non essere interessato a riavere Franklin e nessun’altra squadra di prima divisione si fece avanti, nemmeno la nazionale. Nel 1951 si trasferì all’Hull City, in seconda divisione, per 22.500 sterline. Nonostante il suo fallimento in Colombia, il passaggio nell’East Yorkshire lo rese comunque il difensore più pagato al mondo. A Boothferry Park si ritrovò con Raich Carter, che lo conosceva bene dai tempi in cui giocavano insieme nella nazionale inglese. La classe di Franklin era evidente, insieme al giocatore/allenatore Carter, i due erano superiori non solo al resto della squadra dell’Hull City ma anche al resto della seconda divisione.

Nonostante si fossero avvicinati alla promozione in Prima Divisione, i Tigers non ci riuscirono mai e Franklin fu tormentato dagli infortuni. Una lesione ai legamenti del ginocchio contribuì ad accelerare il declino della sua carriera e, nonostante avesse giocato regolarmente per il Crewe tra il 1956 e il 1957, era l’ombra dell’uomo che aveva ottenuto 27 presenze con l’Inghilterra in soli 4 anni e si era dimostrato il miglior difensore della sua generazione.

I successivi trasferimenti a Stockport, Macclesfield e Wellington Town evidenziarono ulteriormente il suo declino, ma desideroso di rimanere nel mondo del calcio, Franklin passò alla panchina. Prima con il Wellington, poi una stagione con i i ciprioti dell’APOEL, dove arrivò settimo. Quando scoppiò la guerra civile a Cipro, Franklin tornò in Inghilterra, allenando il Colchester per quattro anni, venendo poi esonerato con una promozione e una retrocessione sul suo curriculum.

Chiusa anche la parentesi da allenatore subito dopo Colchester, Franklin gestì un pub a Oswaldtwistle, nel Lancashire. Morì nel febbraio 1996, a 74 anni, a Stoke-on-Trent.

Franklin avrebbe potuto fare grandi cose se non fosse stata per la sua sfortunata esperienza colombiana e senza di lui l’Inghilterra provò una serie di difensori tutti di minor valore e fece una pessima figura ai Mondiali del 1950, perdendo anche contro i dilettanti statunitensi. Era uno dei giocatori inglesi più stimati dell’epoca e il grande Matthews lo lodò nella sua autobiografia con parole poetiche:

“Neil era imbattibile in aria, intercettava con un tempismo perfetto e quando aveva la palla ai piedi sapeva passarla con tutta la furbizia e l’intelligenza del più fine dei centravanti. Un portamento eretto nascondeva una grande agilità e una rapidità fulminea su quattro o cinque metri”.