Gianni Brera: Corea, azzurri a casa!

Tratto da “Il Giorno” del 20/07/1966 – di Gianni Brera

Giornata amara, giornata di vergogna. Una mesta broccaggine sembra essersi impadronita dei nostri giocatori. Undici ragazzi coreani sprovveduti di tecnica ma non certo di coraggio né di slancio hanno messo sotto, votandoli ad un’ignobile fine, i nostri miliardari, esaltati da megalomani dei quali purtroppo siamo stati complici. Mi mancano parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti noi all’indegno spettacolo cui abbiamo assistito. Credo che abbiamo toccato il fondo e poiché quasi tutto è storto nel nostro calcio e costume sportivo inerente il calcio, debbo, per consolarmi, pensare che questa figuraccia giovi a riportarci su piani meno scandalosi nei confronti del mondo intero.

Lasciamo il campo di Middlesbrough fra risate giustamente beffarde e ingiuriose. Eravamo venuti strombazzando prezzi ed ingaggi favolosi, mezzi miliardi, milioni a centinaia per brocchetti vuoti come canne, paurosi e imbelli al punto da sdegnare chi appartiene al loro paese e da esilarare chiunque, conoscendoli famosi, li ha veduti goffi e inutili.

Francamente non avrei mai potuto prevedere questa débâcle. Considerando le due disastrose partite giocate con il Cile e la Russia osavo tuttavia sperare che una scuola ormai semisecolare potesse esprimere una prestazione almeno dignitosa, e neppure la spregiosa previsione che contro i più deboli si sarebbe maramaldeggiato ha avuto consistenza. In effetti i coreani, come tutti avranno visto, non sono tecnicamente tali da incantare, ma il loro brio, la loro determinazione hanno smontato via via le velleità degli azzurri sino ad annichilirle.

Dei dieci che sono rimasti in campo dopo l’infortunio a Bulgarelli non saprei francamente salvare se non i più modesti e perciò più generosi, i Janich, i Landini. Tutti gli altri sono stati incapaci di connettere e di costruire.
Sprecate un paio di azioni all’inizio, gli azzurri hanno perduto Bulgarelli, e Fabbri ha richiamato in centrocampo Mazzola e Rivera tenendo di punta le ali. Per alcuni momenti del secondo tempo è sembrato che Rivera e Mazzola riuscissero effettivamente ad impostare e a entrare in azione. Si sono spenti troppo presto e hanno preso a sciupare, scadendo sui toni mosci delle giornate avverse.

Barison non è mai stato in grado di liberarsi e nessuno ha saputo liberarlo a rete. Perani ha avuto spunti discreti all’inizio ma ha anche sprecato due palle-gol piuttosto agevoli. Mazzola ha incominciato male da centravanti ed ha avuto buoni sprazzi da interno finché, inadeguato al ritmo del ruolo, si è spento fino a scadere a brocchetto sgradevole a vedersi anche sotto l’aspetto morfologico.

Si è capito, scadendo Rivera e Mazzola, che non si sarebbe più passati: galvanizzati dalla prospettiva della vittoria e dal vantaggio raggiunto sul finire del primo tempo, i coreani hanno preso ammoina con determinazione veramente ammirevole. Senza badare a finezze essi hanno sempre saputo sventare ogni insidia, sia che fosse condotta su lanci volanti, sia che fosse portata con azioni inevitabilmente confuse e irresolvibili.

Una sola palla-gol hanno creato gli azzurri nel finale su cross di Perani e su quella palla-gol si sono trovati i due più imbeceriti della giornata, cioè i giganti Facchetti e Barison che si sono danneggiati a vicenda. Lo smarrimento di questi due colossi faceva strano contrasto con la miseria e la rassegnazione dei piccoletti che da fin troppo tempo abbiamo preso a chiamare abatini.

Via via che il tempo passava una amarezza greve calava nel mio animo alla quale dovevo reagire con il sarcasmo e con la irriguardosa speranza che non uno, ma più di uno, avessero a segnare i coreani per rendere più schiacciante e altresì incredibile questa nostra ennesima sconfitta.

L’ennesima Waterloo del calcio italiano farà forse (ma vale illudersi?) finire una situazione di fatto veramente insostenibile e insopportabile. Nulla è serio, nulla è fondato sulla realtà economica e sportiva nel nostro calcio.
La selezione venga attuata da tecnici e non da ignoranti eternamente condannati all’empirismo. Si avviino al calcio gli atleti e non le smunte signorinelle che abbiamo veduto miseramente pedatare e sentito fin troppo
esaltare in questi anni di desolante penuria agonistica. Per favore, non si parli ora di moduli, di catenacci, di sciocchezze, per giustificare una magra che non trova spiegazioni se non in incongrui errori di fondo, le facilonerie, le leggerezze, gli sperperi indecorosi e colpevoli. Il nostro campionato ritorna, deplorevole moloch, a scontare la sua elefantiasi. La preparazione ha risentito del suo peso massacrante e dunque illogico. I non «atleti» che Fabbri ha portato con sé non hanno vigore né riserve psicofisiche. Le gradassate, anch’esse fasulle, che abbiamo perpetrato ai danni di rappresentative rese docili dall’ospitalità, si sono inevitabilmente scontate allorché l’agonismo ha imposto la sua legge.

Si è già detto quasi tutto, ahimè, prima ancora che il tonfo avesse luogo. La squadra veduta a questi mondiali non ha mai avuto consistenza né tecnica né agonistica. Fino all’ultimo abbiamo sperato in un recupero. Non ha avuto e non poteva aver luogo. E bastata la Corea a dimensionare una spedizione sbagliata in partenza, e per giunta dilatata fino al ridicolo, accompagnata da speranze che, deluse, danno soltanto dispetto e malinconia. Ora ce ne torniamo umiliati fin quasi allo sgomento.

I coreani vanno a Liverpool per giocare i quarti. Il topolino nascosto dietro alla gigantesca montagna di carta che è il nostro calcio ha dovuto lasciare il passo ai cavallucci mongoli da noi applauditi, alla fine, per dovere di lealtà sportiva, e con la morte nel cuore. Intorno a noi, risate, soltanto risate. Al diavolo, dico al diavolo, tutto ciò!

Middlesbrough, 19 luglio 1966

Corea del Nord-Italia: 1-0
COREA: Ri Chan Myung; Rim Joong Sun, Sin Yung Kyoo; Ha Jung Won, O Youn Kyung, Im Seung Hwi; Han Bong Jin, Pak Doo Ik, Pak Seung Jin, Kim Bong Hwan, Yang Sung Kook.
ITALIA: Albertosi; Landini, Facchetti; Guarneri, Janich, Fogli; Perani, Bulgarelli, Mazzola, Rivera, Barison.
Arbitro: Schwinte (Francia).
Rete: Pak Doo Ik al 42’ del p.t.