Fraizzoli lo soffiò al Milan ma lui si godeva la vita: «La sera andavo al night» «Più avanti mi spaccai i legamenti di un ginocchio, venni operato a Saint Etienne dal professor Bosquet, ma la gamba non la piego neppure oggi»
Il ragazzo che portava la maglia numero 11 e sembrava il nuovo Riva. Tutti e due erano del lago Maggiore: Gigi Riva di Leggiuno, Giacomo Libera di Ispra. Vicini di casa e piedi sinistri apparentemente simili…
Libera, nel Varese dei primi anni Settanta, faceva coppia con Egidio Calloni non ancora Sciagurato. Il Milan ingaggiò Calloni e opzionò Libera con una scrittura privata tra Albino Buticchi, presidente rossonero, e Guido Borghi, il signor «Ignis», padre padrone dello sport varesino (basket in primis).
La metà di Libera al Milan in cambio di «mezzo» De Vecchi e 200 milioni di lire. Galeotta fu l’Inter di Fraizzoli, che rilanciò (800 milioni) e soffiò Libera ai cugini. Si scatenò un bordello perché Buticchi registrò di nascosto una conversazione in cui Borghi gli offriva 150 milioni per cancellare l’accordo e confidava che Fraizzoli gli aveva promesso tanto «nero» in Svizzera…
Libera era forte – memorabile un suo gol in rovesciata al Catanzaro – e non diventò il nuovo Riva perché sfortunato («Più avanti mi spaccai i legamenti di un ginocchio, venni operato a Saint Etienne dal professor Bosquet, ma la gamba non la piego neppure oggi») e perché amante della vita notturna.
«La sera andavamo al Nephenta», sorride oggi Giacomo. Il Nephenta di piazza Diaz, a due passi dal Duomo di Milano, era l’equivalente dell’Hollywood di oggi. A mezzanotte entravano tutti lì. Attori, calciatori e belle donne. Bulli, pupe e gangsters. Il set di un film poliziottesco, la Milano degli anni Settanta. Fraizzoli sospettava e mise due investigatori alle costole di Libera, come Moratti con Bobo Vieri.
«Due sbarbati inesperti – ricorda Giacomo -. Un giorno li affrontai a brutto muso in una strada chiusa: che volete da me? Si misero a piangere e confessarono: signor Libera, è il nostro primo incarico, abbia pietà. Risposi: d’ora in poi sarete sempre miei ospiti al ristorante, però nei vostri rapporti scriverete che vado a letto alle ventidue. I baby-detective accettarono e Fraizzoli per un po’ si complimentò con me dopo la messa della domenica alla Pinetina: bravo Giacomo, so che ti comporti come un vero atleta. Poi saltò fuori la la verità…. Forse mi tuffavo nella Milano by night perché da ragazzo, a Varese, ero cresciuto nel convitto De Filippis, specie di convento. Don Manzoni, il vice-rettore, svegliava tutti alle sei e mezza con un fischietto e ci faceva pregare».
Oggi Libera vive a Casamassima (Bari), dove dirige una grossa ditta nel settore dell’ abbigliamento.
E il calcio? «Tanti anni fa allenai il Noicattaro, in Promozione, e mi stufai in fretta. Adesso seguo mio figlio Alessandro, centrocampista in Eccellenza nel Veveri vicino a Novara. Va bene così, amo il lavoro che faccio».
Testo di Sebastiano Vernazza
Giacomo Libera, nato a Varese il 7 ottobre 1951
Stagione | Club | Pres (Reti) |
---|---|---|
1969-1970 | Varese | 0 (0) |
1970-1971 | Verbania | 29 (3) |
1971-1972 | Como | 13 (2) |
1972-1975 | Varese | 55 (12) |
1975-1977 | Inter | 30 (7) |
1977-1978 | Atalanta | 14 (3) |
1978-1979 | Foggia | 32 (13) |
1979-1983 | Bari | 22 (6) |